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1. Sempre di corsa!
6. 50: Sveglia! 5minuti.. ancora 5 minuti…
Apro gli occhi e… che trauma! Le lancette della sveglia hanno già cambiato posizione e già segnano le 7. 10! Devo alzarmi per andare al lavoro e... devo pure sbrigarmi!
Penso a cosa devo mettermi …gonna, scarpe col tacco, eh sì, ogni tanto ci vuole.
Con gli occhi ancora chiusi vado in cucina per la colazione, sperando di riacquistare un po’ di lucidità; tè e biscotti quasi mai sono sufficienti per mettermi di buon umore, ma ogni tanto vale la pena tentare con un biscotto in più.
Se dovessi trovare una motivazione per iniziare la giornata appena apro gli occhi, credo che rimarrei lì almeno per buona parte della mattinata.
Quindi, dopo aver nuovamente realizzato che il tempo non è di certo mio alleato, vado al bagno di corsa, doccia rapida, mi infilo le calze e… oddio un filo tirato! Non c’è tempo per cambiare le calze, meglio mettere il solito pantalone nero (il nero poi va su tutto, no?) con stivali ed esco con borsetta e cestino per il pranzo in una mano, cinta dei pantaloni e pettine nell’altra mano. L’ombrello chiaramente lo prendo solo il cielo è molto scuro o se già piove. D'estate, si fa prima: ho un capo in meno da infilare e scarpe senza lacci.
Davanti casa c’è già mio padre che mi aspetta con la macchina in mezzo alla strada, pronto per la partenza.
Se è una di quelle mattine ok, in macchina riesco oltre a concentrami per pettinarmi, anche a mettermi il fondo tinta (se non altro per coprire le occhiaie e non spaventare pendolari e capotreno). Se, invece, è una di quelle tante mattine no (e immagino capiate a cosa mi riferisco), il trucco lo faccio sul treno, tra la Stazione di Roma Prenestina e quella di Roma Tiburtina, tanto gli “amici” pendolari ci si sono abituati.
Il più delle volte il treno è in ritardo e allora penso che, in fondo, sono fortunata, anch’io ho il mio angelo custode.
Poiché prendo quasi sempre il treno al volo, Lenny mi riconosce “poteri speciali”, come se fossi preveggente o avessi come delle conoscenze “importanti” nelle Ferrovie.
Arriva il treno, all’arrembaggio dei postiiii!
E così il treno parte, carico di speranze, illusioni, delusioni, sogni, desideri, aspettative...
L’arrivo del treno alla stazione Tiburtina, non è sempre assicurato, ma in linea di massima, con ritardo, lo è. In prossimità dell'arrivo del treno alla Stazione Tiburtina, una voce annuncia “Si avvisano i signori viaggiatori che il treno tra pochi minuti arriverà alla Stazione di Roma Tiburtina, stazione di fine corsa. Le Ferrovie ringraziano e sperano di vedervi presto sui nostri treni” ma quest'ultima frase suona tanto di presa in giro e così quasi sempre è seguita da un commento sarcastico di qualche pendolare.
Arrivati alla Stazione Tiburtina, si deve decidere quale treno prendere per arrivare alla Stazione Termini: treno delle 8. 36, 8. 44... o 8. 50; quest’ultimo, sebbene sia un Eurostar, e non faccia quindi servizio viaggiatori (ossia non è possibile salire) alla Stazione Tiburtina, sfido io il capotreno a dirmi qualcosa, dopo che ho già fatto più di un’ora di viaggio.
Oddio, nei fatti non è che sia così spavalda, per cui quando prendo l’Eurostar uso degli “accorgimenti”, tipo salire in una carrozza distante da quella dov’è il capo treno, fare il meno casino possibile, far finta di leggere un libro, meglio le ultime pagine del quotidiano lasciato sul sedile, e comunque, cercare di stare in gruppo. L’unione, come si sa, fa la forza.
Il più delle volte poi il “nostro” treno arriva al binario 23 e così di corsa sul tapis roulant-che non funziona mai- giù per il corridoio, svolta a sinistra, poi a destra e, infine, rampa di scale per arrivare al binario 15, dal quale solitamente arriva e parte un treno per Roma Termini (i binari 21 e 22 non esistono per fortuna, chissà perché … Misteri “ferroviari”!)
Spesso, poiché arriviamo al binario 17, per andare al binario 15 attraversiamo i binari. Una volta, mentre attraversavo i binari, mi cadde il bottone di una scarpa; per fortuna che un compagno di treno, Max, che non per niente è fotografo, lo individuò subito e così al lavoro lo potei poi riattaccare con ago e filo. Un’altra volta, rovinai il tacco delle scarpe nuove. Lo so, c’è pure un cartello che dice “Vietato attraversare i binari”, come mi fece notare qualcuno e quando il treno arriva alla stazione di Tivoli la sera e sei obbligato ad attraversare i binari perché il treno non si è fermato all’altezza dell’attraversamento pedonale?
