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Son
“Sulla pista 435 è in arrivo da Caronte 5 il volo numero QWER87”.
BIP
“Ricordiamo a tutti i passeggeri di sostare nell’area antibatterrica fino a quando si attiverà il segnale verde”.
BIP
“Sulla pista 689 è in arrivo da Nike il volo numero QROE39”.
BIP
“Ricordiamo a tutti i passeggeri di sostare nell’area antibatterica fino a quando si attiverà il segnale verde”.
Mentre la voce meccanica continua a scandire l’arrivo degli aerei, la sala di attesa si colora di grigio, sono appena sbarcati i passeggeri del volo proveniente da Caronte 5. Il passo degli operai, con la loro tipica divisa, è titubante per loro “Terra”, è solo una stazione di passaggio. I biglietti dei viaggi aerospaziali sono a carico della compagnia solo fino alle principali stazioni, da lì il viaggio è a carico del lavoratore.
BIP
“È in partenza dalla pista 1267 il volo numero Economy-QROE39 in direzione Marte”.
BIP
“Ricordiamo a tutti i passeggeri di sostare nell’area antibatterica fino a quando si attiverà il segnale verde”.
Il caos per pochi istanti si impadronisce della sala di attesa, gli uomini iniziano a correre verso la pista 1267, l’economicità di questi voli si rispecchia nelle condizioni riservate ai passeggeri, gli aerei sono sempre sovraffollati e il servizio è pessimo, solo i più furbi riescono a trovare almeno un posto a sedere.
Una volta che la marea è passata, fanno l’ingresso nella sala d’attesa i componenti dell’equipaggio. Dopo una giornata di lavoro un uomo può essere stanco, è facile immaginare come possa sentirsi chi finisce un turno di 15 mesi e con 3 traversate intergalattiche. La USAA (Universe Space Aviation Agency) obbliga questi turni, l’unicità dei mezzi di trasporto unita ad un logorio tecnico necessita di equipaggi qualificati, che seguano i loro veicoli dalla nascita fino alla loro morte.
Il pilota svolge un ruolo di supervisione sul funzionamento delle macchine che anche se difficilmente si guastono, devono essere supervisionate costantemente. Questa regola impone turni di 24 ore su 24 e così ogni equipaggio è composto da: due piloti, un addetto alla parte meccanica, un addetto alla parte informatica e uno addetto alla parte biologica.
A differenza di quello che un uomo d’oggi può pensare i volti sono rilassati e sorridenti mentre chiacchierano, per loro questa è la stazione d’arrivo. Philip, protagonista della nostra storia, osserva attentamente Carl, il suo compagno di viaggio, hanno trascorso 15 mesi nello spazio ma non si sono mai visti di persona, i contatti erano limitati ai messaggi lasciati al cambio turno. Philip è un ottimo osservatore, nota subito come la Residual Self Image (l’immagine video della persona data dal computer) non combaci con la realtà, i capelli biondi tendono al bianco e la pelle rossastra sembra più bruciata che figlia del sole dei tropici, come dovrebbe far credere.
Ma il difetto che Philip non riesce proprio a sopportare è dato dai continui rimandi alle avventure sessuali che Carl racconta senza alcuno scrupolo neanche sui particolari più scottanti. Le battute finali si riferiscono ad una scappatella sul pianeta Ekron.
Carl: “… allora guarda la foto di Pamela e dimmi se per lei non faresti pazzie”.
Philip: “Cosa?”
Carl: “Ma mi ascolti? Oh forse stai pensando che finalmente potrai pucciare il biscotto nella passerina della bella Kate, eh?”
Mentre con un gomito colpisce sul fianco Philip e con l’occhiolino termina la frase.
Philip: “……. Non sbagli mai un colpo, sinceramente 15 mesi di astinenza sono forse un po’ troppi”
Carl: “Guarda io non so proprio come fai, mi faccio di quei viaggi con SexyJenna… anche se come il pianeta “Topa”, nessun software è ancora riuscito a ricreare”, rivolgendosi agli altri membri dell’equipaggio, distanziati di qualche passo: “scusate ragazzi ma voi non vi siete divertiti?”
