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La mia Luna (Cap. IV Aguglia Imperiale)
Percorse il tratto di strada che separava l’Hotel Royal dalla periferia di Noli in men che non si dica, ma sapeva di essere in ritardo quando, lasciata l’auto nelle vicinanze del molo, intravide da lontano la propria imbarcazione.
Il Pursuit 2560, ormeggiato nel piccolo porticciolo turistico, era attrezzato di tutto quanto di meglio si potesse trovare in quel momento per la navigazione e la pesca d’altura. Le risorse economiche di Richard avevano loro permesso di acquistare un fuoribordo con motore Volvo 8. 1 a benzina, capace di sviluppare 425 HP, con una velocità di crociera di 32-35 nodi.
La dotazione di bordo era comprensiva di Radar, GPS e scandaglio, ma il vero fiore all’occhiello era Patrick, il capitano tuttofare che gestiva la barca con lo stesso amore con cui una mamma accudisce il proprio piccolo.
Se avesse dovuto considerare il periodo di pesca in acqua dolce sommato al periodo di pesca in mare, Thomas avrebbe potuto dire di aver pescato assieme a quel giovane ragazzo da circa 20 anni e in tutto questo tempo ciò che li aveva da sempre legati, era stata una sana e fraterna amicizia con una perfetta sintonia di idee.
Avvicinandosi alla barca Thomas cominciò con lo sguardo a cercare le due persone di cui Richard gli aveva parlato. Il suo orologio segnava le 15. 40, ma non vedeva nessuno ad attendere il suo ritardo, se non Patrick che già lo stava salutando calorosamente.
<<Ciao Capitano, ho preferito arrivare in leggero ritardo per essere certo di trovarti sveglio, mi hanno detto che dormi poco la notte per poi poltrire di giorno!>> disse Thomas alzando il braccio per ricambiare il saluto.
<<Ti ringrazio per il pensiero, ma vorrei farti notare che sono in piedi da circa dieci ore e che da un’ora continuo a cercare di chiamare un cellulare che emette sistematicamente un segnale non raggiungibile>> rispose Parick mentre stava allentando la cima di poppa.
<<Ehi Patrick!>> continuò Thomas, mentre osservava l’amico intento agli ultimi preparativi prima della partenza <<Oltre alle attività cerebrali ridotte al minimo, noto nel modo in cui maneggi quelle cime, che le funzioni vitali ed il tono muscolare del tuo fisico, sono andate in riserva, che ti succede amico? Come ti trascuro un pò, ne approfitti subito per gozzovigliare?>>.
Ormai Thomas era arrivato alla passerella e continuando a sorridere del suo compagno chiese sottovoce: <<Non si è fatto vivo ancora nessuno dei nostri ospiti?>>.
<<Scherzi?>> rispose Patrick, <<Sono in cabina, un ragazzo ed una signora. Si stanno cambiando, a meno che non stiano facendo passare il tempo in altro modo>>.
<<Che aspetto ha?>> chiese interessato Thomas.
<<È una favola! Una vera signora>> disse sottovoce Patrick, controllando con la coda dell’occhio, che nessun altro potesse sentire ciò che aveva appena confidato all’amico.
Incuriosito dalla descrizione del giovane nostromo, Thomas salì sul ponte di comando; diede un colpo d’occhio agli strumenti di controllo e si stava apprestando a dare giri al motore, quando dalla scaletta della cabina sotto coperta, fece capolino la testa imberrettata di un giovanissimo ragazzotto.
<<Buongiorno signor capitano>> esordì il ragazzo in tono semplice e cordiale.
<<Il mio nome è Ivan>> continuò il giovane, allungando una mano nella direzione di Thomas, invitandolo a stringergliela.
<<Benvenuto a bordo dell’ Esmeralda, Ivan>> rispose Thomas ricambiando il segno di cortesia con una stretta vigorosa che lasciò il giovane senza fiato.
