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Nessuno saprà
Dovevano essere le tre. O forse le quattro. Del mattino. Non attendevo nessuno eppure il rumore sordo del campanello della porta mi riportò alla realtà, da un sonno piacevole e profondo. Non sapevo quanto tempo fosse che stessero suonando, ma chiunque si trovasse dietro quella porta mostrava una gran smania di vedermi. Pesantemente assonnato, mi diressi verso l’ingresso infilandomi una vestaglia di flanella, accesi la luce e, senza neppure chiedere chi fosse, aprii sbadigliando.
- Si ricorda di me? ?" disse il tale. Non ero particolarmente vigile ma il cervello, nonostante il torpore dovuto al brusco risveglio, non tardò ad elaborare il curioso volto di quell’uomo.
- No, non mi ricordo di lei. Ci conosciamo? - pronunciai quella frase strizzando gli occhi, quasi che serrare le palpebre potesse aiutarmi a dare un nome al mio visitatore.
- Qualche giorno fa, signor Mansholt. ?"
Non risposi subito, la memoria produsse un ulteriore tentativo per riconoscere quel tizio ma l’esito non fu soddisfacente.
- No, mi perdoni ma davvero non ricordo. Posso aiutarla in qualche modo? L’ora non è delle più congeniali per una visita signor…. ?" rimasi in attesa di conoscere le generalità dell’uomo. Forse il nome o il cognome mi avrebbero aiutato.
L’uomo entrò in casa senza attendere un mio cenno d’invito. Posò il cappello sulla poltrona, sfilò il cappotto e lo adagiò sul divano. Si mostrava perfettamente a suo agio e la cosa mi parve quanto meno singolare. “Un uomo piomba in casa mia nel cuore della notte ed io non so neppure chi sia…. o almeno non lo ricordo”. Fui colto da un lieve senso di smarrimento che, tuttavia, tentai di celare agli occhi del mio ospite inatteso. Si accomodò nel salotto, evidenziando una conoscenza perfetta della dislocazione delle stanze del mio appartamento. Mi colpì l’eleganza del forestiero. Indossava un abito francese dal taglio impeccabile, una cravatta morbida e dai colori caldi e delle scarpe lucide e apparentemente nuove. Uno strano abbigliamento per quell’orario. Avrà avuto circa settant’anni.
- Vuole spiegarmi, per favore, i motivi di questa intrusione signor…..? ?" il tono non dovette essere dei più tenui ma era il minimo che potessi affermare, vista la inspiegabile familiarità con cui l’uomo si era appropriato dei miei spazi vitali.
- Immagino stia per preparare un caffè, signor Mansholt. Ne gradirei un po’ anch’io, gentilmente. ?" il caffè, nonostante il profumo caldo e l’aroma pieno e saporito fu particolarmente amaro.
- Gradisce un montecristo, signor Mansholt? ?" disse l’ospite dopo aver posato la tazzina sporca sul tavolo di cristallo. ?" Dopo il caffè ho sempre gradito un buon sigaro e il montecristo è indubbiamente il migliore. Non è d’accordo con me, signor Mansholt? ?"
- Non so, non fumo sigari. ?" la mia risposta dovette essere dura ed il tono leggermente sprezzante. Ma l’uomo non battè ciglio. Si accese il suo sigaro, tirò un paio di gustose boccate di fumo, mi guardò ed iniziò a parlare.
- La mia casa è a North End, a circa sei isolati da qui. Un po’ fuori mano, è vero. Ma non ci si sta male. La notte il sonno è cullato da qualche tradotta che, sporadicamente, passa sui binari ormai dismessi dalle ferrovie. Qualche treno militare o, magari, un treno merci. ?" Fece una breve pausa. ?" Ho una moglie, una figlia che vive in Europa ed una splendida nipotina di nome Patsy Maj. Ha cinque anni e sa già andare a cavallo come una vera amazzone, sa? ?" Nominare la nipotina illuminò quegli occhi vispi ma inespressivi, rendendoli più dolci ed acquosi. Altra breve pausa. ?" Ho anche un cane, un pastore tedesco piuttosto anziano. Si chiama Tobia.-
- Senta, non vorrei sembrare scortese ma non mi interessano le sue vicende familiari né il nome del suo cane né tantomeno i treni merci?" avrà capito l’intento sarcastico del tono delle mie parole? Probabilmente si. Ma non vi diede alcun peso. Tirò un’ulteriore boccata assaporando il gusto acre del sigaro e continuò.
