racconti » Racconti brevi » Non, rien de rien...
Non, rien de rien...
Impossibile descrivere il trambusto che regna in serate come questa, non è disordine, è molto di più, un insieme di attività, di persone, di voci che ti assorbono; inutile fare resistenza, l’unica difesa è seguire l’onda, nella speranza di individuare una via di fuga.
Il festival buskers oggi é diventato un evento mondano, richiama decine di migliaia di persone, le vie della città ospitano mercatini, bazar improvvisati, oggetti di tutti i tipi, le essenze esotiche si confondono con l’odore di cipolla degli ambulanti. Ragazzini calciano lattine di Coca Cola, indifferenti agli sguardi seccati. Due ragazzi si baciano disinteressandosi completamente del contesto, un abbraccio che sembra escluderli dal mondo.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Mentre ripensi ai versi di Jacques Prevert, ti ritrovi ad ascoltare Julian Layn, pianista magico, un intreccio emozionante di musica classica, jazz e rock, le sue note accentuano le contraddizioni di quel miscuglio di umori.
Una volta non era così, gli artisti erano quasi tutti sconosciuti, le magie degli spettacoli di strada una novità. Alcuni gruppi sceglievano postazioni più defilate e offrivano siparietti simpatici ai numerosi spettatori, li coinvolgevano nello spettacolo, li avvolgevano, li trasformavano in protagonisti di un film senza copione.
Pensavo a questo seguendo mia moglie che non smetteva di rimproverarmi per averla coinvolta. Passi veloci di chi ha poco da guardare e ancor meno da dirsi. Lunghi silenzi, interrotti da qualche commento: “Ti ricordi quell’anno che Lucio Dalla ci chiese di non rivelare che l’avevamo riconosciuto? ” .
Un sorriso appena accennato mi rivelava la fine delle ostilità che coincidevano con l’allontanarsi da quel caos.
In un angolo, nella penombra, un uomo anziano, molto anziano, ben vestito, anche se gli abiti ricordavano la domenica ferrarese negli anni quaranta (non c'ero, ma la mia collezione di fotografie mi ….), suonava un vecchio grammofono a manovella, appoggiato sulla sua bicicletta.
Non, rien de rien,
Non, je ne regrette rien.
La voce di Edith Piaf sembrava graffiare l’aria.
Non chiedeva la carità, conversava con i pochi passanti che gli dedicavano un po' di attenzione, mi sono fermato, mi ha guardato come se mi conoscesse e avvicinandomi (mia moglie era rimasta in disparte ritrovando un’espressione di rimprovero), mi ha chiesto con garbo se potevo offrirgli un contributo, l'ha chiamato proprio così, mi ha raccontato di non cavarsela poi così male, ma amava dipingere, scrivere, modellare qualche piccola scultura, "Vizi che costano cari", concluse aggiungendo che gli sarebbe piaciuto regalarmi qualcosa. Allungandogli qualche banconota, non ho controllato l'impulso di chiedergli perchè proprio io, perchè in mezzo a tante persone avesse scelto me e lui con un sorriso passando dal lei al tu: "Mi hai guardato con rispetto".
Scrissi queste poche righe la sera stessa, avrei voluto farne un racconto, ma come spesso succede non trovi il tempo, le settimane passano e non ci pensi più, poi mentre sorseggi un caffè, l’occhio cade su un trafiletto del giornale locale: MUORE VICINO ALLA SUA BICICLETTA MENTRE CHIEDE LA CARITA’. Da domani l’angolo di Via Ragno sarà più vuoto …
No, non chiedeva la carità, ma un contributo, forse chi ha scritto il trafiletto non era mai stato fermato da quel vecchio, non aveva incrociato quello sguardo, altrimenti avrebbe titolato: È MORTO UN ARTISTA.
Chissà dove saranno i suoi lavori, forse qualcuno li scoprirà e avranno un valore o più probabilmente andranno persi, peccato mi sarebbe piaciuto conservare un ricordo di quell’incontro, vorrà dire che ne conserverò il sorriso.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Il racconto è compiuto, non c'è altro da aggiungere: descrizione e narrazione rappresentano al meglio un breve intenso vissuto per altri (ahimè distratti) insignificante. Chi "sente" il mondo così non ha bisogno di troppe parole: bastano pochi profondi pensieri!
Anonimo il 21/08/2009 13:17
Devi farne un racconto senza dirlo e parlando anche della collezione id fotografie degli anni '40.
- osservazioni della realtà da parte di una persono molto sensibile.
Anonimo il 03/04/2009 12:05
Veramente bellissimo, complimenti sinceri. Commovente, affascinante, si legge davvero con immenso piacere
- Una lettura bellissima, scorrevole, che incanta e fa riflettere sui veri valori della vita. Chissà nel mondo quanti artisti incompresi continuano a chiedere un"contributo", passando inosservati agli occhi della moltitudine!
Un caro saluto
Ignazio
- Anche se al liceo ero votato sempre 8, quando leggo te e qualche altro (non dico il nome...), oggi credo di valere 3 e... vi invidio.
Anonimo il 23/01/2009 14:41
Uno spaccato di vita che fa riflettere, come sempre descritta in maniera esemplare.
Hai notato come io e te siamo agli antipodi? Tu approfondisci i tormenti, le ansie, le delusioni della vita io cerco sempre il lato comico quasi grottesco.
È l'affermazione della libera espressione, potere esprimere ciò che si sente, un bene prezioso che non sappiamo apprezzare ma che dovrebbe farci riflettere.
- Molto ben scritto, come sempre. La storia è vera? Non lo so, non importa, è comunque una storia che valeva la pena di essere scritta.
Saluti
Anonimo il 11/01/2009 07:25
Magnifico, mi ha commossa e ti dirò di più, tu forse hai conservato di lui la cosa più preziosa e gli hai donato un gioiello raro.
Un abbraccio Lisa
- Rileggendolo meglio... mi colpisce molto questo sovrapporsi di luoghi, Ferrara-Parigi, che diventa la rappresentazione di un unico luogo interiore. Il proprio ambiente che diventa il mondo, quello che si sogna e anche quello che si vive normalmente con tutte le sue miserie, la gente distratta, i poveri che muoiono, la bellezza dell'arte e della poesia bistrattata e confinata in un angolo...
Anonimo il 02/01/2009 20:42
Le anime artistiche si riconoscono vicendevolmente attraverso segnali che solo loro sanno decifrare in modo istintivo e naturale.
Bellissimo racconto. Commovente. Mi è piaciuto molto.
Giovanna
- Che meraviglia... Ivan. Le tue descizioni e sensazioni risuonano dentro come la musica di quel grammofono. Quando muore un'artista di strada la città rimane più povera ma quando leggo i tuoi racconti io mi sento più ricca. Un abbraccio
Anonimo il 27/12/2008 19:32
Uno splendida... "storia di Natale". Tutto il racconto, l'insegnamento, l'emozione, nella stupenda risposta del vecchio artista che rende un grande merito anche all'autore. Il brano avrebbea potuto concludersi anche su quella frase.
La tragica conclusione m'ha invece ricordato che, una decina di anni fa, incontravo ogni tanto un uomo alto, vestito di nero, con il cilindro credo, e una lunga barba bianca che suonava il grammofono (forse su un triciclo) all'ingresso del parco pubblico di Lugano. Lui e il suo grammofono erano tutto un sorriso di note e di occhi azzurri... indimenticabile, per me. Grazie Ivan
- Un flash di sensazioni, pensieri, rimpianti(altro che je ne regrette rien...), di grande effetto. Forse è vero che non è proprio un racconto, direi che è quasi una poesia...
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0