Poi, quasi in tono confidenziale, aggiunse: <<Il mio nome è Thomas e non sono nè capitano nè marinaio; qui di comandanti non ne sono mai saliti ed i gradi li abbiamo abbandonati al tempo della leva>>.
Piacevolmente sorpreso per quella dimostrazione di cordialità il giovane sorrise, rendendosi conto di trovarsi in compagnia di persone che lo avrebbero fatto sicuramente sentire a proprio agio.
Poi voltandosi, presentò ai membri dell’equipaggio la persona che in quel momento stava salendo i gradini, lasciandosi alle spalle la cabina privata di bordo.
<<La signora che accompagno>> esordì Ivan <<è la moglie del primo ministro Bunskoski>>.
Ester uscì alla luce del sole, tenendo la testa bassa, per meglio controllare ogni suo passo. La prima impressione che Thomas ebbe di lei fu data dalla massa di capelli nero corvino, folti e lucenti, intrecciati dietro la nuca, quasi a voler contenere la cascata di riccioli ribelli.
Raggiunto il piano in parquet, la donna si guardò intorno; con un gesto della mano controllò se gli occhiali da sole fossero ben sistemati sulla sua testa, poi alzando il viso si rese visibile in tutta la sua bellezza.
La leggerissima polo color rosa lasciava intravedere un ridottissimo bikini, mettendo in mostra un ventre piatto e liscio, spalle sode leggermente abbronzate, seni piccoli e una vita perfetta. Le gambe avevano una bella linea e i piedi graziosi erano infilati in un paio di sandali aperti, le unghie smaltate di rosso chiaro si intonavano a quelle delle mani piccole e ben fatte.
Un leggero trucco applicato con rara abilità, donava alla sua pelle un soffice splendore perlato e il colorito le si accendeva con discrezione anche su guance e labbra.
Gli occhi, straordinariamente grandi e neri, venivano messi ancor più in risalto dalle palpebre che con un tocco di colore e di matita conferiva loro un’esotica linea orientale.
<<Svegliati Thomas! Assicurati che non sia un sogno!>> qualcosa dentro gli gridò questo avvertimento e per poco non si schiaffeggiò per valutare la vera realtà della cosa.
Conosceva bene quel tipo di donna, ce n’erano state altre come lei e ne portava ancora le cicatrici, nel fisico e nell’anima.
Vincendo l’attimo di imbarazzo dovuto all’impatto emotivo che quella donna gli causò, Thomas abbandonò per un attimo il posto di comando e mosse un passo nella sua direzione, socchiudendo gli occhi e sforzandosi di tirar fuori il suo miglior sorriso.
<<Salve>> disse, <<il mio nome è Thomas Harvey, capitano, nostromo e marinaio di questa nave ed il mio aiutante in seconda...>> continuò in tono scanzonato, indicando il suo amico di avventure <<... si chiama Patrick, ma ama essere chiamato Ser Pat >>.
Agli occhi dell’amico il copione fu recitato esattamente come tutte le precednti volte, ormai erano anni che sentiva ripetere quelle parole ed il modo burlesco di Thomas lo riportava agli anni in cui suo padre lo accompagnava al circo, non tanto per vedere gli animali feroci, ma per divertirsi a crepapelle ridendo delle battute dei pagliacci.
La donna rivolse la sua attenzione a Thomas, squadrandolo dalla testa ai piedi poi, dopo essersi concessa un impercettibile sorriso di approvazione, disse con voce velata ed attentamente studiata:
<<Buongiorno Thomas, il mio nome è Ester>> ed allontanandosi verso la prua, si sdraiò supina a ricevere i raggi del sole, che sembravano sorti solo per riscaldare quella pelle liscia e levigata.
<<PARTENZA!!!>> fu il grido di Patrick che distolse il suo compagno rapito da quella visione, riportandolo ad assumere una più normale espressione e non quella da pesce lesso che gli si leggeva addosso.
