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Villalobos
L’arrivo a l’aeroporto di Madrid fu in perfetto orario, in pochi minuti Marco era già allo sportello dell’agenzia di noleggio auto. Marco amava la Spagna, forse perché quando era ancora studente si era innamorato di una ragazza spagnola…aveva imparato la lingua… o forse solamente era affascinato da quella terra.
Il lavoro al “Mistero” gli dava la possibilità di viaggiare molto, la rivista, con filiali in tutto il mondo e un sito internet fra i più “cliccati” dagli amanti del brivido e dell’occulto, si era interessata ad un caso strano legato a leggende popolari… e Marco fu scelto e inviato, naturalmente, per la conoscenza del paese e della lingua e soprattutto per l’amicizia “complice” con Olga, la referente della rivista in Spagna, che aveva tanto insistito per la sua collaborazione.
- Lei è il signor?- Domandò l’addetta dell’agenzia di noleggio, ed in perfetto spagnolo Marco rispose- Locatanni, Marco Locatanni, dovrei avere un’ auto prenotata dalla rivista “Mistero” –
- Aspetti che controllo… si, mi dia la patente per registrarla, un attimo di pazienza-
Marco pensava… pensava ai pochi mesi vissuti proprio a Madrid…e a Olga, conosciuta al meeting della rivista tenutosi a Firenze (la città natale di Marco), e come avrebbe reagito rivedendola.
- Ecco la sua patente, può ritirare la sua auto al nostro parcheggio, un nostro incaricato le spiegherà tutto. Le interessa una mappa della città?-
- No, grazie… conosco la città- disse sorridendo. – Grazie mille, buona serata-
Era il primo pomeriggio di una giornata afosa di luglio, Marco sapeva solo l’indirizzo della sede Spagnola della rivista… nella centralissima Gran via.
Li avrebbe avuto i dettagli della storia di cui si doveva occupare. Sapeva che solo che era un paese in mezzo alla meseta, un po’ lo intrigava… avrebbe visto e vissuto nelle stesse terre che avevano ispirato Cervantes nel Don Chisciotte.
Ma quello che lo interessava veramente al momento era bere un buon bicchiere di “Rioja” accompagnato da tapas de jamon (prosciutto)iberico, e come no, rivedere Olga.
Il traffico caotico di Madrid non era cambiato, comunque in un tempo ragionevole fu in albergo, li trovò un messaggio da parte di Olga, si sarebbero incontrati per cena perché lei non era al momento a Madrid.
Marco ne approfittò per una doccia e per due passi vicino alla centralissima Puerta del sol, conosceva in quei paraggi un bar dove il vino e le tapas erano eccellenti.
Marco Locatanni, laureato in Lettere ha sempre amato il mestiere di giornalista… e il lavoro al ”Mistero” gli piaceva…viaggiava molto e aveva modo di conoscere tradizioni e leggende, una cosa che amava, anche se cercava più che altro una spiegazione razionale a quello che vedeva e che raccontava nei suoi articoli.
Amante del buon vino, tante volte dava la colpa ad un bicchiere in più per fatti che razionalmente non riusciva a spiegare. Una volta una “sensitiva” gli disse che lui aveva un gran potere…-Ma non crederci equivaleva ad avere un pugno di mosche.- disse lei.
Si era comunque fatto la fama di una persona di intuito, i suoi articoli erano una “manna” per la rivista.
E il caso che gli presentava era, per cercare una definizione, a “tinte forti” .
Marco tornò in albergo, li sarebbe venuta Olga per poi andare a cena.
Olga Ramirez, al meeting fiorentino i due si sono piaciuti subito… una breve ma intensa relazione. Insieme avevano presentato un articolo su l’infestazione del Castello di Anghiari, non lontano da Firenze. Forse i pernottamenti in tale castello per la realizzazione dell’articolo aveva dato la scintilla alla passione.
Ma si erano persi di vista… ma la chiamata di lei aveva riacceso in Marco(che ha un debole per le donne! E spesso loro per lui) l’interesse verso lei.
Alle 20. 30 precise lui fu giù seduto al Bar dell’albergo aspettandola, di solito Marco nel vestire è informale e sportivo… ma questa volta si diede un tocco di eleganza… voleva impressionarla! Gessato e cravatta…si sentiva fortissimo…e affascinante.