Gli altri componenti dell’equipaggio in coro: “Come no, la notte con la rossa non me la dimenticherò mai.”
Carl: “Vedi loro sanno come godersi la vita, se non fossimo partiti, a questo ora questi 3 pervertiti sarebbero ancora lì. Non è vero?”
Gli Altri: “Ancora lì? Io fra un po’ ci lasciavo giù tutta la mia pensione”
Philip mentre li guardava sorridenti, si domandava del perché di tanta euforia, saranno anche stati contenti ma c’erano molte probabilità che con quella rossa avessero contratto qualche malattia, di quelle che si manifestano dopo qualche mese e non hanno trascorsi felici; i loro volti sembrano molto più stanchi del suo e non sembra che quei segni sul volto provengano dal trascorrere inesorabile del tempo.
Philip: “Beh ragazzi, allora la prossima volta starete voi a controllare la baracca e io vengo a divertirmi, …. A parte gli scherzi ora io prendo il taxi perché altrimenti dopo la corsa mi costa di più.”
Carl: “Si, come no.. Vai e colpisci per tutti noi.”
Philip: “Grazie dell’augurio e magari ci troviamo di nuovo su qualche nuova corsa o al meeting.”
Carl: “Oh ci conto e poi mi assicuri che verrai dalla Rossa.”
Philip: “Contaci, ci vediamo e ragazzi statemi bene.”
Mentre si dirige verso l’uscita, spera che queste sue ipotesi non si realizzino mai, cammina con testa china immerso in questi pensieri evitando tutti i venditori ambulanti e passando sulle scale mobile si porta all’uscita e da lì si dirige verso la stazione di sosta dei taxi.
<<È qui che comincia la nostra storia. Nel momento in cui Philip esce dal suo habitat naturale, inizia per lui una nuova avventura in una regione in cui finzione e realtà si mescolano, dove verrà messo alla prova e si confronterà con le sue paure più grandi. Tutto questo può succedere in un solo luogo: ai confini della realtà. >>
Rod Sterling
Appena posa entrambi i piedi nella zona di carico passeggeri, si accendono due fari ed un silenziosissimo fruscio accompagna l’avvicinarsi del taxi. La porta si apre automaticamente e una suadente voce femminile accoglie il cliente nell’abitacolo.
Taxi:“Buona sera, dove desidera andare?”
Philip posiziona la sua valigia di fianco a lui e chiude la porta, mentre sistema il suo soprabito si rivolge alla macchina: “Philip@Walker, Lincon Avenue, 328, New Shangai”. Il computer carica il tragitto, Philip posiziona sopra le sue ginocchia il computer portatile. Dopo qualche istante il taxi è pronto ed inizia a muoversi, il volto di una donna appare sullo schermo di fronte a Philip e con la stessa voce che lo aveva colto, la macchina si rivolge al suo cliente:
“La nostra Compagnia Vi consiglia il ristorante…”
“Cordier!” Risponde immediatamente Philip.
L’immagine dello schermo si blocca e così la voce, solo un rumore metallico segnala la fine della trasmissione pubblicitaria. <<Cordier>> è termine usato nel settore informatico per disattivare questi sistemi. Un sorriso si apre sul volto di Philip, è sempre piacevole quando l’astuzia umana riesce a superare ancora le macchine, pensa fra sé. La sua oramai decennale esperienza in un delle più grandi compagnie intergalattiche, gli permette di conoscere il funzionamento dei software gestionali di empatia. L’uso di questi software è ritenuto dai più poco etico infatti permettono alle macchine di riconoscere il soggetto che si pone di fronte a loro e quindi consentono di sottoporgli le offerte economiche migliori per la categoria di soggetto, viene tollerato solo perché è un incentivo non da poco nel campo economico.
Il viaggio durerà circa 45 minuti e Philip decide di trascorrere il tempo a sistemare i resoconti del suo viaggio così da poter passare i successivi 7 giorni a completa disposizione della sua famiglia.
Ordinando la sua posta si imbatte nell’ultimo messaggio lasciato dalla moglie qualche ora prima che era rimasto ancora non letto. La simulazione si attiva dopo qualche secondo e il corpo di Kate prende vita tra le virtuali mura domestiche all’interno di una vera macchina.