- Si che le interessa signor Mansholt. Lei è un uomo sensibile, so della tragedia che l’ha colpita cinque anni fa. Perdere la donna che si ama dev’essere un’esperienza terribile. La cosa difficile è riuscire ad alzarsi una volta che si è caduti. Vede, signor Mansholt, ognuno di noi è coinvolto, prima o poi, in qualche lutto o situazione in cui le lacrime sono l’unica via di scampo, in cui si vuole fuggire ma si resta imprigionati nel proprio corpo e nelle proprie ottuse abitudini, in cui vorremmo colpire forte la nostra testa ogni volta che ci riporta alla mente le persone che abbiamo pianto ma soffriamo se, anche solo per un giorno, non riviviamo il loro sorriso. Ci sentiamo attratti da un buco nero che non ci lascia respirare ma, in fondo, pensiamo e speriamo che quel buco nero possa essere il rifugio dei nostri sogni, dei nostri pensieri, delle nostre velleità di rivivere momenti perduti e passati. Ognuno percorre delle strade nel corso della propria vita. I più fortunati quelle strade possono sceglierle e saranno sempre dolci ed in discesa, i meno fortunati, invece, dovranno sempre arrampicarsi su pareti scomode e rocciose, graffiarsi il volto sui sassi e spaccarsi le unghie per non precipitare. Sono gli eventi che provocano questi percorsi, signor Mansholt. ?" il discorso sembrava essere terminato. Non lo compresi. L’ospite mi fissava con i suoi occhi vispi. Tra di noi c’era solo un sonnacchioso filo di fumo sprigionato dal sigaro.
- Mi scusi ma io…io…ecco…non credo di capire?"
- Lei ama il vino, signor Mansholt. ?" stava posando lo sguardo verso la piccola, elegante vetrina dove tenevo adagiate alcune bottiglie di pregio. ?" e la birra. Così come anche gli alcolici in genere.-
Pareva certo delle sue affermazioni e non potevo mica dargli torto. Da quando la vita di Amanda fu spezzata trovai rifugio e ristoro solamente nel fuoco dell’alcool. Riusciva a smuovere i miei sensi, a lasciarmi scemare verso il sonno, a pormi in uno stato di veglia vigile in cui potessi rivedere la mia Amanda. Potevo parlarle, toccarla, ridere e fare l’amore con lei. Grazie a qualche buon whisky o ad un paio di bottiglie d’annata.
- È stata una brutta perdita. Fu un incidente, vero signor Mansholt? ?" mi chiese l’uomo.
- Si, - dissi sottovoce, gli occhi bassi. ?" la mia vita si è fermata allora. In quel preciso istante. Quella notte, quando ricevetti la telefonata dall’Ospedale dov’era stata portata dopo l’incidente avrei voluto morire con lei. Mi precipitai, ma capii subito che la mia folle corsa era senza senso. Arrivai e la trovai stesa su un lettino. Coperta da un lenzuolo. Credo che il cuore mi si sia fermato per un attimo. Ma per me, si è fermato per sempre. Ormai il sipario è calato. Non sono più riuscito ad alzarmi. Ma forse non ci ho mai neanche provato. Il buco nero di cui lei parlava. Ecco, è lì dentro che sono finito. Molti cercano e trovano riscatto nell’arte, nella cultura, nel lavoro, in un nuovo amore. Ma la mia vita è rimasta vuota, come una spiaggia in pieno inverno. -
- Chissà perché queste fatalità, questi eventi tanto tragici avvengono sempre di notte.- l’uomo parlava a voce alta, ma sembrava più che altro una riflessione tra sé e sé. ?" Forse perché entriamo in un’altra dimensione, ci sentiamo avvolti da un mantello che possa celarci a tutto il resto del mondo, ci sentiamo più liberi, più arditi, più propensi ad evitare compromessi, più irrazionali. Ciò che il giorno è irraggiungibile, d’un tratto, si tramuta in una mèta ad un passo dalle nostre possibilità. Il giorno vogliamo ciò che possiamo, la notte possiamo tutto ciò che vogliamo. ?"
