racconti » Racconti d'avventura » un taxi particolare
un taxi particolare
Che devasto. Eravamo in giro da tre giorni. Non ce la facevo piu'. Halloween l'avevo passato in Svizzera. Niente di che. Serata tranquilla, troppi pelati-lavoratori-soldatini. Si, un gran schifo per uno zozzo come me. Guardavo le sue gambe, erano divine. Non feci altro che toccarle tutta sera. Uno, un mezzo vecchietto che stava insieme ad una sua amica mi chiese pure se volevamo fare un 'orgia. Io risi. Ridevo di gusto, lo prendevo per il culo. Torniamo dalla Svizzera e andiamo a Varese, in un barettino pieno di perditempo, uno di quei bar che tiene aperto fino alle sei del mattino perche' ce' sempre qualcuno che consuma pesantemente. Entriamo e troviamo un po' di falliti conosciuti. Rubo una birra al loro tavolo, e uno di questi, uno stronzo da oscar mi dice: "Se ti fidi di noi... alcuni in questo tavolo hanno l'epatite...". Mi faccio un sorso lungo tenendo la bottiglia dal collo, la metto giu' di nuovo sul tavolo, guardo lo stronzo e inizio a ridere. Era proprio un pagliaccio. È ancora un pagliaccio. Qualche commento alle gambe della mia ragazza, quei tipi erano degli arrapati cronici. Il tutto continua con qualche spintone, qualche insulto, qualche bestemmia. Niente di particolare. Mi sarebbe bastata una sola mano per punire un tale scempio umano. Sono un'uomo devo difendere la mia donna. Torniamo a casa, mi faccio un bicchiere di vino prima di andare a letto. Lei vuoel fare, io no all'inizio. Qualche sua abilita' mi fa cambiare idea. Mentre lo facevamo mi risuonava nel cervello un'idea ossessiva: "... la mia ragazza ha proprio delle belle gambe...". Dormiamo, abbracciati.
Mi sveglio un paio di volte nella notte, ho sempre problemi nel dormire. Rimango sveglio a pensare un po'. Penso al litigio con mio padre. Lo stronzo non mi voleva più in casa... ma s'inseriva un 'altra domanda: "Io dove vado?". Mi saliva una rabbia a pensare allo scazzo con il mio vecchio. Meglio non pensare. Mi riaddormento. Mi sveglia lei, dandomi un bacio sulla fronte. I raggi del sole bucavano la tapparella appena alzata. Mi tiro in piedi, piscio, e vado a preparare la colazione. Toccava a me. Cucina. Cazzo, la sua cucina, non riesco mai a trovare un cristo nella sua cucina. Una volta ho confuso pure lo zucchero con il sale. Con un forte mal di testa, riesco a preparare una colazione decente: toast con burro e marmellata, succo di arancia e caffe'. Porto tutto sul letto, con un vassoio. Lei si è riaddormentata.
La sveglio dandole un bacio sulla guancia. Mangiamo guardando l'oroscopo in tv. Quante stronzate. Se nella mia vita fosse successo cio' che dicono gli oroscopi, sarei diventato milliardario una volta al mese con arem di tremila concubine. Ci vestiamo e andiamo al parco. Bello, proprio bello. A lato ce' un castello medioevale. Pittoresco, davvero. Chissa' quanto se la spassavano dentro li. Vado a prendermi una birra al negozietto vicino. La bevo su una panchina con lei sdraiata su di me. Finisco e l'accompagno al lavoro. Ci saremmo visti più tardi. Vado al bar e mi sbronzo pesantemente con i miei cari amici vecchieti, insostituibili compagni di viaggi etilici. Quei vecchi sembravano angeli e diavoli del mio fegato, tutto allo stesso tempo. Avevano più o meno la stessa eta' di mio nonno, solo che lui ci aveva dato dentro troppo, e non c 'era più da anni. Dopo un po' mi trovo con gli altri, quelli coetanei... Tante belle parole, tanti bei discorsi, una specie di maratona verso il logoramento. Ero proprio in aria. Prendo la sua macchina, una vecchia panda azzurra da lei battezzata "Dolly", come la pecora non figlia della natura. Era una macchina vecchia e scassata. Avevo sempre paura che si rompesse quando la guidavo io. Vado a prenderla al lavoro, che faccia che ha. Io era gia' da tanto che non lavoravo. Meglio cosi'. Il punto di ritrovo con gli altri era la stazione. E qui succede il fattaccio. Dal nulla, mentre nell'attesa tutti si fumavano tranquilli sigarette, ci si scambiava battute e si rideva carichi e pronti per la serata, arrivano due nazi che iniziano a scassare i coglioni. Uno basso e ciccione, l'altro piu'alto e slanciato. Quello basso e largo aveva basette folte che gli coprivano quasi meta' guancia. Un po' di insulti, da parte loro e da parte nostra. Il bonzo tira fuori la lama, noi ci si arma con bottilglie vuote. Alla fine non si combina niente perchè passa di fronte una pattuglia degli sbirri, e le due merde con la testa rasata scappano. Dopo cio', ci si dirige in massa verso casa di un'amico. Eravamo tutti li, saremmo stati minimo cinquanta persone. Una grande bella festa. Musica a manetta, fiumi di alcol, fumo ed erba che andavano via come il pane. Fatto sta che dopo un po' di ore mi trovo in un fosso, incapacitato ad alzare la testa e a reggermi in piedi... Sento delle sirene, ed ecco un ambulanza tutta per me. Sono un lord. Ero proprio messo male, pensavo di lasciarci le penne. Non pensavo ad un cazzo. La mia ragazza piengeva disperata. Poverina, chi cazzo ha al suo fianco. Arrivano due infermieri che cercano di tirarmi su sulla barella. Mi ci mettono, e mi ritrovo nell'ambulanza. Inizia il viaggio. Io urlo, minaccio gli infermieri, uno di questi s'incazza pure. Diciamo che ero molto molesto e quelli stavano invadendo il mio spazio vitale-alcolico. Riempo l'infermiere incazzato di vomito, proprio dalla testa ai piedi. Sempre durante il tragitto continua il mio repertorio da duro contro i miei soccorritori. Minacce, insulti, malocchi, maledizioni, e pure una tentata rissa. Ospedale, il vuoto.
Mi fanno un'esame del sangue e poi non mi ricordo più nulla. Mi addormento... quella sera non c'erano i soliti problemi d'insonnia. Mi risveglio abbastanza scosso. Mi sento prosciugato di liquido e ho un forte dolore allo stomaco. Mi guardo intorno. Nella branda di fronte ce' un tipo con la testa fasciata, e un casco rotto sul comodino. Mi viene spontaneo un "come va' ?" e questo, un po' stizzito, mi risponde: "Potrebbe andare meglio...". Ovvio. Beh, dopo aver cercato di togliere l'ago della flebo che avevo nel braccio, dopo aver insultato ancora un po' qualche infermiere, ecco il responso dell'accaduto: "ETILISMO ACUTO". Da scompisciarsi ne'. Il pomeriggio dopo ero ancora in pista verso nuovi orizzonti, sempre pronto per quello che mi piace.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- il vecchio sporcaccione, un padre delle mie letture... anche un po' nella vita... lui, welsh, hemingway, celine... geniali
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0