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Poker
Non è importante essere felici,
non ce lo ha mai promesso nessuno,
fondamentalmente
chi vuole essere felice nella sua vita
è una persona egoista e povera.
(Carlo Mazzoni)
Milanese. E scrittore. Un'abbinata che fa a pugni con la mia psichedelica personalità.
Egoista, egocentrico, presuntuoso. Tris.
Arrogante, permaloso, sfacciato, diretto. Full.
Giocare una partita, senza esclusione di colpi con mister Milano bene.
- Tira fuori le tue carte migliori, Candy Candy -.
Lascio cadere, scocciata, la provocazione. Quanto adoro il fatto che lui goda, sottilmente, a vedermi contrariata, a lasciarmi semplicemente senza una risposta pronta di botto. Perché l'ultima battuta, il colpo assestato ad hoc, lo deve avere lui.
Per stavolta, mi lascio avvolgere dall'aroma di un tè al miele e vaniglia, e non penso troppo a quel Candy Candy che mi ha appioppato addosso. Dispregiativamente parlando, chiaro. Lui sorride, sorride pacifico, nel suo essere mille e ancora mille più volte bastardo. Bastardo senza via di scampo, ma un bastardo che a questa finta, o presunta Candy, piace. Piace guardarlo mentre poggia le labbra sulla tazza nera fumante, piace scrutarlo dalla piega assurda dei capelli che non stanno fermi, ma che non sono biondi, piace rimanerci senza parole, senza silenzi, solo sospiri.
- Io non so giocare a carte -.
Butto lì schifata la mia perla di saggezza. Quando mai, a questo mondo, non si sanno tenere in mano due benedette carte da gioco. Candy ha le unghie lunghe, brillantate all'estremo, ha paura si striscino, anche poco. Ha paura a tenere in mano queste terribili carte. Ha paura di non sapersi ben giocare il tris e il full che inchioderebbero, senza diritto di replica, mister Milano bene.
- Sai fare tantissime cose. Le vuoi fare -.
A che gioco stiamo giocando? È una partita a carte questa, oppure ci stiamo giocando qualcosa di molto, molto più prezioso? Finta Candy si arriccia un capello stirato male, vera Candy fulmina con lo sguardo l'avversario. O il contrario.
-Voglio fare solo una cosa con te -.
Mister Milano bene non sa se essere spiazzato, se agitarsi, se gettare il suo poker sicuro, o aspettare la prossima mossa. In fondo, è tutta sua la vittoria. Tutta sua, da spartire equamente con la gran dose di bastardaggine che si porta appresso, il sorriso spontaneo e surreale allo stesso tempo che non si scolla di dosso, la sciarpa di lana appoggiata con estrema cura sulla poltrona che lo accoglie, guarda un po' il caso, a braccia aperte.
- Facciamola -.
Candy Candy si riprende in mano la gioia di essere potenzialmente la vincitrice. Ce l'ha in pugno, ha la forza, e anche le capacità, di farlo suo. Poco le importano quel full e quel tris, poco le importa se lo trova egoista, egocentrico, presuntuoso, arrogante, permaloso, sfacciato, diretto. Tutta facciata. Tutto un modo unico, e alquanto rudimentale, di nascondere che quel “facciamola” racchiude ogni più rosea prospettiva. E non ha la minima intenzione di farsela scappare.
- Voglio essere perfetta. Come te -.
Strategia. Dargli zuccherini per farlo capitolare, o per tenerlo buono, docile, perché non torni indietro sulle sue parole, e quel “facciamola” diventi uno “scusa, mi sono sbagliato”. È ora di calare la mano. Di creare, all'occorrenza, un poker d'assi degno del miglior giocatore del mondo.
Bellissimo. Intoccabile. Dolorosamente bastardo. Perfetto.
Lui lascia cadere, con una grazia che oserei quasi definire innaturale, ogni carta. Asso di fiori. Asso di picche. Due assi neri. Asso di quadri. E il mio cuore ha un sussulto, lieve, lievissimo. Impercettibile, ma che lui intuisce, e fa gelosamente suo. Asso di cuori. Lucente, smagliante. Poker. Suo.
Io lentamente mi sciolgo, e sfodero tris di donne, sensualissime, due nere, una rossa. Pochezza, nei confronti della sua straordinaria e spettacolare acrobazia che mi abbaglia gli occhi.
Ma non me ne importa nulla. La quarta donna sono io. Regina, maestra, amante di cuori.
Candy Candy che adesso è perfettamente pronta. A cosa, non si sa.
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