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Tu eri...
Avevo due punti deboli in quel momento:
Mio padre mi aveva lasciato dopo quindici brevissimi anni di malattia, e tu hai capito che era il mio punto di riferimento;
E il mio grande ed eterno problema della mia sfiducia in me stessa, e tu hai capito anche questo…
La cosa che più mi ha fatto male è che ci hai giocato. Eri più grande di me di dodici anni e hai pensato bene di farmi credere che avresti potuto sostituirti a mio padre quale punto di riferimento…che pensiero assurdo, come hai potuto credere di poter riempire quell’immenso vuoto che aveva lasciato il più grande uomo della mia vita???
E poi lui mi amava più di ogni altra cosa, un po’ meno di quanto amasse mia madre, forse, ma era pur sempre tantissimo. Tu no. Tu amavi solo te stesso e volevi solo farmi credere di essere in grado di prenderti cura di me.
In realtà volevi solo una persona al tuo fianco da sottomettere, non avevi niente da dare se non l’amore per te stesso e così hai fatto….
E ahimè ci sei riuscito…per un po’…
Appena hai capito che ero fragile, che la mia autostima era ridotta ai minimi termini, anzi meno, hai capito tutte le mie paure di non piacere, di non saper fare, di non saper essere, di non essere sicura in mezzo alla gente…. te ne sei approfittato, hai voluto infierire su questo facendomi pensare che niente di me andava bene… Non i capelli, non il mio fisico, non il mio modo di ridere, non il mio modo di esprimermi. Hai trasformato ogni mia caratteristica in un difetto, sei riuscito a farmi credere che anche gli altri mi vedessero così. Alla fine la cosa che più ti dava fastidio era la mia capacità di stare con la gente, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla provenienza; la mia capacità di adattamento a qualsiasi situazione ti rendeva isterico. Non lo potevi sopportare, forse perché tu non ci riuscivi, tu non sapevi stare in mezzo a nessuno, amavi troppo te stesso e ogni pretesto era buono per litigare…ci hai provato con me, ma con gli altri non potevi.
Tu avevi bisogno di circondarti di persone fragili, da gestire, e non appena qualcuno ti diceva “no, ti stai sbagliando, non è così” diventavi una belva..
Con me era diverso, io avevo paura di contraddirti, non perché temevo che tu mi facessi del male fisicamente, questo no, ma perché avevo paura che tu rincarassi la dose e che mi dicessi frasi del tipo “tu non sai, tu non capisci, tu non riesci”, avevo paura del male che facevi alla mia testa, ai miei pensieri… E allora stavo zitta, e non avevo iniziativa, non chiedevo mai di fare qualcosa, di andare da qualche parte, stavo sempre ad aspettare una tua proposta, stavo sempre ad aspettare che tu avessi voglia di vedermi, e mi facevo andare bene qualsiasi cosa…anche se poi ogni volta si riduceva a un giro in un centro commerciale, una pizza, e poi a casa.
E anche quando facevamo qualcosa di diverso, allora era il mio vestito a non andare bene, o le mie scarpe, o la mia voglia di stare in silenzio, piuttosto che quella di parlare.. non andava mai bene niente!
La cosa triste è che non me ne rendevo conto, comunque pensavo che in fondo mi cercavi sempre, certo, quando non avevi di meglio da fare, ma mi cercavi. E in quel momento di grande disperazione andava bene così.
La cosa grave invece è che eri riuscito a convincermi. Ormai ero sicurissima di non poter fare niente da sola, di non saper gestire nessuna situazione, di essere un’incapace. Se mi fossi guardata in giro, avrei capito che stavo sbagliando, che stavo entrando in un tunnel senza uscita, avrei dovuto ascoltare quello che mi dicevano gli altri. Ma tu eri stato bravo, eri riuscito a farmi credere di essere l’unico cui dovevo dare retta…ovvio volevi sostituirti a mio padre!
Mi hai lavorato al fianco per tanto tempo, e pian piano mi hai distrutto, hai cancellato anche quel pizzico di autostima che ero riuscita ad ottenere al lavoro, unico posto dove talvolta ricevevo dei complimenti per una cosa ben fatta, o per essere stata in grado di….
Niente, non c’era più niente da fare, se non mettere fine a quest’agonia. E non sono nemmeno stata capace di lasciarti, sono stata solo capace di fare in modo che tu mi lasciassi. Questo però è stato abbastanza facile, è bastato che ti togliessi attenzioni, che ti facessi capire che in quel momento dovevo fare qualcosa di più importante, che star dietro a te e alle tue esigenze, che adesso definirei manie…
Scusa se quel qualcosa che dovevo fare in quel momento era dedicare tutta me stessa a mia madre, che si stava ammalando…di nuovo, e che senza mio padre era persa. Per un attimo avevo pensato che tu potessi essere per me quello che mio padre era stato per lei…ma è stato proprio un attimo.
Tu non hai capito (strano! direi adesso con molta ironia), non hai capito che in quel momento dovevo essere io a sostituire mio padre, perché adesso lei aveva bisogno di me.
Tu potevi scegliere tra starmi vicino per aiutarmi, e lasciarmi. E ovviamente hai scelto la via più facile. Del resto per starmi vicino, avresti dovuto essere in grado di darmi sostegno e coraggio e tutto questo si riduceva in una sola parola “amore”…ma tu non ne conoscevi nemmeno il significato. Eri troppo preso da te stesso…e non avevi niente da dare a nessuno. Tantomeno a me.
Peccato averlo capito così tardi, quando ormai la mia personalità era ridotta a un mucchietto di cenere…
Ci ho messo un sacco a recuperare, ci ho messo anni a capire che nonostante tutto, pur con tutti i miei difetti, stavo in mezzo a tanti. Ci ho messo anni prima di ricominciare ad avere fiducia in qualcuno, in un uomo. Ho dovuto persino sottopormi al lavaggio del cervello da uno psicologo, prima di dire a me stessa che ero in grado di fare cose, che potevo comunque piacere per quella che sono, che essere me stessa era fondamentale, che solo così potevo riprendere ciò che tu mi avevi portato via. Ho fatto tante cose, delle quali io stessa mi sono stupita, ho ottenuto buoni risultati in campi diversi e a volte riesco persino a essere orgogliosa di me stessa. Purtroppo ora mi è rimasta solo un po’ d’insicurezza in alcune situazioni, e chi mi circonda ne paga le conseguenze, chiedo le cose mille volte, ho sempre bisogno di conferme, ma dagli altri… per quanto mi riguarda ho imparato ad accettarmi, certo sono un po’ “gatta” , ma questa è una soddisfazione, la mia piccola vendetta nei tuoi confronti perché a te i gatti non piacevano, …. e chi non ama gli animali……………
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