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Affetto pericoloso - Parte prima
A volte l'affetto non sempre è sinonimo di positività. Quello maniacale ed ossessivo poi, non potrebbe essere più pericoloso.
PASSATO:
La bambina dai capelli lunghi e biondicci fissò con odio le mani della ragazza sfiorare il profilo del viso che aveva di fronte, e i suoi occhi rispecchiarono la ferocia in persona. D'ora in poi sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
PRESENTE:
Lullaby entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle. Daniela si voltò sentendo lo scatto.
"Lullaby!", esclamò chiudendo il cassetto, col rimbalzo del sedere. "Mi hai spaventata!"
"Scusa, non era mia intenzione."
Trascorse qualche secondo prima che riprendesse a parlare.
"Stavi cercando qualcosa? "
La donna scosse il capo.
"Solo una matita per annotarmi un appunto", disse sorridendo per mascherare il timore.
Lullaby annuì incredula.
"Ora se non ti dispiace, vado di sotto e ne cerco una".
Prese a camminare quando Lullaby, con una domanda la costrinse a bloccarsi.
"Non me lo vuoi proprio dire cosa stavi cercando nei mie cassetti? "
"Scusa?", domandò voltandosi.
"I miei cassetti."
Daniela cercò di mantenere la calma e sorrise ancora.
"Te l'ho detto, solo una penna."
"Lo so cosa mi hai detto. Bisogna capire se è la verità o meno."
La donna la fissò indispettita, e incrociò le braccia.
"Stai cercando di dirmi qualcosa?"
Lullaby sorrise, e Daniela a quel punto fece lo stesso.
Nessuna delle due avrebbe mollato tanto facilmente, ma Daniela decise di parlare per prima.
"Sei solo una pazza."
Lulluby continuava a fissarla col sorriso stampato in volto.
"E... per quale motivo mi considereresti pazza?"
"Ho scoperto il tuo segreto. Ti ho osservato bene in queste ultime settimane; da quando sto con Ivan non hai fatto altro che metterti in mezzo e mandare a monte i nostri progetti... Ho visto i diari che tieni nascosti nel muro, e li ho letti. Ho le prove della tua pazzia. Sorella affetta da gelosia eccessiva", disse emettendo una risatina compiaciuta. "Ivan mi ascolterà e ti allontanerà da noi, da tua madre e anche da Livia, da Barbara e da Flavio."
Il sorriso da scolaretta compiaciuta non se n'era andato dallo sguardo di Lullaby, e lo mantenne fino a quando furono faccia a faccia.
Si fissarono per un lungo istante durante il quale nessuna delle due sembrò voler mollare lo sguardo, quando all'improvviso Lullaby l'afferrò per il collo.
Spingendola contro il muro, disse a denti stretti: "Io sarò pazza, ma di stronza dentro questa stanza ne conto solo una!"
Daniela cercò di divincolarsi, ma la presa della ragazza era davvero troppo forte.
"Nel manuale da psicologa improvvisata non ti sei informata sulla rabbia repressa di uno schizofrenico? Ti avrebbe fatto molto comodo sapere che questo ne aumenta la forza muscolare", concluse facendola cadere a terra come un sacco di patate.
Lullaby si allontanò e Daniela cercò di trascinarsi verso la porta. "Aiuto!", urlò con voce soffocata tenendosi il collo dolorante.
"È inutile!"
La donna ancora a terra voltò la testa verso la ragazza.
"Sono andati tutti a fare un giro, in casa ci siamo solo tu ed io!"
Allora Daniela si alzò ed uscì correndo dalla stanza.
Lullaby non aveva fretta; sapeva che la preda sarebbe diventata vittima molto presto. Era all'interno del suo campo da giochi, e sapeva muoversi come un serpente nella giungla.
"Vuoi giocare a nascondino?", urlò dalla stanza.
Poi si mosse verso il mobiletto dell'ingresso, e aprì il secondo cassetto.
"... perché io non chiedo di meglio!", commentò sfoggiando un coltello dalla lunga lama.
Nel mentre Daniela si era tolta le scarpe col tacco per facilitarsi la fuga. Aveva percorso il corridoio e aveva sceso le scale in punta di piedi.
Mentre anche Lullaby aveva raggiunto il piano inferiore, Daniela la spiava dal salottino, ed emise un lamento di paura quando la vide impugnare un coltello.
