Si chiedeva se Dio sapeva quello che stava succedendo.
“Dio sa tutto, figliolo mio.”
“Mi sa che invece non sa proprio niente,”
“Mettiti in pace con Lui, prega e sarai in pace con il mondo.”
“Ma Padre, io prego; se solo Lei sapesse con quanto impegno prego nostro Padre in cielo.”
“Puoi darmi del tu figliolo.”
“Se solo tu sapessi come prego nostro padre in cielo.”
“A Lui devi dare del Lei.”
“Se solo tu sapessi come prego nostro Padre in cielo.”
“Ma dimmi, figliolo, come preghi nostro Padre in cielo?”
“Cosa?”
“Le parole che impieghi quando ti rivolgi a Lui.”
“Beh, prego così: Padre nostro che Sei nei cieli, Fa che tutti riconoscano il Tuo Nome, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua Volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane necessario, Perdona le nostre offese come noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. Fa che non cadiamo nella tentazione ma Liberaci...”
“Figliolo,”
“dal male... sì, padre?”
“Quando preghi senti una fitta allo stomaco?”
“Sì, sì, come fa Lei... a saperlo?”
“Ti ho visto tenerti la pancia. Credo di sapere quale sia il tuo problema.”
“Che cosa?”
“Sei sfortunato figliolo, sei posseduto dal demonio.”
“Ecco, lo sapevo, ho il Demonio dentro le mie trippe.”
“Il demonio, non il Demonio, figliolo.”
“Lo sapevo, ho il demonio dentro le mie trippe.”
“Ogni volta che ti rivolgi a Dio la pancia fa male, vero?”
“Già.”
“Beh non c’è proprio niente da fare allora.”
“Proprio niente?”
“Continua a pregare Lui però, non si sa mai; ora va figliolo, andate in pace.”