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Il giorno delle elezioni
Cari telespettatori, è giunta l’ora che voi esercitate il vostro diritto di voto.
Vi abbiamo educato, coccolato, rinfrancato. Ora che nulla può più smuovere le vostre idee, le vostre opinioni, ora che vi riteniamo abbastanza forti nelle vostre certezze siete finalmente pronti per la prova delle urne.
Andate e votate.
Mi svegliai di soprassalto con queste parole che mi ronzavano in testa.
Avevo decisamente digerito male, forse i due toast al prosciutto e formaggio, mangiati prima di andare a dormire non avevano conciliato il buon sonno di cui avevo bisogno.
Era il grande giorno, il giorno in cui io valevo come chiunque altro, il giorno in cui non si poteva fare la gita fuori porta perché si doveva votare. Non vedevo l’ora. Ero pronto.
Mi alzai lentamente bestemmiando sul fatto dei toast e sfregandomi lo stomaco ancora ingarbugliato. Pisciai soddisfatto nel mio cesso bianco, centrando un poco l’acqua, un poco le pareti, giochicchiando con la direzione del getto di urina.
Mi lavai le mani, la faccia, mi guardai gli occhi ancora pieni di sonno. Presi rasoio, pennello e sapone e mi feci la barba con particolare attenzione, pelo e contropelo. Mi lavai di nuovo la faccia.
La cucina era piena di quella luce nuova che si vede solo nelle domeniche di primavera, con l’aria tersa dell’inverno appena passato che s’illumina di sole rinato.
Presi la moca da tre, e preparai un buon caffé.
Mentre aspettavo il profumato gorgogliare del caffé mi controllavo con la mano la faccia per verificare che la barba fosse veramente a posto. Lo era.
Mi appoggiai alla porta finestra con la tazza di caffé e guardai fuori. La città e il suo traffico modesto da domenica mattina era bella e pigra, bella davvero.
Mi lavai i denti con particolare attenzione, mi vestii decentemente, e uscii per andare a votare.
Presi il giornale all’edicola all’angolo.
- Va a votare?- chiese l’edicolante.
- Certo.- risposi sorridendo.
L’edicolante mi sorrise di rimando.
Mi misi il mio buon giornale sotto il braccio e mi avviai a piedi verso la scuola elementare Marco Polo, terza circoscrizione, seggio numero 3.
Un ragazzino e una ragazzina scherzavano davanti ad un portone. “Amori neonati” pensai.
Arrivai al seggio verso le 10 del mattino.
Entrai salutando i ragazzi dell’esercito che lo presidiavano. Risposero cordiali.
Presi il documento dal portafogli, lo porsi al segretario.
- Buongiorno.- dissi.
- Buongiorno signor …- fece lui aprendo il portafoglio " Briacco.- la pausa tra il “signor” e il mio cognome era stata tropo lunga, mi sentii in obbligo di ribadire.
- Buongiorno.-
- Prego si accomodi a ritirare la scheda elettorale mentre io compilo il registro. Il documento lo ritira all’uscita.-
- Grazie.- dissi sorridendo.
Andai verso un altro ragazzo che mi diede la scheda elettorale verde e la matita. Ringraziai anche lui.
Andai verso la cabina.
Aprii la scheda sul banchetto che sapeva di scuola, di nascondino, di gesso e di merenda alle dieci e mezza.
La scheda era come le solito. In alto c’era la domanda “Non è forse vero che lei è d’accordo? Oppure no?”.
Feci la mia X convinta nel riquadro con dentro scritto “Si”. Mai e poi mai avevo votato “No”. Comunque rispettavo le idee di chi votava “No”, avevano sicuramente le loro buone ragioni. Piegai la scheda, uscii dalla cabina, misi la scheda dell’urna con la stessa emozione che mi prendeva ogni volta, fin da ragazzo.
Guardai l’orologio, avevo fatto più tardi del previsto.
Ritirai il documento.
- Grazie, buona giornata.- dissi.
- Buona giornata a lei. " Rispose il segretario.
Mi allontanai frettolosamente cercando di recuperare un po’ di tempo, ero maledettamente in ritardo.
Feci le scale di casa correndo, mi sedetti davanti al televisore, schiacciai il pulsante del canale. Appena in tempo, la trasmissione che mi avrebbe tenuto compagnia fino agli exit pool della sera era cominciata solo da pochi minuti. Mi misi comodo.
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0 recensioni:
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- ... non so se mi é sfuggito qualcosa, mi sei sembrato meno brillante del solito, si, il racconto é scritto bene (tu scrivi benissimo sempre), ma mancano quelle punte di... genialità che contraddistinguono i tuoi racconti. Si legge comunque d'un fiato, la mia é una critica che va oltre... avevo voglia di leggere qualcosa di tuo.
- quello che fa un bravo e diligente teledipendente.
Spero solo che non siano molti a riconoscersi nel tuo protagonista, ma ho seri dubbi.
Bel racconto, scritto bene. Bravo
- Fotografia della pecora italiana media
bravo
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