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Vendetta, dolce vendetta
La bambina fissò la porta. Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. La sola cosa che ricordava era l'immagine di sua sorella maggiore entrare nella stanza senza vederla tornare.
Erano le nove di un lunedì mattina. Dal cielo cadevano grossi fiocchi di neve, e il vento faceva oscillare i pini a suon della sua musica.
"Tu aspettami qua. "
Caterina l'afferrò per un braccio e la bloccò.
"Zio non vuole che entriamo lì dentro. " Sussurrò per non farsi sentire.
Giada disse: "Zio non vuole che ci entriamo perché là dentro ha ucciso zia Livia. "
"Zio non ha ucciso zia Livia! " Rispose quasi offesa.
"Allora come ti spieghi la cintura e il coltello insanguinati avvolti nel fazzoletto che abbiamo trovato nel suo cassetto? "
Caterina esitò nel rispondere e la sorella continuò nel suo discorso: "Se non è stato lui perché ci ha fatto dire delle bugie alla polizia? "
"Zia è morta perché era molto malata. "
"Zia è morta perché zio la picchiava di continuo. "
Giada fissò sua sorella e mettendole una mano sulla spalla per rassicurarla, disse: "Voglio solo dare un'occhiata dentro quella stanza. Non appena avrò finito ce ne andiamo in cucina a bere una cioccolata calda. Va bene? "
Caterina rispose solo dopo alcuni secondi.
"Va bene. "
Giada stava muovendosi verso la stanza quando la sorellina la chiamò.
"Sì? "
"Posso venire con te? "
"No. Tu devi rimanere qui. " Disse facendo segno con le mani. "Devi stare di guardia. "
Poi si mosse verso la porta, fece appena in tempo a posare la mano sulla maniglia che Caterina la chiamò nuovamente.
"Cosa c'è? "
"Se zio è un assassino perché noi siamo ancora qui? "
"Appena avrò compiuto diciotto anni ce ne andremo. È solo questione di tempo. "
Giada si voltò un'ultima volta e con lei lo fecero anche la massa di riccioli d'oro.
Una volta entrata, la porta si era richiusa.
Caterina aveva aspettato per più di due ore, seduta sul freddo pavimento di marmo, con la schiena appoggiata alla parete. Giocherellava con le dita per ingannare il tempo, attendendo che Giada facesse ritorno per mantenere la promessa fattele in precedenza.
Niente. Giada non varcava la soglia.
Fu in quel momento che il suo viso si rigò di lacrime. Aveva gli occhi lucidi dal pianto e il mento arricciato per lo sforzo di trattenerlo.
Stava asciugandosi le mani sudate sul pantalone quando udì una voce.
Guardò in direzione della stanza e notò uno spiraglio di luce provenire da sotto la porta.
Allora si alzò e si posizionò dinanzi ad essa.
Era socchiusa e sentì di nuova quella voce.
"Caterina? "
Un sibilo che le fece accapponare la pelle. Armandosi di tutto il coraggio di cui disponeva, socchiuse gli occhi e spalancò la porta.
"C'è qualcuno? "
"Caterina? " chiamò di nuovo.
La bambina si guardò attorno. Era una stanza normalissima. Arredata da un letto a due piazze, un armadio e un comò.
Fissò il soffitto e notò un lampadario che andava avanti e indietro, cigolando.
"Giada? " chiamò.
"Giada è momentaneamente assente. "
La voce misteriosa le fece compiere un balzo all'indietro.
"Dov'è mia sorella? "
"È un ostaggio particolarmente importante per me. Se farai quello che ti dico, tornerà indietro. "
Parlando Caterina guardava istintivamente il soffitto, come se stesse dialogando con una forza superiore.
"Che cosa dovrei fare? "
"Tra un mese tornerai davanti questa porta, e gli farai segno di entrare qua dentro. "
"A chi? "
"Lo capirai al momento giusto, bambina" disse facendo una pausa. "Una cosa ricorda, però: come ti sono amica posso diventarti nemica. Se saprai fare le giuste scelte nella vita, non avrai mai timore di me, proprio come adesso. Sta a voi scegliere. "
"E se non facessi quello che mi hai chiesto? "
"Sarebbe molto sciocco da parte tua, ma nel caso in cui tu decidessi di non seguire ciò che ti ho detto di fare, potrebbe succedere qualcosa di orribile. "
Caterina si guardò attorno e fissò fuori dalla finestra. Il cielo si era rabbuiato ancora di più, tanto da sembrare quasi notte inoltrata.
