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Asinaria
Venne un numeroso branco di asini, in un tempo lontano e per cause che si vedranno in seguito, a contatto con un ristretto clan di poeti. I poeti furono da subito consci dell’enorme differenza fra loro e gli asini, mentre gli asini (che non per niente vengono chiamati tali) vedevano nei poeti dei loro consimili in tutto e per tutto.
Sulle prime tale asinina consapevolezza non causò grande disagio ai poeti, in quanto il nuovo gruppo così formatosi viveva in armonia e lontano da ogni altra comunità che potesse esprimere commenti sgradevoli.
Ciononostante l’innato amore del vero, che è insito nei poeti, spinse alcuni di loro a tentare di instillare negli asini la coscienza del divario fra i due gruppi, profferendo in pubblico versi alati e parlando di poesia, in modo da rimarcare il più possibile la differenza fra versi e ragli ed instillare nei ciuchi la coscienza della propria diversità. Ma, puntualmente, tali poetici stimoli venivano rapidamente assorbiti dai ciuchi, risolvendosi per imitazione in ragli sempre più alti ed elaborati, del tutto consoni, da un punto di vista asinino, ai nuovi splendidi versi che si libravano nell’aria.
Un giorno un poeta particolarmente ispirato vide l’asino zoppo (l’unico zoppo del gruppo) e gli si avvicinò in un ulteriore tentativo di produrre nell’asino una percezione di inferiorità, che si sarebbe poi rapidamente evoluta in una più urbana coscienza di diversità.
“O amico, parlo a te che, non riuscendo a correre, hai sicuramente più tempo per riflettere e capire”, disse il poeta rivolgendosi al ciuco zoppo.
“Parla, amico mio” rispose questi con un affabile raglio.
“Divina e indefinibile è la poesia: in qualunque modo un mortale la definisca, si troverà sempre un innegabile poeta che crea non in accordo con quella definizione”.
L’asino zoppo lo guardò con un mezzo sorriso, dando un’inaspettata dimostrazione della capacità di gestire volontariamente i muscoli del muso in modo asimmetrico, e rispose ragliando con decisione: “È vero. Io sono la prova di quel che dici: il mio (poetico) raglio non sposa nessuna delle definizioni che vado qui ascoltando ormai da tempo, per cui… io sono un innegabile, divino poeta”.
Impressionato dalla potenza del raglio appena sentito, il poeta si preoccupò e chiamò i suoi simili a conciliabolo. Spiegò a tutti che, a suo avviso, quella inconcepibile situazione di uguaglianza si avviava a divenire definitiva, irreversibile, e che occorreva correre ai ripari.
Tutti convennero che la poetica non era il mezzo più potente per affermare il proprio pensiero e decisero di intraprendere una nuova strada, quella della politica. “Proponiamo agli asini di eleggere il Primus (inter pares certamente) della comunità intera e facciamo in modo che sia un poeta. Poi ci penserà questi, investito del potere costituito, ad imporre agli asini il trasferimento ad altro luogo recintato, adducendo una ragione qualsiasi purché non collegata alla diversità, che non è percepita dagli asini…”. Tutti i poeti annuirono gravemente.
Eleggere un poeta a scrutinio segreto sarebbe stato straordinariamente facile, proprio in virtù dell’oggettiva diversità dei due gruppi: i poeti avrebbero convogliato i voti su uno solo, mentre gli asini, dato il loro perfetto egualitarismo, avrebbero disperso i loro consensi, votando ognuno per uno a caso, fosse esso ciuco o poeta.
I nuovi orizzonti aperti dal suddetto progetto politico confortarono i poeti, ormai stanchi di convivere con la falsità di quella eguaglianza. Videro finalmente la possibilità concreta di realizzare il trionfo del Vero.
La proposta fu accettata dagli asini, senza entusiasmo ma anche senza perplessità alcuna.
Ciascun asino si vedeva uguale per talento ed ispirazione a tutti gli altri membri della comunità ma, spinto ad eleggere un primus, non durò fatica ad individuare nel ciuco zoppo, che si era azzoppato inciampando nel recinto degli avi e ne era uscito in caduta scomposta, il primo ad aver varcato quella soglia e ad aver aperto a tutto il mondo orizzonti più ampi di vita di gruppo, dando inizio ad una nuova e divertente fioritura di ragli e calci.
E, senza alcun accordo preventivo, il nutrito gruppo di asini votò in blocco per lui.
Fu così che la democrazia trionfò sul disegno reazionario dei poeti.
A spoglio avvenuto gli asini si sorpresero grandemente della mancata unanimità dei consensi e non tardarono a vedere nell’inspiegabile Antagonista al neoeletto Ciuco Zoppo I il segno che i tempi stavano cambiando, che la società era minata da un’oscura malattia e che bisognava cominciare a riconoscere, isolare e mettere in condizione di non nuocere quegli sfortunati che l’avevano contratta.
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