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La notte senza sapere cosa
La scuola era finita, ma i compiti delle vacanze rimanevano comunque uno strazio.
Una settimana dopo la fine dell'anno scolastico decise di recarsi a recuperare i libri che l'insegnante di italiano gli aveva imposto di leggere.
Stefano entrò tutto giulivo col suo pezzo di carta in mano. La bibliotecaria lo seguì lungo il percorso che lo portava dinanzi a lei. Il ragazzo appoggiò i gomiti al bancone e sorrise. Gli occhi castani si fecero leggermente più tirati, la dentatura quasi perfetta gli si spiaccicò sul viso, e le poche lentiggini che aveva gli si concentrarono sul naso arricciato.
La bibliotecaria fece scivolare gli occhiali sul naso.
"In cosa posso esserti utile? "
"Ahm... vorrei dei libri. "
"Elencameli. "
Stefano scorse con l'indice, dei titoli di libri. "Dunque: Il sentiero dei nidi di ragno, Se questo è un uomo, Sostiene Pereira e Il Conte di Montecristo. "
"Uhm... sono parecchi. Sono per la scuola? "
"Sì, infatti. Devo leggerli tutti e fare la recensione di due a scelta. "
La donna si alzò e si diresse direttamente agli scaffali interessati senza consultare il catalogo. Ormai conosceva quel posto come le sue tasche.
Stefano rimase invece al bancone, in attesa che glieli portasse.
Appena due minuti dopo, stava già effettuando il prestito.
"Ecco a te", disse porgendogli i libri da sopra al bancone.
"È tranquillo qui... " commentò lui guardandosi intorno.
"Be', è anche ora di chiusura. Comunque sì, è tranquillo. È una biblioteca. Non potrebbe essere altrimenti. "
Stefano annuì.
"La ringrazio. Vista l'ora, allora buon appetito", le augurò recuperando i romanzi.
"Grazie, altrettanto. "
Senza fissarlo, lei aggiunse: "Dentro te, lo sai che non puoi. "
Stefano si bloccò a metà dell'uscita. Si voltò verso la donna.
"Stava parlando con me? "
Allora lei lo guardò, proprio dritto negli occhi.
"Sei sicuro? Una volta fatto, non potrai tornare indietro. "
Stefano arricciò la fronte in segno di confusione.
"Attento Stefano, se tu domani farai ciò che ti è stato chiesto, il mondo potrebbe cambiare irreparabilmente. "
"Lei cosa sa di ciò che devo fare io domani? Cosa fa, mi spia? "
"Non ha importanza. Sei proprio sicuro di ciò che stai per fare? ", domandò lei con una punta di sfida.
"Ne sono sicuro.", affermò.
Con le mani si tirò più su i jeans alla pinocchietto, e attese.
"Sei un ragazzo che ha vissuto sulla strada. Non sei uno stupido. Certe cose le capisci..."
"Adesso mi ha rotto. Lei è pazza", disse allontanandosi.
"Non più di qualcuno che voglia bruciare libri per entrare a far parte di una banda", lo raggiunse la sua voce.
Allora Stefano si bloccò, e le andò incontro. "E lei cosa ne sa? "
"Mettiamola così, Stefano. So chi sei e cosa volete fare domani, quindi evitiamo i giri di parole. "
"Ok, mettiamola così. Sono affari miei, non suoi. "
"Diventano miei nel momento in cui coinvolgi anche me. "
"E in che modo coinvolgerei anche lei? "
"Se brucerai i libri che ti ho appena prestato, il mondo cambierà. "
"Vorrebbe dirmi che per un mio gesto, il mondo andrà alla deriva? ", domandò ironico.
"I libri che tu brucerai domani, faranno sì che non ce ne siano neanche negli anni a venire. "
"Lei mi sta dicendo che se compirò il mio rito d'iniziazione, i libri presenti sul pianeta Terra, scompariranno? "
"Non proprio. Sarà come una sorta di cancro, Stefano. Lo sai come funziona il cancro? "
Lui non disse niente.
"Ti prende un pezzo alla volta, Stefano. Così funzionerà anche per loro. All'inizio, solo qualche lettera, quelle custodite nei reconditi angoli di un cassetto, a mano a mano che il tempo passerà, toccherà ai quotidiani. L'inchiostro delle testate giornalistiche, svanirà, lasciando la prima pagina, quella per la quale tanti giornalisti si affannano a riempire, vuota. E così accadrà per tutte le pagine rimanenti. Non ci saranno fumetti, libri o enciclopedie. Neanche i bugiardini per leggere le controindicazioni" concluse scandendo bene le parole finali. "Niente di niente. "
Entrambi rimasero a fissarsi a lungo.
