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Valtorto!
Valtorto è un ometto di 80 anni canuto e rugoso, all’’apparenza “non gli davo una lira”, ma conoscendolo ho capito che è proprio vero che l’apparenza inganna.
Mi ritrovavo spesso il pomeriggio in un bar della zona per leggere il giornale di annunci di lavoro, visto che per l’ennesima volta ero stato licenziato, e a parte il barista scontroso come sempre per aver perso un decino con me a scopa, nel locale c’era solo Valtorto.
Tutto quel leggere mi seccava la gola e avevo voglia di una birra e considerando che avevo vinto a carte mi sembrava giusto offrire da bere anche a chi era presente nel bar, perciò chiesi a Valtorto se gradiva un bicchiere di qualcosa :
“ehi ti va un bicchiere per scaldarti la pelle? ”
“ppprendo uun rrrabbbarbarbaro kkaldo!!! ”
Si mi ero dimenticato di dire che era anche balbuzziente.
Ora il ghiaccio era rotto anzi direi sgretolato perchè inizio a tempestarmi di domande, le solite domande che si fanno nei bar nei pomeriggi uggiosi invernali.
Dopo aver risposto ad ogni sua interrogazione passai al contrattacco e gli chiesi vista l’età, se aveva combattuto la guerra e se aveva voglia di raccontarmi qualcosa al riguardo.
Calò su di noi un atmosfera d’altri tempi perchè la sua espressione si fece fiera e le sue parole chiare all’improvviso.
Iniziò a parlarmi della campagna in Grecia del 1943 sulle Colline del Sole che distano 150 km da Atene e della sedicesima fanteria di cui faceva parte.
In quel tempo allora c’era una forte rappresaglia delle forze naziste contro i villaggi della zona abitati principalmente da ebrei.
Lui e la sedicesima erano incaricati di scovare i perseguitati e di consegnarli alle forze teutoniche.
C’era però di mezzo un’altra storia!
Prima che la persecuzione in quei luoghi avesse inizio, il soldato Valtorto mi narrava del paradiso di quelle colline, la gente del posto era accogliente, c’era vicino il mare, si mangiava bene e le ragazze... che dire erano ragazze!
Proprio di una ragazza Valtorto si era innamorato e nonostante lo scoglio della lingua e della balbuzia pure lei si era innamorata di lui... io non riuscivo ad immaginarmelo bello biondo e forte ma sforzandomi un po' e grazie ad un’altra birra riuscii a calarmi nell’epoca dei fatti.
Mi raccontava di come lei gli portava il pranzo alle 12 ogni dì, con pane fatto in casa e formaggio di capra, insieme all’immancabile fiaschetto di ottimo vino della zona e di come il pomeriggio sulle coste del mar egeo si scambiassero effusioni e come la sera salissero a piedi fino alla collina per mirar le stelle.
Insomma c’era tutto, e sono convinto che se non fossero arrivati i nazisti Valtorto ora balbuzzierebbe in lingua greca!
Ma proprio da qui ha inizio la vera storia.
I nazisti avevano imprigionato molti abitanti del luogo e stavano iniziando a rastrellare le colline; lui e i suoi compagni d’arme naturalmente avevano ordine di catturare ogni sospetto ebreo e di consegnarlo al comando nazista; decisero però di proteggere quella povera gente, tra cui molti avevano trovato l’amore e fecero rifugiare 90 persone, tra cui la sua amata insieme alla famiglia, in vecchi casolari sperduti sopra le Colline del Sole.
Ogni giorno era lui che gli portava il pranzo e la notte quando nessuno sospettava andava a trovarla percorrendo un sentiero impervio tracciato nei boschi per raggiungerla.
L’assedio durò per 3 mesi e quando arrivò l’inverno i nazisti si ritirarono da li per andare a rinforzare altre zone visto che l’ago della bilancia si era spostato con l’entrata in guerra degli Yankees.
Finalmente i superstiti poterono tornare alla loro vita e i due giovani al loro amore... però accadde che l’Italia in quel periodo fece il “giro di giostra”... e la situazione divenne più pericolosa per loro che per i greci, così Valtorto dovette partire, poco tempo dopo aver ritrovato l’amore.
Mi disse che dopo 60 anni ancora si scrivevano, lui e la sua bella venere di quei tempi, e che ogni natale riceveva formaggio greco e vino.
A questo punto gli rioffersi da bere ma rifiutò e volle esser lui ad offrire... lo ringraziai e gli chiesi : “Valtorto, ma come si chiamava la ragazza? ” Lui balzò in piedi di scatto e mi disse : “ mia figlia si chiama come lei e suo figlio come me! ”.
Questa è la storia di Valerio e Sofia.
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