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Il Vaporetto
Correva l'anno del Signore 1984... Io, Alice, mi trovavo in un candido paesino di montagna, dove svolgevo la mia opera d'insegnate; ero al mio primo lavoro ed avevo 25anni. Con me soggiornava, anche, la mamma. A causa dei rigori invernali alcuni alunni si ammalarono, essendosi diffusa l'epidemia del morbillo. Anch'io, una mattina mi svegliai con la febbre altissima e tante bolle rosse sul corpo. Mio madre ed io inorridimmo: la malattia contratta da adulti, rappresenta un vero e proprio pericolo e, infatti stavo molto male.
Dopo una cura appropriata, finalmente il morbillo regrediva ed io mi risvegliai una mattina con una certa fame, ma soprattutto con una spasmodica voglia di pesce alla griglia con molto limone. Manifestai la mia voglia alla mamma, la quale, poverina, uscì e, non trovandosi pesce fresco in paese, mi comprò del pesce surgelato, lo cucinò e condì con il limone.
Dieci anni dopo l'accaduto, in una città di cui non è importante conoscere il nome, a causa dell'inverno troppo rigido, mi presi la bronchite. Ancora mi stupisco nel ricordare il regresso della malattia, contrassegnato, alla stessa maniera della prima volta dalla pietanza su menzionata (pesce con limone).
Ma vi racconto per bene che cosa era avvenuto mentre ero a letto: gira che mi rigiro, finalmente mi addormento. Comincio a sognare; nel sogno ho super giù vent'anni. Abito con la mia famiglia in una splendida villa in riva al mare ed sono fidanzata con Pierluigi.
I balconi che danno sul mare sono qualcosa di prezioso per me: mi piace infatti affacciarmi e godere la brezza marina; l'aria del mare così morbida, suscita, addirittura, una condizione di estasi. Non so dirvi dove fossimo, se, nella meravigliosa Venezia, o nella stupenda Messina, o in un'isola del centro America, considerato che molte persone, hanno il nome straniero...
So che mi trovo bene, anche se per andare da un luogo all'altro bisogna prendere il vaporetto. I miei genitori per fortuna, sono quelli attuali, anche i miei familiari, quelli a cui sono più legata sono gli stessi; la stessa cosa posso dire per il mio fidanzato. Ognuno di noi, inoltre ha conservato la propria lingua e il proprio idioma. Anche nel mio sogno sono ammalata e, quindi, costretta a letto, ma nella mia camera, molto grande, c'è la mamma che al tavolo seduta, scrive alla zia Melina, e ogni tanto, mi guarda con la sua amorevole espressione. C'è anche la zia Maria, seduta vicino alla mamma che con l'uncinetto esegue magnifici pizzi, che poi cucirà intorno ad un lenzuolo che mi regalerà. Sia la mamma che la zia Maria, hanno la costante preoccupazione, di rimboccarmi le coperte. Ai piedi del mio letto è la piccola Linda, figlia dei vicini di casa con un viso birichino e due belle treccine: in questo momento si sta alzando per andare al tavolo e continuare le ciambelline di pasta modellante, onde allenarsi a diventare una brava fornaia. Papà è in soggiorno, con mio fratello e il signor Antenore e giocano a carte.
Improvvisamente, squilla il campanello: la mamma dice a Linda di andare ad aprire: «Chi è?» Chiede la piccola, si sente rispondere: «Io, la signora Rosa sono.» Le viene aperto ed ecco appare la faccia rubiconda, bonaria della signora, sempre con la sua borsa per la spesa. Da tutta la mia famiglia, Rosa viene chiamata la signora "Ca certo", perché avendo conservato inalterati le espressioni idiomatiche del suo simpaticissimo mistrettese, ripete spesso "ca certo" volendo dire: come no, certo.
