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Il passo del tempo
Teresa era una donna sulla cinquantina: brillante, piacevole, ma inconsapevole del proprio fascino poiché, l’unico interesse per lei era il lavoro. Manager di un’industria di abbigliamento sportivo, faceva correre la sua vita tra viaggi, cene e incontri di affari. L’unico suo interesse vitale era concludere, a tutti i costi, ogni trattativa affidata a lei utilizzando qualsiasi mezzo o persona necessaria a raggiungere lo scopo. Non aveva interessi particolari se non quello di sfogliare riviste di moda e, quando la sera crollava su uno dei tanti letti, anonimamente candidi, non riusciva a concedersi neppure un sogno.
Accadde che una sera, di ritorno da Roma, decise di viaggiare tutta la notte proponendosi di arrivare per le sei del mattino successivo a Milano, dove avrebbe avuto un appuntamento con lo stilista per perfezionare un nuovo modello. Era notte fonda mentre attraversava la Toscana lungo l’autostrada, quando si accorse di non farcela più a guidare. Sentiva gli occhi pesanti e a tratti perdeva il controllo dei sensi. Acconsentì che fosse meglio fermarsi, trovare un piccolo ristoro dove recuperare un po’ di energia, anche perché, la fitta pioggia che nel frattempo era intervenuta, rendeva difficile la guida. Non rilevando alcuna indicazione circa un’area di servizio, trovò saggio prendere il primo svincolo e uscire. Faceva fatica a leggere i cartelli stradali e quando improvvisamente si ritrovò su un viale alberato, un cartello le apparve nitido: “Ristoro La Tetta- 10 mt sulla sinistra”. Aveva letto talmente di corsa, non voleva fermarsi, che si disse: -“ sicuramente si tratta di un TETTO, non può essere … una TETTA! ”- Proseguì più lentamente secondo l’indicazione che la portò giusto davanti ad una costruzione dalla sagoma arrotondata, proprio come una moschea araba, una moschea in miniatura. –“Forse è la tetta davvero! ” – si disse. L’entrata era illuminata da una fioca luce bianca, fermò l’auto, scese e s’apprestò a suonare. Venne ad accoglierla una giovane donna vestita da odalisca che l’accompagnò verso un piccolo salotto di velluto rosso. Si sedette e avrebbe voluto dormire all’istante tanto si sentiva stanca, ma una donna più anziana della prima le si avvicinò sorridendo. Teresa le chiese subito se poteva restare almeno un paio d’ore, giusto il tempo per recuperare, e si preoccupò a metterla al corrente del suo problema. Malia, così disse di chiamarsi l’anziana, rispose: -“ Hai scelto il posto giusto per rilassarti, puoi prenderti tutto il tempo di cui hai bisogno, tanto quello è tuo, e poi qui, il tempo proprio non conta! ”-
Teresa fece una smorfia, magari il tempo potesse fermarsi! Nessuno meglio di lei sapeva quanto fosse inesorabile! Malia, come se le avesse letto nel pensiero aggiunse: -“La cosa più importante della tua vita, sei tu. Sei tu che hai la capacità di riempire lo spazio che ti circonda mettendoci dentro tutto quello che vuoi. Per esperienza ti dico che di solito lo riempiamo di tutto quello che abbiamo dentro, è un processo naturale: quando respiri butti fuori ogni cosa. Sei tu che permetti al tempo di occupare il tuo spazio; il tuo tempo dipende da te! ” –
La smorfia di Teresa si trasformò quasi in stizza: -“ ci mancava anche la filosofa notturna! Il tempo è oro, se fosse mio sarei ricca, non vorrei essere scortese, ma se lei uscisse dal mio spazio, ora, magari ne potrei recuperare un po’ “-
-“Rilassati Teresa, non permettere alla fretta di rubarti la serenità, fai semplicemente camminare il tempo, non farlo correre. Quando corri perdi di vista tutte quelle sfumature che credimi, danno il tono giusto alla vita. È solo di questo che hai bisogno! ” –
Spazientita Teresa non poté fare a meno di essere scortese e rispondere: -“ Senta Melia o Malia, io lo so di cosa ho bisogno: devo dormire e se lei mi lasciasse sola, mi desse un qualsiasi giaciglio… ecco, mi basterebbe questo divano, la prego, la pagherò tanto quanto l’uso di una camera per tutta una notte! ” –
Malia sorrise, quasi l’avesse investita un complimento e non un’aggressione. Versò un po’ della bevanda che la ragazza-odalisca le aveva portato e con un inchino delicato si allontanò: Teresa sorseggiò la tisana calda e declinò il capo sul divano addormentandosi all’istante. Sognò una bimba in fasce dagli occhi vispi e dalle guance rosse, con le piccole manine aggrappate al seno nudo della mamma… sua madre??!! Si, era il viso della madre di Teresa: sorridente e senza rughe, illuminato dagli occhi chiari … era bellissima! Teresa si sentì fissare da quello sguardo come quando era bambina e come allora, sentì la calda voce di sua madre che le sussurrava una dolce nenia ormai dimenticata. Le braccia la cingevano affettuosamente, cullandola nello spazio di un tempo che pareva infinito. Si sentiva felice, serena, una sensazione che non ricordava più; aveva preso il posto della bimba in fasce e starsene attaccata a quel seno le pareva la cosa più naturale, più appagante e importante, anche perché sentiva che quel benessere le proveniva dalla madre stessa. Non seppe mai quanto durò quel sogno, quanto lungo fosse quel piacere, le parve eterno quando si svegliò perché si sentì completamente rigenerata e piena di buon umore e, allo stesso modo, le sembrò breve poiché avrebbe desiderato non finisse mai.