È pur vero che si potrebbe sempre prendere la metro per arrivare a Termini, anziché un altro treno, ma in questo caso si deve essere assistiti da un'altra dose di fortuna: per poter salire sulla metro, è necessario innanzitutto che la metro passi subito, indovinare il punto sulla banchina sul quale si apriranno le porte di una carrozza della metro e, non ultimo, la discesa di un numero notevole di persone, per poter salire; fermo restando, che una volta sulla metro, bisogna tenere ben strette a sé borse e borsette per evitare i borseggiatori.
Capita anche che alla Stazione Tiburtina annunciano il ritardo di 60 minuti del treno proveniente da Perugia e diretto a Roma Termini, solo dopo una decina di minuti rispetto all’orario di arrivo previsto, ossia solo dopo che qualcuno telefona alle Ferrovie chiedendo informazioni. Una coincidenza? Insomma, bisogna tener presente che i tabelloni con gli orari degli treni possono non essere aggiornati in tempo reale.
Timbratura badge alla Fantozzi e.. si apre magicamente la porta dell’ufficio: la giornata lavorativa inizia.
Si coglie l’invidia o l’ammirazione di qualche collega che è già sul posto di lavoro dalle 8. 30, ma faglielo capire che molto probabilmente io mi sono alzata alla stessa ora che si è alzato lui, o magari anche prima.
Accendo il mio pc e, nell’aprire tutte le applicazioni informatiche possibili (sono una di quelle persone che vorrebbe tenere tutto sotto controllo), dò una rapida occhiata anche la mia casella di posta elettronica personale. Nessuna e. mail di pseudo spasimanti né inviti per serate, ma solo una di quelle e. mail che invitano ad apprezzare le cose belle della vita, a riflettere sul senso della vita, ad apprezzare i momenti belli, i valori veri, e, dopo numerose immagini in formato. pps di posti paradisiaci, ti dice “manda quest’e. mail a chi reputi tuo amico, compreso chi te l’ha inviata; se non lo fai, perché non hai tempo, poi, potrebbe essere troppo tardi…”. Non resta che mandarla almeno a chi me l’ha inviata, per non perdere quell’unica amica che al mattino ha comunque pensato a me.
2. Ritardi e incidenti mancati!
Viaggiare sul treno è anche l’occasione per socializzare, per scambiarsi ricette di cucina, per ripassare la lezione, per leggere un buon libro (sconsigliati in caso di eccessivi ritardi del treno quelli che parlano di Yogi con il dono dell’ubiquità che ti farebbero incazzare ancora di più), per chiedere un consiglio personale…qualcuno riesce perfino a ricamare con estrema precisione!
Ultimamente abbiamo anche provato a fare conversazione in inglese, certo che se poi passa il capotreno e ti dice “s’è scatastrato lu pantografu”, sorgono dei dubbi su quale nazione ti trovi. Il caso si verificò una mattina quando il treno, forse per la velocità, si inclinò nei pressi della Stazione di Bagni di Tivoli; passò il capotreno (ergo abruzzese) dicendo che appunto s’era scatastrato lu pantografu! Non si sa bene cosa volesse dire, ma si intuì che il treno non sarebbe ripartito. Quindi, tutti giù dal treno e, di corsa, in mezzo ai campi per arrivare sulla mitica Tiburtina e prendere l’autobus. Peccato che quella volta non c’ero, perché ero in ferie… ma ho avuto modo di presenziare ad altre giornate leggendarie, come quella che il treno era in ritardo perché quello precedente aveva investito un cavallo, o un’altra volta, un gregge di pecore (che tristezza il giorno dopo vedere una pecora sola nel prato!) o ancora una lavatrice. Una volta si parlò addirittura della caduta di un aereo: quella volta a causa del ennesimo ritardo del treno, andai a Ponte Mammolo a prendere l’autobus; lì, sentii una signora che stava spiegando ad un’altra che aveva dovuto prendere l’autobus perché il treno era in ritardo per la caduta di un aereo. Subito un signore dietro di me, aggiunse che la cosa doveva essere accaduta a Guidonia, dato che lì c’è l’aeroporto militare. Al che mi parve doveroso, per la cronaca, specificare che era caduta “solo” la linea aerea del treno.
Quando viene annunciato un ritardo imprecisato del treno, allora bisogna far cominciare a lavorare il cervello (già di prima mattina): mi tocca decidere rapidamente se correre a prendere l’autobus via autostrada o aspettare il treno locale delle 8. 33 con tutte le conseguenze (l'autobus è fortemente sconsigliato nei giorni di lunedì e di pioggia, altamente consigliato nei periodi di ferie, da ricordare che il mercoledì c’è il mercato a Tivoli. Per il resto, testa o croce).
