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Da Topo Gigio all'eternità

Non posso dire come e quando ho preso coscienza della morte. Ma ricordo bene il momento in cui ho raggiunto piena consapevolezza del significato che assume per chi rimane. Forse a causa di una scomparsa recente, ero pervaso da un doloroso senso di abbandono e cercavo di rasserenarmi pensando a Topo Gigio. Probabilmente mi consolava l’idea che almeno lui la sfangasse e che sarebbe stato un sicuro affidamento per gli anni a venire.
Anche piccina la mente però ha i suoi tarli e in un attimo mi trovai a pensare al volto ignoto che dava la voce all'amato topo. Un volto a cui certamente doveva essere attaccata una persona, una persona che prima o poi, come ormai avevo imparato, sarebbe volata lassù da qualche parte. Allora realizzai con orrore che, senza quella voce, anche Topo Gigio sarebbe finito e con lui l’unico sicuro baluardo contro la solitudine. Un pensiero intollerabile. Per questo, passato il primo sgomento, mi misi alla ricerca di una soluzione. Alighiero Noschese, allora unico imitatore della tv, avrebbe potuto metterci una pezza, ma anche lui era caduco e dunque non bastava.
Lo sconforto era in crescendo, poi, improvvisamente, l’illuminazione. Capii che quella voce era immortale e che, schiattato il supporto umano, sarebbe andata a sistemarsi dentro Topo Gigio, sua sede naturale, da dove avrebbe donato allegria e spensieratezza in eterno. Subito mi tranquillizzai conquistato e posseduto da questa assoluta certezza. E da allora, grazie alla consapevolezza dell’immortalità di Topo Gigio, ho potuto affrontare con serenità ogni prova della vita, sicuro che, dovunque mi trovi, qualunque cosa mi accada, Topo Gigio parla e parlerà per sempre.

 

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3 commenti:

  • marco moresco il 07/11/2008 09:40
    hai ragione, in effetti fin da piccolo tendevo a cerebralizzare, ciao

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