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La Speranza...
Le sette della mattina.
Inizia a fare freddo ed il tempo sta cambiando in maniera sempre più evidente ormai. Un'altra giornata caratterizzata dal cielo coperto di nubi pronte a scaricare il loro contenuto fra pochissimo a giudicare dall'intensità del tuono e dal bagliore del lampo all'orizzonte.
L'estate ha lasciato il posto all'autunno, com'è giusto che sia ed in questi primi giorni di Ottobre le temperature hanno registrato un calo significativo.
Le stagioni: una delle poche cose che sono rimaste immutate... un punto di riferimento, se vogliamo, per coloro che sono rimasti. Una ben magra consolazione d'altronde.
Lungo la strada statale deserta, l'automobile si fa largo fra i numerosi ostacoli che decorano la carreggiata: auto abbandonate, cocci di vetro, lamiere contorte o annerite e fin troppi cadaveri in putrefazione e puzzolenti... uomini, donne e bambini... di tutte le età. Gente che ha perso in un baleno tutto quello che aveva e tutto quello che avrebbe potuto ancora ottenere dalla propria vita. Tante soddisfazioni e delusioni cancellate senza avere una benchè minima spiegazione a riguardo. Spiegazioni... un termine che non ha più nessun significato e che potrebbe far sorridere se venisse pronunciato ancora. Da tanto tempo gli interrogativi sono stati messi da parte. Inutile porseli ad eccezione di uno, probabilmente. Un unico, spaventoso interrogativo che preme sulle tempie, nelle menti di chi ancora è costretto ad essere spettatore di quel quadro apocalittico:
“Sarò ancora vivo, domani? ”
qualche goccia di pioggia inizia a picchiettare il parabrezza sporco di sangue rappreso... non trascorrerà molto tempo prima che il temporale aumenti la sua forza e renda davvero difficile il percorso.
Non manca molto per arrivare a casa... non davvero casa sua... l’unica che lo fa sentire almeno lontanamente al sicuro da tutto il casino che asfissia l’esterno. Anche il termine casa ha perso tutto il potere del suo significato, così come quello di sicurezza. Ce ne sarebbero tante, troppe di parole che si dovrebbe rivedere o correggere nel mondo di oggi. Si dovrebbe riscrivere un vocabolario... l’ultimo vocabolario. Un volume pieno di pessimismo e rassegnazione, dove la parola “casa” apparirebbe non più come luogo di riparo dalla follia e dallo stress del quotidiano... non come il posto in cui trovare serenità e affetti che fanno sentire chiunque importante e amato per ciò che è e non per quello che rappresenta. Adesso e solo una scatola di cemento che, sistemata e rinforzata a dovere, può contribuire ad un’unica cosa... alla cosa più importante... all’unica cosa ancora degna di nota: rimandare il più possibile una morte orribile ed un seguito ad essa ancora più orribile.
Dopo tre settimane, la mente cerca ancora di dare una spiegazione a tutto anche se i ricordi si accavallano e si mischiano e non aiutano un cervello già molto sfibrato e di sicuro ancora sotto shock. Il rumore della pioggia che si fa sempre più intensa e diminuisce sensibilmente la visibilità offre solo un ostacolo in più e le rapide occhiate a quel ciondolare in lontananza lo infastidisce e non gli permette di ricordare che una manciata di notizie date dai vari NBC, CBS, CNN, etc.
Tanti notiziari che ripetevano la stessa cosa... una cosa assurda per sé stessa. Una notizia data fino alla nausea mentre i volti degli speaker si facevano via via più preoccupati con il passare delle ore:
“I morti stanno tornando in vita! ”
I morti stanno tornando in vita?
Assurdo.
Impossibile.
Una boiata per chissà quale motivo pubblicitario. Molti hanno pensato la stessa cosa che ha pensato lui, all’inizio certo.
Come possono tornare in vita i cadaveri? Non siamo in un film di George Romero!
Il semplice fatto di pensare che maree di zombi possano andarsene dalle loro bare e cominciare a mangiare gli esseri viventi fa scappare un sorriso di pena nei confronti di chi è convinto di dare a bere alla gente una notizia del genere alle soglie del duemiladieci.
Viviamo in un’epoca di internet, computer, clonazioni e medicina rigenerativa... non si può pensare di tornare indietro di cinquant’anni e credere che queste cose possano accadere sul serio. Allora potremmo tornare a credere anche ai fantasmi o agli extraterrestri e che Michael Jackson sia uno di loro.
Follia, nient’altro!
Follia sì... credere ai morti viventi è follia. E non è forse follia fomentare guerre in continuazione solo per vedere chi riesce ad avere più pozzi di petrolio? Non è follia che un padre di famiglia, onesto lavoratore, uccida il vicino di casa con un coltello solo perché ha parcheggiato l’auto nel suo vialetto? Non è follia che uno studente si presenti alla sua scuola come tutte le mattine ma che, invece di sedersi al suo banco per apprendere ciò che lo aiuterà a scegliere la strada che lo condurrà al suo futuro, estragga dallo zaino e dalle tasche pistole e mitra e faccia strage di quelli che una volta erano suoi amici, per poi spararsi in testa? Questo mondo è follia da tanto tempo ormai. I morti che ritornano non sono più folli dei vivi che si uccidono senza motivo alcuno. Fanno più paura perché sono stati mostrati al cinema. Fanno più paura perché anch’essi non hanno alcun motivo per essere tornati in vita... nemmeno loro potrebbero spiegarlo, se ricordassero come si fa a parlare. Non hanno alcun motivo neanche per aggredire la gente e divorarli o renderli loro simili. Fanno paura perché hanno messo di fronte i miseri, meschini esseri umani che non sono loro il centro dell’universo come pensavano. Che non saranno gli esseri umani a vedere la fine del pianeta Terra o almeno non come potevano pensare loro. Fanno paura perché la loro follia non si limita al vicino di casa o ad una scuola lontana, dove il proprio figlio non sarebbe mai andato.
