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Un incontro a sorpresa
Un incontro a sorpresa
Per parlare col mio amico uso la chat. Lui vive a Parigi io qui a Roma. Ci conviene, col telefono costerebbe troppo, rimaniamo ore intere collegati. Microfono e cuffie ed è meglio del telefono. Certo non stiamo sempre a parlare. In poche parole è come vivere nella stessa casa ogni tanto uno dice qualcosa, l'altro risponde poi si torna alle proprie attività.
Le chat, quella con tutta quella gente non le reggo, scrivi qualcosa e nessuno ti caga sembra che si conoscono tutti da sempre ed i nuovi arrivati nessuno se li fila.
L'unico sistema è quello di cliccare sul nome nella lista e chiamare in privato magari con una frase simpatica che incuriosisce. Le ragazze ci cascano sempre.
Per uno come me, con tutti gli interessi che ho, non è difficile. Basta una poesia, il verso di una canzone e loro si chiedono chi sei.
La prima cosa che cercano di scoprire è l'età e qui si fregano da sole, fai il vago, ironizzi su un ipotetica quanto improbabile età e loro s'incuriosiscono di più. Per non farsi vedere troppo interessate stanno allo scherzo proponendosi di scoprire il tutto più avanti.
Ne avevo conosciute parecchie con questo sistema ma tutte troppo superficiali, settimane d'intense chiacchiere e poi niente di veramente interessante.
Lei era diversa. Lo avevo capito subito. Di sicuro doveva essere più grande di me perché parlando di musica faceva riferimento a gruppi del passato "progressive anni 70". Quei gruppi piacevano anche a me, li conoscevo anche io quindi forse non era così.
Avevo l'impressione che stesse studiando ogni mia parola per arrivare a capire chi ero realmente. Così divenne un gioco di frasi sibilline, metafore e doppi sensi.
Il tutto diveniva sempre più curioso ed eccitante. Si cominciava a creare una sintonia strana un legame insolito. Ci sentivamo tutti i giorni. La febbre saliva. Non potevo neanche immaginare di tornare a casa e non trovarla in rete.
Era amore? Non credo. Io non m'innamoravo. Il mio cuore era di pietra, considerando che fui abbandonato da mia madre in tenera età e mio padre era morto di dolore un anno dopo. Vissuto con i nonni avevo smesso di amare già da bambino. Ricordavo appena i miei genitori li rivedevo nei momenti felici, al mare l'estate, poi all'improvviso.
Tutto il mondo crollò davanti ai miei occhi di bambino. Continue liti botte urla e così quella sera mia madre se n'andò. Non so dire chi avesse ragione so solo che io rimasi solo.
Voglio sbrigarmi. Questa sera voglio proporgli d'incontrarci. Ormai è ora. È tempo di aprirci.
Maledetto traffico ti tiene prigioniero nella sua morsa. Non si può neanche tornare indietro. Un incidente come al solito dove cazzo ha la testa la gente?
Lei ora non c'è. Lo sapevo. Manderà sicuramente un e-mail ma qui non c'è niente nella posta.
M'incazzai di brutto, quella sera. Non mi aveva fatto neanche sapere perché non era venuta in chat
Così decisi di mollare.
Quanta fatica feci, la tentazione era grande e non riuscii a resistere più di una settimana.
Accesi il PC mi collegai e lei era lì, come se non fosse successo niente, almeno quella fu la mia impressione mi resi conto che forse avevo esagerato e per un attimo mi vergognai con me stesso ancora di più quando mi disse che quella sera era stata ad acquistare una webcam per poterci vedere.
Cominciò un nuovo gioco tra noi l'eros, la seduzione. Ogni volta che chiedevo di vederla lei inquadrava un piede nudo, un polpaccio, una mano tutto al fine di eccitarmi poi spengeva la Webcam e finiva lì.
Acquistai anch'io la web e cominciai a fare lo stesso. L'eccitazione continuò a salire.
Avevo sentito parlare di sesso virtuale e mi veniva da ridere, ma ora no questo no.
C'era poco da ridere, era qualcosa di forte di veramente forte.
Passarono alcuni giorni d'intense emozioni ma inevitabilmente il giochino cominciò a calare d'intensità. Bisognava andare oltre e fu lei a prendere l'iniziativa facendomi capire che il giorno dopo avremmo provato emozioni indescrivibili lasciandoci andare completamente al nostro amore virtuale.
Cominciò senza parole, lei si carezzava il piede, lentamente così lentamente da farmi salire il sangue alla testa, poi i polpacci e più su fino alla coscia si fermò esasperandomi poi si fece vedere da dietro il perizoma, la maglietta che cominciò a tirar su scoprendo piano la schiena. Ero eccitato come un maiale. Stavo per scoppiare.
Tirando su tutta la maglietta scoprì quel tatuaggio.
una giraffa senza testa.
Il mio urlo squarciò il silenzio della stanza, scaraventai il PC in terra gridando e piangendo il disgusto e la nausea s'impadronì di me il mio corpo stava andando a mille allora mi diressi verso il frigo per prendere qualcosa per ubriacarmi, avvelenarmi, per morire
Passai per il corridoio, la vidi, urlai di nuovo, la foto di mia madre al mare.
Con la giraffa senza testa tatuata sulla spalla.
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