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Morte di un angelo
Era un po' come al solito al bar. La solita gente, le solite faccie, niente di nuovo. appena entrai mi diressi subito al bancone a bermi un buona birra gelata. una birra gelata, proprio quello di cui avevo bisogno appena dopo il lavoro. Era un periodo un po' del cazzo per me, visto che lavoravo solo da un paio di mesi. Il punto era questo: mi servivano dei dannatissimi soldi per alcuni guai in cui mi ero cacciato, e visto che nella vita ognuno paga le sue colpe(anche se per me quello che avevo fatto non era una colpa) dovevo lavorare a tutti i costi.
Avevo avuto anche abbastanza fortuna a trovare un lavoro cosi' in fretta, nel giro di un mese la sveglia riinizio' a suonare in casa mia. Facevo tubi di acciaio che servivano per gli scarichi dei cessi delle navi dove qualche riccone avrebbe passato le ferie, e magari gia' che c'era si scopava qualche bambina mentre la moglie lo cornificava con un uomo più giovane di lui.
Non mi era andata male. Lavoravo otto fottutissime ore al giorno, ma alla fine lo stipendio non era malaccio. Certo non ci avrei ma i passato la vita in quel gran bel posto di merda della fabbrica. Comunque, entrai nel bar, inizia a bere una birra, dopo un'altra e un'altra ancora, fino ad arrivare alle sette e mezza totalmente ubriaco. Non tornai neanche a casa a mangiare, non avevo voglia ed in più era un po' un periodo del cazzo. Forse dovevo dimostrare qualcosa a qualcuno, ma io quello che dovevo dimostrare non l'avevo per niente capito, e quindi ero molto irrascibile e pronto a scattare ad ogni minima provocazione, anche quella di qualche amico.
Entro' Ronny, un tipo sulla quarantina abbastanza scassa-cazzo, sempre pronto a giudicare la vita degli altri, sempre pronto a sputtanare la madre di qualcuno, sempre pronto a non farsi i cazzi suoi. Il roblema di Ronny era uno solo, aveva quarant'anni e non aveva combinato proprio niente nella sua vita: non aveva un lavoro, e s'indebitava come un dannato con puttane d'alto borgo, coca, e gioco alle macchinette. Ognuno è libero di fare cio' che vuole, ma se tutto il denaro che quel tipo sputtanava non fosse stato della madre sarebbe stato molto meglio. La madre di Ronny, la signora Michelle era una donna anziana, senza marito perchè morto quando ancora Ronny era in fasce. Una donna bravissima e molto buona, talmente buona che assecondava sempre le richieste del figlio per non cacciarlo nelle rogne.
Ronny si avvicino' a me e disse: "Che cazzo di faccia hai?"
Io risposi: "Ronny lascia stare che non è il giorno giusto"
Lui spalanco' gli occhi iniziando a sbraitare: "Cazzo hai ragazzino? Cerchi rogne? Non farmi girare i coglioni o ti spacco quella testa di merda che c'hai!!!!"
Io al momento mi incazzai di brutto, ma poi decisi di non mettermi a litigare, anche su invito di Dan, il barista. Dan non voleva mai che qualcuno si menasse nel suo locale, era una delle poche regoli presenti nel suo bar, il "Lampo". Beh, quel nome proprio non si addiceva agli assidui frequentatori del posto. Si perche' quel bar era un bar di alcolizzati cronici, di gente che si ammazzava dal mattino alle sette fino alle 2 di notte, a volte anche oltre. È su quello che Dan fece il suo business... faceva pagare gli alcolici quasi come al supermercato, ma offriva alla fauna umana di quel posto un habitat abbastanza gradevole dove poter distruggere il proprio fegato.
A volte i ragazzini si fumavana qualche cannone in bagno, ma a Dan non fregava un cazzo. Era un tipo che lasciava scorrere quasi tutto, tranne le risse. Aveva gia' dovuto chiudere un bar in un' altro posto a causa delle risse, non tanto per i casini che potevano succedere, ma per gli sbirri ce gli stavano adosso.
Me ne andai tranquillo a leggere il giornale, seduto ad un tavolino. Un sacco di stronzate come al solito: il calcio, la velina, le tasse che aumentano, il povero cristo che si butta da un balcone perche' la moglie la lasciato... si la solita routine editoriale.
Ordinai altre birre, me le sgolai proprio con gusto, sembrava che avessi attraversato il deserto e che stessi morendo di sete. Presi un whisky al bancone mentre osservavo la fauna che iniziava a scalpitare per una partita alle carte persa: "Sei un coglione!!!", "Vaffanculo, stronzo!!!", "Faccia di merda!", "Porco dio, andate a cagare!!!!!"
Le solite stori del cazzo, per gente del cazzo. Persone vuote, inutili, ipocrite, pronte ad alzarsi la mattina, ubriacarsi, mangiare, ubriacarsi, picchiare la mogli, scopare, ubriacarsi. In quel periodo mi ronzzava in testa anche l'idea di cambiare aria, andarmene dal quel posto di vecchi ubriaconi zotici, ma come spesso accade le idee rimangono idee. Stavo bevendo tranquillo il mio whiskey, quando all'impovviso arrivo una ragazza, una ragazza mai vista. Mi accorsi di lei appena entro' dalla porta. Non era mai entrata in quel bar, si vedeva chiaramente che era di pasaggio. Era stupenda. Alta, capelli lunghi neri liscissimi, un fisico snello, e la cosa che mi colpi' di più furono gli occhi. Verdi. Ma un verde particolare di quelli che nonti dimentichi piu', che ti rimangono fissi nella testa.
Si avvicino'al bancone e chiese un pacchetto di sigarette. Chesterfield blu. Pago', e mentre si giro' le cadde la borsetta mi chinai subito per prenderla. Mentre stavo alzando la testa mi senti rispondere: "Grazie", una voce stupenda, molto sensuale. La cosa più particolare fu come ci guardammo. Rimanemmo immobili a fissarci, come se ci fossi gia' conosciuti. Il suo sguardo non era estraneo, e penso che neanche il mio lo fosse per lei. Non parlammo. Lei si giro' ed usci' dalla porta. Mi sembrava quasi un miraggio. Ad un certo punto pensavo fossi troppo sbronzo, che avessi le allucinazioni. Chiesi a Dan: "Ma esisteva o me la sono sognata?" e mi rispose "Esisteva, esisteva, ci sono ancora i suoi soldi sul banco... Non ti sarai mica innamorato di quella la?" ed io risposi alzando la voce: "Ma che sei scemo, io mi innamoro di una che viene a prenderti la sigarette in sto posto di merda?!!?". Non mi ero innamorato, ma avevo sentito qualcosa quando ci fissammo negli occhi, qualcosa di strano, particolare.
Sentii una strisciata di gomma, quella che si sentono quando ci sono frenate brusche. Non so per quale motivo uscii di corsa dal bar, come se cercassi qualcosa, qualcuno. Girai la testa qua e la per capire da quale direzione provenisse quel rumore, ed ad un certo punto vidi quella donna, rivolta sul marciapiede, con il cranio spappolato. Oltre al sangue si vedeva anche la materia grigia uscire dal cervello. Le sirene dell'ambulanza si sentivano gia' in vicinanza, molti passanti corsero dinnanzi il giaciglio. Io rimasi immobile, non provavo niente, avevo un gran vuoto allo stomaco. La portarono via in ambulanza, ma era morta. Tornai a cas e inzia a piangere, ininterrottamente, piansi per tutta la notte. Anche se non conoscevo quella ragazza, qualcosa mi colpi' dentro, come se avessero ucciso la mia donna.
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