Non ci si può nascondere da loro. Non si può girare impunemente lo sguardo dall’altra parte e cancellarli dalla vista. Non si può cambiare canale per tenerli lontani. Non permettono affatto che tu possa fregartene... perchè se te ne freghi sei destinato ad entrare nell’ottica di diventare un succulento pasto, nell’ottica migliore, naturalmente.
Sono dappertutto e questo è quanto.
E fanno paura... fanno MOLTA paura perché nemmeno chi ha tre lauree ed è meglio di Freud può dar loro una spiegazione e neanche fingere di trovarne una convincente. Anche perché non risolverebbe il problema.
Ci siamo sempre aggrappati alle spiegazioni... le desideriamo più di una bella abbuffata o di un rapporto sessuale anche se non lo abbiamo mai ammesso.
Sono le spiegazioni che ci concedono di dormire la notte. Le spiegazioni che vengono date dai media o da tutti quegli “esperti del settore” o “opinionisti” che sembra facciano a gara per apparire di fronte allo schermo qualche minuto. Quel tanto che basta a tranquillizzare le persone con la loro espressione risoluta, provata allo specchio tutte le mattine. Persone che ci assicurano che quello noi non potremo mai essere come chi uccide il vicino o i compagni di classe per futili o inspiegabili motivi. Noi non faremo mai cose simili. Succederà sempre agli altri, mai a noi.
Sbagliato.
Questa volta è successo a tutti, nessuno escluso. Ciò non lo rende meno tragico di quegli episodi, chiamiamoli isolati, dai quali potevamo ritenerci erroneamente al sicuro. Lo rende solo più consapevole e fa molto apocalittico.
Almeno adesso hanno smesso di trasmettere. Più nessuna televisione o radio... silenzio assoluto. Sono già due giorni che le dita ruotano avanti e indietro la manopola dell’autoradio senza incontrare nessuna voce o suono riconoscibile. Nessuna frequenza trasmette niente da quarant’otto ore. Anche questo è ironico. Desiderare che tutti gli idioti che si accavallavano i giorni scorsi per decidere chi aveva il primato della stronzata più grossa detta in trasmissione sparissero senza lasciare traccia, magari divorati da quei mostri che hanno presunto di conoscere e spiegare fino all’ultimo respiro... e adesso è davvero ironico sentirne quasi la mancanza e cercare le loro voci non per quello che possono raccontare ma solo per il gusto di sentire una voce. Niente da fare. Tanto vale spegnere e risparmiare la batteria della macchina.
Adesso piove davvero forte. Sono incuriositi da tutta quell’acqua che scende dal cielo e che li infradicia. Alcuni alzano le braccia sopra la testa come se volessero ripararsi; altri restano impalati, con lo sguardo fisso in alto come a voler capire cosa sta succedendo... forse qualcuno di loro ricorda di aver già visto la pioggia... una reminiscenza di quello che di umano può essere rimasto in un cervello offuscato dal pus. Fermo la macchina lasciando il motore acceso e mi affaccio dal finestrino per guardarli. Mi incanto quasi. Visti adesso paiono quasi innocenti. Delle povere imitazioni di esseri umani disorientati da quello che non riescono a capire... da quello che faceva parte della loro vita come un dato di fatto e che adesso è così nuovo. Sono manichini immobili e devastati sulla strada.
Potrei impietosirmi... potrei avere pena della loro condizione e per un momento devo ammettere di essere preso dalla compassione.
Solo fino a quando mi ricordo che i miei amici, i miei colleghi di lavoro, i miei parenti... sono stati divorati vivi da quei maledetti. Qualcuno è diventato come loro e ho dovuto fargli esplodere la testa per dargli finalmente la pace. Non è proprio il metodo più indicato per dare una serena eutanasia ma è l’unico del resto.
I ricordi di quegli episodi mi tornano alla mente e mi ridanno la vera consapevolezza... sono solo brutti mostri che non meritano pietà. Mostri senza emozione, pallide e decomposte copie di quello che erano un tempo ma che non sono e non saranno più.
Basta questo per farmi reagire come ho sempre fatto nei giorni scorsi. Le mie mani prendono velocemente il fucile sul sedile accanto, prendo la mira e sparo senza esitare. Il colpo è preciso (ho fatto molto allenamento ed i bersagli non scarseggiavano certo) e la testa di uno di quegli schifosi esplode come un palloncino, spruzzando stelle filanti e coriandoli di sangue ai suoi simili più vicini.
Mi sento molto soddisfatto quando vedo il resto del suo corpo cadere sull’asfalto lucido di pioggia ma non abbastanza così carico un altro colpo in canna e premo nuovamente il grilletto. Altro colpo secco ed altro bersaglio centrato alla perfezione. I proiettili che ho trovato in quel negozio di caccia sono davvero ottimi. Perforano tutto nel raggio di qualche centinaio di metri. Questa volta è toccato all’occhio sinistro, penetrato come un panetto di burro. Bel colpo davvero!
Al cadere del secondo corpo, gli altri si danno una svegliata finalmente. Lasciano perdere la pioggia e si dirigono verso di me con il loro ciondolare tipico ed i loro lamenti da mal di pancia. Sono abbastanza ma non mi preoccupano. All’inizio mi rendeva nervoso trovarmi circondato da questi sgorbi ma adesso non mi capita più. Può sembrare strano ma addirittura mi diverte assistere agli sforzi che fanno per raggiungere la loro preda. Ho tempo per stenderne ancora uno... prendo bene la mira... accarezzo il grilletto e via! Anche il terzo si accascia al suolo con la mandibola staccata di netto dalla mascella e senza più nessun istinto di divorare un po’ di carne fresca.