"Non m'interessa", disse all'improvviso.
"Ne sei sicuro? Sai chi faceva quello che vuoi fare tu con i tuoi amici domani?"
Stefano non rispose.
"Lo prendo come un no", continuò. "I nazisti facevano la stessa cosa. Bruciavano i libri. È questo che vuoi, diventare come loro? "
"Voglio entrare a far parte di quella gang. Quello che mi chiederanno di compiere per il rito d'iniziazione va fatto. Punto e basta. "
"Anche se si trattasse di mettere a rischio la cultura del mondo e... la tua vita? "
"Che c'entra la mia vita? Ha parlato solo di libri", domandò improvvisamente preoccupato.
La donna spalancò le fauci e rise divertita.
"Credi davvero che bruciando il sapere del mondo, il mondo avrà ancora spazio per te? "
"Non la capisco."
"Senza parole non si può parlare. Senza libri non si può studiare, senza lo studio non ci sarà evoluzione. "
Stefano deglutì pensieroso.
L'anziana signora si alzò.
"Pensaci bene, ragazzo. Perché laddove decidessi di dar fuoco ai libri, tu potresti cambiare il corso delle cose, ed ovviamente non sto parlando in chiave ottimistica..."
Dopo scomparve dietro una porta che si richiuse alle spalle. Stefano rimase a fissare la porta davanti a sé.
Poi scosse il capo ed uscì. Si diresse verso casa. Lungo la strada tornò col pensiero sulle parole della bibliotecaria.
Il suo caschetto biondo cenere si muoveva secondo il passo.
A pochi chilometri dalla sua abitazione incontrò quella che sarebbe presto diventata anche la sua gang.
"Ehi! Allora, come sta il nostro amico prossimo a portare il tatuaggio?", domandò il capo banda cingendogli le spalle.
"Quale tatuaggio?", domandò lui nervoso.
Gli amici intanto lo accerchiavano.
"Ma come quale? Il nostro marchio distintivo. Quello che ci differenzia."
Uno dei ragazzi si alzò la manica della T-shirt e mostrò la spalla abbronzata.
"Il simbolo è una svastica?", domandò lui sillabando.
"Avevi dubbi, scusa? Credevamo che sapessi chi siamo..."
"Certo che lo so... " sostenne cercando di rimediare.
"Come vedo sei andato in biblioteca... hai preso ciò che ti ho chiesto?", domandò indicando i libri.
Lui annuì.
"Sì."
"Ben fatto. Ricordati, domani sera. A mezzanotte. Porta i libri", disse allontanandosi il capo banda.
"E anche l'alcool. Al fuoco ci pensiamo noi", concluse un altro.
Poi risero di gusto e si allontanarono. Stefano rimase immobile. Aveva ancora in testa l'eco delle risa, e addosso percepiva la puzza di fumo di sigaretta.
Erano più grandi di lui di quattro anni.
Mentre Stefano ne aveva quattordici, la gang era formata per lo più da ragazzi di diciotto, diciannove anni. Lui sarebbe stato il più piccolo del gruppo.
"Ti vogliamo perché sei diverso, perché sei un duro. Ti vogliamo con noi perché sappiamo che avresti il fegato per fare ciò facciamo noi."
Questo gli avevano detto, ma in cuor suo sapeva bene perché volevano che entrasse a far parte della banda naziskin. Lui era un ragazzo di strada, senza una precisa meta, senza una vera famiglia: era orfano di padre e di madre, e viveva con gli zii.
Il giorno seguente l'insolita chiacchierata in biblioteca, Stefano non era uscito. Era stato tutto il giorno in camera sua a riflettere. Solo dopo cena disse che sarebbe andato a fare un giro per il paese.
Aveva una camminata tutta particolare: alzava sempre e solo i talloni ogni volta che muoveva un passo, mai tutta la pianta del piede.
Con le mani nelle tasche camminò lungo la stradina che portava in piazza, per poi inoltrarsi nel boschetto semi buio. Si guardò attorno e quel posto gli parve tanto come la bibliotecaria gli aveva descritto un mondo senza cultura. Tutto intorno sembrava senza vita. Ogni passo equivaleva al disperdersi nel buio. Poi pensò.
E se senza libri, il mondo sarebbe davvero cambiato in peggio? Se la mente fosse diventata vuota senza parole? O peggio ancora, se non vi fossero stati più ricordi?