Ci guardammo ancora, il silenzio che piombò tra noi fu un abisso di dolore ed angoscia.
- Eppure ha un buon lavoro, signor Mansholt. ?" riprese il forestiero.
- Non lo amo molto. Il negozio va a gonfie vele, ma sono un semplice commesso svogliato. ?" risposi accennando un sorriso, senza neppure domandarmi come facesse quel tizio a farmi capire che già sapeva. ?" Vendiamo prodotti per i cacciatori, per i pescatori, ma anche armi in genere. Pistole, rivoltelle, fucili di ogni tipo. Strumenti di morte. Non ne vado orgoglioso del mio lavoro. ?" decisi di chiudere bruscamente quell’argomento.
- Mia moglie percorreva la Queen Avenue,- ripresi - erano circa le due di notte e stava tornando dal turno di lavoro. Era un’infermiera. Scese dalla macchina giusto il tempo di acquistare un pacchetto di sigarette, o almeno così mi disse l’inserviente del discount di turno quella notte. Quando uscì dal locale non si avvide di quella macchina che, a folle velocità, l’investì lasciandola esanime sull’asfalto bagnato, avvolta dal freddo della notte umida e dal sangue che le segnava il volto e le membra. Quel bastardo non si fermò a prestare soccorso ma scappò via come un cane. Ho pregato Dio di darmi la forza di andare avanti e di regalarmi il gusto della vendetta. Se esistesse un Dio avrei avuto la buona sorte di incontrare quell’infame maledetto e lo avrei ucciso con le mie mani. ?"
Silenzio.
- Lo faccia allora. ?"
Non capii.
L’uomo introdusse con lentezza la mano nella tasca della giacca, vi estrasse un oggetto e lo posò delicatamente sul tavolo. Una Beretta semiautomatica 98FS calibro 9x21 mm. dotata di silenziatore.
- Qualche giorno fa, signor Mansholt, sono entrato nel suo negozio ed ho acquistato questo piccolo gioiello. Lei fu molto gentile e professionale nel mostrarmi i prodotti in vendita e fu lei stesso a consigliarmi questa pistola. Ricorda? ?"
- No, non ricordo. Ma che vuol dire, cos’è questa mess’in scena?-
- Signor Mansholt, non creda che sia stato facile tenere sulla coscienza il peso di quel tragico evento, di quella notte maledetta, di quella corsa folle, come lei l’ha chiamata. Di quella donna che, improvvisamente, si è parata davanti ai miei occhi. Quello sguardo terrorizzato, quelle mani che si protrassero in avanti verso la macchina, quasi a poterla fermare con la forza del pensiero. Quell’impatto terribile. Lo stordimento, la paura, il terrore. Mi sembra ancora tutto così vivo.- Dopo una breve, intensa pausa, riprese il discorso con voce tremula. - Scappai via. Compresi subito cosa fosse successo. Tentai addirittura di convincere me stesso che fosse stato solo un sogno, un curioso cartone animato creato senza motivo dalla mia mente. Da allora la mia vita è cambiata. Come la sua. Signor Mansholt, prenda la pistola e faccia ciò che Dio le ha permesso di fare. Faccia ciò che io le chiedo di fare, ciò che la giustizia divina le concede. Da allora mi sono nascosto ed ho cercato di trascorrere una vita ancora più normale ed anonima di quella che avevo vissuto fino ad allora. Ma non ce la faccio più. Sono anziano, ormai. Che succeda ciò che sarebbe dovuto verificarsi già diverso tempo fa. La prego, signor Mansholt, prenda quella pistola e mi restituisca la dignità. ?"