Adesso meglio allontanarsi però: gli altri amichetti iniziano a farsi troppo invadenti. Da dietro un paio hanno già cominciato a scuotere la mia auto. Basta un deciso colpo di gas ed eccoli partire e la mia macchina levarsi dai guai. Anche questo giro è fatto.
Ormai sono quasi arrivato. Il temporale è molto più violento di quello che pensavo ed i pneumatici lisci faticano a tenere la strada sdrucciolevole mentre vedo le improvvise raffiche di vento ululante sbattere a pancia all’aria quei disgraziati che iniziano a dimenarsi come fossero degli schifosi scarafaggi.
Anche la visibilità sta diminuendo a vista d’occhio ma non mi preoccupo. Come ho detto, sono praticamente arrivato. Anche per oggi posso mangiare qualcosa e soprattutto bere per addormentarmi e cercare di dimenticare tutto questo casino. Ormai non riesco più a dormire senza bere un goccio di whisky... beh, diciamo pure di più di un goccio.
Sarebbe bello avere qualcuno con cui conversare ma la scelta è piuttosto limitata.
Non che voglia parlare di saggi filosofici ma due chiacchiere non mi dispiacerebbero.
Sono a casa.
Una casa almeno. Una casa abbastanza lontano dalla città per darmi almeno l’illusione di essere al sicuro ed una casa abbastanza vicina ai punti dove sono sicuro c’è ancora qualche goccia di benzina. Di questi tempi può essere necessario sgomberare il campo abbastanza rapidamente. Una casa piccola ma non troppo; quel tanto necessario da poter essere tenuta sotto controllo anche da una sola persona. Una condizione necessaria quando non incontri nessuno che sia vivo da circa due settimane.
Che fine hanno fatto?
Molti sono morti... molti sono diventati zombi... altri sono riusciti a fuggire verso nemmeno loro sanno dove e sono andati a farsi mangiare da qualche altra parte. Non c’è posto dove scappare purtroppo. Ho esplorato tutta la zona instancabilmente da mattino a sera e quegli schifosi sono dappertutto. Ce n’è davvero un’infinità e non è ragionevole pensare che altrove sia meglio. Quando ancora i segnali televisivi trasmettevano questa chiamiamola epidemia si era diffusa in tutto il mondo. Non esistevano posti sicuri dove rifugiarsi. Un mio vicino di casa aveva fatto le valigie ed era partito per Atlanta assieme a tutta la famiglia: avevano detto che c’era un posto di soccorso presidiato dall’esercito dove potevano essere dati generi alimentari, acqua e benzina per tirare il fiato... un posto dove ci si poteva sentire al sicuro. Peccato che quella stessa sera giunse la notizia che quel posto era stato distrutto da un incendio divampato misteriosamente dall’interno. Da quel giorno nn ho più contato le vittime della stupidità dei mass media, che mandavano persone verso centri di soccorso già abbandonati o distrutti da tempo... del resto non era facile avere notizie aggiornate... non era facile nemmeno trasmetterle, le notizie. Alla fine era chiara una cosa: meglio pensare alla propria sopravvivenza e cercare di fare quello che si poteva per restare vivi.
Sono riuscito a sopravvivere tre settimane con il mio sistema di cinismo. Lungo il cammino ho incontrato altre persone ma nessuna ha retto per molto tempo... alcuni sono stato persino costretto ad ucciderli personalmente; dopo che si erano trasformati ovviamente.
Che figli di puttana! Basta un solo graffio o un morso e sei fottuto!
Non c’è antibiotico o medicinale in genere che possa combattere quella infezione. In pratica ti trasmettono la morte... te la iniettano nel sangue ed alla fine ti avvelenano tutto l’organismo fino a farti diventare uguale a loro. Ed il peggio è che tutto accade molto rapidamente... al massimo tre giorni ma spesso basta molto meno a seconda della posizione del morso o della ferita. È stato anche grazie a questo che hanno potuto diffondersi così rapidamente. Molti punti forti e pochi punti deboli... il primo è che possono essere uccisi in un solo modo. Proprio come nei film. Il cervello deve essere distrutto e smettono di agitarsi e di mangiare i vivi.
Non sono uno scienziato... per il resto non ci ho capito veramente un cazzo di quello che sta succedendo. Ma è altrettanto vero che molti cervelloni adesso sono ridotti a cadaveri ambulanti ed hanno imparato a loro spese che le teorie da loro elaborate non si sono risolte in successi.
Bah... ecco che lo rifaccio tutte le volte che mi capita di sedermi su questo maledetto divano... penso e ripenso tutti i giorni a cose che non portano a nulla. Dovrei pensare a rinforzare le finestre della cucina invece. Non sono forti ma potrebbero entrare se fossero in tanti. Dovrei farmi un bagno: ho addosso questi vestiti da cinque giorni; puzzo quasi come loro... e dovrei... devo bere qualcosa. Ho bisogno di dormire.
Ma questa volta devo bere più del solito.
Non voglio sognare questa volta.
Non voglio continuare a sognare il mondo di prima. Non c’è incubo peggiore che sognare quello che non esiste più e risvegliarsi in quella che d’ora in poi sarà la tua vita.
Ecco, ricomincio la filosofia... whisky, dove sei?
Il mattino dopo.
Mi sveglio ancora con i loro colpi alla porta; ormai lo sanno che sono qui. Fra poco dovrò andarmene.
Mi apposto alla finestra che da sul portico d’ingresso. La pistola è carica da ieri sera. Ce ne sono tre attaccati alla porta. Spingono e battono le mani putrefatte ma non potrebbero entrare neanche se fossero umani... ho messo parecchie travi. Prendo la mira e sparo tre volte. Adesso non battono più ma mi toccherà ripulire tutto prima che inizino a impestare l’aria. Davvero una bella mattinata!
