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GRAZIE PER LA FIDUCIA, ARRIVEDERCI!
"Grazie per la fiducia!... Arrivederci!" Questa era la frase da pronunciare e che, accompagnata da un generoso sorriso, scandiva ritimicamente la mia frenetica giornata lavorativa dalle 8 alle 2, da due mesi e mezzo, in quel supermercato del nuovo centro commerciale vicino casa.
Certo per me, giovane studentessa fuorisede e con aspirazioni da insegnante, era una occupazione molto “provvisoria”. Comunque mi permetteva di pagare la quota dell'affitto e di continuare a dare gli ultimi esami senza farmi mandare soldi dai miei. E poi potevo avere anche degli sconti notevoli sulla spesa e così, gravare meno sul già risicato stipendio da pubblicitario di Stefano.
Doveva essere inizialmente un occupazione provvisoria anche per Loris, ma ormai era lì da quasi quattro anni! Per lui era una specie di missione. Lui, per tutti noi cassieri semplici rappresentava la più alta e nobile espressione di quell'arte. Si perché muoversi con quella disinvoltura e "creatività" dietro un registratore di cassa tra codici a barre e scatolame come faceva lui era qualcosa di molto simile all'avanspettacolo. E tutti noi cercavamo nel nostro piccolo di imitarlo; anche se con scarsi risultati.
Il fatto che la fila in cassa 1 era sempre la più lunga, anche nelle ore meno trafficate, ne era la lampante dimostrazione.
I clienti, soprattutto le donne, volevano farsi fare il conto da lui. Dispensava ampi sorrisi e sagaci battute a tutti, tanto che, alla fine, sembrava quasi di pagare di meno. Pare assurdo, lo so, ma era così.
E pensare che il direttore gli aveva anche offerto, qualche anno prima, la supervisione del reparto casalinghi; ma lui, ringraziando lusingato, dichiarò in preda ad una specie di trasporto mistico di non voler abbandonare per nulla al mondo la sua amata cassa 1. E questo, dopotutto, si rivelò la fortuna del supermercato.
Il fatto di essere fissa in cassa 2 rappresentava, da un lato una piacevole distrazione e dall'altro però comportava una maggiore responsabilità. Era facile rimanere imbambolata con una confezione di carta igienica in mano ad ascoltare le performances dell'inarrestabile e vulcanico Loris!
- Signor Sergiooo! Dalla scorta di integratori intuisco che ha ripreso a fare le sua corsetta quotidiana, mi fa piacere, vuol dire che il problemino al ginocchio le è passato! E da tutte questi croccantini che ha nel carrello vedo che anche Arturo gode di ottima salute... gli porti questo da parte mia!! - E gli allungava un biscottino o una pallina di spugna che pescava dal cesto dei gadgets. - Signora Patrizia, anche questa settimana vedo che ha deciso di preparare le sue leggendarie lasagne di pesce! e il vasetto maxi di cioccolata mi dice che la piccola Amanda ha preso buoni voti!... eh si! Le darà tante soddisfazioni... non come Sissy che ha dato l'ultimo esame tre mesi fa e da quando si è innamorata non apre più un libro!! - e faceva segno verso di me con la testa. - io gli rispondevo con una linguaccia o un gestaccio con il dito. Tutti lo adoravamo. Personale e clienti. E la giornata passava sempre abbastanza in fretta, tra battute e un clima di grande cordialità e allegria.
Finché non comparve lei!
Una di quelle donne che non passano per nulla inosservate. Alta, bellissima, con lunghi e lisci capelli neri, un corpo dalle curve mozzafiato e dalla carnagione olivastra. Era sicuramente sudamericana. Forse brasiliana. La prima volta si presentò alla cassa 2 e Loris, agitatissimo, mi faceva incomprensibili smorfie con la faccia. Mi spiegò dopo, redarguendomi come un sergente ad una recluta, che io in quel momento mi sarei dovuta abbandonare ad una morte apparente o che avessi dovuto trovare una scusa per allontanarmi in fretta in modo da poterla servire lui. Lei, da dietro gli occhialoni scuri lo capì dal suo modo scomposto di dimenarsi e si dimostrò anche divertita. Infatti prima di uscire dal negozio si voltò e gli sorrise. Quel matto di Loris esultò come se avesse vinto alla schedina.
Un paio di giorni dopo la notai che, vestita di nero e in modo abbastanza attillato, attraversava la corsia dei detersivi sotto gli sguardi maliziosi di tutti i maschi presenti e si dirigeva verso le casse.
Attirai con un sibilo l'attenzione di Loris che intanto si stava producendo in uno dei suoi assoli con una bella cliente bionda. Smise di interessarsene immediatamente e cominciò col suo balletto di smorfie verso di me. Le sue facce volevano dirmi - se viene da te fai finta di svenire o fatti prendere un attacco di dissenteria! - io trattenevo a stento le risate.
Lei si avvicinava alle file, e quando ormai sembrava chiaro si fosse accodata a quella della cassa 1 lui agitò trionfalmente il pugno. Scossi la testa e sorrisi rassegnata.