- È stato lei!? ?" proferii incredulo a bassa voce, - è venuto qui in casa mia a confessare il suo delitto? Perché non lo ha fatto allora? Perché non si è fermato a prestare soccorso a mia moglie? Perché non ha chiamato un’ambulanza, un dottore, la polizia? Avrebbe potuto salvarla. Avrebbe dovuto salvarla.?"
Il tono di voce si fece roco e chiuso, il livore m’irrigidì la gola, la bocca si seccò improvvisamente e le tempie presero a pulsare nervosamente. Afferrai di scatto la pistola e la puntai dritto al cuore dell’intruso. Feci per sparare, per farla finita una buona volta. ‘occhio per occhio…’ Mi bloccai. La mano cercò nervosamente di premere il grilletto, ma la testa disobbedì. La razionalità prevalse, l’impeto soccombette. Abbassai l’arma e mi sentii sconfitto. Chi dice che il mondo animale è più fragile e meno evoluto del nostro? Loro uccidono solo per cibarsi, uccidono solo per la sopravvivenza. Non guidano una macchina omicida, non implorano di farsi ammazzare. Gettai la pistola sul tavolo.
L’intruso non battè ciglio, spettatore glaciale nell’attesa della morte.
- Signor Mansholt ho parcheggiato la macchina qui vicino, è aperta e la chiave è infilata nel pannello di accensione. Mi spari e mi chiuda nel portabagagli. Prema la mia mano destra sul cane della pistola così da lasciare le mie impronte digitali e cancellare le sue e la lasci nel portabagagli, accanto al mio corpo. Si metta alla guida usando i guanti di pelle che ho lasciato sul sedile del passeggero, arrivi al parcheggio del lago, scenda dalla macchina lasciandola accesa e se ne torni a casa. A quest’ora non la vedrà nessuno. Come vede ho pensato a tutto. Mi uccida, signor Mansholt, e nessuno saprà. Ho già scritto una lettera di addio a mia moglie. La troverà sul comodino domani mattina, appena sveglia. La prego signor Mansholt, per il suo bene e per il mio. Penseranno tutti ad un suicidio. Nessuno saprà cosa realmente è successo. Nessuno. -
Eccitante e disgustoso. Provai una sensazione d’inquietudine, mal celata dalla luce tremula del lume che rischiarava il volto dell’intruso. Non riuscivo a leggere nei suoi occhi, era difficile penetrare l’anima di quell’ospite inatteso, conoscere a fondo il conflitto interiore che, certamente, lo stava lacerando da tempo. La sua mascella rivelava un lieve tremore e le dita intrecciate si muovevano nervosamente. Provai per lui un’improvvisa pena.
- Nessuno saprà, signor Mansholt. La prego -
Versai un dito di vodka nel bicchiere e l’ingollai tutto d’un fiato, senza neppure sentire il sapore ma avvertendo un terribile, salutare bruciore scendere nello stomaco e conquistare le membra.
- Vada al diavolo, chiunque lei sia. Esca da questa casa, esca dalla mia vita così come ci è entrato. E non si faccia più vedere. ?"
L’intruso, sconfitto, si alzò con lentezza, afferrò il cappello, infilò il cappotto ed i guanti, riprese la pistola riponendola con cura nella tasca e, senza fretta, si diresse verso la porta. ?" Addio, signor Mansholt. ?"
- Vada al diavolo?" ripetei digrignando i denti con pacata ferocia. L’uomo uscì chiudendo delicatamente la porta dietro di sé. Così come si era materializzato, quel fantasma sparì bruscamente dalla mia vista obnubilata dall’inatteso scuotimento del ricordo. Ebbi il tempo di versarmi un altro goccio di vodka e deglutirlo rumorosamente quando un suono sordo ed ovattato sibilò nella notte silenziosa e lentissima.
Posai di scatto il bicchiere vuoto, mi diressi fremente alla finestra, la spalancai e ammirai agghiacciato lo spettacolo offerto da una lugubre scena notturna. Appena illuminato dalla fioca e tremolante luce dei pallidi lampioni, che a mala pena trafiggeva la fredda foschia, il corpo immobile e silenzioso di un uomo riposava, esanime, disteso in una posa bizzarra, accarezzato da un’ombra scura di sangue che, lentamente, prendeva possesso dell’asfalto viscido e insensibile.