Il salotto era privo di presenza, a parte i raggi del sole che filtravano dalla finestra e la miriade di pulviscoli illuminati che danzavano nell’aria. Come sentirsi sola? Come non percepire lo spazio e il tempo intorno a sé? Come non aver voglia di danzare e cantare dopo essersi liberata del suo “dentro” che la rendeva cieca e sorda e, così dannatamente veloce. Che voglia di fermarsi e guardare all’infinito i raggi del sole che fanno danzare la polvere. Mentre era avvolta da questi nuovi pensieri, notò che sul tavolino, appoggiato alla tazza quasi vuota, c’era un biglietto: NELLA TUA VITA, PUOI SENTIRE IL PASSO DEL TUO TEMPO. Inaspettatamente Teresa sentì il suo cuore più leggero, pensò a Malia e alle sue parole … “non farlo correre”, si rese conto che improvvisamente tutta la sua fretta di arrivare si era dileguata. Percepì dell’umido in bocca, ci passò sopra la mano e notò che sapeva di latte. Possibile? Eppure aveva bevuto del semplice the! Si ricordò del sogno e replicò la propria incredulità scuotendo il capo. Si chinò a raccogliere un altro biglietto sul quale lesse: GUARDA IL PIEDE QUANDO CAMMINI STANCA E, SORRIDIGLI! Si ritrovò a fissare i suoi piedi sebbene non fosse stanca… sorrise. Chiamò Malia, Malia, Malia, con dolcezza, senza fretta, in uno stile che le procurava piacere, nessuno le rispose. In altre occasioni avrebbe aperto la borsa, compilato un assegno e se ne sarebbe andata chiudendosi dietro la porta, ma si sorprese a chiamare:
“Malia, Malia, Malia, Malia”, dolcemente, senza fretta … attese. Era bello aspettare e ricordò l’attesa delle sue feste di compleanno quand’era bambina, la meraviglia di scartare i regali, rammentò il suo ultimo Natale, i sorrisi… il suo primo incontro d’amore. Riscoprì le trepidazioni… i sussulti… i sospiri avvertiti e si compiacque di avere compreso… di aver riconosciuto il passo del tempo. Ora aveva capito! Meno correva, più guardava, assaporava… ricordava… sperava… fermava il tempo.
Malia apparve improvvisamente col suo solito sorriso: -“Oggi è buono, questo il cuore dice: tempo felice! ” Teresa uscì dalla piccola moschea accompagnata da Malia, felice. Si fermò a fissare i fiori colorati e a respirarne il profumo, aveva smesso di piovere e le gocce di rugiada brillavano sull’erba come piccoli diamanti, notò che la giornata era straordinariamente limpida e punteggiata da stormi di uccelli che pensò gai, proprio come lei. Sorrise a Malia mentre la salutava e si avviò lentamente verso la sua auto.
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- Un bel racconto! Pieno di valori di vita, mi ha portato a riflettere. Il tempo è il tema che io preferisco, ho scritto una poesia dal titolo "Una sosta". Complimenti! Ciao Anna
- Meraviglioso! Concordo pienamente! grazie a presto
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