A volte il treno è “capace” di recuperare il ritardo durante il tragitto, altre volte no. Magia del macchinista?
Quasi mai si conosce il motivo perchè il treno arriva alla stazione di Tivoli o parte da Roma Termini con ritardo.
Una volta il treno si fermò nei pressi di Lunghezza e non so ancora ad oggi quale fosse il vero motivo: qualcuno parlò di un incendio, altri dissero che già il treno precedente era fermo proprio alla stazione di Lunghezza, altri ancora che c’era un gruppo di scioperanti, di zingari.. fatto sta, che, dopo un po’, alcuni di noi siamo scesi dal treno, per andare alla fermata dell’ATAC a Lunghezza. Si seppe poi che il treno era ripartito.
Un’altra mattina il treno partì da Tivoli per poi fermarsi a Palombara; alcuni pendolari, con mezzi di fortuna, tornarono indietro alla Stazione di Tivoli con serie intenzioni nei confronti dei ferrovieri. Per fortuna, qualcuno riuscì a separarli.
Qualche mattina fa, non vedendo arrivare il treno in orario, qualche pendolare ha chiesto informazioni; questo gli ha risposto che il treno era in ritardo ma non sapeva di quanto, tipica risposta di quando il treno non si sa a che ora passerà. Si è corso il rischio di una rissa; per fortuna che il treno è arrivato dopo qualche minuto. Infatti, ritardi fino ad una decina di minuti quasi mai li annunciano più, tanto noi pendolari siamo rassegnati ad essere “pendolari”.
C’è chi poi, pur essendo ritardatario, ha un estremo senso del dovere, per cui deve prendere a tutti i costi il treno, anche “al volo”, ossia anche se questo è già ripartendo dalla stazione.
Ogni tanto c’è pure il blocco della metro perché qualcuno la sceglie per suicidarsi: terribile dal punto di vista umano, ma dal punto di vista pratico? Ulteriore ritardo per tornare a casa, impegni saltati, cene fredde mangiate senza la compagnia di familiari andati nel frattempo a dormire.
Eh sì, neanche il rientro da Roma è mai “sicuro”. Una sera partimmo quasi puntuali dalla Stazione Termini, col treno delle 18. 35. All’inizio non mi accorsi di nulla, tanto ero stanca; sentivo solo la voce di una donna, seduta nella mia stessa carrozza, che continua a parlare al cellulare nonostante fossimo entrati in galleria. Che strano, pensai, a me, qui cade sempre la linea, ma che cellulare ha?
Ad un tratto il treno si fermò e dopo qualche minuto iniziò a tornare indietro fin quasi alla Stazione Termini. Dopo pochi secondi, un treno ad alta velocità ci passò accanto: era il treno della linea Roma- Napoli col quale non ci eravamo scontrati per poco.
Ma il viaggio in treno non è sempre così traumatico, con l’autobus sicuramente è peggio! Con tutti quegli odori e occhiate minacciose quando provi ad aprire i finestrini, pressati…
Basti pensare alle tabelle degli orari degli autobus che sono sulle banchine delle partenze degli autobus che non funzionano (compaiono orari completamente sballati) o annunciano partenze di pullman annullate quando ormai i pullman sarebbero dovuti essere già partiti.
Se si telefona poi al CO. TRA. L. (ti risponde l’impiegato che è praticamente al piano di sotto), si rischiano ulteriori incazzature. Ricordo quando l’ultimo giorno di agosto di quest’anno, arrivai alla Stazione di Ponte Mammolo che ormai l’autobus A24 per Tivoli delle 17. 40 doveva essere partito. Sulla banchina, il tabellone riportava “Autostrada soppressa”: vai a capire quale corsa! O erano soppresse tutte le corse A24 per Tivoli del giorno? Sulla base del tabellone degli orari degli autobus, ci sarebbe dovuta essere una corsa A24 per Tivoli alle 18. 15, ma quando telefonai al CO. TRA. L., mi dissero che la prossima corsa era alle 18. 50 e che erano impegnati per l’orario del sabato. La persona al telefono aggiunse inoltre che gli orari del CO. TRA. L. da e per Tivoli, si trovano in tutti i bar di Tivoli. Quando riuscirò a trovarne in un bar, giuro che scrivo al Direttore del CO. TRA. L. per ringraziarlo!