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- Si sieda signor Mansholt?" mi disse l’uomo in divisa.
Per l’ennesima volta si ripeteva quella cantilenante nenia. Avrei subìto le stesse domande ed avrei fornito, come sempre, le medesime risposte.
- Vediamo se stavolta ha intenzione di collaborare, signor Mansholt?" ripetè il poliziotto.
Anche la scena era sempre, immancabilmente la stessa. Quella stanza era fredda, lo sarebbe stata anche in piena estate. Un tavolo metallico sonnecchiava al centro della sala, coronato da tre sedie di legno traballanti di una scomodità unica. La glaciale luce al neon strideva come una zanzara, le pareti spoglie erano interrotte da un lungo, finto specchio dietro il quale qualche poliziotto obeso, in ascolto delle confessioni di qualche malcapitato, sgranocchiava un croccante sfogliando con beatitudine una rivista porno.
- Gliel’ho detto mille volte agente, non so chi fosse quell’uomo, non l’avevo mai visto prima, non so cosa volesse da me. Lei potrà continuare a non credermi ma io posso solo, ancora una volta, ribadire la mia versione - .
Mi sentivo stanco, velocemente invecchiato, smagrito. Come un flashback ogni volta che entravo in quell’anonima sala rivivevo quei confusi momenti di terrore: la polizia, l’arresto, l’accusa di omicidio, le mie ragioni mai realmente ascoltate.
- Se lei continua a non voler collaborare, signor Mansholt?" sospirò con sufficienza l’agente?" il capo d’imputazione resterà lo stesso. Per noi sarà molto più semplice ma per lei le porte di quest’albergo non si apriranno più. ?"
Non risposi.
- Quell’uomo è entrato in casa sua. Si è trattenuto da lei per diversi minuti. Gli ha offerto un caffè. Ha fumato, avete parlato di qualche cosa. Cosa vi siete detti? ?"
- Gliel’ho raccontato mille volte, agente?" risposi svuotato.
- La pistola, signor Mansholt. Ci sono le sue impronte sul grilletto. Lei ha premuto quel grilletto. Il guanto di paraffina non la scagiona…. ?"
- Lavoro in un negozio di armi, gliel’ho già detto, sono impregnato di polvere da sparo?" il tono di voce, cadenzato, si alzò improvvisamente. ?" La lettera. Quell’uomo ha scritto una lettera, chiedetelo alla moglie, vedrete che non c’entro nulla…. -.
- Signor Mansholt nei sopralluoghi abbiamo rinvenuto quella lettera scritta di proprio pugno da quell’uomo. È una lettera d’aiuto. È un’accusa senza mezzi termini nei suoi confronti. Preannuncia il suo omicidio. ?" Pausa. ?" Non ha scampo signor Mansholt. Confessi le sue colpe. Confessi l’omicidio. ?"
Non risposi. Il poliziotto restò in attesa. Abbassai gli occhi.
- Quell’uomo ha ucciso mia moglie…. ?" la frase fu impercettibile, ma l’agente la capì perfettamente.
- Per me è sufficiente…. ?" si alzò ed uscì.
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Fui riaccompagnato nella mia cella, umida e buia. Erano passati molti anni da quell’ultima conversazione. Ma il ricordo era ancora lucido e vivo. La voce calda dell’agente mi entrò dentro, rimbombando nella mia testa mille e mille volte. Poche parole che valsero una condanna.
Come ogni giorno, l’ospite della cella a fianco alla mia intonò la solita canzone di Paul Simon. Sempre la stessa, immancabilmente sempre alla stessa ora. Alzai gli occhi e guardai fuori dalla piccola finestra sbarrata. Il sole era ancora alto e la luce s’intrufolava vivacemente tra i segmenti di ferro, squarciando le pareti con luminosi sorrisi. Se mi concentravo, riuscivo a percepire il gioioso cinguettio di qualche uccello che cantava la propria libertà.
Sorrisi. In fondo, non era poi così male il braccio della morte.
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