Kate “Allora, ho visto che arrivi per le 24. 00, per quella ora Tom starà dormendo quindi cerca di fare piano.. Prima di dimenticarmelo, oggi ho incontrato la tua ex-collega Theresa, eravamo al supermercato io e Tom e in fondo al bancone dei surgelati, la vedo.”
Mentre Kate si posiziona comodamente sulla sedia della sua cucina, Philip si ricorda delle belle estati terrestre, la finestra posta alle spalle della bella trentaduenne mostra un sole che con forza irradia la stanza bianca come il completo della moglie.
“Ti stavo dicendo ero appena uscita dall’ufficio e stavo andando al market con Tom, quando la vedo dall’altra parte della fila dei surgelati. Il nostro sguardo si incrocia per qualche secondo ma lei fa finta di niente e per mezza ora non ci incontriamo più. Quando stavamo passando alla cassa, ci incrociamo ancora e lei mi fa: “ah, ciao kate, non ti avevo notato prima”…. Certo come no, penso io, “sai mi sembrava di aver visto riconosciuto qualcuno”.. Intanto mentre mi avvicino la osservo meglio e mi accorgo che ha il vestito nuovo e si è anche truccata, questa per farsi vedere più carina di quello che è, deve aver usato quel afterlook a breve durata, poverina.” Passandosi una mano sui capelli si rivolge al marito: “Invece tu non mi racconti niente, i film sono sempre pieni di storie sui piloti, di qualche avventura, battaglia e magari l’incontro con una creatura mostruosa.”
Con quest’ultima battuta Kate mette in luce la sua parte più comica, accompagnando le parole con gesti di battaglie e corrugando la fronte per imitare un mostro, tutto questo grazie alla scuola di recitazione ed ad una brillante carriera stroncata sul nascere.
“Senti ti lascio che è pronta la cena, se torni tardi attento a non svegliare Tom, ciao…..”
Il segnale si chiude e anche il tragitto termina, il segnale acustico preannuncia l’imminente arrivo, lo scherma si riattiva con la scritta di 384 Rubi.
Si apre il vano al di sotto del monitor, Philip appoggia le dita e dai suoi polpastrelli vengono ricavati i dati per il prelievo bancario.
Dopo la convalida delle informazioni, si riattiva la voce femminile “Benvenuto a Lincon AVenue, New Shangai, Signor Philip Dick, speriamo che il viaggio sia stato di Suo gradimento. Le ricordiamo che se vuole usufruire dei migliori servizi…”
Con il riavvio dei messaggi pubblicitari, Philip lascia il suo veicolo per dirigersi verso la sua casa. La villetta della famiglia Dick si trova all’interno di un moderno centro residenziale nella vecchia zona di New Shangai, costituito da una ventina di case all’interno di un’ ampio parco, il luogo ideale dove crescere la propria famiglia, così riportava anche l’annuncio. Sicuramente i soldi spesi li valeva tutti, l’ubicazione era perfetta, lontana da zone periferiche e l’intero residence era controllato da un sistema di sorveglianza ultramoderno a riconoscimento corporeo.
Appena Philip si avvicina al cancello di entrata, l’occhio meccanico indulge per qualche secondo su Philip e mentre la porta si apre, una voce metallica si rivolge al pilota: “Buona sera, signor Philip, se avesse bisogno di uno Speedy per raggiungere la sua dimora le ricordiamo che basta premere il tasto 5 sul suo telecomando oppure tramite il segnale sonoro da lei scelto.”
“Meglio sgranchirsi un po’ le gambe” parla tra se Philip e comincia ad incamminarsi all’interno dell’esteso parco, come dall’aeroporto neanche da qui è possibile scorgere il cielo infatti gli alberi schermano le case sia dal traffico aerospaziale che da possibili occhi elettronici. Pensa bene che prima di andare a casa è meglio controllare che siano arrivate a case le sue valigie, per questo decide di lasciare il prato e di dirigersi verso la strada sterrata che conduce verso la zona di scarico merci. Il semplice capannone grigio è l’unico edificio ancora attivo all’interno del residence, dalle finestre si vedono le luci accese e le braccia metalliche che aprono i container e razionalmente li spacchettano. Dopo un breve controllo sul computer per vedere quanto manca al termine dello smistamento, si accorge dell’ora e decide che è meglio fare uso delle macchine di quartiere.
