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Un giorno a Tokyo
11 dicembre 2008
Destinatario: a chi lo legge
Titolo: “Un giorno in Giappone
Caro/a Destinatario,
Carissimo/a,
l’altra sera, mentre guardavo in TV un documentario sul Giappone, mi sono ricordato di un divertente episodio di qualche anno fa, che voglio raccontare.
Mi trovavo con un collega a Tokyo per affari e per partecipare ad una fiera settoriale, dormivamo in uno dei soliti costosissimi mini alberghi in centro città, vicino alla Stazione Centrale, da cui ogni mattina partivamo per recarci alla Fiera che si trovava ad una ventina di minuti di treno locale. Ogni nuovo viaggio in Giappone era per me una nuova scoperta, non sempre positiva; la mia camera d’albergo era stretta, rettangolare, ed il letto occupava il lato corto del rettangolo opposto alla porta d’ingresso. Il fatto è che il letto era lungo 170 cm. e, disgraziatamente, io sono alto 178 cm.
La stanza da bagno era un monoblocco in plastica contenente tutti i servizi, all’interno c’era un cartello bilingue che sollecitava a chiudere la porta del bagno durante le funzioni, pensavo che con quella chiusura s’impedisse la diffusione degli effluvi, sbagliavo. Un giorno lasciai inavvertitamente la porta aperta e, mentre facevo una bella doccia calda, era Febbraio, improvvisamente udii la sirena d’allarme antincendio suonare: era la capsula d’attivazione del sistema Sprinkler che si era attivata con l’alto calore del vapore. Vi risparmio le scene che seguirono...
Il collega era una persona simpaticissima con cui avevo un ottimo “feeling”, utile anche alla conclusione degli affari. Ogni giorno, durante il viaggio, si chiacchierava sulla precisione dei giapponesi, i tedeschi dell’Asia, e sulla diversità con noi italiani. L’imperturbabilità soprattutto mi rendeva nervoso; tra noi si diceva che sarebbe stato bello poter dare una scossa a questo loro essere. L’amico, che mi conosceva bene, mi diceva che sicuramente, prima di partire, avrei avuto l’idea vincente.
L’idea mi venne una notte... al mattino chiesi all’amico di far finta di non conoscermi, ma di starmi vicino per ascoltare cosa avrei detto.
Arrivammo alla stazione, che si sviluppa su diversi piani e sembra un alveare, convergono i treni a lungo percorso, i treni locali e le metropolitane; ci fermammo come due ebeti a bocca aperta nell’atrio principale a guardarci intorno. Fummo subito avvistati da un capostazione, piccolo, grosso, col cappello rosso ed un’aria di sufficienza.
Tutta la conversazione si svolse in inglese, la riporto fedelmente tradotta in italiano.
Capo: buongiorno signore, posso aiutarla?
io: si, certo, grazie, dovrei andare alla fiera, ma c’è tutto scritto in giapponese e purtroppo nel mio Paese la vostra lingua non si studia.
Capo: eheheh (inchino) non c’è problema, tutto il personale in stazione parla inglese e, per venire incontro alle esigenze dei graditi ospiti, abbiamo fatto in modo che dicendo solo la destinazione tutto si svolga automaticamente.
io: davvero? Innanzi tutto complimenti per la sua magnifica pronunzia, ma a chi devo rivolgermi e come funziona il sistema?
capo: (inchino) lo spiego subito. Vede laggiù quella finestrella nel muro? Quella è la biglietteria e l’impiegato parla inglese perfettamente. Lei va là e dice dove deve andare.
io: grazie, allora gli dico che devo andare alla fiera, e poi?
capo: dopo aver pagato, può pagare in yen o dollari, l’addetto le consegnerà il biglietto. Ora faccia attenzione, questo è il nodo del sistema. Vede quelle righe multicolori che iniziano sopra la finestrella e si ramificano tutte in giro?
io: una bella decorazione! Originale ma allegra!