Una rapida sosta al mio distributore... credo che non ci sia più molta benzina ormai... dovrò chiamare l’autocisterna per il rifornimento mensile, ah ah! Buona questa.
E così eccomi qui anche oggi a scorrazzare per il mio paesaggio apocalittico ed a riflettere sull’infinito come un novello Leopardi. In verità non ho bisogno di nulla ma non sono il tipo che ama dormire fino a mezzogiorno... non lo ero neanche prima e non voglio iniziare ad impigrirmi solo perché ho la scusa che il mondo è finito... e poi non saprei che fare in casa tutto il tempo. Potrei giocare un po’ alla Playstation ma non ho voglia di sparare ad altri uomini o mostri davanti alla tv. Posso benissimo sfogarmi anche lungo la strada e senza paura di finire in galera per omicidio. Anzi, si potrebbe dire che svolgo opera di nettezza urbana. Dopo il temporale di ieri è una bellissima mattinata. Il sole che fa capolino dai grattacieli abbandonati inizia a scaldare la pelle... sarebbe bello fare un salto in spiaggia anche se dubito di trovare molta pulizia. Sicuramente ci saranno i gabbiani... per loro deve essere una festa con tutti i corpi sparsi ovunque, come un interminabile banchetto. Mi domando come riescano a cibarsi di tutte quelle carcasse putrefatte e soprattutto come possano evitare di contrarre il virus. Nessun animale corre pericolo per questo... nessuna specie, dagli insetti ai pesci ed ovviamente i cervelloni, a suo tempo, non ne hanno capito il motivo né tantomeno sono stati in grado di trasmettere la loro immunità a noi poveri esseri umani. In loro difesa va detto che ci hanno provato tante volte ma non si sono purtroppo neanche avvicinati al successo. Adesso però non è giusto dare tutta la colpa agli scienziati di questo nostro sfortunato mondo! Se il problema fosse stato affrontato come si doveva fare sin dall’inizio forse e sottolineo forse, non saremmo a questo punto... forse adesso non sarei solo... quei cazzari dell’esercito hanno la loro buona parte. Con tante armi e mezzi a disposizione non hanno saputo contenere questo casino e non sono esenti da colpe anche molti dei miei concittadini e di certo molti abitanti di questo fottuto pianeta. Facevano tutti i moralisti quando si diceva loro che i cadaveri dovevano essere distrutti o bruciati subito dopo la morte. Anche loro sapevano benissimo che si sarebbero risvegliati al massimo dopo cinque minuti se non l’avessero fatto, ma testoni come asini ribadivano il folle concetto che bisognava avere rispetto per la morte, specialmente per quella dei propri cari... che Dio li avrebbe mandati all’inferno se avessero compiuto un atto così blasfemo. Beh, in compenso Dio ha mandato l’inferno da loro e adesso sono stati ripagati e sono diventati tutti dei morti viventi del cazzo! Quanto a me non mi reputo certo l’unica persona intelligente per carità ma almeno sono stato uno dei pochi a ragionare lucidamente... va bene, una persona lucida non va in giro a sparare a tutto quello che si muove e non gode nel farlo come me negli ultimi giorni... diciamo solo allora che sono stato in grado di rimanere vivo e che ho avuto maggiore spirito di conservazione rispetto a molti altri. E per quanto mi riguarda almeno non ho problemi di carne fresca tutti i giorni... magari oggi proverò la bistecca di rinoceronte... ne ho visti parecchi in zona nell’ultima settimana. Scappati da qualche zoo o circo... ma anche loro si limitano a farsi i fatti propri e secondo me non capiscono come me quello che è successo e perché... il fatto di essere tornati in libertà e di avere molto spazio dove scorrazzare li fa già contenti. Gli appestati li lasciano in pace... loro sono dei buongustai ed apprezzano solo carne umana...
Ho fatto parecchi chilometri stamattina. Sono su una strada che non avevo mai percorso. È cambiato il paesaggio; i palazzi sono scomparsi ed hanno lasciato il posto alle colline... non le vedevo da tanto. Mi sa che a questo punto devo prendere in considerazione seriamente l’idea che non tornerò più indietro... non ne ho voglia e non è il caso in fondo. Dopo la notte scorsa ho capito che ormai sapevano dove mi nascondevo e sarebbero diventati sempre di più ad assediarmi. Qui non ce ne sono molti e non sembra che mi dedichino molte attenzioni... certo che le cose cambieranno appena metterò piede fuori dall’auto ma è sempre meglio di prima. Posso trovare magari una bella villetta fuori mano, in cima ad un piccolo promontorio proprio come ho sempre immaginato. Mi stabilisco lì e ci resto per tutto il tempo che voglio fino a quando non sarò costretto a sloggiare ancora o magari fino a che qualcuno da qualche parte non troverà un rimedio e lo spargerà a macchia d’olio su tutto il pianeta come un fertilizzante e farà finire questo incubo ad occhi aperti... mi sto facendo delle illusioni? Beh, in fondo che male c’è? Basta guardarsi attorno per capire che le illusioni sono un ottimo posto dietro cui ripararsi!
Pensavo di imbattermi in qualche frequenza fortunata essendomi spinto così lontano, ma niente da fare... potrei giustificare la cosa dicendo che le colline bloccano il segnale e che dovrei procedere oltre per avere successo ma ci credo poco... cazzo, ma davvero sono l’unico umano rimasto? È possibile che alla fine dei giochi le cose stiano proprio in questo modo? Ho vinto l’unica lotteria che a nessuno sarebbe piaciuto vincere! Il primo premio! Cosa si può volere di più che un mondo tutto tuo? Il fatto è che la compagnia inizia a mancarmi... sono abbastanza stanco di parlare solo con la mia mente e sentire le mie parole che rimbombano pesantemente nella testa. È una sensazione davvero sgradevole... forse dovrei fare un bell’urlo per sfogarmi ma non è davvero il caso... attirerei troppo l’attenzione ed è una cosa che non voglio, almeno per il momento. Voglio godermi ancora queste belle colline che mi circondano. E se invece andassi a vivere lassù, mi costruissi una baracca in legno e vivessi di caccia e pesca per il resto dei miei giorni? Non credo che ci siano tanti zombi là in mezzo e quei pochi penso che potrei tenerli a bada.
