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L'ombra della morte (Cap. 1)
Otto e mezza di lunedì mattina appena passate. Dalla finestra del mio ufficio guardavo le persone indaffarate nello shopping natalizio, chiedendomi dove avrei passato il Natale. Mi alzai e andai in mensa per un rifornimento di caffeina. Due colleghi si avvicinarono e mi posero la fatidica domanda
<<Dove passi il Natale?>>
<<Ho in programma un pranzo in famiglia.>> risposi, mentendo spudoratamente.
<<Noi abbiamo organizzato una festa tra colleghi.>>
<<Dove?>> chiesi, fingendomi interessato.
<<In un locale a pochi chilometri da qui.>>
<<Ah. Beh, non contate su di me.>>
<<Ok. Però a capodanno ci sarai, vero?>>
<<Certo.>> avevo risposto poco convinto.
<<Comunque se dovessi cambiare idea…>>
<<So dove trovarvi.>>
“Passerai il Natale da solo come gli altri anni” pensai.
Mentre bevevo appoggiato al muro della sala relax sentii squillare il telefono nel mio ufficio. Alzai la cornetta al dodicesimo squillo e temetti che avessero riagganciato, quando sentii la voce del sovrintendente Corsi chiamarmi per grado.
<<Ispettore Morante?>>
<<Si.>>
<<È arrivata una segnalazione di un cadavere ritrovato tra i rifiuti alla discarica comunale.>>.
<<Va bene, Corsi. Grazie.>>
“Si può morire il giorno prima di Natale? Non dovevano essere tutti più buoni a Natale?” pensai scendendo le scale che conducevano in garage.
Salutai l’agente di guardia all’ingresso e svoltai con la mia auto sul lungomare.
Arrivai alla discarica mezz’ora più tardi, a causa del traffico natalizio.
Scesi dall’auto e una ventata d’aria gelida mi ricordò che non avevo preso la sciarpa dall’ ufficio. Imprecai tra le labbra e mi avvicinai alla scena del delitto.
Un’agente mi riconobbe e sollevò la striscia fluorescente della polizia di stato, facendomi passare. Riconobbi una collega accanto al lenzuolo che copriva il cadavere e mi avvicinai.
Si chiamava Alessandra Montevago, era alta, castana, abbastanza carina. Praticamente il mio modello di donna ideale. Nel tempo libero non facevo altro che andarle dietro, senza risultato.
<<’Giorno>> mormorai.
<<Ciao.>> rispose lei. Sembrò illuminarsi di colpo. Ah, la vanità.
<<Allora, cosa abbiamo qui?>> dissi chinandomi sul corpo. Alzai il lenzuolo per vedere il cadavere. Aveva metà del volto spappolato. Sentii un conato salirmi velocemente lo stomaco, così coprii il corpo, mi alzai e respirai profondamente. Non mi abituerò mai a queste cose, pensai. Alessandra sembrò non accorgersi della mia reazione o fece finta di niente.
Sfogliò un notes e rispose <<Donna, alta un metro e settantadue, corporatura esile, bianca, sui vent’anni. Identità sconosciuta. Il corpo è stato scoperto da un dipendente della discarica. Ho provato a interrogarlo, ma è ancora sotto shock.>> indicò un prefabbricato a un centinaio di metri di distanza.
<<Ok ci proveremo più tardi. Il medico legale?>>
Sentii una voce alle mie spalle <<Sono qui, ispettore.>>
Mi voltai e salutai il medico legale. Ci conoscevamo da tanto tempo, avevo frequentato un suo corso e da allora eravamo buoni amici.
<<Ho gia esaminato il corpo. Dovrebbe arrivare a momenti l’ambulanza che ci porterà al policlinico. Ci sono segni di colluttazione. Probabilmente la causa della morte è da attribuirsi a un colpo sparato alla testa.>>
<<L’ho visto, grazie.>> dissi ripensando alla scena di poco prima.
<<Sicuramente si tratta di un grosso calibro. Un fucile, molto probabilmente>> intervenne Alessandra.
<<Tracce di violenza?>>
<<Fin ora non abbiamo scoperto niente. Ti farò sapere di più dopo l’autopsia.>>
<<Ora del decesso?>>
<<Approssimativamente le prime ore dell’alba.>>
<<Va bene, grazie.>>
<<Ti farò avere il rapporto, appena pronto.>>
Mi rivolsi ad Alessandra e dissi: <<Andiamo ad interrogare il dipendente. Qui sto congelando.>>
<<Eh, ispettore Morante, bisogna coprirsi…>>.
Le lanciai un’occhiataccia e assunsi lo sguardo più severo del mio repertorio. Stavo scherzando e lo sapeva anche lei. Spuntò un accenno di sorriso che si dissolse appena ripresi a parlare.
<<Come si chiama?>> dissi indicando il prefabbricato.
