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Il contadino e la morte

Il corvo osservava il contadino ormai da ore, dall'alto di un ramo secco, sul vecchio ulivo. Da lassù, i raggi del sole parevano acquisire una tinta verdastra, e la valle assumeva un 'aria antica, immobile.
Mirava il paesaggio, mentre le nodose mani del fattore passavano instancabilmente da un frutto all'altro.
Li carezzava, li soppesava senza staccarli dal picciolo, ed infine li lasciava con aria delusa.
"Povero sciocco" gracchiò l'uccello "non troverà mai quel che sta cercando." Ridacchiò, si sistemò, comodo ed attese.
"La pazienza è la virtù dei morti" continuava a ripetere fra sè e sè il vecchio contadino, febbrilmente. "La morte mi sta osservando e devo fare in fretta!".
Cercava e cercando le sue mani si facevano sempre più rugose di pomo in pomo ed i suoi occhi parevano seccarsi ogni volta che riponeva un frutto.
"Non è nemmeno questo!! Maledizione!"
Si concesse un attimo di respiro.
Il vento passò fra i suoi capelli, come una carezza, una calda promessa, mentre il sole si allontanava sempre più, all'orizzonte...
"Prima che faccia buio" singhozzò.. ma le tenebre avanzavano.
Dieci, venti, cento frutti erano passati per le sue mani, ma ancora nn c'era segno che indicasse che presto avrebbe trovato quel che cercava.
Iltempo si stava esaurendo e la promessa che la Nera Signora gli aveva fatto la notte precedente diventava ad ogni respiro più concreta.
"Che si sia trattato solo di un sogno?"
Ma allora... cos'era quella morsa gelida? Quell'ineluttabile sensazione, anzi, quella certezza che ogni cosa intorno a lui si sarebbe potuta dissolvere da un momento all'altro.
La grande verità espressa dal corvo, macabramente appollaiato sull'ulivo, si manifestò in un susseguirsi di versi gracchianti, ma l'uomo non li comprese...
Nemmeno li ascoltò, preso com'era nella sua frenetica apnea.
"Stupido contadino" ridacchiò l'uccello "farsi influenzare così da un semplice sogno.."
Come aveva previsto, l'uomo si accasciò; morto di stenti.
Il sole era calato.
Il corvo mangiò un occhio e se ne andò, sbattendo le ali beffardo.
Il vento, ancora una volta, carezzò il viso del contadino.
Era freddo, ogni pena era scomparsa.

 

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6 commenti:

  • sara rota il 28/11/2008 14:59
    Bellissimo... fiabesco e favoloso... piaciutissimo.
  • laura cuppone il 21/11/2008 17:34
    molto piacevole... si daleggere e rifletterci su...
    una bella "favola".. con morale...

    ciao
    laura
  • Ugo Mastrogiovanni il 21/11/2008 15:44
    Dolce, riguardoso, racconto piacevolissimo.
  • Marcello De Tullio il 21/11/2008 08:32
    molto bello
  • Sonia Di Mattei il 05/11/2008 18:44
    Bergmaniano.
    piaciuto
  • Anonimo il 05/11/2008 16:55
    Davvero coinvolgente. Lo hai scritto benissimo. Si legge tutto di un fiato. complimenti

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