Il pianto le aveva fatto sciogliere il mascara, che adesso le era colato sulle gote rosee.
Cercò così di muoversi davanti alla finestra e di aprire il vetro. Provò svariate volte, ma senza successo.
"La porta è dotata di sistemi di sicurezza, così come le finestre."
Voltandosi, Daniela aveva visto Lullaby in piedi poco distante da lei.
"Ti prego", disse mettendo le mani avanti. "Non puoi fare sul serio."
"Fare che cosa?", domandò divertita.
"Lo so che ho detto delle cose orribili, ma non puoi fare sul serio, Lullaby. Io sono la compagna di tuo fratello. Non puoi farlo!"
"Credi che possa cambiare la tua posizione? Uhm?", domandò cercando il suo sguardo. "Ho più di un motivo per farlo."
"Mi rimangio tutto quello che ho detto. Non dirò niente a nessuno, te lo prometto."
"Il primo motivo", cominciò lei senza darle retta. "risale all'altra sera, quando ti ho vista con un tizio che non era mio fratello, il che significa che lo tradisci, e la cosa mi altera non sai quanto", spiegò facendo una pausa e facendosi scricchiolare le ossa del collo.
"Te la sei spassata in quel lussuoso night con i soldi di mio fratello?"
Ma Daniela non rispose.
"E secondo perché tengo troppo a lui perché instauri un rapporto sentimentale con una come te."
"Ti posso assicurare che prima di tuo fratello ci sono stati altri uomini, è vero, ma non durante. Te lo posso giurare."
Lullaby fissò ora la lama ora la donna.
"Tu me lo puoi che cosa?", domandò.
"Te lo posso giurare. Hai frainteso", disse con un tono tra il piagnucolio e il balbettio.
Adesso erano faccia a faccia.
"E terzo non dirmi che ho frainteso perché in quel bacio riuscivo a vedere persino la lingua."
Daniela si zittì, impaurita ed imbarazzata allo stesso tempo.
Poi domandò: "Ivan lo sa?"
"No, mio fratello non lo sa", rispose prontamente.
Trascorse qualche secondo prima che Daniela ebbe il fiato per domandare: "Perché hai quel coltello in mano, Lullaby?"
"Sei stata tu a definirmi pazza, no? Lascia che ti dimostri che avevi ragione!"
In quell'istante Daniela afferrò una porcellana e la fiondò contro la ragazza.
La donna scappò nuovamente mentre Lullaby si asciugava il sangue col dorso della mano.
Daniela corse in direzione delle scale, ma Lull la raggiunse e cogliendola di sorpresa da dietro, le sferrò un pugno sul capo che la fece cadere a terra e andare a sbattere il viso contro gli scalini..
Il sangue cominciò a sgorgarle dal naso, mentre sentiva la testa in una confusione totale.
Lullaby si mise sulle ginocchia, si tirò dietro l'orecchio una ciocca di capelli e avvicinandosi all'orecchio della donna stesa sul pavimento, sussurrò: "E quarto, perché se qualcuno, chiunque esso sia, prova a toccarmi e mi fa del male, avrà il trattamento. "
Poi alzò il coltello e lo abbassò con forza, pronto per trafiggere la carne di Daniela, ma nel momento in cui stava per commettere quell'omicidio così efferato, sentì delle voci. Allora si alzò di scatto.
Daniela tentò immediatamente di chiamare aiuto e Lullaby le sferrò un secondo pugno che la fece svenire.
"Troia", sussurrò scostandosi i capelli da davanti al viso.
Si guardò intorno e cercò di escogitare un piano plausibile. Così la trascinò giù per le scale della cantina e aprì la parte di muro dedita al passaggio segreto che da bambini, lei e i suoi fratelli avevano costruito per giocare.
Sentì la voce di suo fratello Ivan chiamarla dal giardino, e le risa di sua madre con Livia, il marito e la bambina.
Velocemente l'appoggiò sul cemento freddo, chiudendo bene il muro e la porta della cantina a chiave.
Prese la borsa di Daniela e la giacca. Salì in fretta le scale e li gettò nell'armadio di camera sua.
Una volta riportato il coltello in cucina, andò ad aprire la porta con un sorriso stampato sul viso.
"Ma quanto ci hai messo ad aprire? Sono cinque minuti che ti chiamiamo!"