Un venerdì sera, invece, erano quasi le 20 e, poiché dalla banchina non si vedeva arrivare nessun autobus per Tivoli Via Tiburtina, telefonai al CO. TRA. L. Mi dissero che gli autobus erano in ritardo perché c’erano ben cinque incidenti (!) sulla Tiburtina, ma mi assicurava la partenza della corsa delle 20. 50 per Subiaco.
Per fortuna che appena finii la telefonata, erano circa le 20. 15, arrivò un autobus per Tivoli Via Tiburtina e lo presi: quando chiesi all’autista informazioni sulla corsa per Subiaco mi disse che alcuni pendolari stavano bloccando l’autobus come protesta per la soppressione, nei nuovi orari, di alcune corse per Subiaco! Chissà quanto avrei dovuto aspettare sulla banchina quell’autobus…
3. Arriva il pullman sostitutivo!
All’inizio di quest’anno, non essendo stato sufficiente a dicembre il cambio di orario dei treni, più sfavorevole per noi (aumento dei tempi di percorrenza), qualcuno decise di cambiare la locomotiva.
Il risultato fu che per ben quattro mattine il treno si arrestò prima di non so quale stazione perché la nuova locomotrice non ce la faceva a trasportare tutte le carrozze. A scuola ci hanno sempre detto che sbagliare è umano, ma insistere è diabolico. Eppure evidentemente non tutti hanno fatto le scuole elementari…
Una di queste mattine, appunto, in cui il treno portava ritardo imprecisato, arrivò alla stazione di Tivoli il pullman sostitutivo. Un pullman gran turismo. Non potevo credere ai miei occhi: era arrivato alla stessa ora in cui sarebbe dovuto partire il treno. Ma neppure un ferroviere, che scosse la testa, poteva credere ai suoi occhi: come poteva un pullman così grande fare manovra nel piazzale della stazione di Tivoli? Infatti, l’autista del grande pullman riuscì a fare la manovra con una ventina di minuti, dopo aver tamponato una macchina che era ferma. Forse ne avrebbe tamponata anche un’altra se non ci fosse stata una vigilessa ad aiutarlo, con molte difficoltà, nelle manovre. Dicevo, con molte difficoltà, eh sì, perché quando lei diceva “vieni, vieni…”, lui si fermava, mentre quando gli diceva rigorosamente “alt!”, lui proseguiva. Finita la manovra, l’autista non era sicuro di essersi accostato bene lungo il marciapiede e voleva continuare non so quante e quali manovre. La vigilessa, non so come, riuscì a fargli capire che qualsiasi altra manovra avesse fatto, il pullman sarebbe stato comunque d’intralcio e quindi poteva rimanere lì per far salire i passeggeri. All’inizio vedendo arrivare il pullman, sarei pure salita, anche per non sembrare scortese nei confronti delle Ferrovie che, una volta tanto, si erano preoccupate di noi pendolari. Ma, dopo il tamponamento, voi, onestamente, ve la sareste sentita di salire sul pullman?? beh, io no.
Ancora ad oggi non sono riuscita a sapere chi ha preso quel pullman.
4. Il mitico parcheggio della stazione
Un tempo non si parcheggiava la macchina al centro del piazzale, di tanto in tanto arrivava a sorpresa il carro-attrezzi a fare pulizia nel piazzale; e pensare che ora, su quello stesso piazzale, ci sono le strisce per il parcheggio delle macchine. Segno che i tempi cambiano.
Da qualche anno hanno messo le carrozze con sedili per i “puffi” o “delle bambole”, scartate dalla linea dove c’è la T. A. F.: devi incastrare le ginocchia con quelle della persona seduta di fronte (che per fortuna quanto meno di vista si conosce), simile a quanto accade sull’Eurostar, ma molto peggio. Dicono che così ci sono più posti a sedere per noi. Nonostante ciò, se si è molto stanchi si riesce a chiudere almeno un occhio, a meno che non ti capitino accanto le signore rumene che non si sa cosa si raccontino, ma come si dice “non sputano” un attimo fino all’arrivo del treno a Tiburtina.
Benedetta poi la legge che vietò di fumare sui treni, eliminando così la distinzione tra carrozze fumatori e non, non potete immaginare le nuvole di fumo che c’erano e che si subivano, pur di stare seduti.
Ma sempre i binari di fine ottocento abbiamo! Una volta un capotreno ci raccontò che il denaro era stato stanziato per costruire il secondo binario, ma poi venne utilizzato dall’allora governo di Camillo Benso conte di Cavour per potenziare le ferrovie nello stato sabaudo. Sarà vero o sarà una delle leggende metropolitane?