Come ogni volta, bastò dirigere la barca verso il largo per sentirsi pervadere da eccitazioni sempre nuove, ma quel giorno un motivo in più andava a riempire l’immaginazione di Thomas e non si trattava di un sogno, quella motivazione era sdraiata proprio davanti ai suoi occhi.
In certi casi, il desiderio di avventura impone il silenzio, la concentrazione, consiglia la pazienza, conforta l’attesa. Non quel giorno.
Thomas si impose di voler divertire i suoi ospiti, divertendosi in prima persona. La pesca alla traina è il modo più semplice e sicuro per far conoscere la pesca d’altura ai principianti in materia, ed il Pursuit era stato acquistato principalmente per questo.
Il fuoribordo si allontanò qualche miglio dalla costa; prima di ridurre sensibilmente la velocità di crociera, Patrick aveva provveduto a sistemare le sei canne da traina, armandole con esche finte a forma di ottopodi dai colori sgargianti, secondo una disposizione ed una lontananza dalla barca che la sua esperienza gli suggeriva: quattro canne pescavano in scia, mentre altre due, le più esterne, fuori scia.
A circa cinque miglia dalla costa si attendevano le prime abboccate; il mare era calmo, con un residuo di onda lunga che faceva oscillare, in lontananza, le barche di altri appassionati dilettanti a pesca del grosso tonno rosso.
Era un percorso che conoscevano bene e con quella manovra Thomas voleva incrociare il loro transito o pascolo. Sapeva che fino a che non si sarebbe sentito il cicalino del mulinello cantare, la giornata non sarebbe entrata nel suo momento migliore.
Intanto, mentre le lenze erano in mare, l’andatura dava la possibilità a tutti i componenti dell’equipaggio di vedere molte creature marine, i gabbiani, i delfini e perfino delle tartarughe di mare.
Questo è uno degli spettacoli più insoliti e singolari a cui si può assistere, poter godere della vista di un gabbiano che sembra galleggiare nell’acqua appoggiato ad un pezzo di legno, per poi invece scoprire che è posato sul dorso di una tartaruga, che improvvisamente si immerge dando di nuovo volo alle ali dell’uccello che, richiamato dalla nostra presenza, ci viene incontro quasi volesse salutarci.
Tutto in quella giornata contribuiva ad esaltare il clima di avventura, compresa l’emozione straripante che da subito si impadronì di Ivan e che poi finì per contagiare tutti, in quell’atteggiamento sereno di chi vuol lasciarsi prendere totalmente da una nuova esperienza. La regola era godere appieno della meravigliosa giornata che il mare ci offriva, passata tra amici privi di remore ed obblighi e senza dover dimostrare nulla a nessuno, se non la voglia di divertirsi insieme.
Per coinvolgere tutti i membri dell’equipaggio Thomas impartì degli incarichi anche ai nuovi arrivati e con voce autorevole, quasi militare disse:
<<È bene che ognuno di noi abbia un proprio compito da svolgere, per aiutarci a vicenda nel raggiungimento del nostro scopo>>.
Poi, accertatosi che tutti lo stavano ascoltando continuò <<Patrick! Prendi posto nel pozzetto, sarai l’addetto al controllo scandaglio, recupero lenze e raffio>>. Il ragazzo rispose con un cenno affermativo del capo ed andò a posizionarsi al posto indicato.
<<Ivan!>> continuò Thomas, guardando il giovane ragazzo che si faceva attento alle sue istruzioni, <<Tu prenderai posto sulla sedia da combattimento, assicurati bene la cintura in vita e preparati a ricevere i primi strattoni dal nemico>>. A quelle parole Ivan non fece aggiungere altri secondi, che già si era impadronito della pancierina e imbracatura per il combattimento in stand-up.
Infine rivoltosi alla giovane donna disse <<Ester! Tu andrai a prendere posto vicino ad Ivan, il tuo compito sarà quello di dare una mano al giovane guerriero nel momento in cui le forze gli verranno a mancare ed in caso di buon evento al recupero della preda.