Quello che seguì, fu il conto più lento ed estenuante al quale avevo mai assistito. Ogni articolo veniva maneggiato con esagerata delicatezza come si trattasse di un ordigno esplosivo. Ogni bip del registratore veniva accompagnato da uno sguardo languido e da un sorriso sempre più trasognato e inebetito. Tutta l'operazione si svolse in un silenzio irreale. Quegli oggetti gli parlavano di lei. Era entrato in contatto con la parte più intima e inconscia della sua esistenza. Dalla sua spesa emergevano i particolari più nascosti della natura di quel bellissimo esemplare di femmina. I suoi gusti alimentari, i rituali della sua cura personale, e si poteva perfino indovinare il suo reddito medio e le abitudini sessuali. Loris era un vero mago nella “lettura della spesa”.
Non l'avevo mai visto così rapito! La frase " Grazie per la fiducia!! Arrivederci!" risultò talmente melliflua da provocarmi un attacco di nausea!
- È singleeee!! - esclamò con un sorriso, dopo averla seguita con lo sguardo, allungandosi esageratamente, fino al parcheggio.
- Da cosa lo hai dedotto, sentiamo! ?" cercai di frenarlo nel suo esagerato entusiasmo?" non è affatto detto che se una donna non compri cose da uomini sia libera. Magari lui provvede da solo alle sue cose! Anche Stefano preferisce scegliersi il tipo di lamette o il bagnoschiuma! -.
- Siiii, - rispose con un ghigno - ma a meno che il suo uomo non stia facendo il ramadam o non sia un rettile, non vedo come possa sopravvivere a insalatine e yogurt magri! -
Acconsentii, a malincuore, con una smorfia e aggiunsi: - beh comunque se ogni volta rimarrai imbambolato in quel modo ti resterà difficile anche scoprirne il nome!- “ - Tranquilla mamma!... Il grande loris inventerà sicuramente qualcosa!!” - E con aria solenne si infilò in bocca uno di quei disgustosi tronchetti di liquirizia.
Passarono insalate, scatolette, crackers, confezioni e confezioni di assorbenti e acqua minerale. Sempre e solo quel sorriso ebete e quel silenzio irritante.
Ormai anche lei sembrava averci rinunciato e, tranne per un ultima volta nella quale si servì della cassa 3, non si fece più vedere. Loris ci rimase molto male e, all'inizio ipotizzò un lutto o un qualche problema personale ma poi, con il passare delle settimane, si arrese all'ipotesi più probabile. Era sicuramente partita! Tornata a vivere in qualche esotica città del sudamerica.
Quando ormai tutti ce ne eravamo fatti una ragione, la vidi riapparire in coda alla mia fila. Però c’era qualcosa di diverso. Nel carrello c’erano birre, sacchetti di patatine e superalcolici, segno evidente della improvvisa comparsa di un uomo. Non volevo che Loris lo notasse. Ma se ne accorse.
Quello che seguì fu un periodo nel quale perse molto del suo smalto. Lei veniva regolarmente ora, e le birre aumentavano esponenzialmente. Non mostrando un espressione propriamente serena lui ironizzava sul fatto che dalla marca della birra si capisse in modo chiaro quanto quel suo nuovo compagno fosse un individuo rozzo e grossolano. E tale si dimostrò. Tanto che una volta per cercare delle monete nel fondo della borsa lei scostò per un attimo i capelli e sul collo, proprio sotto il colletto della camicia, comparve un grosso livido.
La faccia di Loris diventò di pietra.
Di tanto in tanto capitava un tipo, alto, con la barba incolta e un giubbotto di pelle nera, che si limitava ad acquistare una cassa di birra di quella stessa marca. E Loris, dopo aver cercato di comunicarmi con lo sguardo tutto il suo sospetto, gli indirizzava feroci occhiate. Comunque il tipo credo non se ne rese mai conto nemmeno dopo un rabbioso “grrrazzie per la fiducia” sibilato a denti strettissimi.
-“Non puoi essere certo che sia lui!- Lo rimproverai. Ma lui non volle sentire ragioni.
La donna per alcuni giorni non si fece vedere e Loris, dopo un po’ sembrava tornato ad essere quello di sempre, solo un po’ più triste.
La sera del nostro secondo anniversario di fidanzamento Stefano si presentò fuori dal negozio 20 minuti prima della chiusura perchè aveva organizzato una serata romantica in montagna e voleva partire presto.
Gli feci cenno dalla vetrina di aspettare e Loris, che stava controllando il lunghissimo scontrino della vecchia signora Anna, cominciò a sfottermi canticchiando! “la principessa è prigioniera nel castello del perfido conteeeee... il suo principe la aspettaaaa... nananana.. ma arriva il vecchio cacciatore di draghi che la liberererààà!!!” e poi, urlando a squarciagola simulando una voce al megafono. ?"“ i signori in fila alla cassa 2 sono gentilmente pregati di passare a questa!... la cassa 2 chiude!! “ - E mi fece con il capo il cenno di andare!... Arrotolai felice il camice nella borsa, gli diedi un bacio e corsi fuori. Feci in tempo a sentire ancora una frase della sua strampalata canzoncina! ?"“ certi principini hanno tutte le fortuneee... e i vecchi eroi solitari son destinati ad essere dimenticatiiiiii.. nanana” Dopodichè si zittì di colpo e, lentamente, un velo di profonda tristezza calò sul quel viso, che tutti avevamo visto sempre allegro e sorridente.