Ah ah ah!!
Adesso inizio anche a pensare di emulare Tarzan o Robinson Crusoe: ho proprio il cervello che mi sta andando in pappa. Dovrei mettere in guardia quei cadaveri ambulanti che non farebbero un grosso affare a mangiarmelo!
Vabbè, penserò un po’ alla mia proposta, intanto però posso spegnere la radio: nessuna trasmissione interessante nemmeno a questo giro.
Le tre del pomeriggio.
Ancora una bella giornata.
Mi risveglio lentamente dopo un pisolino di un paio d’ore. Mi sono andato ad imboscare con la macchina dentro una specie di hangar in mezzo alla campagna. Doveva ospitare un piccolo aereo privato adesso andato chissà dove. Nessun brutto incontro ed ho potuto dormire bene... ho anche sognato. Ho sognato il parco giochi dove andavo dopo la scuola. Mia madre mi ci portava sempre. Era una tappa obbligata e d’altronde era sulla via di casa. Salivo su quelle giostre di ferro dipinto che gli stessi bambini spingono a mano e ci salutavamo mentre sfrecciavo sempre più veloce... smettevo solo quando la testa mi girava in modo insopportabile! Poi c’erano due scivoli... a me piaceva andare in quello più alto, riservato ai bambini un po’ più grandi. Un brutto sogno... ricordi felici che non fanno altro che torturarmi adesso. Qualcuno potrebbe magari ricevere da loro la forza d’animo per continuare a lottare e sperare che questa realtà possa finire di colpo con uno schiocco di dita o un batter d’occhi... ma io so che non è così. E sognare, ricordare quando sei eri sereno e felice è pazzesco, terribile. Almeno mia madre non ha dovuto assistere a tutto questo. Ha avuto la fortuna di morire prima che accadesse e di restare morta. E non è poco.
Mi viene in mente il detto: “Chi muore giace e chi vive si dà pace”.
E che succede quando chi muore non vuole pensarci nemmeno a giacere e fa di tutto per non dare pace a chi è ancora vivo? ”
Mi scappa un sorriso divertito a pensare a tutto questo... di solito i proverbi hanno sempre ragione ma direi che a questo punto si dovrebbe rivedere qual cosina anche sui proverbi... ah ah ah!!
Un rumore improvviso!
Mano al fucile, presto!
Chiudo le portiere, abbasso il mio finestrino e mi guardo attorno... niente, eppure l’ho sentito molto chiaramente. Qualcosa che cadeva sul pavimento. Nemmeno troppo distante da me.
Ma come diavolo ha o hanno fatto ad entrare? Ho fatto un controllo prima di chiudere tutte le porte... forse non ho controllato abbastanza bene, ma è strano... quegli schifosi non sanno nascondersi; se ce ne fosse qualcuno dentro assieme a me avrebbe già cercato di mangiarmi la testa.
Osservo bene l’ambiente che mi circonda ancora una volta, poi prendo la mia decisione. Non penso ci sia così tanto pericolo, in fondo. Ne ho tenuti alla larga dozzine prima di oggi e credo che non siano più di uno o due qua dentro.
Apro di scatto lo sportello e mi volto in direzione del baule... assolutamente niente.
Faccio pochi passi e mi allontano dall’auto sempre con il fucile puntato davanti alla mia faccia.
No, le cose non quadrano; se ci fosse uno zombi qui dentro lo avrei già visto, poco ma sicuro. Mi sa tanto che non ho dormito abbastanza. Ho accumulato un bel po’ di stress ultimamente... se poi ci aggiungiamo il fatto che sono solo da troppo tempo e che ho fatto parecchi chilometri oggi, posso arrivare alla conclusione di essermi immaginato quel rumore.
Giurerei provenisse da dietro quella pila di bancali alla mia sinistra... ma vedo spuntare solo vecchi stracci ed una scatola degli attrezzi, che tra l’altro potrebbe essermi utile.
Un momento... si è mosso qualcosa, laggiù!
Passino le allucinazioni acustiche ma quelle visive no.
Metto il colpo in canna e tengo il dito sul grilletto pronto per tirarlo ma voglio conservare la lucidità necessaria per non farmi commettere tragiche sciocchezze perché se quello che penso è vero, allora presto non parlerò soltanto con il mio adorato cervello.
“Ehi!... ehi, mi senti? Ho visto che sei lì dietro. Puoi venire fuori senza paura... non voglio farti del male... e dal fatto che ti sto parlando puoi facilmente intuire che non sono uno di quei cadaveri ciondolanti là fuori! Coraggio, vieni avanti. Io mi chiamo Spencer, e tu? Sono contento di averti trovato. Non pensavo ormai che ci fosse qualcun altro vivo a parte me, anche se sono ridotto in modo tale da non esserne tanto sicuro. ”
Mi avvicino ancora un po’ e nello stesso tempo abbasso il fucile... magari è una donna o solo un bambino e non è il caso di spaventarlo più di quanto non lo sia già, mettendolo di fronte ad un’arma spianata. Sono talmente contento da avere di nuovo compagnia che abbasso la guardia come non ho mai fatto negli ultimi giorni... faccio ancora qualche passo verso quell’anfratto buio... il problema è che dopo qualche istante divento consapevole di una spiacevole scoperta e mi rendo conto di quanto sono stupido... stupido al quadrato. Stupido all’ennesima potenza. Dovevo immaginarlo... dovevo essere più prudente, ma la speranza è una brutta bestia... ti fa dimenticare del casino che sta tutt’intorno a te e ti scaraventa nel paese dei sogni.