Lei sfogliò ancora il notes e rispose: <<Nicolas Poghiano.>>.
Entrammo nell’edificio semi congelati e sedemmo accanto a una piccola stufa a gas. Tolsi i guanti e presi a sfregare le mani, nel vano tentativo di donare loro un po’ di calore.
Lei indicò un uomo seduto poco lontano in preda ai singhiozzi e disse <<È lui.>>
<<Ok>> mormorai, <<inizia tu.>>
<<Signor Poghiano, sono l’ispettrice Montevago. Lui è l’ispettore Morante. Scusi se la disturbiamo. Capiamo il suo stato ma abbiamo alcune domande a cui solo lei può rispondere. Se la sente?>>. disse Alessandra.
Lui annuì.
<<Allora signor Poghiano, iniziamo dal principio. Ci dica cosa ha visto.>>.
Parve dover scoppiare ancora a piangere, ma si trattenne, raschiò la voce e rispose <<Sono arrivato al lavoro alle sei, come tutti i giorni, ho acceso la stufa e mi sono seduto qui ad aspettare il mio collega. Sapete, ci sono troppe cose da fare qui e bisogna essere almeno in due per riuscire a sbrigare il lavoro.>>
Ero sicuro che stesse per iniziare un resoconto dettagliato sui suoi compiti in azienda, così lo interruppi e dissi <<Il suo collega a che ora è arrivato?>>
<<Alle sei e trenta. Mentre lui timbrava il cartellino, ho sentito un grido e uno sparo. Sono uscito e ho visto un’auto allontanarsi a grande velocità.>>
<<Non saprebbe descriverla?>> chiesi.
<<No, era troppo buio.>>
<<Il suo collega non ha sentito niente?>>
<<No. Le spiego. I cartellini sono custoditi in un locale attiguo, con i muri molto spessi. Si potrebbe definirlo quasi un caveau. Oltretutto c’è sempre una radio accesa, perciò è praticamente impossibile udire qualcosa.>>
<<Dov’è ora?>>
<<È in mensa. Con due colleghi.>> rispose Alessandra.
<<Ok, vada avanti.>>
<<Mi sono avvicinato, ho guardato e…>> a quel punto non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime. Riprese a parlare qualche minuto dopo, singhiozzando <<ho visto…quella donna…cioè… quel che resta…era piena di sangue…tutta nuda…Cristo Santo…ho avuto paura…sono rientrato qui e ho chiamato la polizia.>>
<<Va bene, signor Poghiano. La ringraziamo. Ci è stato di grande aiuto.>> dissi alzandomi <<Si tenga comunque a disposizione nei prossimi giorni e se dovesse ricordare un particolare non esiti a contattarci. Ogni cosa è fondamentale.>>
<<Certo.>> mormorò.
Uscendo, alzai il bavero del cappotto e una folata d’aria gelida mi tolse il respiro.
<<Cosa ne pensi?>> chiesi ad Alessandra
<<Non lo so.>> disse scuotendo il capo <E’…strano.>>
<<Concordo. Perché mai avrebbe dovuto ucciderla qui? Sicuramente sapeva della presenza di un guardiano. >>
<<O forse no. Sa ispettore Morante, non tutti i criminali sono super intelligenti. Magari pensava che fosse troppo presto per trovare qualcuno.>>.
<<Mah. Forse voleva che noi scoprissimo il cadavere subito, non che fosse trovato tra qualche mese, quando tutta questa schifezza andrà all’inceneritore.>>.
<<Secondo me è presto per fare ipotesi.>> disse Alessandra.
<<Sono solo congetture. Rifletti. Il luogo, il giorno, l’ora, l’arma fanno pensare a qualcuno che voleva che il delitto fosse scoperto. Ci sono tante soluzioni per far sparire un cadavere. Invece no. Ama il rischio, gode facendo quello che fa. Probabilmente è nascosto qui da qualche parte e osserva il nostro lavoro.>>
<<Sai che vuol dire questo, vero?>>
<<Certo.>> risposi accendendomi una sigaretta. Buttai il fumo fuori dalla bocca due volte prima di rispondere.
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0 recensioni:
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- Be', io l'ho letto fino alla fine, magari un finale con un colpo di scena lo troverai prima o poi. Il miglior lettore in questi casi devi essere tu stesso.
- Purtroppo non mi piace questo tipo di racconti... Lo trovo banale... Questo non vuol dire che lo sia davvero, anzi, agli appassionati del genere dovrebbe piacere dato che è scritto in maniera semplice, scorrevole e chiara. Aspetto il seguito... Ciao
- è abbastanza ovvio che è solo la parte iniziale di qualcosa di più grosso. fatemi sapere cosa ne pensate. se le opinioni saranno buone, pubblicherò un altro capitolo. Ciao Gente
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