Facendo delle ricerche su internet, scopro che il 28/7/1888 fu inaugurata la ferrovia Roma?" Sulmona?" Pescara, la nuova trasversale dell'Italia centrale, che fu elettrificata poi nel 1931. “Unica novità di rilievo, l'introduzione, a partire dal 26/7/1919, di due servizi diretti Roma - L'Aquila e viceversa espletati con una carrozza di 3 Classe ed una mista di Prima e Seconda. Il 3 Giugno del 1956, invece, la terza classe viene mandata in pensione, e tutte le automotrici vengono riclassate di 1^ e 2^”.
Ma già il 30/06/1931 era stata decisa la soppressione del servizio tranviario per i viaggiatori sulla Roma-Tivoli con la sostituzione di autobus. E ancora “record negativo di un treno che nel 1920 partì da Sulmona alle 16. 30 ed arrivò a L'Aquila alle 20. 25, con una velocità media di 15, 3 Km/h” Chissà se il nostro viaggio Tivoli-Roma assomiglia all’incubo dei pendolari che per mezzo secolo hanno utilizzato i treni della famosa “belga”, la società la ferrovia economica tra Roma e Tivoli.
E pensare che, meno di 10 anni fa, il treno partiva alle 8. 05 e alle 8. 35 arrivava alla Stazione Termini. Fino a qualche mese fa, lo stesso treno, sulla carta partiva da Tivoli alle 7. 44 e arrivava alla Stazione Tiburtina alle 8. 28. Da gennaio, col nuovo orario, partenza da Tivoli alle 7. 42 e arrivo a Roma Tiburtina alle 8. 28.
Alla faccia dell’alta velocità e dei treni supersonici del Giappone!
5. Bar o baretto?
Dopo già le traversie per arrivare a Roma Termini, la giornata di lavoro, motivo del viaggio, deve ancora cominciare e, così, perché non allietarla con un buon cappuccino?
Beh, il cappuccino è la scusa, per stare qualche minuto ancora in compagnia, per scambiarci un sorriso e una battuta. Come rinunciare alla delicatezza di Stefania, al sorriso di Antonella e alle battute a volte un po’ marpioni di Raff o alla cordialità di Mary?
Segue quindi la disputa quotidiana tra il bar e il cd baretto: il bar, dove ti sbattono i piattini davanti, non c’è zucchero di canna né tanto meno il dietor, dove soltanto di recente ci “riconoscono”, dove c’è la cassiera con cui Raff fa il finto “cascamorto”, e il baretto, dove il cappuccino viene servito con un cuore disegnato con il cacao, un’atmosfera più confidenziale (eh sì, noi donne al giorno d’oggi, abbiamo imparato a consolarci con le piccole cose).
Il più delle volte si va al bar, vicino alla Stazione Termini, più vicino al posto di lavoro di Raff. Noi donne ci riconsoliamo dicendo sorridendo “bè ci abbiamo provato …”.
Con Annie, Stefy e Mary proseguo per un tratto a piedi e spesso ci scappa pure una breve deviazione per un rapido sguardo al mercatino, momento di ulteriore divagazione e motivo di commenti prima di immergerci nel nostro lavoro.
6. Sogni da pendolare
È domenica, che bello, posso dormire finché voglio, ma questo non mi fa essere felice quando mi alzo.
Una telefonata con un’amica: sono un po’ giù, vorrei una casa e non ce l’ho, vorrei un compagno e non ce l’ho…
Comunque la telefonata è positiva: si offre per i calcoli del 730! ma quando mi chiede i dati che devo inserire, le rispondo che sono quelli del reddito di lavoro dipendente, spese mediche e polizza vita, e lei mi chiede “neanche la casa?”
Ritorno nella mia tristezza.
Alla tenera età di 37 anni, tanto più che ormai da più di tre anni ho un lavoro fisso, potrei anche tagliare il cordone ombelicale, fare il difficile passo di andare a vivere sola.
Dati gli affitti improponibili e le leggi regionali a favore dell’acquisto della prima casa, decido di comprarne una nuova, in costruzione.
Peccato che lo abbia deciso troppo tardi: oltre all’effetto euro e a quello speculativo, si è aggiunto anche il rialzo dei tassi d’interessi con conseguente aumento del costo dei mutui.
Ma non mi scoraggio: in fin dei conti, essendo sola, 30-35 mq mi bastano, no?
Mi compro Porta Portese, il mitico giornale degli annunci dei nostri genitori. Ma ci sono pagine e pagine di annunci e scritti con caratteri molto più piccoli di un tempo e il prezzo di vendita non sempre è indicato. L’unico modo per non dover prendere una settimana di ferie per leggere l’ultimo numero di Porta Portese, col rischio alla fine di telefonare per un annuncio non più valido, faccio la ricerca sul sito internet di Porta Portese: a soli 190. 000 euro si può comprare un appartamento di 45 mq, seminterrato, da ristrutturare.
