Lo scritto, tratto da un testo del settecento, è purtroppo di stretta attualità, in un mondo - come quello d'oggi - dove tutti siamo preda del "Ballo di S. Vito" e la "sindrome del moto perpetuo" dilaga in tutti i settori delle umane attività ...
"Presso i popoli civili, il genio creativo non cessa d'inventare e perfezionare. Esso abbellisce la dimora dell'uomo e trasforma a proprio vantaggio i prodotti della natura; ma queste tanto vantate comodità, questi agi della vita sociale, sono altrettanti legami che rendono l'uomo schiavo di una massa di bisogni fittizi, facendone un essere infelice quando le sue ricchezze o il suo lavoro non sono in grado di soddisfare i suoi desideri.
Abituati fin dall'infanzia a godere di questi vantaggi, li crediamo tanto essenziali alla nostra esistenza che per procurarceli dimentichiamo il lavoro, le fatiche, le inquietitudini che essi ci costano.
Logoriamo le nostre forze, distruggiamo la nostra salute, sacrifichiamo ogni istante per acquisire una fortuna che spesso ci sfugge; e sull'orlo della tomba meditiamo ancora grandi imprese, nella speranza di una pretesa felicità che la morte ci viene a sottrarre."
(Abate Poiret, Voyage en Barbarie, 1789)