L'unico gesto che ricordava dei suoi genitori prima che perdessero la vita in un incidente, era l'immagine di sua mamma e suo papà che lo stringevano a sé. Se senza parole non avesse più saputo cosa fosse il ricordo, non avrebbe mai più potuto ricordare la sua famiglia.
Con uno scatto in velocità corse fino alla chiesa. Guardò l'orologio. Segnava le dieci in punto. Aveva tempo. Correndo con tutto il fiato di cui disponeva, raggiunse la biblioteca. Cominciò a bussare rumorosamente.
"C'è nessuno?", ripeté svariate volte.
Quando si convinse dell'assenza di qualsiasi forma umana, fece cadere le spalle tese. Si voltò per andarsene pensando a quanto avrebbe perso se il mondo l'indomani fosse cambiato. Poi udì un rumore. Allora si rivoltò una seconda volta verso la struttura. Uno spiraglio mostrava l'apertura della porta.
Subito esitò. Poi entrò spalancandola. Non si mosse da quella posizione per diversi secondi.
La luce dei lampioni alle sue spalle proiettava il suo corpo in una lunghezza diversa da quella reale.
"Entri, o vuoi startene lì tutta la sera?", si udì.
Stefano sobbalzò e si portò una mano al cuore. Poi riprese il fiato per domandare: "Chi è?"
Ma la voce immersa nel buio non rispose immediatamente. Lentamente Stefano sentiva avanzare dei passi, durante i quali credette di morire, fino a che il corpo in carne ed ossa si mostrò dinanzi a lui.
"Hai cambiato idea?", domandò la donna.
Il ragazzo deglutì, cercando di mascherare la paura.
"Sì. Ho cambiato idea."
L'anziana donna mostrò la smorfia della sorpresa. "Sai che cosa devi fare?"
Lui scosse il capo. "Quelli mi ammazzeranno, e quando avranno finito con me, toccherà a lei."
"Mi sottovaluti, e sinceramente credo che sottovaluti anche te stesso", continuò muovendosi. "Vieni, voglio farti vedere qualcosa. "
In quel momento un tuono irruppe la quiete del luogo. La donna si mosse tra gli scaffali e lo condusse nella sezione della letteratura americana.
"Quale libro ti ispira tra questi?", domandò mostrandoli con un gesto della mano.
Stefano li fissò. Poi si diresse verso il ripiano più alto. Ne scorse il lato col dito fino ad arrivare all'ultimo. Lo estrasse e lo mostrò. Allora la bibliotecaria mostrò il suo stupore.
"Radici... Complimenti."
"Cosa significa tutto questo?"
"Dipende da te."
"Cosa, che cosa dipende da me?"
"Immagino che tu non creda alla magia."
"Infatti."
"A volte non si crede perché si ha paura. Ti è mai capitato di pensarla così?", continuò. "Il solo modo che hai di battere i tuoi nemici stanotte è per mezzo di questi libri."
"In che modo?"
"Dovrai scoprirlo da te, Stefano. Quando sarai pronto, loro lo saranno con te."
Poi la donna fissò l'orologio.
"Hai il destino del mondo nelle tue mani, e puoi scoprire come difenderlo in centodieci minuti."
"Centodieci minuti?"
"Adesso solo più centonove", disse allontanandosi.
"E lei dove sarà?", domandò lui con ansia.
"Nella stanza accanto. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sarò qui", disse indicando una porta.
Stefano rimase da solo. Per lui era tutto assurdo. Lui che i libri li vedeva solo attraverso la vetrina di un negozio, e che leggeva solo Topolino.
Tornò a guardare quella marea di libri. Cominciò a girare per gli scaffali mentre fuori i fulmini lampeggiavano, il cielo tuonava e rigurgitava pioggia sotto forma di schegge affilate come lame di coltelli.
Ne prese uno, poi ancora un altro. Andò nella sezione narrativa italiana, inglese e tedesca. Poi toccò a quella francese, artisti stranieri, ricettari, sport, itinerari, enciclopedie e atlanti, storia e geografia, testimonianze, dizionari e testi giuridici. C'era di tutto e di più. Non aveva mai visto tanti libri come quelli là dentro. Si accomodò seduto a un tavolo e cominciò a leggere.
Dumas, Levi, Calvino, Connelly, Kafka, Shakespeare, Benni, Allende, Stendhal, Angela, King, Fallaci, Carcaterra, Moravia, Yoshimoto, Pasolini, Terzani, Pavese, Christie, Tabucchi, Stevenson.
