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Il cuore in frigo
Non riusciva a capire come mai quella cosa lo tormentasse tanto. Una cosa di poco conto, ma per lui quella cosa era diventata tanto importante che non credeva di poter vivere senza.
Andò dallo psichiatra.
“Dove l’ha messo?”
“L’ho messo in frigorifero avvolto nella carta stagnola.”
“Come ha fatto a recuperarlo?”
“È stata mia madre.”
“Ma la cosa è illegale, lo sa questo?”
“Mia madre faceva la levatrice, è stato facile per lei organizzare la faccenda; poi quando l’hanno spenta, sei mesi fa, me l’ha fatto avere dentro un pacco. Sono sei mesi che non sto bene Signor Psichiatra.”
“In ogni caso lei dovrebbe riconsegnarlo alle autorità.”
“Mi vuole denunciare?”
“No, voglio che lei guarisca Signor Curtez.”
“Come faccio a vivere senza?”
“Lei sta vivendo senza! Il suo cuore è dentro un frigorifero e lei vive ancora.”
“Ma ne ho bisogno!”
“Lei non ne ha bisogno. Questi sono solo guai.”
“È da quando lo tengo in frigorifero che non riesco immaginare una vita senza il mio cuore.”
“In ogni caso non serve più a niente, non c’è modo di rimetterlo dentro...”
“A me basta saperlo dentro il mio frigo e la cosa mi va anche bene.”
“Allora perché è venuto da me?”
“È lei lo Psichiatra; me lo dica.”
“Ha forse paura?”
“Paura di...”
“Paura e basta.”
“Sì, da quando ho il mio cuore nel frigorifero ho paura che qualcuno venga a mangiarlo.”
“In quanti vivete nella cella?”
“Siamo in sei.”
“Vediamo,” disse lo Psichiatra e consultò l’ordinatore sulla scrivania: C u r t e z... aspettò qualche secondo; il computer fece cru, cru, cru.
“Mah, i suoi cinque compagni sono vegetariani; non rischia poi più di quel tanto.”
“Con noi ci sta anche un gatto.”
“I gatti non aprono i frigoriferi.”
“Dottore, ho paura che i miei compagni gettino al gatto il mio cuore!”
“Perché lo farebbero?”
“Sono invidiosi.”
“Invidiosi perché lei ha un cuore in frigo?”
“Sì, è così!”
“Hm, le prescrivo queste pillole. Vedrà, starà meglio. Due al mattino, tre a mezzogiorno, e ne prenderà ancora due prima di staccare la batteria.”
“Grazie Dottore.”
Le pillole si rivelarono poco efficaci e Curtez continuava ad avere molta paura. Non staccava mai la sua batteria e non si allontanava dal frigorifero. Perse così il lavoro, perse gli amici, divenne dispotico, irascibile, rissoso, temendo ed insospettendo chiunque gli si avvicinava; così qualche settimana dopo i suoi compagni di cella lo denunciarono.
Con coraggio Curtez affrontò la squadra speciele; ma erano in troppi. Riuscirono a bloccarlo e gli staccarono la batteria, ma Curtez rimaneva attivo. Cru, cru, cru.
“Non capisco, questo funziona sempre…”
“Come?”
“Non vuole spegnersi!”
“Sono i nervi.”
“No, no; si sarebbe dovuto spegnere.”
“Credi che è per quella cosa che tiene dentro il frigo?”
“Sì, sì, credo proprio che sia per quella cosa.”
“Beh che facciamo?”
“Micio, micio, miiicio...”
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