Era stanco di vivere e volle farla finita. In bagno girò i due rubinetti dell’acqua e lasciò che la vasca si riempisse. Si spogliò. Andò in cucina e piegò con cura i vestiti sul tavolo. Poi, prese il tostapane.
Ritornò in bagno. Chiuse i rubinetti. Infilò la spina del tostapane nella presa elettrica sopra il lavandino. Si guardò nello specchio; la sua immagine era coperta dal vapore. Passò la mano socchiusa sullo specchio. Di nuovo guardò dentro. Poi. Si girò. Provò entrare nella vasca stringendo il tostapane al petto; il cavo era troppo corto. Posò allora il tostapane nel lavandino. Andò in salotto e sollevò il grosso televisore. Lo staccò con uno strattone dal muro. La sua voglia di morire era grande. Si avviò verso il bagno; il televisore non passava per la porta. Tentò in vari modi, poi decise di rinunciare. Andò nella stanza dove dormiva. Dal grande armadio tirò fuori un aspirapolvere rosso e rientrò in bagno. Staccò il cavo del tostapane dal muro e infilò quello dell’aspirapolvere. Si girò. Fece passare un piede nella vasca. L’acqua era diventata fredda. Allora appoggiò l’aspirapolvere rosso sul bordo della vasca e riaprì il rubinetto dell’acqua calda. Aspettò. Mosse in cerchio la mano nella acqua e miscelò l’acqua calda con quella tiepida. Richiuse il rubinetto. Sollevò la gamba rimasta fuori e fece entrare anche quella. Si mise in ginocchio nell’acqua. Prese tra le braccia l’aspirapolvere e lo strinse al cuore. Piano, piano si adagiò sulla schiena. L’acqua gli arrivava sotto il mento. Era un momento bello e soave. Pulito.