Appena esce dal capannone si porta due dita alla bocca ed inizia a fischiare, il sibilo di un motore elettrico inizia ad avvicinarsi alle orecchie di Philip. Quando i fari si accendono la sua presenza diventa visibile e il veicolo a quattro ruote motrici si avvicina e si ferma di fianco a Philip: “Buon giorno, Signore”.
“Mi porti a casa.” Risponde Philip.
La lente di controllo sul parabrezza ruota fino a trovare l’occhio di Philip per poter verificare il soggetto richiedente. Dopo pochi istanti: “Subito Signore, fra quattro minuti sarà alla sua destinazione, Prego si allacci le cinture”.
Poco più di tre minuti sono passati ed il pilota inizia a distinguere fra gli alberi la propria casa, le luci sono spente tranne una, quella che della cucina.
“Che brava mi ha aspettata ancora sveglia” sorride Philip mentre scende dal veicolo ancora in corsa.
“Arrivo 3:47, Buona Sera”mentre Speedy si ferma. Il terreno è morbido sotto i piedi di Philip, l’odore di erba fresca appena bagnata raggiunge i recettori olfattivi del pilota. L’uomo pensa a questa piacevole sensazione e come questo effetto possa essere innaturale, probabilmente dieci centimetri sotto ai suoi piedi si trovi del cemento e su qualche albero ci sia un generatore di odori. Tutti questi pensieri lo abbandonano quando inizia a fare i primi passi della scala che conduce a casa.
Arrivato davanti alla porta di casa si ricorda del messaggio e decide di entrare, appoggia la mano sulla maniglia, la serratura si attiva assumendo il colore rosso e dopo qualche secondo la porta si apre.
Il corridoio è buio, la poca luce traspare dalla porta della cucina, il suo passo è sicuro anche se deve affrontare la piena oscurità in un lungo corridoio ma dopo pochi passi il silenzio notturno viene scosso dalle scatole che cadono: “Dannazione, ma che cazzo…”
Dalla cucina si sentono dei rumori e la porta si apre:
“Ah sei tu?” Kate “mi hai fatto prendere un colpo” rimanendo sull’uscio della porta.
“Scusami volevo farti una sorpresa”.
“No, non ti preoccupare” risponde Kate. “Ero sveglia, ti stavo aspettando”. Intanto si abbracciano: “allora è andato bene l’ultimo giorno?”
“Tutto bene a parte il copilota”
“Chi?” Domanda Kate ancora assonnata. “Si non ti ricordi, te ne avevo parlato”.
La moglie si sgranchisce le braccia:“Chi era il biondo?”
“Si, ecco brava era proprio lui”. Entrando in cucina, Kate torna sulla sedia abbandonata qualche secondo prima e Philip si dirige verso il frigo a prendere una bottiglia d’acqua.
“Già al ritorno ha ritirato fuori il discorso della Rossa” parla Philip e la fissa mentre beve ma lo sguardo di Kate è perso: “Forse ci sarei dovuto andare?” Cercando una risposta dalla sua partner che non arriva.
“Ti vedo un bel po’ assonnata, lavorato troppo oggi? Hai due occhiaie” e si mette davanti a lei osservandola meglio.
“Si, il lavoro va un po’ a rilento in ufficio e poi Tom mi fa penare”
“Ah si Tom, vado a coccolarmelo un po” mentre mette giù il bicchiere sul tavolo.
“Aspetta!” e gli blocca la mano.
“Non ti preoccupare, non lo sveglio mica” si affretta a rispondere Philip ma la mano continua a rimanere incollata al tavolo.
“Cosa c’è?” e la guarda.
“No, se lo disturbi adesso poi chi lo rimette a dormire e poi oggi deve avere mangiato qualcosa di cattivo che non gli ha fatto bene ed era di malumore.”Risponde frettolosamente Kate.
“Lo hai fatto vedere dal dottore?”
“So ancora come si cura un mal di pancia!” Stizzosamente risponde kate.
