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Il canto delle parole
All’improvviso smise di suonare. Uno straniero era giunto in quel luogo fuori dal tempo e dimenticato dagli dei. Sentiva la sua presenza dietro di lei.
Allontanò delicatamente dalle sue labbra il flauto traverso e rimase alcuni istanti in silenzio, aspettando nervosamente un gesto, un segno dal nuovo arrivato. Vedendo però che non accadeva nulla, si voltò di scatto verso di lui lasciando volteggiare il lungo vestito che indossava.
La scritta incisa sulla grande pietra posta al centro del lago alle sue spalle diceva: “Vivere in eterno potrai se il tuo nome per sempre ricordato sarà”. - Cosa ti porta in questo luogo proibito e dimenticato, straniero?- Chiese osservando il grande bosco che li circondava?" Sai, non potresti calpestare questa terra…. anche se…beh…ormai non ha più importanza- Sospirò.
L’uomo non rispose ma, guardandola fissa negli occhi, le si avvicinò lentamente, compiendo piccoli passi. Una lieve sensazione di timore la pervase ma era cosciente dell’aiuto che avrebbe avuto dalle creature del bosco se mai fosse stato necessario.
Lo straniero continuò ad avanzare fino a quando si bloccò a qualche metro dalla fanciulla dai lunghi capelli castani. Poi, allungò in avanti il braccio destro e apri il palmo della mano offrendole qualcosa.
-Che cos’è? Un dono?- Chiese lei, mentre una brezza di gioia le carezzò il cuore nel vedersi donare un nuovo nome ma quella gioia…. non persisté a lungo. Distolse lo sguardo dal regalo e si perse nel vuoto. ?" Mi dispiace straniero ma il tuo dono potrebbe servirmi a nulla - disse volgendosi verso il lago.
- L’ultima della specie sono rimasta e non riesco vedere neanche più le mie parole da tempo. Un gelido destino sovrasta questa valle e tra non molto ……. so che seguirò la fine delle mie sorelle-
Per la prima volta il viso dello straniero divenne triste, sfiorato dall’idea che arrivare fino in quel luogo non sarebbe servito a nulla. Stanco era il suo fisico ed il bisogno nonché il desiderio di dormire lo perseguitavano di continuo. Avrebbe voluto riposarsi, ma il vederla così persa nei suoi pensieri mentre i capelli mossi da una lieve brezza le coprivano in parte quel suo grazioso viso, ridò forza al suo spirito. Quei movimenti leggiadri a piedi nudi sull’erba fresca, la sua voce armoniosa, i suoi grandi occhi verdi nei quali si perse la prima volta che la vide, gli restituirono il coraggio avuto nel momento in cui intraprese il suo viaggio tempo addietro.
Osservando il bianco vestito di lei che danzava al canto del vento, si avvicinò nuovamente alla suonatrice che si era smarrita.
-Una notte, nel mio letto, ho sognato di una soave fanciulla d’incomparabile bellezza, quando all’improvviso il sentir pronunciare un nome, il suo nome, mi svegliò di colpo.
Da quell’istante non riuscii più a dormire, mangiare e fare qualsiasi cosa che non fosse pensare al lei. Decisi di lasciarmi trasportare dal sussurro del vento. Come vagabondo, navigai nel mare della mia mente, scalai le montagne del mio essere viaggiando per le vie del cielo e volando sulle acque della terra. Camminai sul ciglio del baratro e vidi angeli cadere nel buio di falsi profeti…ma loro non videro il suo nome. Oltrepassai la grigia nebbia dell’indifferenza seguendo la piccola fiamma che in me, non si spense mai. Infine giunsi qua, nel luogo proibito…. ora guarda il mio nome in silenzio e come sono arrivato, me ne andrò-
Stupita dalle sue parole, la fanciulla capì che non era un semplice viaggiatore come altri che in passato giunsero da lei.
-Perdonami straniero, la solitudine ha inaridito la mia anima. Da troppo tempo possiedo solo il ricordo del significato che hanno i sentimenti. Strano, ma in questi ultimi anni mi sento come se fossi…..-
-Morta- Completò lui la frase.
Nell’udire quella parola nacque in lei una profonda angoscia e cominciò a scuotere la testa in segno di negazione. Allora lui balzò in avanti e afferrandola per un polso e la costrinse a guardare il suo dono.
Era una farfalla bianca che iniziò a battere le ali volando verso di lei. Disorientata da tutto quello che le stava accadendo, indietreggiò spaventata da quella inoffensiva creatura. Poi di colpo la farfalla mutò la sua forma e il suo colore, divenendo un ideogramma grigio scuro, un nome…. il suo nome: Eris. Rimase scioccata.
-Come può essere il mio nome? Come può questo straniero averlo con sé? Non sono morta! Non sono morta! Non sono morta!- Ripeteva di continuo con la mente assalita da mille dubbi e domande. Si accasciò a terra e scoppiò a piangere per la prima volta nella sua vita.
Lo straniero si avvicinò chinandosi su di lei e la prese per mano.
