Il treno è arrivato con 10 minuti di ritardo. La stazione non è affollata, ma comunque un viavai di gente è come al solito presente. Appena arrivato a fine corsa, le porte delle carrozze si aprirono e riversarono sulla banchina una dozzina di persone. L’altoparlante annuncia per l’ultima volta l’arrivo dell’espresso da Napoli. Scende anche Luca, non ha valige e sembra non avere neanche fretta. Con passo lento si dirige verso l’uscita e, nello stesso tempo si guarda intorno come a cercar di trovare quello per cui aveva intrapreso quello stupido viaggio. Stamattina s’era svegliato e mentre tutti della sua famiglia lo credevano a scuola, lui era andato in stazione e con la sua calma, la sua ribellione, la sua malattia mentale era andato allo sportello e semplicemente aveva detto: Roma.
Prima dell’uscita su Via Giolitti c’era un uomo seduto a terra che chiedeva l’elemosina. Luca gli si avvicina, fa che prende il biglietto e glielo porge. L’uomo con un gesto di stizza inizia a borbottare, il cane che aveva di fianco comincia ad abbaiare e Luca ad emettere grida. Le stesse di quando sta male. Le persone si girano, ma rimangono lontane. Luca cade a terra. Muore.