Tanto per restare in tema di proverbi, la speranza è l’ultima a morire... ma adesso stava per uccidere me.
Quella saetta nera mi balza addosso in una frazione di secondo e mi scaraventa sul pavimento impolverato... batto forte la testa e rimango stordito ma la violenta zampata al petto ed il dolore pungente che fa subito eco hanno il pregio, se non altro, di farmi riprendere il controllo.
Il fucile è caduto a qualche centimetro dalle dita della mia mano destra ma è come fosse sulla luna... non riesco ad arrivarci... troppo debole e la ferita al torace mi fa un male cane e mi mozza pure il respiro. Non riesco quasi a credere che possa finire così. Pensavo che sarei stato divorato dagli zombi o che mi sarei trasformato in uno di loro... questo invece è assolutamente inaspettato.
Sta per arrivare l’ultimo attacco, lo denota molto bene il ringhio che rimbomba nelle mie orecchie. Non cerco più di raggiungere il fucile ma non sono ancora pronto per morire... almeno non così.
Quasi non ricordavo più il coltello che tenevo in tasca... non mi sono mai avvicinato abbastanza agli zombi per usare un coltello. Molto più pratiche le pallottole.
Ma quando la mano si appoggia sulla protuberanza che sporge dalla tasca mi ricordo di averlo ancora.
Vedo la sagoma nera balzare in direzione della mia gola... vedo i rivoli di saliva gocciolare copiosamente da quelle fauci spalancate che mirano a dilaniare la mia carne... non ci metto molto a prendere il manico del coltello ed estrarre la lama.
La punto in alto e sento che quell’urlo furioso cede il posto ad un rantolo di dolore estremo, mentre devo chiudere gli occhi un istante a causa del fiotto di sangue che mi acceca.
Li riapro per vedere la lama del coltello conficcata nel cuore ad occhio e croce... la mia mano è lorda del sangue della mia preda.
Un momento fa ero io la preda... ora sono il carnefice... rimango sdraiato sul pavimento ad osservare gli ultimi respiri di quella pantera sdraiata su di me. La guardo dritta negli occhi... sempre più spenti... provo pena per lei adesso... voglio solo che smetta di soffrire. Qualcuno esaudisce la mia speranza. Alla fine la morte arriva ad interrompere il dolore.
Sposto delicatamente il suo corpo dal mio e mi rendo conto subito che per me il dolore è appena iniziato.
Mi rialzo... ecco fatto... le gambe mi tremano e mi gira la testa. La ferita al petto è profonda e non ci vuole un dottore per capire che non durerò molto se non la tampono immediatamente.
Ne ho visti tanti di animali in giro negli ultimi giorni, scappati dagli zoo... non credevo di trovarne uno in questo hangar... una pantera affamata e spaventata.
Nella giungla d’incubo in cui si è trasformato questo mondo non può che vigere la legge del più forte... il più forte opprime il più debole... ed ora ero di nuovo solo... e messo male.
Raccolgo il fucile e lo uso come bastone per aiutarmi a raggiungere l’auto quando sento altri esili lamenti provenire da dove è sbucata la pantera.
Mi dispiace davvero che questa storia abbia un così brutto finale... ci sono due piccole pantere accanto alla pila di bancali... la loro madre mi ha attaccato perché mi vedeva come una minaccia per i suoi piccoli. Non potevo saperlo, certo, ma non mi fa sentire meglio.
Fisso quei cuccioli a lungo ed al dolore delle ferite si aggiunge quello soffocante del magone che ho in gola.
Due bestiole con gli occhi ancora chiusi ed il pelo ancora rado che miagolano di paura e non sanno che il loro genitore è a pochi passi senza più vita... non potrà più nutrirli né proteggerli per colpa mia. Ho ucciso per non essere ucciso... ed ora dovrò farlo di nuovo per non fare più soffrire. Vorrei ci fosse un’altra opzione ma anche se il bruciore al petto non offuscasse la mia razionalità e potessi pensarci a lungo, arriverei alla stessa conclusione.
Punto il fucile verso di loro e lo tengo ben fermo poi distolgo lo sguardo... non voglio guardare... proprio non ce la faccio.
Due detonazioni secche che coprono quei lamenti e che rimbombano nell’hangar e nella mia testa.
Tutt’intorno a me è morto... solo orrore e desolazione... e non ne vedo la fine.
...
Quanto tempo è passato?
È notte fonda... la luna piena alta nel cielo... la vedo dalle vetrate che decorano il tetto scolorito. Non si dorme male in questa macchina anche se il programma iniziale era quello di trovarmi un bel letto a due piazze in una confortevole ed ampia villa di campagna... ma bisogna anche sapersi accontentare.
Per fortuna sono riuscito a fermare l’emorragia. Mi fa ancora male se mi muovo ma le bende che ho ricavato dagli stracci che ho trovato un po’ qua e là tengono bene. Li cambierò non appena sarò in grado.
Adesso devo decidere come muovermi. Mi sembra di essere in grado di guidare ed il fatto di avere dormito ancora mi ha dato nuova forza. Il fatto è che non so se sia prudente o meno affrontare un viaggio di notte in una zona che non conosco... punti a sfavore: meno di metà serbatoio, il pericolo che la ferita possa riprendere a sanguinare se faccio troppi sforzi ed ultimo ma non ultimo non penso di essere capace di sparare se dovessi averne bisogno.
Ma non posso dimenticare che esiste un altro punto che mi urla di non stare qui... non ho cibo né acqua.