Stefano sfogliava le pagine dei libri che aveva accatastato come spinto da un'energia indescrivibile. Le sue pupille s'indirizzarono sullo scritto, la bocca sussurrava ciò che leggeva, e a mano a mano che lo faceva, memorizzava immagazzinando il tutto in una parte segreta del cervello.
Si alzò dalla sedia per dirigersi verso un inesplorato scaffale quando un tuono irruppe nell'edificio, distogliendolo da ciò che stava facendo. Guardò l'orologio. Mancavano dieci minuti a mezzanotte. Deglutì. Poi si diresse dritto davanti a lui e recuperò un libro dai caratteri grossi. Lo sfogliò. Sul lato c'era scritto CORPO 16.
"Sono per i dislessici, gli anziani e gli ipovedenti."
Stefano si voltò. Più in là c'era la bibliotecaria.
"Cosa sono i dislessici?", domandò.
Le scappò un sorriso. "Puoi chiedermi chi sono. Sono persone che hanno difficoltà a leggere. Scambiano le lettere nelle parole. Così, visto che anche loro hanno diritto a leggere, io e altre biblioteche abbiamo promosso la lettura con la collana editoriale CORPO 16. Sono libri, solo scritti con un carattere più grande. Per chi ha difficoltà è più facile così."
Lui annuì.
"Capisco", disse riponendolo dove l'aveva preso.
Stefano si avvicinò al tavolo e fissò tutta la caterva di libri. "Non so neanche cosa dovrò fare tra poco. Non ci capisco più niente. Mi sembra di star sognando."
"Sei confuso, lo so... ma sono sicura che ciò che stai facendo, servirà a tutto il mondo. Ricorderai con orgoglio questa notte in biblioteca."
Lui non disse niente.
"Sei pronto?", domandò lei infine.
Stefano alzò lo sguardo verso la donna e vide che fissava l'orologio. Era mezzanotte. L'ora della verità.
Si udirono degli sghignazzi. Stefano si precipitò all'entrata. I quattro ragazzi camminavano in direzione della biblioteca. Uno dei quattro continuava a far scintillare la fiamma dell'accendino.
Quando arrivarono sull'uscio, il capo banda rise e domandò: "Sei già qua? Non vedevi l'ora, eh?"
Stefano non rispose.
"Allora, li hai portati i libri?"
"Noi abbiamo portato anche l'alcool in caso ti fossi scordato", commentò prontamente un altro membro.
"Visto che è aperto io e gli altri avevamo pensato di allargarci a qualche altro libro, che ne dici?"
"Non lo possiamo fare", disse il giovane all'improvviso.
Il silenzio regnò per pochi secondi. Il sorriso sul volto del capo banda andò lentamente affievolendosi.
"Come hai detto, scusa?", domandò a denti stretti.
Esitò alla ricerca della risposta migliore.
"Non posso fare ciò che mi chiedi, e neanche voi."
"Non puoi più tirarti indietro."
"Non ho mica firmato un contratto con voi."
I ragazzi si guardarono perplessi.
"Che c'entra? L'avevi giurato. La tua parola vale forse meno?"
"No... ma non posso ugualmente. Se stanotte bruceremo quei libri, domani il mondo subirà un cambiamento drastico."
Vi fu un boato di risate. Poi il più grosso che allo stesso tempo era anche il capo banda, sfoggiò un coltello serramanico.
"Adesso la vittima sei diventata tu."
Stefano indietreggiò prendendo con le spalle lo stipite della porta. Infine entrò.
Boccheggiò. Sudava freddo. Non sapeva che fare.
"E tu volevi far entrare questo cacasotto nella nostra banda?", domandò uno ridendo.
"I libri, Stefano! Ricordati dei libri!", gli gridò la bibliotecaria.
"E questa mummia da dove è uscita, da un libro horror?"
Uno della gang si diresse verso gli scaffali e vi gettò dell'alcool sopra.
"Fermi, non potete farlo!"
"Fermaci, se puoi, salvatore del mondo!", urlò il capo dirigendosi con l'accendino verso i libri impregnati d'alcool.
Allora Stefano urlò: "La polizia sarebbe felice di mandarvi in galera!"
Tutti e quattro si bloccarono.
"Peccato per loro, perché non ci prenderanno mai."
"E se la nostra conversazione fosse stata registrata? Se avessi già chiamato la polizia?"
"Balle."
"Ma se dicessi la verità?"