“Non mi va di litigare vado a vederlo lo stesso” girandosi per andare ma la mano è ancora stretta tra quelle di Kate.
“No, non andare” alzandosi di scatto “si è appena addormentato”.
“Va bene allora aspetterò ancora un po’…” sedendosi sulla sedia, il volto di Philip osserva attentamente i lineamenti di Kate anche se il suo viso in buona parte è coperto da capelli, la vede spossata e i suoi lineamenti sono più marcati.
“Cambiamo tattica” pensa Philip: “ho visto che hai fatto compere prima di arrivare sono inciampato in uno scatola…”
Allora Kate si ricompone: “Ah già, si è rotto il forno allora mi sono arrivate le parti di ricambio e lo scatolone l’ho lasciato lì, lo avrei buttato domani……”
“Ah si, non mi avevi detto che si era rotto, cosa aveva?” lasciando la mano di Kate che avevo perso forza per un istante e dirigendosi verso il forno.
“Ieri o l’altro ieri, ora non mi ricordo, ha cominciato a non scaldare più allora la macchina mi ha avvisato che c’era qualcosa da cambiare ed è partito l’ordine, che è arrivato oggi…. No guarda, è una parte interna della macchina la parte frontale è sempre la solita”.
Mentre Kate lo osserva dalla sedia, Philip tasta la parte frontale della macchina e gli sembra integra, anche i colori combaciano. Di solito i pezzi di ricambio non combaciano mai ed in questo caso erano identici, si volta sull’ultima osservazione di Kate e decide di guardare cosa era stato cambiato.
“Che fai?” chiede Kate, mentre si affaccia dalla sedia
“Sto controllando per sapere cosa è si è rotto. Adesso mi stampa il dettaglio dei movimenti.” Dalla schermata blu che appare sulla finestra del forno vengono fatti risalire tutti le ultime modifiche ma sono ben più vecchie dell’ultimo mese.
“Che strano, qua dice ancora che non è stato cambiato niente” Si volta e vede Kate con le mani sulla propria fronte e la testa china sul tavolo.
“Kate cosa c’è guarda che sei anche comprato qualcosa di nuovo non mi arrabbio mica, non avrai mica speso tutti i nostri soldi?” Intanto si avvicina e vede che Kate ha iniziato a piangere.
“Ora perché piangi?”
Tra una lacrima e l’altra si sentono uscire queste parole “e’ successo qualcosa a..
Philip “alla casa?”
Kate scuote la testa.
“.. a lavoro?”
Kate si volta dall’altra parte e nega.
“ … a ……Tom?”
Kate si ferma e non fa nessun cenno allora Philip si alza, si mette di fronte a lei, la stringe forte tra le braccia: “Dimmi, cosa c’è?”
Kate continua a fuggire ancora dallo sguardo del marito.
“Parla dannazione è successo qualcosa a Tom?”
“io, io …” ma Kate continua a non fissarlo.
“io, io… dimmi Kate, dimmi cosa è successo?” Grida mentre le sue mani stringono le spalle della moglie. Non trovando risposta la lascia e si dirige verso la stanza del figlio passa nel corridoio illuminato e per un singolo istante il suo sguardo si posa sulle scatole, fa ancora qualche passo e poi si ferma. Non può averlo visto veramente pensa il pilota aerospaziale si volta e si avvicina alle scatole ne prende una in mano e legge la scritta:
<<BIO-GENETIC CHILD 3-4 YEARS TO 6-7>>.
L’interno della confezione è vuota, non può ancora crederci si sofferma ad osservare l’immagine sulla custodia una bellissima donna con in braccio un bambino, entrambi sorridenti sullo sfondo di un campo di grano. Osserva la descrizione del prodotto meccanico:
<<bambino bianco di età compresa tra i 3-4 anni con autonomia di 6-7.
ultimo modello compreso di lessico, capacità motorie in apprendimento.
Modello home-sapiens.>>
Lascia cadere la scatola e si volta, ritrova la stessa immagine vista qualche secondo prima una donna con in braccio un bambino ma come nella foto qualche cosa manca, non è mai riuscito a dargli un nome ma nella sua vita Philip è sempre stato in grado di riconoscere il reale e quello non lo è.
