Un campo spoglio, il fetore dell’erba riarsa dal sole punge le narici e secca le labbra deboli storpiandone il riso. Cala la notte e le sue gelide, seppur dolci, spire catturano il rumore dei pesci in trepida ricerca di spazi nel letto secco del fiume. Il buio è breve ed a malincuore deve lasciare spazio al Fratello Sole, ma una cosa strana accade; il lezzo di morte è stato coperto dal profumo dell’aria fresca, mentre la luce viene lentamente spenta da nere nubi colme di pioggia. L’Acqua giunge tiepida alla Terra assetata che par riprendersi da un letargo non voluto; il fiume si riempie copioso ed avido di vita rincorre la fauna giunta quasi ad abbandonare l’attesa.
Nel frattempo, in un campo infangato, si fanno spazio ciuffi d’erba che colorano di verde argenteo la selva sbigottita. Le nubi fanno spazio ad un sole nuovo, tiepido e carico d’affetto per un giovane ramoscello che veloce cresce in questo verde mare. Accompagnato da questo caldo sorriso e dalla pioggia generosa viene sfamato crescendo rigoglioso e fiero.
Una notte il giovane Albero venne destato da un suono dolce e leggero ed avvertì immediatamente la fresca brezza annunciare l’arrivo delle nubi. Contento si mise in attesa di ricevere il solito dono; purtroppo al posto della fame fu saziato nel dolore da un’ira alla quale non chiese mai di partecipare. Fiero si erse a combattere la follia del Vento ululante e tagliente, mentre i suoi piccoli rami venivano spezzati dalla furia della grandine. Il Vento aumentava ed allo stesso modo aumentava la resistenza posta dal giovane Albero, ma le sue radici cominciarono a fremere di dolore. Il respiro si fece urlo ed infine boato; alla pioggia ed alla grandine si mescolarono le lacrime di fiducia infranta ed il delicato fusto cominciò ad abbandonarsi alla follia del Vento mettendo a nudo le sue radici in preda all’incubo. Quando cominciò a sentir venir meno la scintilla che gli diede vita ecco che venne afferrato da qualcosa, una forza possente e dolorosa che lo trattenne al suolo, ma gli fu impossibile capire chi o cosa fosse. La tempesta finì di sfogarsi allo stesso modo di come sopraggiunse e lo colse impreparato, mentre si sentì piantato con oppiosi gemiti vicino la sponda del fiume. Da quel giorno l’Albero non fu più lo stesso, o per meglio dire non fu più se stesso; rinnegò il Cielo, la Terra, l’Acqua ed il Vento.
Crebbe alto forte e fiero; colmo di un fittizio orgoglio, falso al pari della bruna corteccia che lo ricopriva e protegge.
Crebbe convinto di dover essere ripagato e soddisfatto in qualcosa che nemmeno lui conosceva, vanificando in questo modo gli sforzi degli Elementi nel renderlo consapevole dei loro doni.
Crebbe cieco, spoglio delle attenzioni ignorate ed al cui posto prese piede un lento logorio della sua linfa, un tempo così fresca che sarebbe stata scelta dalla ninfa più bella. Il suo succo era opaco; spento quanto il suo fusto era forte e bello, un contrasto che incuteva reverenziale timore lasciandolo forzatamente solo.
Privo di amore, gioia ed affetto non si può e non si deve vivere. Cosa cambiò…si sa…l’Albero voleva vivere e non sentirsi vivere.
Voleva sentire il calore accendergli le foglie verdi…ed amarlo.
Voleva sentire l’acqua purificargli la linfa…ed apprezzarla.
Voleva abbracciare il terreno…e lasciarsi proteggere.
Voleva sentire il Vento soffiare tra le sue grandi frondi…ed accettarlo.
Accettarlo fu difficile; l’Albero dovette ammettere che la colpa del suo non sentire…era sua.
Accade a volte che le persone alle quali ci si sorregge non siano come si dipingono e sovrastimando la loro forza si corra il rischio di scottargli l’anima.
La vita è meravigliosa per quello che ti da, sappila vedere.