Il sarto finì l’abito del principe e chiamò la sua aiutante:
“Devi andare al castello e riferire al principe che il suo costume è confezionato.”
“Certo capo, ci vado subito,” disse la bambina.
Prese la moto e salì per la stretta strada che conduceva al castello. Arrivò e sistemò la moto sul cavalletto. Poi bussò con tutta la sua forza sul gran portone.
BUM, BUM, BUM.
“Che c’è!,” si sentì una voce, “arrivo, un attimo.”
Il gran portone si aprì e il principe guardò la bambina.
“Salve, che cosa vuoi?”
“Il tuo abito è finito. Puoi venire a ritirarlo quando vuoi.”
Il principe vide la moto.
“Portami al villaggio; vengo con te.”
“OK principe come vuoi, salta su che andiamo.”
Partirono scendendo la stretta strada che conduceva al villaggio. La bambina guidava la moto con maestria e il principe era seduto dietro tenendosi stretto ai fianchi di lei. Arrivarono alla bottega del sarto.
“Capo, il principe è qui per l’abito.”
“Eccolo, è un capolavoro, ammiri.”
“Certo molto bello.”
“Lo provi in caso debba correggere qualcosa, ma sono certo che le va a pennello.”
“Grazie, lo indosserò al castello, arrivederci.”
“Arrivederci.”
La bambina e il principe ripartirono in moto, risalendo la stretta strada che conduceva al castello. All’improvviso la moto si fermò.
“Che c’è?” chiese il principe.
“Accipicchia, è finita la benzina,” disse la bambina.
“Beh, gli ultimi metri li faccio a piedi, grazie. ”
“Di niente, la strada è in discesa, io posso ridiscendere con facilità.”
“Com’è vero, sei fortunata piccola.”
“Allora arrivederci principe,” salutò la bambina.
“Senti, non ti va di venire a prendere un caffè da me?”
“Non oserei, e poi il mio capo mi aspetta.”
“Il tuo capo capirà, non preoccuparti, su dai vieni.”
Salirono la strada spingendo la moto. Arrivarono al castello un po’ accaldati e sudati.
“Che caldo,” sospirò la bambina.
“Vieni, ti puoi rinfrescare nella grande fontana del cortile interno.”
“Oh che bella fontana.”
Il principe si tolse gli abiti e saltò nudo nell’acqua. La bambina lo guardò per un po’, si tolse la gonna, le mutandine, e saltò anche lei nella vasca. Nuotarono e giocarono con l’acqua per un po’, poi si baciarono e vissero, “LUISA!”
“Che c’è mamma?”
“Vieni, la cena è pronta! ”
“Sì, sì, sì…”
“LUISA! Lascia quelle bambole e sbrigati!”