Luce. Come una esplosione. Nulla di distinto, soltanto una sensazione, nettamente diversa dal buio in cui ti sentivi avvolto fino a qualche momento prima. Pochi istanti e la vita ti scivola dentro insieme all’aria che prepotente ti impone di respirare. Piangi. Lacrime e urla. Un respiro, due e via così senza più fermarti. L’aria brucia nei polmoni, che ancora non hanno imparato ad assecondare il ritmo di un movimento che ti accompagnerà per tutta la tua vita, finché i tuoi occhi non torneranno di nuovo nel buio e stavolta per sempre. Voci concitate intorno a te. Tu non le senti e neppure le immagini. Te le racconteranno. Ti racconteranno la fatica, il dolore e le lacrime di gioia di una donna, tua madre, le parole e la soddisfazione di chi ti ha aiutato a nascere, la condanna o l’assoluzione preventiva della dichiarazione del tuo sesso. Pochi particolari, ed è già stabilito se nel gioco che ti ha fatto venire a questo mondo sei chi soffre oppure no. E non solo in senso figurato. Di tuo padre probabilmente saprai meno. Forse soltanto la soddisfazione o il disappunto di saperti una lei invece che un lui. Cambio di scena. Sensazione di qualcosa di morbido. Sei sul corpo di tua madre in questo momento. Tra le sue braccia. Ecco, un rumore, no, un sussulto ritmato, che ti sembra di riconoscere. Tum-tum, Tum-tum. Si, questo te lo ricordi. Anzi, è l’unico ricordo che hai. Il battito del cuore di chi ti ha accolto dentro di se e ti ha lasciato crescere, fino ad arrivare ad oggi. L’agitazione dei tuoi primi momenti si dissolve come d’incanto. Ti lasci avvolgere da quel calore, da quell’abbraccio. Come se ti riportasse di nuovo indietro. Ormai il mondo sa della tua esistenza, e poco importa se tu ti senta al sicuro oppure in un ambiente ostile. Il tempo, il tuo tempo, ha iniziato la sua folle corsa e la tua compagna tenebrosa si è voltata a guardarti, in attesa che tu la prenda, presto o tardi, per mano.