Prese dalla cassa delle monete, le unì al lungo scontrino ripiegato con cura e si rivolse alla signora Anna con un sorriso triste e due occhi lucidi...
- Grazie per la fiducia... arrivederci! ?"
Forse fu in quel preciso istante che qualcosa dentro gli si spezzò. Tutto quello che fino a quel momento era stato importante per lui smise di esserlo. In fondo, pensai, quel supermercato da 4 anni era diventata la sua casa, tutta la sua vita, e tutti quegli sconosciuti erano diventati la sua famiglia. Gente di cui sapeva abitudini alimentari e delle cui dispense conosceva ogni dettaglio ma delle cui vite era all’oscuro. Tutto era così lontano dalla sua mente ora. Era abituato a conoscere l’umanità in fila indiana, sospesa in una dimensione irreale. La fila alla cassa di un supermercato, se ci pensate, è un qualcosa che la mente rimuove dall’archivio dei ricordi in pochi secondi. Eppure se alla fine della nostra esistenza sommassimo tutti quegli attimi, potremmo aver passato giorni in attesa dietro un registratore di cassa, con il cliente successivo impaziente di mettere la sua spesa dietro la nostra, su quel nastro che in fondo è un po’ la metafora dell’ineluttabile scorrere del tempo e delle cose.
E a quel punto sicuramente provò un senso di tale vuoto e di solitudine che lo fece sentire vecchio e stanco. Battè gli ultimi scontrini in silenzio, e quel sorriso amaro sul suo volto era la dichiarazione della frustrante lotta interiore che lo stava logorando.
Quella fu l’ultima volta che lo vedemmo.
Quando arrivai in cassa 2 il giorno dopo notai che la 1 era chiusa.
Mi rivolsi a Stella che era alla mia destra impegnata a contare i soldi nella 3.
- Dov’è Loris? ?" domandai preoccupata! “- II direttore ha detto che si è licenziato!”?" rispose vagamente inespressiva?" “.. Non ha detto perché.. ma pare che ieri sia uscito di corsa un paio di minuti prima della chiusura!” - Sentìi un brivido.
- È venuto un tizio con una giacca di pelle a comprare una cassa di birra per caso? ?"la incalzai. -No... non mi pare...- replicò ?" però è venuta quella sventolona per la quale sbavava!! ?" “
- Ah si? ?" domandai?" E ti ricordi più o meno cosa ha comprato?
- Si...è venuta in cassa da me?" aveva un aria strana, sembrava agitata... ma mi pare sorridesse, e lui si sporgeva per vedere quello che stavo battendo!
- E che roba era? ?"
- Mah... niente di che, qualche insalatina... degli yogurt magri... cose del genere! ?"
Feci una risatina compiaciuta e dopo un paio di sospironi mi misi al lavoro, sollevata.
Stavo facendo il conto delle solite 15/16 merendine del figlio della signora Pina, quando la notai con la coda dell’occhio. La vidi arrivare verso di me con un espressione radiosa nel viso! Bellissima come non l’avevo mai notata prima, mi rivolse un sorriso e con uno sguardo particolarmente luminoso mi salutò, chiamandomi per nome!
Mentre facevo passare la sua spesa sotto il lettore ad infrarossi mi sentivo il cuore aumentare di ritmo e il suo sguardo addosso che si faceva sempre più difficile da sopportare.
Insalata, yogurt magro, yogurt magro, crema per il corpo, succhi di frutta, crackers, ... mmm... birra... per un attimo mi fermo. La guardai. Lei sempre col sorriso. Scossi il capo... era solo una bottiglia e, pergiunta di un altra marca.
Pane, latte, affettati, e nascosta tra una bottiglia d’olio e una confezione di zucchero, quella scatolina!
Trattenni il fiato.
Rallentai il nastro e fissai l’avvicinarsi di quella scatola verde e bianca!
L’avevo vista per mesi sempre lì, proprio sulla cassa1, tra il display e la tastierina del bancomat.
E quanto l’avevo criticata!... non capivo che cosa si potesse trovare di tanto piacevole nel rosicchiare e succhiare un pezzo di legno!
La liquerizia di Loris!
Sbottai in un singhiozzo isterico a metà tra un pianto liberatorio e uno spasmo di gioia!!
- Sono 41 e 60?" dissi con voce tremula!
Lei prese il resto, raccolse le buste e, e sorridente come non mai, mi guardò di nuovo!
Io pervasa da un senso di felicità interiore le sussurrai con un sorriso liberatorio:
- Grazie della fiducia!!!... Arrivederci! -
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