C’è molto di cui rendersi conto prima di imparare che è la terra a girare intorno al sole. Per esempio, è più urgente e opportuno accettare di non essere il centro del mondo, come invece mamme, nonni, tate e balie ci hanno sempre fatto credere.
Una scoperta demoralizzante e spesso portatrice di delusioni dure a morire. Non è bello scoprire che i nostri satelliti possano mettersi a girare attorno ad altri pianeti, così come nulla fosse, senza neanche chiedere permesso. Anche il sole ci resterebbe male. D’altra parte, realizzare di non essere il centro del mondo ha i suoi risvolti positivi.
A questo proposito ricordo che, avrò avuto cinque anni, l’attentato a Kennedy (Bob, Los Angeles 1968), mescolato a qualche film perduto nella memoria, mi gettò nel terrore di finire vittima di un omicidio. La sera a letto, con la testa sotto le coperte, faticavo a prendere sonno, immaginandomi oscuri sicari in arrampicata sotto la finestra. Fu un periodo difficile.
Convinto di essere assediato da bande criminali, non mi coricavo se non dopo aver chiuso persiane, vetri e scuri interni. E non contento, ci accatastavo sotto una piramide di barattoli e scatole di latta: una sorta di allarme acustico che mi avrebbe dato il tempo di fuggire in caso di irruzione. Ma nonostante tutte queste precauzioni, ogni notte mi ritrovavo tremante sotto le lenzuola ad aspettare il peggio.
Una sera però ebbi un’illuminazione salvifica. Ma perché mai un killer dovrebbbe venire a uccidere proprio me? Chi sono io per attirare tutta questa attenzione? Non sono mica Kennedy, Nixon, o un altro potente della terra? Sono un bambino qualunque. Che bello! Da quel momento, recuperai la pace, non chiusi più meticolosamente scuri e persiane, nè tantomeno allestii più barricate di latta. Quella piccola rivoluzione copernicana mi aveva tirato fuori dal tunnel. Detto questo, devo ammettere però che non essere il centro del mondo, ancora oggi, mi fa girare un po’ le palle.