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La Spina
La prima volta che la incontrai fu a casa mia. Ricordo che provai subito una sensazione di disagio nel guardarla negli occhi ed un blocco sentimentale.
Il blocco sentimentale mi accade quando non riesco a pensare, sto in apnea psichica; mi sforzo di valutare, chi mi è di fronte, di capire cosa provo. Nulla un blocco. Eppure sono molto sensibile, ricettiva a qualsiasi messaggio. Nulla. La ragione l'ho trovata nel tempo, analizzando le esperienze vissute e tutte, senza preconcetti di sorta, mi hanno portata a dedurre che mi succede quando incontro persone che non mi ameranno mai.
Sono consapevole di non avere un carattere facile, di porgermi agli altri con piglio che inizialmente somiglia a simpatia, allegria, spigliatezza ma che alla lunga rivela agli altri la mia aggressività. Sono così perché gli altri mi fanno paura, mi spaventano ed allora li aggredisco. Fingo sicurezza che non ho.
Di persone che non mi ameranno mai ne ho incontrate tante e tutte mi hanno provocato al primo impatto il "blocco sentimentale".
La Spina è minutina, bassina, nel complesso si può definire graziosa, discreta nel suo passo, quieta la sua presenza, passa quasi inosservata in mezzo agli altri.
Quella domenica mattina mi svegliai di buon umore, preparai un pranzetto particolare in onore dell'ospite che di lì a poco avrei ricevuto, mi feci bella, si fa per dire, ed eccola lì davanti a me. Notai subito che non era colorata.
Per me le persone non colorate sono quelle con i capelli castano chiaro, carnagione tra il bianco-grigia, occhi castano chiaro e che prevalentemente si vestono di colori, si fa per dire, panna, beige, marrone chiaro, verde marcio, verde pisello, albicocca.
Un'altra cosa che mi colpì furono gli occhi troppo vicini fra di loro, quasi a voler escludere quel naso troppo pronunciato per un viso così scarno e piccolo.
Notai che parlava guardando intorno senza mai incontrare il mio sguardo che d'abitudine fissa dritto negli occhi il mio interlocutore, non saprei fare altrimenti, ho bisogno di leggere costantemente
Si arrivò all'ora di pranzo, che già avevo la certezza di provare nei suoi confronti un disagio, disagio che si tramutò decisamente in disappunto quando a tavola mi lasciò per ogni portata avanzi nel piatto. Le chiesi spesso se era di suo gradimento ciò che avevo preparato in suo onore e sistematicamente mi rispondeva che era buonissimo, ottimo, ma poi lasciava l'ultimo boccone nel piatto, nonostante avevo provveduto a darle porzioni sempre più scarse.
La Spina non si era entusiasmata per nulla alla mia cucina. E dire che avevo messo tanto impegno ed il mio cuore affinchè tutto risultasse buono e gradevole all'occhio ed al palato, ma nulla, neanche un minimo sorriso, un piccolissimo complimento, una piccola gratificazione a tanta mia disponibilità.
Pensai che essendo la prima volta in mezzo a noi, provava soggezione, frutto di una timidezza adolescenziale che a volte rende taciturni i giovani e sgraziatamente annoiati.
Successivamente ho capito che è inappetente e di gusti semplici quasi spartani, dovuto al fatto che la madre non ha mai dedicato molto tempo alla cucina.
Nel primo pomeriggio dopo banali conversazioni post caffè si congedò da noi con fare molto formale, del tipo "... la saluto e la ringrazio dell'ospitalità, è stato un piacere..." e via, sorriso di circostanza ed il nulla.
E nulla mi hai lasciato nel cuore Spina, tu dai solo nulla.
Bastava che anche solo per un attimo avessi incontrato il mio sguardo, o avessi per un solo attimo guardato ed assaporato un sola delle pietanze che avevo preparato in tuo onore, avresti capito che ti stavo abbracciando, felice di accogliere nel mio nido un altro uccellino da scaldare da imbeccare da difendere.
Bastava che avessi sentito il calore della mia mano quando ho cercato di stringere la tua così molle e sfuggente e gelata manina. Nulla, non hai fatto nulla.
Son passati cinque anni e tu ancora non finisci le mie pietanze, ancora non mi guardi negli occhi, ancora la tua manina gelata sfugge alla mia stretta, ancora porti il nulla nella mia vita.
Sei Spina.
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