Abbattete i muri della comune paranoia,
miei giovani poeti: dovete uscire e cibarvi della notte.
Se sapete correre, fatelo, per urlare a squarciagola della carne di cui siamo fatti, noi, generazione del male. Noi che ci inchiniamo davanti ai grandi volti remoti senza saperli riprodurre... Siate nelle feste e negli orgasmi, così da divorare ogni cellula della vita. E sarete certo ricompensati quando, timbrando un biglietto per altrove, sentirete un brivido scuotervi. Armatevi sino ai denti delle vostre parole, scendete in piazza e picchiate con quelle, poichè non esiste delitto più legittimo che quello compiuto per sverginare il comune senso del pudore.
Disfatevi dell'etiquette, profanate il galateo e stuprate ogni educazione. Siate come vi hanno dipinti, sicchè loro potranno, tronfi, vantarsi delle loro supposizioni sorseggiando vino dietro vetri fumè.