"Fai quello che ti ho chiesto, e riavrai tua sorella. "
E un mese era passato. Caterina se ne stava impalata davanti alla porta in attesa di un qualsiasi movimento. Niente.
In quel momento passò nel corridoio la donna delle pulizie, che con un sorriso le andò incontro.
"Stai giocando? "
La bambina annuì senza aggiungere altro.
La donna si mise sulle ginocchia e la fissò: "Lo so che tua sorella ti manca molto, ma sono sicura che tra qualche giorno tornerà. Probabilmente è andata a fare una scappatella col suo ragazzo. "
Caterina la fissò imbronciata.
"Mia sorella non ce l'ha il ragazzo. "
"Va bene" Disse "continua a giocare. "
Quando la donna si allontanò, Caterina fissò l'orologio a pendolo appeso al muro. Segnava le nove in punto.
Si posizionò davanti alla porta quando sentì un grido.
"Caterina! "
Si voltò e vide suo zio al fondo del corridoio andarle in contro.
Quei passi insistenti sembrarono farle eco nella testa.
"Cosa ci fai qua? " domandò strattonandola per un braccio.
Il contatto con l'uomo le fece venire la nausea; sembrava infatti che avesse fatto un bagno a base di alcolici.
"Questa casa è tanto grande! Vai a giocare su un altro piano! " Strillò.
Caterina lo fissò e domandò solo: "Perché hai ucciso la zia? "
Non aveva avuto il tempo di vedere il palmo della mano, aveva solo sentito il bruciore sulla guancia a causa dello schiaffo che le aveva tirato.
Si portò la mano fredda sulla parte interessata, quasi a voler lenire il dolore.
"Fila in camera tua, stronzetta! E non azzardarti a parlare più di queste cose, capito? "
Le venne quasi spontaneo. Le urla e il dolore le fecero scendere lacrime come un fiume in piena.
"Stai zitta! " urlò tappandosi le orecchie.
S'inginocchiò e la prese per le braccia.
"Devi fare silenzio, non so se mi sono spiegato? "
Ma mentre le poneva quella domanda, notò la porta socchiusa.
"La porta è aperta" Disse quasi isterico. "Sei entrata lì dentro nonostante ti avessi esplicitamente raccomandato di non farlo. "
Caterina scosse il capo più volte e mise le mani avanti.
"No, non sono stata io. "
Poi, come se si fosse scordato che sua nipote più grande mancava da casa da un mese, chiese: "Dov'è Giada? "
Fu allora che Caterina capì quello che doveva fare.
Non emise fiato, non disse nulla. Alzò solo il braccio e indicò la stanza che non poteva essere varcata.
L'uomo si alzò e si diresse verso di essa.
La bambina vide chiudersi la porta alle spalle dello zio. Anche se solo per pochi secondi, giurò di aver visto sul legno della porta, l'immagine di una donna dai capelli mossi al vento e di ghiaccio, farle l'occhiolino.
Poi solo delle urla violente e lancinanti.
Erano trascorse tre settimane dall'accaduto. Giada spingeva sua sorella Caterina su un'altalena del giardino di casa loro.
Al momento del ritrovamento del cadavere, la Scientifica non aveva trovato la minima impronta estranea, e la polizia non era stata in grado di segnalare nessuno come potenziale indiziato.
Il proprietario della villa, trovato impiccato con una cinghia di cuoio ad un lampadario di una stanza al terzo piano, rimaneva un'indagine aperta.
La stanza era quella. Era la stessa nella quale aveva picchiato a sangue sua moglie e poi l'aveva uccisa.
Giada e Caterina avevano capito che cos'era successo dentro quella stanza invalicabile, o forse l'avevano capito solo in parte; ad ogni modo l'avrebbero tenuto per sé.
La vendetta sta sempre in agguato. Si nasconde ovunque, nelle persone più impensabili, o nelle cose più impensabili, a volte anche nelle stanze più impensabili.
Potrebbe addirittura trovarsi in una stanza da letto, apparentemente normale, con un letto a due piazze, un armadio e un comò.
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0 recensioni:
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- Racconto gradevole, ma ti preferisco come giallista. Ciao. Stan
Anonimo il 04/11/2009 21:36
Bello ed emozionante
- Anche questa molto bella ti lascia senza fiato!
- Ciao Donato!
Grazie! Allora attendo tuoi ulteriori commenti!
A presto.
- Molto interessante.
Da leggere tutti i racconti con calma
A presto
- Ciao!
Grazie ad entrambe!
Anonimo il 10/03/2009 15:36
bello! davvero originale!
Anonimo il 10/03/2009 12:57
wowww...
senza fiato!!!!
bellissimo.. peccato sia finito...
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