"Scusatemi, ma ero di sopra e avevo messo l'allarme."
"Che cosa hai fatto alla fronte?" le domandò suo fratello sfiorandole la parte interessata.
"Nulla. Come un'idiota sono inciampata nel tappeto e sono andata a sbattere la fronte contro la porcellana sul tavolo in salotto."
"Ti sei fatta male?", domandò sua sorella Livia.
"Mi stavo medicando. Tutto okay."
"Una botta notevole, Lull. Meglio che tu vada a finire di medicarti..."
Mentre Ivan varcava la soglia per entrare in casa, domandò ancora: "Comunque che te ne fai dell'antifurto generale se sei in compagnia?"
"Mi dispiace contraddirti, fratello caro, ma in casa sono sola", disse chiudendo la porta e accarezzando il viso della sua nipotina.
Ivan allora si voltò verso sua sorella Lullaby.
"Come sola? Daniela dov'è?"
"Bella domanda. Ha ricevuto una chiamata al cellulare e si è dileguata. Mi ha detto che sarebbe stata fuori fino a domani o dopodomani."
"Che cosa?", chiese incredulo.
"Vedrai che avrà una spiegazione valida", disse Livia cercando di tranquillizzarlo.
"Sì, anche perché mercoledì sera io e Livia avevamo intenzione di invitarvi a cena", continuò il marito della sorella.
"Provo a chiamarla" disse infine Ivan, non convinto.
Senza dare nell'occhio, Lullaby salì le scale e raggiunse camera sua. Una volta lì, recuperò il cellulare dalla borsa e lo spense.
Poi scese al piano di sotto dove raggiunse gli altri. Sua madre era andata in cucina con la nipotina, mentre Livia e suo marito Flavio erano nel salottino con Ivan che teneva l'apparecchio vicino all'orecchio.
"Niente. È spento", disse pigiando un tasto.
Lullaby andò a sedersi di fianco a suo fratello.
"Vuoi stare tranquillo?", gli domandò suo cognato.
"Ma scusa... non è da lei prendere e andarsene così. Ma poi senza neanche avvertirmi?"
"Avrà avuto da fare."
Ivan si voltò verso Lullaby.
"Lull, dimmi cosa ti ha detto esattamente."
"Niente di preciso. Stavamo al piano di sopra quando le è squillato il palmare. È venuta sotto a rispondere e mi ha urlato che aveva un impegno importante. Mi ha detto di riferirtelo e di non preoccuparti che vi sareste sentiti più in là."
"Chi è venuta a prenderla?"
"Ha chiamato un taxi perché eravate venuti con la tua auto."
Ivan si strofinò il mento.
"Io non so cosa pensare, non so cosa dire."
"Probabilmente ha avuto qualche impegno di lavoro.", disse Livia.
"Perché allora non dirlo a Lullaby? Non era mica un segreto. È normale che sparisca così, senza dirmi niente?"
"Scusa...", s'intromise Giovanni. "Tu sei in ansia perché credi le possa essere successo qualcosa o perché pensi che abbia un altro e ti abbia lasciato di punto in bianco?"
Livia fece una smorfia per manifestare la sua indignazione.
"Adesso perché una donna va via senza dire esattamente dove va, ha un amante?"
"Non volevo dire questo, però Ivan ha ragione. Perché non l'ha detto a Lullaby dove andava se non c'era niente di segreto?"
"Magari non aveva voglia di dirlo a me", esordì Lull all'improvviso. "Magari era qualcosa di personale che non voleva condividere con me. Tutto qui. In fondo non è molto che ci conosciamo."
"Potrebbe essere", confermò Livia.
Ivan fissò ora Livia ora Lullaby.
"E il cellulare spento?"
"Magari nel posto in cui si trova non prende", spiegò Giovanni.
Ivan lasciò andare le spalle tese e si accomodò alla spalliera del divano.
"Provo ad aspettare fino a stasera, poi la chiamo io."
"Oh! E adesso tutti in cucina a mangiare la torta di mamma", disse Lullaby.
Livia e Giovanni s'incamminarono, mentre Ivan rimase assorto nei suoi pensieri. Prima di varcare la soglia, Lullaby guardò suo fratello e disse: "Stai tranquillo, Ivan, sono sicura che ovunque si trovi Daniela, starà benissimo."
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