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Harry
Harry 7 dita ha passato una vita a lavorare tra orari notturni, un divorzio, debiti e 3 dita regalate alla macchina raddrizza tubi, nella piccola trafileria dove ha lavorato per 12 anni.
Per anni, da sempre, i giorni hanno avuto lo stesso sapore acro, mentre le notti velate di solitudine spesso, troppo spesso, avevano il viso di lei, di Amalia.
La sua Amalia.
Quelli con lei sono stati i giorni più dolci della sua vita, tre anni in cui le ore a lavoro si arenavano nella voglia di tornare a casa da lei, diventando quasi interminabili.
Per molto tempo provarano ad avere un figlio che non arrivava, pazientarono, riprovarono, ma più lei non restava incinta più qualcosa tra loro si spezzava, così decisero di fare gli accertamenti di rito.
Harry non poteva avere figli.
Il mondo crollò, il cielo sputò su di loro gli avanzi del loro grande sogno masticato, e Amalia non riuscì più ad amarlo.
Harry passò i ventanni successivi lavorando, lavorando e lavorando.
Gli amici si sposavano, mettevano su famiglia... e sparivano, per loro la vita andava avanti, per Harry sembrava essersi fermata su un binario morto, non si andava ne avanti ne indietro.
Sveglia alle 6 ogni mattina, passavano i secondi, pausa pranzo, passavano le ore, sirena e timbro sul cartellino la sera, passavano i giorni, cena in compagnia della televisione, passavano i mesi, serate tutte uguali... passavano gli anni.
Era rimasta solo la solitudine a fargli compagnia.
Poi, un sabato qualsiasi di novembre, visto che la domenica il campionato sarebbe stato fermo per la nazionale, Harry decise di giocare il Superenalotto anzichè la solita schedina.
La sera mentre cenava, pizza porri e cipolle, seguì in diretta l'estrazione.
Numero 7 sulla ruota di Bari, Harry non ci fece caso.
Numero 69 sulla ruota di Firenze, harry mastico la sua fetta di pizza.
Numero 90 sulla ruota di Milano, Harry sorrise, aveva fatto tre.
Numero 44 sulla ruota di Napoli, Harry smise di masticare.
Numero 75 sulla ruota Palermo, Harry sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, il cuore batteva fortissimo, sembrava quasi che Dave Grohl ci stesse picchiando sopra come ai tempi dei Nirvana.
Numero 23 sulla ruota di Roma, Harry...
Harry passò i giorni successivi come sempre, lavoro-casa, casa-lavoro, finchè non gli venne addebitata la vincita sul suo affamatissimo conto corrente.
Quel giorno Harry diede le dimissioni.
Una volta tornato a casa prese due vecchi valigie e ci buttò dentro la sua vita... riuscì a riempirne solo una, poi si diresse all'aereoporto.
Una volta arrivato guardò il tabellone dei voli in partenza, e scelse quello per San Paolo, il Brasile era il luogo giusto per ricominciare la sua vita.
Aveva 49 anni e milioni e milioni di euro sul conto corrente.
Quando arrivò all'aereoporto di Guarulhos erano le nove di sera, aspettò per circa 20 minuti le valigie pianificando la nottata.
Avrebbe preso un taxi, si sarebbe fatto portare nel miglior albergo della città, una bella doccia, cena brasiliana e qualche donnina a fargli compagnia.
Non avrebbe mai più passato notti da solo.
Una volta presa la valigia si diresse all'uscita, dove scelse un taxi tra i tanti e salì.
Era una serata abbastanza calda, e l'abbigliamento da inverno milanese di Harry la rendeva quasi soffocante.
Dopo una bella doccia si sarebbe messo i pantaloni di lino verde militare comprati qualche giorno prima di partire e la polo a maniche lunghe marrone della Fred Perry.
Il tassista guidava senza dire una parola.
Harry guardava fuori dal finestrino fantasticando, in sottofondo musica popolare brasiliana usciva dalla vecchia autoradio del Taxi.
Dopo una ventina di minuti tra traffico e semafori il taxi girò a sinistra in una via laterale a senso unico e man mano che si andava avanti la città sembrava sfumare.
Dopo qualche chilometro la strada divenne una stradina di campagna.
Il tassista proseguì in silenzio ancora per qualche minuto tra buche e polvere, quindi accostò sulla destra fermando la macchina ed alzando il volume della radio.
Harry guardò l'uomo scendere pensando a un guasto, ma quando il tassista si diresse verso di lui aprendogli la portiera capì di aver sbagliato pensiero.
Nella mano destra teneva stretta una pistola e la puntò con decisione contro la testa di Harry, che scese cercando di nascondere la paura.
Una volta giù dal taxi notò di essere più alto e grosso(grasso) del tassista, quindi convinto che ormai la sua ruota aveva cominciato a girare decise di provere a disarmarlo.
Si appoggiò con la schiena all'auto, tirò fuori dalla tasca interna del giubbotto il portafoglio e lo tese al tassista, ed appena l'uomo spostò lo sguardo sul portafoglio si diede una spinta facendo leva con il sedere sulla macchina e cercò di colpire l'uomo con il pugno destro.
Il tassista, aiutato dall'imbarazzante lentezza di Harry riuscì ad evitare il colpo, diede un calcio nei coglioni di Harry e sparò 3 colpi, due allo stomaco ed uno alla spalla.
Harry si accasciò, la vista cominciava ad annebbiarsi, riuscì a leggere il cartellino che il tassista teneva sulla tasca destra della camicia.
Paulo Nazario era il suo nome.
Provò a piangere ma non ci riuscì.
Sentì il sangue arrivargli alla bocca.
Tutta la vita cominciò a passargli davanti agli occhi, il filmato durò 3 secondi due dei quali si soffermarono su Amalia.
Cercò di gridare vaffanculo al tassista, ma riuscì a dire solo VAFF...
Non c'era più tempo, il filmato della sua vita era finito.
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0 recensioni:
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- .. ho pianto... Mamma mia che bello!
- Molto amaro, caro Alessandro, ma scritto molto bene, e anche realistico. Sono stato da poco in Brasile, e scene come questa, purtroppo, non sono rare.
Fa anche riflettere molto il fatto che Harry sia stato abbandonato da Amalia perché non poteva avere figli. Si ama una persona per quello che è o perché pensiamo che possa darci delle cose che noi vogliamo?
Anche questo tuo racconto mi è piaciuto molto.
Un abbraccio.
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