Guardo gli annunci su altri siti internet, per fortuna la ricerca non è ampia perché puoi inserire nei criteri di ricerca un prezzo massimo, senza neanche scegliere la zona! E così, al prezzo massimo di 150. 000 euro, la scelta è veramente ridotta al massimo a 10 annunci.
Un’agenzia immobiliare mi risponde chiaramente “a questo prezzo non troverà nulla a meno che non si orienta verso seminterrati, locali non condonati”.
Una mia amica da anni mi sponsorizza la zona dove lei ha comprato casa, dice che è ben collegata: si trova tra la Prenestina e Collatina, vicino la Casilina e l’autostrada A24, vicino la stazione ferroviaria di Lunghezza. La zona si chiama Ponte di Nona. Peccato che l'unico modo per raggiungere Roma è quello di prendere il treno a Lunghezza, dove salgono anche un discreto numero di zingari. Insomma, alla fine, la mia amica confessa che ancora non ci si è trasferita definitivamente nella sua casetta!
Unici annunci di case a prezzi accessibili sono oltre che a Ponte di Nona, a Castelverde e Lunghezza; l'annuncio dice “zone ben collegate”…già, peccato che le strade che stanno intorno si chiamino Prenestina, Casilina, Collatina, Tiburtina… strade già mitiche in un famoso file musicale che girava via e. mail qualche tempo fa.
Continuo nella mia ricerca e trovo annunci del tipo "Campolimpido, nuove costruzioni, a due passi dalla Tiburtina, a pochi minuti da Roma. Pfiii, in linea d'aria forse.
L'alternativa è prendere la macchina e fare l'A24 ma, ora c'è anche il mastodontico centro commerciale di Lunghezza, senza strade di collegamento e devi pure pagare il "posteggio" autostradale.
Allerto anche i miei genitori affinché mi aiutino a cercare una casina per me; ne trovano una di 30 mq, 135. 000 euro, ci starei pure, peccato che non ci sia il bidet al bagno! Dopo aver verificato che il water non è del tipo combinazione, “water+bidet”, l’agente immobiliare mi fa notare che però c’è la doccia.
Trovo poi un annuncio: "Trenta metri quadri a 99. 000 euro, 110. 000 con il box. Di nuova costruzione".
Incuriosita, vado a fare un’ispezione sul posto, anche se l’agenzia mi ha detto che son tutte già vendute. Sono fortunata: in cantiere incontro il costruttore che mi accompagna dall’architetto a cui chiede di farmi vedere l’ultimo appartamento non ancora venduto.
La cucina con angolo cottura è grande come una “cucina abitabile”, vabbè, potrebbe anche andare per me sola. Passo a vedere la camera da letto, prima che io possa dire qualcosa, l’architetto mi anticipa e mi rassicura che il letto matrimoniale c’entra; al ché gli chiedo cosa ne sarebbe dell'armadio che, forse, come mi disse una volta un costruttore, non son più di moda… semplice, anche questo problema è stato esaminato e risolto: lo si può costruire intorno alla porta o mettere sopra il letto, in modo da fare un letto a ponte. Eh, no, il letto a ponte non ce lo avevo neanche quando ero bambina e tanto meno lo voglio adesso. Ma pure per fare l'armadio a muro, lo spazio ci deve essere no?
La possibilità di comprare la casa ad un'asta è quasi nulla, dato che non conosco "nessuno".
Ne deduco che anche 30-35 metri quadri sono accessibili per me, lo sarebbero solo se non fossi single, ossia se avessi un compagno.
E così si aggiunge acqua sul fuoco.
7. Come e dove fare nuove conoscenze?
Alla soglia dei quasi 40 anni, ci si comincia a chiedere del perché si è rimaste single, della serie “che ho fatto per meritarmi di non avere nessuno accanto?”
Non che le poche coppie che conosco le veda tutte così felici, anzi in alcuni momenti, sono felice di essere single, specie quando vedo coppie intorno a me con facce annoiate.
Per quanto riguarda poi le storie sentimentali, diciamo che mi sento un po’ sfigata. Il problema è anche perchè ho paura di provare certi sentimenti, di lasciarmi andare.. com’è difficile dire quello che si prova, ancor più se mi metto a pensare “è giusto che lo dico?” A volte non sono neanche sicura di quello che sento. E ho difficoltà ad esternare affetto.
Ho anche pensato che forse mi piace avere un uomo da pensare, cercare di piacergli, avere la certezza di piacergli e.. basta. Forse non voglio un compagno di vita, ma vorrei solo divertirmi, ma per l’educazione che ho ricevuto, non lo faccio. Ma perché non riesco a capire come sono? Perché continuo a soffrire e non riesco ad uscirne?
Lo so, starete pensando "com'è inguagliata questa!".
