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Una volta la settimana... e sempre di domenica.
Ho riportato alla luce un ricordo a me tanto caro, un'immagine dell'infanzia così tenera, così dolcemente nostalgica… Sensazioni d'altri tempi hanno risvegliato in me flashback così potenti, di fronte ai quali (sono sincero) non ho potuto fare altro se non riviverli ad occhi aperti... come se la proiezione onirica degli stessi, fosse in atto proprio qui, un tratto di parete bianca sulla quale le mie iridi sognanti ora si soffermano, ad osservarli… - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Una volta la settimana... e sempre di domenica. Al termine della Messa, compivo quel gesto rituale (il segno della Croce) in men che non si dica... per poi rivolgere la mia attenzione a mio padre. Babbo con la coda dell'occhio già mi ammoniva per la solerzia con la quale le mie esili mani correvano alla fronte, al petto e alle spalle. Ma l’impazienza mi rendeva temerario, ero conscio del rimprovero imminente, sul piazzale della Cattedrale... ma così fervida era l'attesa, che a conti fatti, quel richiamo non mi sarebbe pesato più di tanto. Poco distante dalla Parrocchia, si ergeva un'edicola... un minuscolo chiosco in lamiera al cui interno il proprietario, quasi sommerso da riviste e quotidiani d'ogni natura, si districava con naturalezza impensabile. In quell’esiguo spazio, così caotico, i suoi movimenti non lasciavano mai trapelare nulla che potesse ricondurre ad una situazione di disagio, anzi... non c'era richiesta di fronte alla quale si trovasse impreparato. L’esaudiva in un batti baleno, al solo nome della "testata" pronunciata dall‘avventore di turno, spariva all'improvviso, per poi riemergere tenendola tra le mani come un piccolo trofeo.. Di poche parole, pronunciava solo quelle strettamente necessarie alla sua attività... "prego, dica?" .. "ecco a lei" .. "il resto Signore" .. "Arrivederci".. mai una di troppo, mai che si sia lasciato coinvolgere dal chiacchiericcio degli avventori. Mio padre, in quel periodo, era solito leggere "Il Corriere della Sera", e l’affezione che dimostrava di possedere per quel chiosco era così evidente che, l'edicolante, ogni qual volta scorgeva la sua figura pararsi dinanzi a lui, teneva già pronta la sua manona poggiata sulla pila delle copie del quotidiano in questione. Oramai assuefatto a quella scena, ne osservavo ogni volta lo svolgersi con fare divertito... mio papà con il capo ad assentire, per dargliene conferma, e pronunciandone il nome. E l'uomo dei giornali pronto con il braccio teso nel tendergliela con fermezza.. "Ed il bimbo?"... a quella domanda, mio padre abbassava lo sguardo e mi chiedeva sempre.. " Vuoi un giornaletto?". Ed io, fino a quell’istante, presenza silenziosa e timida al suo fianco, deglutivo velocemente e con le gote rosse ed un filo di voce, mi rivolgevo direttamente a quel Signore, e con tono intimorito.. "L'ultimo numero di Topolino per favore". Lui mi fissava solo per un istante, giusto il tempo per un occhiolino ed un accenno di sorriso, si immergeva qualche attimo al di sotto della mia visuale, per poi risollevarsi all'improvviso, allungandomelo... Ricordo come in auto, impiegassi i minuti che ci separavano da casa, dedicandomi alle immagini di copertina, e come estasiato la sfogliassi con cura per scorgere sulla pagina seguente i titoli delle storie di quel nuovo numero..
Una volta la settimana... e sempre di domenica. Precisamente la domenica pomeriggio, dopo il pranzo... mio padre intento all'ascolto della radiocronaca del Campionato di calcio, mia madre in relax sulla poltrona, dinanzi la tv... ed io in veranda, steso a terra, in compagnia di Topolino.
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Quando lasciai la casa dei miei genitori, riempii uno scatolone con i vecchi numeri e li regalai ad una bancarella di libri usati, in uno dei tanti mercatini che si svolgono a Milano.
Ora, ripensando alle ore liete trascorse in sua compagnia, non vi nascondo il rammarico per quel mio gesto, forse fin troppo affrettato.
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