-La risposta già la conosci da molto tempo, solo che non sei mai riuscita ad accettarla. Sì, sei morta…..- Disse con una sincera tristezza nella voce. Poi si alzò, e lentamente si allontanò da lei.
Eris non si accorse nemmeno che se n’era andato. Rimase a terra con i pensieri persi nel vuoto mentre una lacrima le scendeva sulla la guancia.
Non riusciva a darsi pace. Morta senza accorgersene, com’era stato possibile? Vagò con la mente attraverso i ricordi in quel profondo mare che era la sua memoria di creatura millenaria, tentando si scovare anche una minuscola traccia del possibile trapasso. Dimenticare la propria morte non le era per niente piacevole.
Distraendosi, il flauto dorato le scivolò dalle mani e cadde a terra creando un sibilo velato che sembrava pronunciare una parola: “Viva”. Come d’incanto si destò da un brutto sogno. Sciocca, diceva a se stessa nel perdere tempo prezioso con paranoie che non avevano motivo di esistere. Raccolse lo strumento e un nuovo sorriso le germogliò in viso.
-Si è vero, sono morta e chissà da quanto, ma devo ringraziarti straniero perché raccogliendo il mio nome, mi hai salvata- Disse mentre si guardava le mani come se avesse la conferma della sua esistenza. Si alzò e con lo sguardo cercò lo straniero ma si accorse che era scomparso. Dov’era? Poi lo vide, era accasciato a terra. Corse verso di lui con il terrore in viso. S’inginocchiò, per lasciarsi cadere poi quando vide che i suoi timori erano fondati.
Avvertì una profonda tristezza nella propria anima. Quell’uomo aveva percorso un viaggio impossibile attraverso luoghi ai confini del mondo, sacrificando la vita per salvare la sua. E lei, poteva nemmeno salvarlo poiché non conosceva il suo nome.
Rimase in silenzio, ascoltano il vuoto dentro di se.
Il sole splendeva alto coccolando con propri raggi, l’intera vallata.
All’improvviso prese una decisione. Si alzò e si diresse verso il lago fermandosi a qualche metro dalla riva. Alzò gli occhi al cielo inspirando profondamente, si posò il flauto sulle labbra e suonò. Suonò mentre il canto del vento le spostava delicatamente la splendida chioma castana. Suonò mentre le creature del bosco si destavano dal loro sonno. Suonò mentre il pianto del suo cuore le inondava lo spirito.
L’armonia del flauto si estese in tutta la valle e foglie degli alberi iniziarono a danzare attorno ad Eris creando una sorta di serpenti alati, che si attorcigliavano fra loro salendo in vortice verso il cielo.
All’improvviso, le foglie si tramutarono in ideogrammi: parole, significati, nomi, migliaia di nomi che si misero a brillare come se fossero incendiati da un fuoco azzurro.
Assieme, diedero vita ad un intreccio di suoni e accordi in un’eufonia musicale che Eris amava definire…… il canto delle parole.
Fissò per alcuni secondi lo spettacolo nel cielo, poi ritornò dallo straniero e spezzò in due il suo flauto traverso posandone una parte nel petto dell’uomo.
Dopo qualche attimo, l’uomo riaprì gli occhi mentre il flauto svaniva lentamente tatuandosi sul suo corpo.
-Mi hai ridato la vita…-disse lui faticosamente. -…. ma così facendo hai rinunciato alla tua immortalità-
-Un infinita solitudine non è la mia filosofia di vita e poi, è giunta l’ora di cambiare il corso delle cose- Rispose chinandosi sullo straniero tanto da sfiorargli il viso con i suoi soffici capelli.
Lentamente lo aiutò a rialzarsi e reggendolo gli mostrò quella magica armonia che si diffondeva in tutti gli angoli della valle.
Lo straniero si toccò il petto e vide il tatuaggio raffigurante una parte del flauto avvolto da strane parole. Poi prendendola per le mani, scoprì l’altra parte del tatuaggio formatosi sul polso sinistro di lei.
-Ora come farai a suonare per i tuoi nomi?-
-Noi siamo il flauto, due parti in un’unica vita……- Disse guardandolo negli occhi mentre le sue ferite si stavano già rimarginando. - ….. sarà il canto delle nostre anime a farli danzare per noi-
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0 recensioni:
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- Grazie a tutti di cuore!
Anonimo il 03/06/2010 20:23
la tua fantasia rispecchia la tua realta di un grido al tuo essere cosi docile ma alquanto sensibile si crea per amarsi e tuo gia' lo fai ciao
- l holetto tutto d un fiato... poi l ho riletto.. bellissimo racconto incantato... complimenti davvero
Anonimo il 29/07/2009 20:10
bellissimo!!
Anonimo il 28/04/2009 15:00
Atmosfera fantastica e pacifica che infonde gioia e serenità.
Bellissimo.
- incredibilmente bello. si respira l' atmosfera di favola e sogno e nulla cresce fuori posto, mentre il surreale attinge alla realtà e la realtà al surreale, mischiandosi in un' armonia bellissima. ogni cosa sembra sia sempre esistita e il lettore sembra non abbia mai abbandonato il luogo del racconto e dimenticato la bellezza della fanciulla sulle rive del lago
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