Anche la ragazza, felice di poter partecipare in prima persona a quell’esperienza, si affiancò al suo giovane amico ed attese di ricevere nuove raccomandazioni, manifestando una evidente eccitazione che fece risplendere ancor di più il suo viso agli occhi di Thomas.
Mentre tutti erano in attesa che qualcosa di nuovo accadesse Thomas virò leggermente, per cercare di attraversare diagonalmente la zona dove i tonnaroli pasturavano con notevoli quantità di sarda, per richiamare il tonno rosso dalle profondità del mare.
Continuò a deviare con cautela, seguendo la rotta ideale, facendo attenzione a non interferire con l’azione di pesca di altre barche mentre, pronto nella sua postazione, Patrick si accese un mezzo toscanello, riservato ai momenti di intensa attesa.
Thomas sapeva che ormai era questione di attimi e che a breve tutto sarebbe cominciato con il massimo della frenesia.
La presenza di pesce veniva segnalata in primis dal numero sempre crescente di gabbiani e dal loro continuo volo basso e confermata dall’ecoscandaglio, che indicava la profondità in cui si trovavano i branchi di pesci.
La barca si era stabilizzata sui 6 nodi, quando come una fucilata secca, acutissima ed impressionante come sempre, partì una canna!
Mezzo secondo e Thomas era già nel pozzetto, ed afferrata con entrambe le mani la canna da 12 libbre, si diresse verso la postazione di Ivan e tra grida d’ordini e d’eccitazione, passò il testimone al giovane che afferrato il manico cominciò il suo duello individuale.
Fu un attimo, davvero pochi secondi e quel pesce ancora sconosciuto cercò di aver ragione della leggera frizione del mulinello, sfilando drammaticamente il filo fino al fondo della bobina.
La lotta serrata ebbe inizio, fatta di fughe, recuperi, inabissamenti, larghe spirali intorno alla barca, che vide protagonista tutte le energie sprigionate dalle braccia e dalla schiena del giovane ragazzo.
Passarono interminabili minuti senza che Ivan potesse conoscere più tregua, il sudore inzuppava la sua maglietta, rendendo la presa sulla canna sempre più difficile, sempre più scivolosa.
I continui sforzi, a cui il pesce sottoponeva il giovane al suo duello, lo portavano a convulsioni tremende pur di non mollare quella presa che avrebbe per lui significato sconfitta.
Ivan era ormai stremato e Thomas avvedendosi della mancanza di forze del giovane si rivolse alla donna, che continuando ad incitare a gran voce l’amico, sembrava non aspettasse altro.
<<Forza Ester, ora è il tuo turno, dimostra a tutti di che pasta sono i tuoi muscoli e se sono tosti come le tue corde vocali, tra cinque minuti avremo a bordo quel piccolo mostro>>.
La ragazza si avvicinò alla postazione occupata da Ivan e con l’aiuto di Thomas andò a sovrapporre le proprie mani a quelle esauste del giovane, dando nuovo vigore e forza all’azione.
Non c’era tempo per nessuna riflessione, il pesce era ripartito portandosi via quasi tutto il filo che i due giovani avevano così tanto faticosamente recuperato ed Ivan proruppe con tutte le sue ultime forze, gridando a squarciagola <<Non ce la faccio più! Qualcuno mi venga a dare una mano!>>.
Thomas che di proposito era rimasto in disparte, ma molto vicino all’azione dei due giovani, arrivò in soccorso affiancando il ragazzo ed allentandolo della presa.
Preso il posto di Ivan, cominciò con fare esperto al recupero del filo, facendo capire al pesce che lì sopra qualcosa era cambiato.
Poi si concentrò sulla giovane donna, che vedeva sempre più impegnata in quella lotta, ma estremamente scoordinata nei suoi movimenti.
<<Ester! Vieni, siediti sulla poltrona>> e mentre la donna non se lo faceva ripetere due volte, Patrick la assicurò con l’imbracatura di sicurezza.