capo: (inchino) eheheh! Non è una decorazione! Il biglietto che riceverà, avrà un colore. Lei dovrà seguire la riga dello stesso colore che parte dalla finestrella. Per esempio se il suo biglietto sarà giallo, lei seguirà la striscia gialla, salirà le scale che la portano in banchina, che sarà di colore giallo, poi arriverà il suo treno, che è di colore giallo. Mi sono spiegato bene?
io (mentre il capo parlava, assentivo con la testa e assumevo un’aria meravigliata) certo, grazie, è stato chiarissimo, siete veramente un grande popolo, chi avrebbe mai pensato ad una soluzione così semplice e razionale?
capo: eheheh! (inchino) grazie, ma non ho ancora finito.
io: no? Cosa può esserci ancora?
capo: sul suo biglietto ci sono scritti due numeri, uno in alto ed uno in basso. Il numero in alto è formato da tre cifre, lei deve guardare sul bordo del marciapiede e si deve fermare all’altezza del numero scritto per terra e corrispondente a quello scritto sul biglietto, in alto.
io: cos’è questo numero?
capo: è il numero del vagone su cui lei dovrà salire, la porta del vagone sarà proprio di fronte al numero scritto per terra.
io: stupefacente! E l’altro numero?
capo: l’altro numero è quello della sua poltrona, una volta salito sul vagone deve cercare la poltrona con il secondo numero, quello è il suo posto.
io: fantastico! Chi l’avrebbe mai pensato? Grazie ancora, lei è molto gentile e competente. (inchino)
capo: (inchino) Grazie, dovere. C’è ancora una cosa, sul treno uno schermo le indicherà il percorso del mezzo e l’altoparlante darà le indicazioni in giapponese ed inglese.
io: sono veramente stupefatto di questa organizzazione perfetta che noi ci sogniamo, non so come ringraziarla per la sua cortesia e pazienza, lei rende onore al suo Paese! (inchino profondo)
capo:(doppio inchino) a sua disposizione, siamo onorati di essere utili ai graditi ospiti. (altro inchino) Buon viaggio.
A questo punto il capostazione si è gonfiato come un tacchino, dopo un ulteriore inchino si gira ed inizia ad allontanarsi, tronfio. È giunto il momento di fare scattare la trappola per tacchini, studiata durante la notte. L’amico si trova sempre ad un paio di metri di distanza facendo finta di non conoscermi. Richiamo il capostazione ad alta voce.
-io: scusi signore, scusi ancora un attimo, c’è un piccolo problema.
-capo: eccomi, non sono stato chiaro? Devo ripetere?
-io: no, no, assolutamente, più chiaro di così!
-capo:allora quale è il problema?
io: il fatto è che... io... purtroppo... sono... daltonico; non distinguo i colori!
Ricordo alla perfezione l’espressione del tapino alla mia affermazione, sembrava che avesse ricevuto un calcio nelle parti molli, si è sgonfiato come un’otre bucata, ha iniziato a balbettare, poi si è messo a parlare mezzo giapponese e mezzo inglese, era agitato.
Gli stavo di fronte a testa bassa, anche perché ero di circa 25 cm. più alto, con aria compunta, quasi in attesa di giudizio.
Mi prese per un braccio, mi accompagnò alla biglietteria, fatto il biglietto mi riprese per il braccio e mi guidò al marciapiede facendomi fermare all’altezza del vagone. Poi, con un secco inchino, si allontano...
Il mio amico si avvicinò con l’espressione seria, quando scoppiò a ridere, la risata durò mezz’ora e si concluse con la frase “sei un gran bastardo”!
Spero che ti sia piaciuto.
Cordiali saluti,
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0 recensioni:
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- Molto carina. Non capisco perchè non ti abbiano premiato con buoni voti. Ci penso io ad alzare la media. Però non chiedermi di venire in Giappone...
- Brillante e divertente...
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