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La corsa di Malley
Canada, Klondike – 1896
Robert Malley era un agricoltore, un agricoltore del 1896. Con i mezzi dell’epoca si faceva carico di un fazzoletto di terra, forte dei suoi trent’anni e della sua spensieratezza. Si spaccava la schiena notte e giorno per pochi centesimi di dollaro, questo prima che in Canada, sulle rive del fiume Klondike, un gruppetto di persone, giunte nella “zona del coniglio”non trovassero dei ricchi giacimenti auriferi.
Robert usava un setaccio per seminare i suoi cavoli, lì, a non pochi kilometri metri dal grande Klondike, e non gli fu difficile immaginarsi per metà immerso nelle acque gelide del fiume, ad usare il setaccio per fare, come quella moltitudine di uomini stava già cominciando a fare: setacciale il letto del fiume per trovare l’oro.
Si armò di buone speranze, pazienza e della sua ingenuità e preso il setaccio sotto braccio si avviò, seguendo le carovane che portavano fino alla mitica “zona del coniglio”. Il viaggio dal suo villaggio fino al grande fiume fu difficile, pieno di pericoli, momenti di sconforto e un forte appetito che sorgeva ogni qualvolta si rendeva conto che il pane che si era portato per il viaggio era solo un decimo di quanto gli bisognasse. Patì la fame, il freddo e le vesciche sotto i piedi; ma il pensiero di potere trovare anche lui l’oro gli scaldava il cuore, e tanto gli bastava.
Era un venerdì mattina del mese di Dicembre, quando giunse sulla riva ovest del Klondike, vide da lontano per la prima volta in vita sua quello che i pochi giornali dell’epoca raccontavano: un fiume di persone si riversava sulle rive del vero fiume setacciando le pietruzze, sotto un cielo plumbeo e gelido. Erano come api impazzite, chi urlava, chi cantava, chi imprecava contro il cielo, tutto per quell’oro che avrebbe cambiato loro le vite.
Malley era spaventato, non sapeva da dove iniziare, vide un punto della riva vuoto, fece una corsa a perdifiato e lo raggiunse. Con il fare dell’epoca prese le sue carabattole e le poggiò a riva, come per occupare quel buco libero tra una cascata e il resto dei cercatori. Guardò il fiume con aria di sfida, e preso il setaccio si lanciò in acqua.
Gli risero tutti dietro!
Un vecchietto arzillo con un sigaro in bocca gli sputacchio contro ridendo:-Che credi di fare lì, figliolo? Le pepite d’oro non si trovano sotto le cascate-.
Malley era un novellino, e non sapeva che le pepite non si depositano sotto le piccole cascate. Si sentì pervaso dalla vergogna, si guardò intorno e disse: -Nessuno di voi cerca sotto la cascata, solo perché pensate non si trovi l’oro, ma io credo che proprio per questo motivo troverò la pepita più bella che voi abbiate mai visto.-
I cercatori gli risero dietro, ma a lui non importò, doveva tenere fede al suo orgoglio ed alla sua ingenuità.
Passarono i giorni, e Malley non si muoveva da quel punto, continuava a tirare su fango e pietre scure, era diventato la barzelletta del fiume. Lui, caparbio come un mulo, continuava: cambiare posto in quel momento sarebbe stato come darla vinta al vecchio fumatore di sigaro ed a suo figlio Danny, che per metà della giornata stava fisso a ridergli contro.
Erano passati mesi, le acque del Klondike si erano gradualmente riscaldate, grazie al caldo sole di Agosto. Era una mattina rosea e calma, quando Malley tirò su il suo setaccio e lo trovò pieno di fango, sassolini e una carpa morta. Si soffermò meglio a guardare la carpa, era grossa, dura e sporca di fango. Fece per pulirla con una mano, e con tutta la gioia che aveva in corpo vide che non era un pesce marcio … era la pepita più grossa che al mondo un essere umano poteva mai aver visto.
La strinse in mano dando le spalle agli altri cercatori e la lavò nel fiume, per vedere nell’interezza quanto bella fosse. Era fantastica, levigata, scintillante, era quello che Malley aveva cercato tutta la vita, non era solo oro;era riscatto sociale, era una vita migliore, era amore.
Dopo averla guardata a lungo se la infilò in tasca, e iniziò a pensare come avrebbe fatto a mostrarla agli altri cercatori, come avrebbe visto cadere il sigaro dalla bocca del vecchio, e avrebbe visto suo figlio Danny rodersi per non essere stato lui alla fine a trovare quella meraviglia.
Poi la cupidigia parlò al suo ingenuo cuore, gli raccontò di come se c’era una pepita enorme sotto i suoi piedi, magari cercando ne trovava un’altra, e poi un'altra e un’altra ancora. Malley era un ragazzo semplice, non aveva mai visto il mondo, ed ora che ne aveva visitato un pezzettino, voleva anche il resto. Così, avventatamente si infilò la pepita più bella del mondo in una tasca con noncuranza come se fosse un volgare sasso di fiume infangato, e si gettò nelle acque per cercare i sogni.
Ma c’è una giustizia nell’universo, una legge sottile, che regala gioia agli uomini, che non chiede niente in cambio, a parte un grazie. Malley non aveva ringraziato. Non aveva detto “Grazie o vita che mi hai donato la pietra più preziosa del mondo” anzi, la aveva trattata come una scheggia di granito sporca di catrame.
Così la giustizia universale si immerse tra le acque e con le sembianze di un alga di fiume fece scivolare Malley sotto la cascata, come per rinfrescargli le idee. Quando riuscì ad emergere dalle acque e a riprendere respiro, Robert Malley non capì perché tutti a riva stavano intorno al vecchio con il sigaro ed a suo figlio Danny.
Vide Danny, issato a braccia in segno di vittoria dalla folla, con in mano un enorme carpa sporca di fango. Si toccò la tasca, ma era troppo tardi. Vide i suoi sogni infrangersi contro il muro della sua ingenuità. Solo allora capì che il paradiso lo aveva stretto tra le mani e gli era sfuggito via. Aveva trattato la pepita più preziosa del mondo come l’ultimo dei sassi della terra. E adesso non era più sua.
Uscì dalle acque come un pazzo, si avvicinò al ragazzo che stringeva in mano quel sogno dorato per riempirlo di calci e pugni ma ad un metro da lui si fermò di colpo. Sentì di dover accettare quella punizione. Aveva fatto tutto lui, non era giusto che un altro pagasse le conseguenze della sua stupidaggine. Danny aveva trovato la pepita, l’aveva pulita e l’aveva mostrata al mondo orgoglioso di esserne lui il trovatore.
Malley girò le spalle, sconfitto ed affranto, prese su le sue cose e riempì la borraccia di acqua fresca. Il cammino per tornare a casa era lungo.
Poi la cupidigia parlò nuovamente al suo ingenuo cuore, gli raccontò che se cercava avrebbe trovato anche lui altre pepite, certo, di sicuro più piccole, ma le avrebbe trovate. Ma Robert Malley sapeva che ogni pagliuzza d’oro tra le sue mani gli avrebbe ricordato la pepita più bella del mondo, e che non sarebbe servita a lenire il dolore che provava allora.
La decisione era presa, guardò un ultima volta la pepita gigante scintillare tra le mani degne di Danny, lo invidiò e gli augurò buona fortuna tra se e se, mentre scivolava via nel mattino d’Agosto, sulla strada di casa.
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- Ingenuao e simpatico, quasi una leggenda: La leggenda del santo cercatore d'oro. Hai scritto altro? Ciao
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