“Chi diavolo è?” grida Philip, indicando il bambino in braccio a Kate.
“Non lo riconosci è Tom” Risponde Kate sorridendo al bambino e poi:“Saluta il papà”. Facendo segno con la mano cercando di insegnarla al bambino.
“Dimmi, cosa diavolo è?” Rimanendo immobile in mezzo alla stanza.
“Ma che cazzo dici, è una macchina dove è Tom?” Grida Philip che lascia la moglie, andando verso la stanza del figlio.
Mentre passa davanti al bambino, Tom lo indica e dice: “Papà”. Philip si ferma con gli occhi rossi si rivolge alla moglie: “Cosa c’è dalla altra parte di questa stanza?” il tono è sommesso oramai disperato.
La moglie non risponde continua a parlare al bambino mentre guarda con un sorriso Philip. Il bambino ride e la madre e continua a chiamare il padre
“Papà… Papà… Papà…. Papà .. Pa”
“Cordier!” Con questo parola chiude il dialogo e apre la porta della stanza. Il suo sguardo non trova più il blu del cielo con cui era stata tinta la stanza o il grande letto con le lenzuola ricoperte di disegni di astronavi. Vede solo un letto metallico con migliaia di tubi che escono ed entrano e si contorcono tra di loro fino ad impedire il passo all’interno della stanza.
Kate dopo che il bambino era crollato a terra esamine scatta contro il marito picchiando con forza sulla schiena. “Bastardo, forza fallo parlare cosa gli hai fatto?”.
Philip si gira blocca i pugni della moglie: “Sei pazza, cosa diavolo hai fatto a nostro figlio?”
Kate lo fissa negli occhi: “È lui, Tom!”, il pilota dalle traversate intergalattiche scorge al di là degli occhi e vede il vuoto. La prende e la getta per terra di fianco a Tom e va verso un monitor posto nel corridoio con un calcio libera il corridoio.
Comincia a giocare con il video fino a quando trova le impostazioni degli ospiti della casa, viaggia a ritroso nei giorni fino a trovare l’ultimo volta in cui appare il nome di Tom, <<ultimo avvistamento 7 giugno 15 giorni fa>> mostra la macchina.
Fa partire il filmato sente solo i rumori provenire dalla cucina, la telecamera copre solo il corridoio, Tom che ride e il rumore dell’acqua sul fuoco poi sente una pentola che cade a rompere la quiete familiare.
Kate: “Ti ho detto di stare lontano dai fornelli quando cucino” a risposta sentono solo risate innocenti di un bambino.
Uno schiaffo ferma la risata e il nome scompare dalla lista degli abitanti della casa, spegne lo schermo.
Osserva il suo riflesso sul monitor, si accorge dei suoi capelli bianchi e delle sue rughe e anche il suo cappotto, non lo ancora tolto da quando è entrato in casa.
“Avanti svegliati, Tom” sussurra la madre al bambino.
Philip non si volta, percorre quello che rimane del corridoio, prende la valigia lasciata sulla porta e chiude un pezzo della sua vita alle sue spalle. Percorre rapidamente le scale, il parco e lascia il cancello.
Si ferma dopo un centinaio di metri, scrolla la giacca e schiaccia un tasto sul suo orologio.
Dopo qualche istante un taxi si avvicina, le porte si aprono ed una suadente voce femminile accoglie Philip che si siede: “Buona sera, dove desidera andare?”
Qualche secondo di silenzio, “Municipio” risponde.
Il computer impiega pochi istanti a calcolare il percorso e poi un volto compare, un uomo con un cappello da cuoco e con un pesce in mano si presenta:
“Se ti piace il sushi, vieni a trovarmi da SUZIZI dove puoi trovare le migliori varietà di pesci ai prezzi più vantaggiosi.”.
Scompare il cappello da cuoco e il pesce, ma l’uomo rimane questa volta è vestito in smoking con una bellissima donna al suo fianco:
“ Per le tue notti focose chiama Atias LTd, e sicuramente non te ne pentirai…”
I rumori sommergono la mente di Philip e mentre la sua macchina se ne va da un ultimo sguardo a quella che era la sua casa.
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- bello... complimenti.
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