Ancora non riesco a capire quello che è successo. Non riesco a capire perche’ mi trovo in questa caverna nel buio piu’ assoluto e perche’ le membra mi fanno cosi’ male. Non posso vederli, ma avverto che ci sono cadaveri qui accanto a me. Tutto è accaduto cosi’ repentinamente che non ho avuto modo di reagire, di scappare, ma tale è la mia frustrazione adesso, che credo tutto sarebbe stato inutile.
Ricordo che mi trovavo nello studio. Era una bella giornata, e molta luce proveniva dalla porta-finestra dalla quale ero entrato. Mi stavo soffermando sulla tela che avevo appena dipinto: da essa dipendeva gran parte del mio futuro sostentamento. All’improvviso ho udito un frastuono proveniente dal soggiorno: sono rimasto ad ascoltare impaurito, finche’ non è cessato. Poi un rumore di passi in avvicinamento: la porta della stanza si è aperta ed io, istintivamente, mi sono schiacciato alla parete. Una donna è entrata, si è guardata intorno e mi ha notato subito. Si è avvicinata e mi ha puntato contro una specie di fucile, con una canna lucida e molto larga. Non ho potuto fare niente: di nuovo il fragore ha riempito la stanza.
Mi sono ritrovato come dentro un vortice, il tempo e lo spazio senza un senso. Non so per quanto ho viaggiato, ma adesso mi ritrovo qua, in questa caverna, sorpreso di essere ancora vivo, ma vivo chissa’ ancora per quanto.
È tutto buio qua dentro, c’e’ puzza di cadavere, e cinque delle mie otto gambe fanno tremendamente male.