Ora Thomas ed Ester erano gomito a gomito, sommando le proprie forze contro le acrobazie di quel pesce che ancora non aveva svelato la propria identità.
Erano ormai passati 40 minuti da quando quel misterioso pesce continuava le sue evoluzioni nell’intento di sfinire i suoi predatori, quando si riprodusse in uno spettacolare salto fuori dall’acqua e tutti ebbero finalmente modo di vederlo.
Era bellissimo, una meravigliosa Aguglia Imperiale! Mai vista un’aguglia di quelle dimensioni!
Ester non riusciva a trattenere tutta la propria eccitazione e gli sforzi nel cercare di recuperare la lenza facevano sì che Thomas dovesse sforzarsi dal non ridere per le buffe espressioni che vedeva nascere su quel viso.
L’incitamento di tutti non veniva mai a mancare; anche Ivan che si stava infilando dei guanti in maglia d’acciaio per il recupero dell’animale, non aveva smesso di urlare ad ogni progresso che i due del pozzetto andavano ad ottenere.
Ester era sfinita, ma la volontà nel portare a termine quell’avventura traspariva in ogni suo atteggiamento, tanto che ormai la sua spalla si era incollata a quella di Thomas per riuscire a seguire meglio i movimenti corretti dell’uomo.
Trascorsi ancora dieci minuti, in cui lo stesso Thomas iniziava a preoccuparsi per l’esito finale dello scontro, intravidero il bellissimo pesce che saliva in superficie nei suoi classici cerchi che tanto rassicurarono i componenti della barca, a tal punto da esplodere in una cacofonia di grida entusiasta.
Prima che l’Aguglia si potesse riprendere, Patrick con acume e sangue freddo, liberata la canna dalla stretta delle mani di Ester, si sporse andando incontro al pesce con la raffia ed implacabilmente lo afferrò al primo colpo.
Ci volle un po’ più di fatica invece per fargli passare la falchetta e questo ci preannunciò che il pesce non era di certo sotto misura.
Gridammo tutti dalla felicità! Grandi pacche sulle spalle e strette di mano. L’entusiasmo a bordo era al limite dell’euforia, tanto che Ester non si rese conto da subito che le sue mani cominciassero a sanguinare.
Fu Thomas che se ne avvide e presa la cassetta per le medicazioni, si avvicinò alla donna con fare preoccupato dicendole: <<Sei stata grandiosa, ma ora occorre mettere rimedio a queste ferite>>, così facendo gli si inginocchiò davanti e prendendogli le braccia in grembo andò a disinfettare e poi fasciare le piccole mani.
La ragazza lo guardò colma di gratitudine per quel gesto tanto premuroso e con quel filo di voce che ancora le era rimasta gli disse <<Non pensavo che potesse essere così bello, me ne ricorderò a lungo... grazie Thomas>>.
Sorpreso dal modo in cui la giovane donna si era sensibilmente lasciata andare, Thomas provò un senso di tenerezza nei suoi confronti e non mancò di osservare che vista da vicino, i suoi occhi erano ciò che di più bello avesse mai potuto vedere, occhi che sapeva non avrebbe dimenticato facilmente.
Nel frattempo, seduti in silenzio, per recuperare il fiato stroncato dall’emozione e dalla fatica, Patrick ed Ivan erano riusciti nell’intento di tirare a bordo lo splendido pesce.
Tutti si avvicinarono all’inaspettata e strepitosa preda e ripreso fiato, manifestarono all’Aguglia tutto il loro entusiasmo con ripetute carezze e continue grida di gioia.
Neanche a dirlo l’Aguglia Imperiale polarizzò l’attenzione, benevolmente invidiosa, degli altri appassionati pescatori locali e suscitò la meraviglia di chiunque la vedesse.
Al molo, la notizia di una preda tanto importante ci aveva preceduti; ci stavano aspettando per immortalare il pesce con fotografie ricordo.
