Era finito. Le risate, la tenerezza, i giochi, la complicità, il desiderio.
Tutto.
Solo dalle liti scaturiva un sentimento, non più d’amore ma di intolleranza e insofferenza per ogni gesto o parola detti.
Le sembrava impossibile che quelle emozioni così intense si fossero spente piano piano, sotto i suoi occhi increduli che non volevano ammettere il fallimento, l’ennesimo.
Non era colpa sua, lo sapeva, lo sentiva, per lei il fuoco della passione era solo nascosto da un cumulo di foglie secche che un lieve refolo di vento avrebbe potuto riaccendere come e più intenso di prima. Sarebbe bastato poco, uno sguardo d’intesa,
un suo sorriso, una parola per far rivivere ancora la speranza di un grande amore.
Viveva una solitudine profonda fatta di bisogni incompresi, di vuoti creati, voragini profonde e buie alla continua ricerca di qualcosa che la colmasse e riempisse il suo altrove solitario.
Il lato oscuro del suo essere la tormentava, un roveto contorto, un groviglio di pulsioni e pensieri da cui usciva ferita e sconfitta.
Assaporava la malinconia come si assapora un frutto proibito, trovava nella sofferenza una piacevole compagna e nel dolore fisico una catarsi. Godeva nel punirsi, nell’infliggersi sottili e perverse torture, un sadismo crudele che la rendeva schiava e padrona al contempo.
Ora era comparso lui, un incontro di voci, due anime alla deriva incrociate nell’etere che avevano compreso il bisogno l’uno dell’altra. All’improvviso nel buio del suo cammino una fiammella si era accesa, pronta a riscaldare il suo cuore, a darle pace, a rasserenarla.
Una fiamma eterna a cui avvicinarsi ogni volta che ne sentiva il bisogno, un nido dentro il quale trovare rifugio, una mano per lei sempre tesa.
Camminava a passi veloci lungo il sentiero, tra poco si sarebbero incontrati per la prima volta, si sentiva eccitata e pervasa da un lieve stordimento. Le mani fredde e tremanti tradivano un’emozione incontenibile. Ne era sicura, era lui l’uomo della sua vita, non avrebbe commesso altri errori, questa volta sarebbe stato per sempre.
Era arrivata, controllò l’orologio, non poteva, non voleva tardare.
Lo vide, la sua sagoma scura in lontananza si avvicinava a passi lenti, cadenzati.
Ora le era accanto, in silenzio la prese per mano. Lei non provò dolore, solo un dolce senso di totale abbandono.
Non era poi così difficile morire.