Poi mostrò il libro che teneva in mano. "Il Conte di Montecristo. Vendetta e astuzia. Me lo volevi far bruciare, ricordi?"
E dal tavolo cominciò a recuperare dei libri.
"I sentieri dei nidi di ragno. Un ragazzino fugge da casa e conosce dei partigiani che combattono i nazisti."
Poi ne prese un altro ancora.
"Se questo è un uomo. Le torture, le deportazioni, gli omicidi di massa. Un uomo sopravvive al campo di sterminio dov'è internato."
Ne recuperò un quarto.
"Sostiene Pereira, un gruppo si ribella durante la guerra civile, alla dittatura di Francisco Franco."
Poi silenzio.
"Bruciate quei libri, e giuro che consegno il nastro alla polizia", continuò mostrando un registratore tascabile.
Dopo diversi minuti di esitazione, il capo banda parlò: "Non credere di averla fatta franca", disse puntandogli il coltello contro.
Si mosse seguito dagli altri, ma appena prima di varcare la soglia continuò la sua minaccia. "L'hai fatta grossa, stronzetto."
Poi sparirono. Stefano attese qualche secondo, prima di tirare un sospiro di sollievo.
L'anziana donna gli andò in contro. "Sei stato davvero molto coraggioso, e saggio. "
"Non lo dica troppo forte, devo ancora controllarmi le mutande."
Lei rise. Chiuse la porta e guardandolo fisso negli occhi, disse: "Devo mostrarti qualcosa."
"Grazie, ma ci rinuncio se si tratta di qualcosa come quello che mi è toccato fare."
"Fidati", disse lei incamminandosi.
Camminarono lungo il corridoio, fino a raggiungere lo scaffale in fondo. Quando gli fu davanti, con uno scatto la donna lo spostò. Stefano rimase a fissare il buco nel muro.
Lei entrò seguito dal ragazzo.
Scesero delle scale illuminate da candele. Sembrava di essere in un castello delle fiabe. Poi la bibliotecaria si bloccò costringendo Stefano a fare lo stesso.
Quando l'anziana donna tastò il muro, accese l'interruttore. Quello che vide Stefano in quel momento lo fece rimanere senza parole.
La luce che aveva acceso si era tramutata in luce del giorno. Il cielo nevicava piccoli fiocchi. Dinanzi a sé s'innalzava un albero gigantesco. Uno di quelli sempreverdi. Dai rami, pendevano libri di tutti i tipi.
Lui continuava a non avere parole. Fissava il tutto a bocca aperta.
"È per questo che è un sempreverde. I libri sono troppo importanti perché possano appassire. " Gli confidò avvicinandosi. "Heine diceva che là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini. Ricordalo sempre."
"È bellissimo", commentò solo fissando l'albero. "Adesso anche io lo so. "
Poi fu come se tutto girasse, e si addormentò. Quando riaprì gli occhi, era nel suo letto. Si alzò frastornato. Ancora assonnato si trascinò davanti allo specchio. Si sentiva come se fosse appena uscito da un frullatore.
Dopo colazione salutò i suoi zii e suo cugino, dicendo loro che sarebbe passato in biblioteca per recuperare alcuni libri per la scuola.
S'incamminò, e quando fu quasi vicino, sulla strada vide che procedevano nella sua direzione i quattro membri della banda naziskin. Non sarebbe tornato indietro, e neanche avrebbe cambiato direzione. Gli avrebbe affrontati. Era ad un millimetro da loro quando questi continuarono a camminare senza degnarlo di uno sguardo. Qualcosa non andava. Non erano vestiti neanche da naziskin. Jeans e T-shirt. Niente teste rasate o tatuaggi.
Una volta all'interno della biblioteca, l'anziana donna dietro il bancone gli chiese: "Di cosa hai bisogno?"
Era assurdo. Non lo riconosceva. Possibile fosse stato tutto un sogno? La notte trascorsa in biblioteca non era stata reale?
Ad ogni modo non gli importava. Adesso la lezione l'aveva imparata. Si avvicinò al banco.
"Mi servirebbero Il Conte di Montecristo, I sentieri dei nidi di ragno, Sostiene Pereira e Se questo è un uomo."
Dopo aver effettuato il prestito, ringraziò. Stava per andarsene quando sul pavimento vicino alla sedia della donna, notò alcune orme impregnate di neve.
Rise, e dentro sé si sentì come rinato. "Là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini."
Era la verità. Si mise i libri sotto braccio ed uscì.
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