Su una di queste Ester era affiancata all’Aguglia, tenuta in verticale da Thomas e Ivan, a dimostrazione che la lunghezza del pesce raggiungeva la statura della donna.
Arrivato il momento di congedarsi, Patrick risalì sulla barca per tutte quelle operazioni che ora lo attendevano, mentre Thomas si apprestò a salutare la coppia di giovani, che per quella giornata gli avevano fatto vera compagnia.
<<Mi auguro vi siate divertiti tanto quanto mi sono divertito io>> disse all’indirizzo di entrambi.
<<Moltissimo!>> rispose Ester, <<spero proprio ci sia la possibilità di rivederci nuovamente>> aggiunse incrociando lo sguardo dell’uomo in maniera accattivante.
<<Chiedete di me al Royal Hotel e saprò raggiungervi >> rispose Thomas, facendole capire molto di più.
Poi salutando con un sorriso carico di significato abbandonò definitivamente i propri pensieri, andando a dare una mano a Patrick.
Ester rimase in piedi, ferma sul molo, a seguire i movimenti e le manovre dei due uomini intenti a portare un po' di ordine sulla barca.
Aveva recuperato i suoi vestiti e la gonna che indossava veniva spazzata e gonfiata dal leggero vento che soffiava dal mare. Thomas vedendo l’esile figura guardare nella sua direzione, la salutò con la mano. Ester ricambiò il saluto con il suo miglior sorriso, dopo di che prese ad allontanarsi in direzione del paese, come se quell’ultimo gesto le fosse indispensabile per poter considerare conclusa quella giornata carica di emozioni.
Erano quasi le sette quando Thomas riaccese il cellulare tenuto appositamente spento e si accorse di aver ricevuto una chiamata da Richard.
Digitò sul tasto richiama ed attese la voce dell’amico.
<<Pronto? Qui è il marinaio scelto di ritorno dalla caccia che ti parla... Richard ci sei?>> disse Thomas manifestandogli tutto il proprio buon umore.
<<Ti sento Thomas>> rispose la voce dall’altra parte del ricevitore. <<Ho già saputo della vostra pesca miracolosa e sono pronto a darti una nuova bella notizia>>.
<<Non mi dire che hai fatto arrivare fin qui una delle tue maledettissime telecamere per spiare i miei trucchi vero?>> ribatté Thomas prima di chiedere a che cosa alludesse il proprio socio.
<<Dimmi tutto Richard e se si tratta di una notizia migliore di quella che mi ha suggerito la signora Bunskoski, vengo di corsa ad offrirti da bere, saldando anche tutti i miei arretrati alcolici >>.
<<Non saprei, mi manca di sapere cosa ti può aver detto di tanto allettante la bella signora>> continuò Richard rimanendo al gioco.
<<Però potrei anche rischiare di vedermi saldati i tuoi debiti caro Thomas, perché il motivo della mia telefonata era quello di avvisarti che è arrivata giusto una mezz’ora fa una persona... una giovane donna... ed ha chiesto subito di te>>.
Incuriosito ed ancor di più ignaro dal poter immaginare chi diavolo potesse essere, Thomas chiese <<Ha lasciato il nome?>>.
<<Certo>> rispose Richard, << ha detto di chiamarsi Aliash Der Sirio ed ha confermato una camera singola per la notte>>.
La terra tremò sotto i piedi di Thomas, quel nome in un attimo confuse tutti i suoi pensieri.
Non riusciva più a sentire la voce del suo amico che continuava a parlargli, era completamente frastornato, con il cervello in panne.
Come era possibile. Si riprese un attimo e portato il cellulare all’orecchio, ritrovò di nuovo la voce di Rchard intenta a finire una frase che non comprese.
Rientrato in sè disse <<Richard! Se è vero quanto mi stai dicendo, preparati ad affogare nella birra. Informati sul numero della stanza, sto già arrivando>>.
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- Un bellissimo racconto... quasi me lo stavo lasciando sfuggire...
sei davvero brava a regalare emozioni... complimenti vivissimi... un abbraccio
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