È stato un viaggio azzardato, d’accordo! Avrei dovuto pensare di raccogliere quello che mi poteva servire invece di mollare tutto di punto in bianco e lanciarmi on the road come un nostalgico alla Easy Rider. Adesso però non posso recriminare... è andata com’è andata.
Apro il portone dell’hangar con prudenza e ritorno in macchina solo quando sono sicuro che non ci siano zombi nelle vicinanze.
Metto in moto e continuo e percorrere la strada di campagna che mi aveva portato a questa tappa. La cosa migliore da fare è oltrepassare quelle colline e sperare di trovare... di trovare non lo so cosa... ma almeno qualunque cosa che sia più positivo di quello che ho trovato fino ad ora... e magari dalla radio spunterà qualche voce!
La vettura non procede troppo velocemente sulla strada di ghiaia... la pallida luce della luna viene riflessa sui sassi bianchi e contribuisce a dare ai fari un valido aiuto per la visibilità.
Qualche cadavere ciondolante lo si vede anche qui in lontananza... ma non crea nessun problema.
Le enormi e scure gobbe delle colline si fanno sempre più vicine. La benzina dovrebbe bastare... questa è la speranza...
Guido tutta notte senza pause e non sono ancora stanco quando il cielo inizia a diventare arancione... sono tornato da un po’ su una strada asfaltata... ora le colline sono alle mie spalle e mi sento di fare un sorriso quando accendo la radio. Sento i battiti del mio cuore aumentare al cambiare delle stazioni e seguo tutte le frequenze con la coda dell’occhio mentre davanti a me inizio a vedere le prime costruzioni di quello che una volta era un paese di provincia.
Ancora niente... nessuna voce, nessuna comunicazione di emergenza... nessun militare o sopravvissuto che dia indicazioni su come raggiungere un centro di soccorso sicuro... il mio sorriso si sforza di non trasformarsi in una smorfia di delusione ma non ce la fa proprio, eppure non me la sento ancora di mollare... forse devo solo arrivare un po’ più avanti e le cose cambieranno... forse devo soltanto fare qualche chilometro in più e poi...
Forse avrei dovuto spararmi un colpo alla testa molto tempo fa... l’auto sobbalza più volte e di lì a poco la velocità diminuisce vistosamente fino a quando le ruote si fermano e la spia del carburante lancia il suo inappellabile monito di colore giallo ben evidenziato sul quadro.
Sono nel bel mezzo del paese abbandonato... anche qui desolazione e devastazione... davvero un bel posto per restare bloccato! La prima cosa che mi viene in mente adesso è quella di appoggiare la fronte sul volante e lo faccio, sospirando a lungo.
Ma è davvero possibile che sia rimasto solo io? Possibile davvero che sia la versione vivente del protagonista di quel romanzo sulla fine del mondo? Non posso crederci, davvero. È un onore che avrei lasciato volentieri a qualcun altro. Dovevo spararmi in testa. Sarei ancora in tempo! Basta un click ed è fatta! Non dovrebbe essere molto doloroso, in fondo. Perché prolungare questa agonia? Tre settimane che nutro speranze! Tre settimane che faccio di tutto per non lasciarmi andare! Tre settimane che scavo dentro tutta questa merda nella speranza di trovare un fiore... ma ho trovato solo altra merda sempre più puzzolente e schifosa!
Alzo la testa ed ho la conferma ulteriore di quello che mi sono appena detto!
Ci sono tanti zombi davanti a me... di certo una ventina ma sono di più... gli ex abitanti del paese probabilmente stanno arrivando a dare il benvenuto al forestiero, secondo le regole dell’ospitalità!
Ecco, ho ancora voglia di fare dello spirito... beh, questa può anche essere una cosa positiva quando stai per morire... la rende meno triste... come rende meno triste il fatto di sapere che nessuno piangerà sulla tua tomba.
Adesso mi viene pure da ridere nel vedere quei cosi che mi vengono incontro... ce n’è uno che cammina tutto storto... sembra che abbia preso un calcio nelle palle e che stia ancora zoppicando per il dolore... che ridere! E che dire di quell’altro sulla destra senza le braccia? È talmente magro che sembra un palo della luce... ah ah ah!!
Ma il primato va a quell’altro di sicuro... quello vicino al bidone dell’immondizia... un ex uomo d’affari a giudicare dai resti dei vestiti che porta... è quello che viene verso di me più velocemente... forse ha più fame degli altri e ti credo... il fatto che gli manchi la mandibola rende difficoltoso mordere qualunque cosa ma lui non si vuole arrendere... ecco uno zombi che ha della personalità!
Non resisto... ah ah ah ah ah ah ahahahahahahah!!!
Come dice quell ditto? Una risata vi seppellirà.
Mi sa che è l’epitaffio migliore nel mio caso.
Rido ancora quando scendo dalla macchina brandendo il fucile... non ho neanche tante pallottole... se anche questo non è comico... se lo raccontassi non mi crederebbe nessuno.
Mi piazzo davanti all’auto e mi siedo sul cofano... il sole già alto nel cielo lo ha riscaldato... bella giornata oggi. Se faccio bene attenzione e vado oltre i grugniti che fa quella massa di disperati posso sentire cinguettare gli uccellini che danno il buongiorno ad un mondo ormai spento.
Li aspetto e rido ancora nel vedere quelle smorfie stampati sui loro volti mezzi putrefatti.
Quando sono vicini abbastanza carico e sparo la prima volta... gli altri non si fermano nemmeno a guardare il loro “collega” che stramazza al suolo.
Prendo la mira una seconda volta e mi fermo ancora ad ascoltare i cinguettii tutt’intorno.
Fuoco per la seconda volta: un’altra testa che esplode, ma gli altri non si fermano.
Non sono sicuro di avere realizzato che questi sono i miei ultimi momenti... forse non m’importa più... o forse sto solo accettando un fatto che sarebbe stato comunque inevitabile.
