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isla de aves - 2 capitolo
Quante volte si muore e si rinasce in una vita?
Non esiste statistica! A mio giudizio è un alternarsi costante e necessario.
Risorgere dal buio a nuova luce.
Lo sguardo purgato dal male di vivere.
Riscoprire a poco a poco la meraviglia assoluta della realtà in cui fluttiamo.
Sospetto che questo costituisca il senso ultimo del vivere: “una eterna rivelazione”.
Con questa fiammella nel petto ricominciai a esistere.
Gradualmente, seguendo i bisogni elementari, iniziai a radicare la mia presenza nelle giornate di Cumanà.
La scorta di dollari era sufficente per risparmiarmi l’urgenza di sostentarmi.
Nel volo dall’Italia avevo scambiato, in spagnolo, alcune opinioni sulla cultura meso-americana antica con un certo Prof. Manfred Ulrich, volto intelligente di sessantenne dagli occhiali l’oro, di origine centro-europea... che curiosa equivalenza.
Era un uomo distinto e sensibile, diceva di occuparsi di affari e cultura.
Aveva reso meno faticoso il viaggio.
Resosi conto delle mie erudizioni, mi aveva consegnato il suo biglietto da visita, invitandomi a contattarlo per eventuali affari.
Avevo infilato il biglietto nella tasca della camicia estiva con automatismo, certo com’ero della sua inutilità.
Smentii me stesso dopo un paio di settimane.
L’inoperosità cominciò a erodere la mia pazienza.
Ero preda di una smania nascente di fare, di capire, di scoprire.
Essere, in fine, unico giudice del mio sentire e al diavolo la “STORIA”.
Alla reception del residence dove aloggiavo chiesi il telefono e, ritrovato il biglietto, composi il numero di Monaco di Baviera che vi era riportato.
Immaginai la scintilla della trasmissione percorrere lo smisurato cavo telefonico sul fondo dell’Atlantico, risalire la penisola iberica, attraversare la Provenza...
Dopo alcuni squilli rispose una prima segretaria, mi destreggiai con la lingua inglese e dopo tre passaggi di voci femminili mi rispose quella maschile del Prof. Manfred.
Fui lusingato del calore con il quale mi rispose.
“È un grande piacere risentirla così presto, dove è alloggiato? ”
“Sono a Cumanà pof. Manfred, alloggio al residence Vista de Mar. ”
“È prodigioso! Incredibile. Lei si trova nella località che speravo scegliesse.
Senta! Per riservatezza le invio un telex all’ufficio postale di Cumanà. Le raccomando la riservatezza! Lo legga con attenzione. A presto collega. ”
Bighellonai per le strade di Cumanà, la prima città del nuovo mondo fondata dal Capitan Gonzalo de Ocampo nell’anno del Signore 1521, dominata da “forti” ormai inutili, lustrata da numerose chiese, palme verdi, fettine di azzurro mare, bianco di case e su tutto un manto di cielo come quello ceruleo della Santa Vergine.
Trascinai i miei passi sino all’ufficio postale.
Trascorsa un’ora l’impiegato in camicia fiorita mi fece accedere alla saletta del telex.
Digrignando i denti la macchina aveva vomitato un lungo stampato.
Lo lessi con curiosità ed attenzione.
Riassumendo, il testo presentava l’attività della società “Die Fenix” specializzata nella ricerca di reperti e documenti di rilevanza archeologica, su mandato di alcuni prestigiosi istituti di ricerca e musei.
Il mio ruolo era inerente alla prima catalogazione e repertazione di manufatti provenienti dagli stati del sud e centro-america affacciati sul mar Caraibico.
Si diceva inoltre che sarei stato istruito da un emissario della società dopo la mia accettazione telefonica.
Si ventilava un congruo compenso che mi sarebbe stato notificato personalmente.
Ci pensai tutta l’insonne calda notte stellata.
Al primo sole dissi a me stesso: “Al diavolo... perchè no?! ”
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