Ormai chi è single dice che si è single per scelta.. degli altri, oppure che si è esigenti.
Nelle storie dei single ci sono elementi comuni: qualcuno che poteva andare bene ma capita al momento sbagliato oppure persone sbagliate al momento giusto.
Una volta si conosceva attraverso amici, cugini, fratelli delle amiche, io soltanto da una decina di anni ho cominciato ad uscire, per cui, arrivo tardi: se li son tutti presi!
Con le escursioni in montagna, si incontrano tante donne e qualche uomo, ma di età un po’grande ed è incredibile come ci provino spudoratamente, senza minimamente porsi il problema dell’età.
Data la difficoltà di fare nuove conoscenze maschili dal “vivo”, ho provato anche a chattare. Essendo donna, non ci vuole molto a trovare qualcuno che ti inviti ad uscire! ma pure lì non è che mi sia andata molto bene: a parte, quelli sposati che cercano avventure, quelli brutti, no ho trovato altro. Una volta uscii con un ragazzo della chat per una pizza, mi arrivò in giacca e foulard al collo. Voleva fare colpo.. bè, di sicuro c’è riuscito.
Dopo qualche mese, ritentai in chat. Avevo tanto desiderio di vedere un film sul divano abbracciata al mio amato, di svegliarmi accanto al mio uomo, e così mi buttai tra le prime braccia “affettuose” che mi capitarono.. Lo conobbi in chat. Non era bello, ma quando la seconda volta che ci vedemmo mi abbracciò, sentii un forte calore, proprio quello di cui avevo bisogno e decisi di rivederlo.
Con la sfiga che mi ritrovo, tra tanti che girano in chat, naturalmente, per una volta che mi ero “buttata”, che mi poteva capitare? Forse si era fatto prendere dall’ansia della prestazione o forse aveva problemi o non aveva tanta esperienza, fatto sta che... i risultati da quel punto di vista lì non sono stati certi tra quelli i più belli, la prima volta, ma anche le successive non furono migliori.
Lo stato d’animo un po’ avvilito, il desiderio di calore era comunque tanto che decisi di passare Capodanno con lui. Certo al risveglio il primo dell’anno, mi dissi “Oddio, che ho fatto, chi c’è con me nel letto!”. La storia durò qualche mese perché c’erano comunque delle cose di lui che mi piacevano: anche a lui piaceva viaggiare, non mi metteva ansia, anzi quando lo vedevo, anche se ero nervosa per lavoro o altro, parlandogliene, tutto perdeva la sua drammaticità, e ritornava ad avere la giusta importanza.
Ho capito però che l’ho ferito, anche perché fin dall’inizio sapevo che in futuro non avrei voluto svegliarmi tutte le mattine con lui, e quindi, mi sono ripromessa di non mettermi con un uomo solo per soddisfare la mia solitudine e passare bei momenti, quando poi lui ci crede nella storia.
Una volta ebbi una storia con un elettricista. Mi arrivò un sms sul cellulare da un numero che non conoscevo e, memore ahimé di una volta in cui ricevetti un sms da un mio ex con un numero che non conoscevo e feci finta di niente, questa volta risposi all’sms. Era un ragazzo che abitava non distante da Roma, sembrava un tipo simpatico, così dopo qualche giorno ci incontrammo alla stazione Termini. Il ragazzo non era male, anche carino, qualche anno in più di me, ma non li dimostrava, aveva una piccola impresa di impianti elettrici e di installazione condizionatori.
Ma non poteva proprio andare. Classista? Nient’affatto! Vi immaginate che soddisfazione andare a visitare una chiesa e mentre io ne ammiravo gli affreschi, l’architettura, lui si interessava all’impianto elettrico che illuminava la chiesa?? Mi arresi, non potevo continuare così.
Non sapendo più cosa fare, sono andata ad un’agenzia matrimoniale. Ovviamente ho inviato un’e. mail dal sito chiedendo maggiori informazioni, perché non me la sentivo di telefonare direttamente.
Mi hanno ricontattata, ho fissato un appuntamento e.. sono andata. Ho avuto la sensazione di ripercorrere uno dei tanti colloqui di lavoro fatti: mi veniva chiesto di riassumere le mie esperienze, questa volta ovviamente sentimentali. Non sapevo da dove cominciare. Bè, l’ho fatta breve: "ho 37 anni, non ho ancora trovato la persona giusta, non ho avuto storie lunghe, sono timida, è difficile conoscere nuove persone…" la ragazza di fronte a me, mi ha fatto capire che, dato che le mie storie sono state così brevi e non avendo alla mia età ancora trovato un uomo, ho dei problemi.