Rosa entra nella mia camera e tutti la salutiamo molto affabilmente. Mentre ella depone sul piccolo tavolo la borsa, Lazzarella, la gattina, fa un saltello e guarda dentro la borsa. Rosa esclama: «Ah, furfantella, lo saccio che hai scopruto il lacerto; ca certo, che lo saccio... Ma io non te lo dugno! Va, fai la brava e mangia i formaggini, che quelli male non ne fanno.» Interviene la mamma: «Lazzarella, perché non giochi col tuo topolino di gomma?» La gattina ubbidisce, ma prima di andar via si avvicina, salendo sul tavolo all'orecchio di Rosa e le fa un soffio arrabbiato, da farla trasalire.
Dopo una breve conversazione, durante la quale, Rosa non fa che esaltare la bravura delle sue nipotine e i "ca certo" irrompono in molte espressioni, la mamma chiede a Rosa se le fa piacere avere un biglietto per il concerto della banda cittadina, visto che per sbaglio, ne ha comprato uno in più. «Signora le piace il concerto?» chiedono in coro la mamma e la zia; gli occhi di Rosa si illuminano ed ella risponde:« Datemi pure il biglietto, ca certo che mi piace il concerto, ca certo, ca certo.» Interviene quella birba di Linda che dice: «A me, invece, il concerto non mi piace.» «Ca como?! Non ti piace il concerto? Penso proprio che si una scunchiuduta.» Ma Linda fa un sorriso e mi chiede: «Alice, vieni in balcone a guardare il vaporetto.» Io rispondo: «Non ora, sono ammalata.»
Oh, il vaporetto candido, sull'onda spumosa del mare, dal suono magico, quasi misterioso, ha forti legami con la mia vita affettiva ed è per questo che amo vederlo. Spesso vedo scendere la nonna, con la sua borsa di tela a fiori e le sue trecce castane arrotolate sulla nuca in un artistico toupee, mia nonna che vuole bene a tutti noi, così quanto ci vuol bene la zia Maria. Altre volte il vaporetto si ferma e ne discende una bella fanciulla con i capelli neri ondulati, sciolti sulle spalle: è mia sorella Mariù; è sposata da qualche anno, ma viene sempre a trovarci; io e lei siamo affiatatissime e lei è molto brava a mettermi i bigodini in testa.
L'indomani mi sveglio: la febbre è andata definitivamente via. Per colazione chiedo alla collaboratrice delle acciughe marinate con il limone. Mia mamma mi tocca la fronte: «Figlia mia, ma è proprio questo che vuoi?» Mentre la mia mammina mi sta ponendo la domanda, sapete che cosa accade?
Mi sveglio... Mi sento molto intontita, guardo la poltrona accanto al letto e vedo Pierluigi, mio marito, il bel ragazzo dagli occhi verdi, di tanti anni fa. «Come stai?» Mi chiede, rispondo: «Bene, ho tanta voglia di pesce marinato o, grigliato, non ha importanza, ed ho tanta voglia di mare.» Squilla il telefono: è a viva voce ed ho anch'io modo di sentire: «Signor Piero, sono Enzo, il portiere: la signorina Mirella mi ha incaricato di dirvi che verrà domattina con il vaporetto.» «Va bene, grazie!» Senza dir niente, mi alzo e mi avvio verso il balcone. «Tesoro dove vai?» rispondo: «A guardare il mare e respirare l'aria marina.» Mio marito: «Tesoro, che dici, qui non c'è il mare...» «Ah, sì non c'è il mare? E mi sai dire perché, una tal Mirella, verrà a trovarci col vaporetto?» «Poveri noi, sei un po' intontita, siedi sulla poltrona, ti farà bene; sai chi è Mirella? È la signora che viene a darti una mano nei lavori domestici; se tu non lo sapessi il vaporetto è un elettrodomestico per pulire la casa.»
Più tardi, mi resi conto che non c'era più il mare: era solo nel mio sogno; la famiglia era molto ridotta.
Addio sogni di gioventù, addio dolci incantevoli momenti, che io pensavo fossero eterni. Mi passò, anche, la voglia di pesce col limone.
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