Va bene, ora è ufficialmente nelle mani della Chiesa, lasciatela, Padre Cusmano, Padre Efisio, portate questa donna nella cella del convento, e che le venga dato modo di lavarsi e dissetarsi, e di nutrirsi e procuratele anche dei panni decenti, che le facciano riacquistare il decoro di essere umana e non già bestia!
Gli impegni della giornata, mi assorbirono a tal punto da farmi letteralmente passar di testa la donna prigioniera, e fu solo al vespro, quando Padre Efisio mi chiese quando avessi intenzione di interrogarla, che mi ricordai di lei.
Seguito dai miei assistenti, scesi le scale impugnando una torcia, e raggiunta la cella, chiusa dall’esterno con un lunghissimo chiavistello, un po’ preoccupato per lo spettacolo di sporcizia che temevo di rivedere, aprii la porta.
Quale fu lo stupore, invece, di vederla pulita, pettinata, con una veste seppur troppo larga dato il suo corpo minuto, ma comunque decorosa, seduta con le mani sulle ginocchia, immobile, taciturna, con lo sguardo perso e fisso su di una ciotola d’acqua sul tavolo.
Come ti chiami? Esordii; lei, niente! Ti prego, donna, non aggravare la tua posizione, è necessario che io espleti il mio dovere, e il mio dovere mi impone di interrogarti…Lei, niente!
Non approfittare della mia pazienza, ascoltami con attenzione, posso evitarti il rogo, nonostante sia questo che i tuoi concittadini vogliono per te, devi solo…collaborare, pentirti, chiedere pubblicamente il perdono a SMC e riuscirò a salvarti la vita! Lei, niente di niente, nemmeno fosse di legno!
Mi partì la mano senza controllo, la violenza del mio schiaffo la fece cadere dalla seggiola e me la fece vedere discinta, con le gambe nude, per terra, come una bambola rotta, io, Aloisio de la Cruz che osava colpire una creatura del signore, inebetito e inorridito dal mio comportamento mi accostai per aiutarla ad alzarsi, assistito da Padre Cusmano la presi fra le braccia, era leggera come una piuma, la stesi sulla branda, era morbida come una bambola di cenci, le scossi il volto per avere un cenno di vitalità, la sua guancia scottava come la brace, avvicinai il mio volto al suo per percepire il suo respiro, lo percepii, si lo percepii a fondo tanto che stetti alcuni secondi a riempirmi i polmoni col suo odore, col suo fiato, bastarono quei pochi attimi di vicinanza, per farmi perdere il senno, mai, in vita mia, ero stato così vicino ad una donna, e questa creatura che inerme emanava un fascino incredibile, mi prese gli occhi, il cuore e i lombi, il tutto in pochi secondi.