Mi è stato chiesto come avrei voluto che fosse il mio “uomo”. Ho risposto: "intelligente, 40-42 anni massimo..." e lei “magari pure simpatico, carino, snello, alto..” ed io “bè, sì..”. Mi ha detto che ero pretenziosa. Scusa, ma allora uno così così sono in grado di trovarmelo pure senza pagare nulla. E poi, in fondo, io pure mica sono brutta, anzi, anch’io sono snella, altina, laureata... quindi dal momento che devo pagare un sacco di soldi, ne voglio almeno uno di caratteristiche pari a me, no? Dato poi il mio carattere, secondo lei l’ottimale era il contratto con l'Agenzia per due anni, ma non c’era da spaventarmi per il prezzo perché avrei potuto pagare a rate, tramite un finanziamento, al costo pari di una palestra, ma non vi dico che palestra, una di super lusso!
Mi ha mostrato le foto di alcuni uomini …oddio che sensazione: mi sembrava di vedere i profili sulle chat, con la differenza che ora mi veniva chiesto quale avrei “comprato”. E che scelta poi mi venivano presentate: un 48, molto “gettonato” con la faccia da piacione ed altri tre comunque molto più grandi di me..
Me ne sono andate a via, sentendomi umiliata: come è possibile finire così??
Dopo qualche mese, la tipa mi ha ritelefonato per chiedermi se fossi ancora single; la durata e i costi del contratto erano inferi alla prima proposta, ma ormai mi aveva già deluso.
Il bello di essere single è si può fare e disfare, senza dover rendere conto a nessuno.
Però quando si è single è pure faticoso organizzarsi.
E così a volte mi capita di sentirmi un po’ Carlo Verdone, nel film Bianco Rosso e Verdone, quando inizia a sfogliare l’agenda telefonica per trovare qualcuno con cui andare in vacanza.
“Che progetto di vita hai?” mi venne chiesto una volta durante una seduta di training autogeno. Risposi che avrei voluto cambiare lavoro, fare una famiglia. E lei continuò “e poi?”. Lei ha un marito, due figli già grandi, il suo progetto era di creare una cooperativa per lavorare nel sociale. Dopo aver cambiato lavoro e trovato anche questo insoddisfacente, non avendo trovato marito, né un compagno, capisco solo ora cosa volesse dire.
8. Io e il ballo
Ho sempre avuto la passione per il ballo fin da piccola: mi mandavano a far ginnastica perché avevo un po’ di scoliosi, ma a me piaceva il ballo; alla fine, il medico di famiglia mi disse che potevano anche mandarmi a danza. Che bello mettere il pagliaccetto! La maestra di danza ci metteva dei giudizi trimestralmente, ma io non ne capivo il significato; così la volta che mi mise sufficiente, pensai che fosse meno di mediocre che mi aveva messo la volta precedente. La danza costava, così smisi di andarci. Mi sarebbe piaciuto fare balli di coppia, ma non si sapeva dove stesse una scuola nella zona dove abitavo. Così gli anni passarono. Alla fine, a 25 anni, mi segnai per caso a salsa: era entusiasmante, la musica coinvolgente, mi faceva dimenticare tutto. Ma non sentivo il tempo! E così il maestro mi batteva il bastone a terra per sottilenearmi il tempo. Ero timida, non sapevo dove poteva essere locali dove ballare salsa, per cui andavo solo a lezione e, a lezione, eravamo 3 donne, con un uomo ed una coppia.
Poi conobbi mi segnai a balli di coppia, di questi che si svolgono nei garage. Più precisamente, ci andai con una mia amica, il suo ragazzo ed il cugino di lui. Mi segnai a quella scuola con questo cugino. Purtroppo ci fu anche una storia con questo ragazzo (che rimarrà sempre nel mio cuore) ma, finita la storia, finito il ballo.
Non demorsi: mi segnai ad altri corsi salsa.. Bè, chi si ritrova iscritta a corsi dove ci sono molti più uomini che donne, chi ci trova marito, io ho sempre trovato più donne che uomini, per cui dovevo fare a turno per ballare con questi maschietti.
Per caso, approdai al tango argentino: che passione! Purtroppo l’età media è alta ed è inutile dire che anche lì dovevo fare a turno, a lezione, e da “tappezzeria” spesso nelle sale da ballo.
Forse mi toccherà ripiegare per la danza del ventre, almeno potrò ballare senza partner!
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- La prima parte sembra un bel racconto da inviare a Trenitalia e all'ATAC (fanno concorsi? a Palermo, si: soprattutto L'AMAT
- la seconda parte è molto più bella, a mio modestissimo parere, si vede che c'è cuore, trasporto e sincerità nelle "confessioni" delle esperienze sentimentali della protagonista-scrittrice. Comunque, complimenti - hai buon stile e scorrevolezza. :clap

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