Fuoco per la terza volta: nonostante la ferita ho ancora una buona mira. Peccato che mi restino solamente cinque colpi... e credo che uno di essi spetti a me.
Va bene morire ma voglio almeno decidere io come... ed essere divorato vivo non è davvero il mio metodo preferito.
uno di loro è a pochi passi da me e fissa il mio braccio come se fosse un cosciotto d’agnello ma non gli darò la soddisfazione... prendo il coltello.
Un colpo sordo.
La lama entra come burro sulla fronte. La estraggo piena di pezzi di cervello e altre schifezze e sparo agli altri due morti viventi più vicini a me.
Ancora tre cartucce. Se si mettessero tutti in fila magari riuscirei a stenderli con un colpo solo... sto ancora sperando che succeda qualcosa di buono. Potrei farmi largo e cercare di scappare... sono talmente lenti che ce la farei e sicuramente potrei trovare un posto dove barricarmi.
Ne vale la pena?
È questo che mi chiedo in continuazione... ho cercato di vivere una vita normale per tutto questo tempo in un mondo dove la normalità è rimasta solo un sogno effimero. Ho pensato come un idiota che prima o poi sarebbe piovuta dal cielo una soluzione a tutto questo casino... ho voluto convincermi in tutti i modi che potesse esserci ancora qualcuno oltre a me... invece l’umanità è estinta ed io sono solo l’ombra di quello che era.
Non c’è più posto per me qui.
Mi sto compatendo? Direi di sì... chi non lo farebbe?
Non era il momento migliore per compatirsi, però... il dolore mi fa tornare alla realtà.
Cazzo!
Il braccio!!! Uno di quei figli di puttana mi ha morso il braccio!
Diventerò uno di loro!! MALEDETTI!!! NO! NON VOGLIO CHE FINISCA COSI’!!
Spezzo il collo al mio feritore e sparo ancora... sotto un altro!
Carico e premo il grilletto digrignando i denti! Un altro che non ciondolerà mai più!
“AVANTI! FATEVI AVANTI TUTTI QUANTI!!! NON MI FARO’ MANGIARE COME UN TACCHINO!! IO VI AMMAZZO TUTTI!!! NON MI FARETE PERDERE LA SPERANZA!!! ”
Premo il grilletto ancora... ci resto male quando sento il percussore scattare a vuoto... avevo cinque proiettili e li ho già usati... dovevo tenerne uno per me... ma adesso ho deciso come andarmene.
Quasi mi sembra di essere uscito dal mio corpo... sto guardando me stesso lottare come un ossesso contro quei mostri. Mi sto facendo largo vibrando fendenti ed affondi con il calcio del fucile in mezzo a quell’orrore. Sto avanzando rapidamente... posso ancora farcela! Puoi ancora farcela! Non pensare alla ferita al braccio! Non è grave! Vai avanti!!!
Riesco a superarli, finalmente! Corro a perdifiato lungo la strada principale, inseguito dagli zombi... riesco a distanziarli. Sono ancora vivo e non voglio rinunciare ad esserlo fino a quando potrò respirare! Sento ancora quei cinguetii... riesco a sentirli meglio ora senza tutti quei grugniti e gorgoglii... sono bellissimi e non c’è altro da dire.
Il morso a braccio brucia da matti e credo che l’infezione stia iniziando a lavorare dentro di me... sento che mi sta salendo la febbre... anche la ferita al petto ha ripreso a sanguinare... le bende sono rosse.
Mi sembra di sentire qualcosa in lontananza... una canzone... mi sto illudendo... aspetta... no, non è vero. La sento meglio adesso.
La conosco questa canzone... ”Listen to your heart” , ma non quella dei Roxette... quell’altro gruppo... come si chiamavano? I Little river band. Bellissima canzone.
Tanti ricordi.
Mi gira la testa. Non mi reggo in piedi. Cado al suolo senza accorgermene. Non credevo che facesse così in fretta. Mi sto già trasformando. Rimango sdraiato senza neanche fare un tentativo di rimettermi in piedi. Voglio ascoltare questa canzone fino a che riuscirò... ho sperato tanto che accadesse ed ora finalmente... c’è qualcun altro oltre me. Forse qualcuno che può ricominciare, che può ricostruire...
Sento le strofe sempre più distintamente e vedo con la coda dell’occhio qualcosa che si staglia davanti al sole. Direi che sono delle jeep.
Sto per svenire, non riesco a tenere gli occhi aperti... adesso la musica affievolisce... rimbombano nelle orecchie solo le raffiche di mitra ed i colpi di pistola ed i lamenti di dolore dei morti viventi colpiti.
Sento dei passi... qualcuno si avvicina... non sono più solo... finalmente... buio.
“È ancora vivo? ”
“sì... ma è stato morso. ”
“Che facciamo? ”
“Dobbiamo sparargli. ”
“No, aspetta... sembra che l’infezione sia all’inizio... forse possiamo ancora salvarlo. La cura potrebbe funzionare. ”
“Viene dall’unica zona pericolosa. Dovevamo ripulirla proprio oggi. Come ha fatto ad arrivare fino qui? ”
“Soprattutto, come ha fatto a resistere in quell’inferno tutto questo tempo! ”
“Non sentiva le nostre comunicazioni radio? Lanciamo appelli ai sopravvissuti tutto il giorno! ”
“Non pensavamo ci fosse ancora qualcuno vivo da queste parti, ti ricordi? Abbiamo tolto il segnale radio da questa zona due settimane fa per potenziarlo altrove. ”
“Questo tipo è stato in gamba. ”
“non ha perso la speranza, ragazzi... ”
“Adagiamolo sulla Jeep. Portiamolo al sicuro. Lo cureremo... se lo merita. ”
FINE
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