Lei arrivò… e in un attimo tutto crollò.
- Ciao Marco! Come stai?-
Era lei…si avvicinò, lo abbracciò… tutto, o quasi, era come 2 anni prima: splendidi occhi verdi, con capelli lisci neri corvino, e le fattezze del volto talmente perfette che nemmeno Antonio Canova o Michelangelo in una scultura avrebbero potuto imitare. Ma era in dolce attesa…con una fede che luccicava infilata al dito…
- Bene- rispose lui con evidente imbarazzo. – Qualcosa è cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti sembra-
- Si…sono sposata e presto sarò mamma, è stato un colpo di fulmine… dopo poco tempo dal mio ritorno in Spagna ho conosciuto Juan… anche perché qualcuno di mia conoscenza era impegnato in altre “storie”…dai ti sto prendendo in giro!, a proposito, non eri uno che odiava vestirsi in maniera formale? Mi sembri un pinguino…-
Disse ridendo.
In effetti per un attimo (forse anche più) si senti’ ridicolo…
Ma il bel sorriso di Olga fugò ogni imbarazzo.
Aveva lei prenotato in un ristorante con cucina tipica Gallega, conoscendo quanto amasse il pesce Marco.
L’imbarazzo iniziale fu subito dimenticato, i due scherzavano su le notti nel Castello di Anghiari e sui giorni del meeting.
Finchè lui domandò:- Ma dimmi del caso…-
- Il paese in questione e Villalobos-
- Umh… Città dei lupi… il nome è tutto un programma…-
- Si… ma sembra che al tempo della dominazione araba si chiamasse la” Villa de oro” per la splendida posizione e per la bellezza, pur essendo poco più di un villaggio.-
Continuò:
- Il nome attuale deriva dai tragici avvenimenti avvenuti durante la “Reconquista”-
- Che tipo di avvenimenti?-
- La allora “Villa de oro” faceva parte del sistema difensivo moresco di confine con la Castiglia cristiana, tale sistema faceva capo alla città di Toledo, la antica capitale visigota. Ma l’urto dell’armata castigliana di Alfonso VI, alla fine dell’ XI secolo, distrusse quella difesa… La Toledo moresca cadde, e divenne la capitale del Regno cristiano di Castiglia.
“Villa de oro” segui’ la stessa sorte… ma nel piccolo feudo la battaglia fu atroce… tutti gli abitanti furono sterminati, compresi donne e bambini, anche fra i cristiani le perdite furono ingenti.
Il signore e sua moglie furono uccisi nella torre del castello, loro residenza.
Lo stesso Alfonso VI, in visita al paese pochi giorni dopo, fu colpito dalla devastazione… i corpi dei cadaveri insepolti erano straziati dagli animali… . la città di oro era diventata la città dei lupi.
La città fu abbandonata per moltissimi anni. Ma il tempo con l’oblio ha cancellato i tragici avvenimenti.
E il paese e risorto.-
- Ma qualche mistero o leggenda continua a vivere la…vero?-
- Si, pochi anni dopo la rinascita del paese si vociferava su strane presenze e fatti strani che accadevano nella torre dell’antico castello. Si parlava della maledizione di “El moro”. Negli anni storie di strane morti o improvvisa pazzia che colpivano coloro che visitavano la torre di notte si sono susseguite… Caso strano e che tutti i morti venivano trovati sulla stessa roccia ai piedi della torre.-
- Interessante… quando e stato l’ultimo caso?-
- Nel 1974… un giovane del luogo, prima dell’ultimo accaduto circa due settimane fa!-
- Sempre sulla stessa roccia ai piedi della torre immagino…-
- Esatto. Erano anni che nessuno visitava la torre del Moro, le leggende e le testimonianze di persone che avevano sentito o visto cose terribili tenevano lontano la gente… fino all’avvenimento di due settimane fa purtroppo.-
Continuò Olga:
- Un caso perfetto per la nostra rivista… ma come vedi non sono in condizione di seguire il caso… mio figlio ha la precedenza… per questo ho pensato a te. Sai che ti reputo il migliore e che sono una tua fan!-
Disse lei sorridendo.
- Conoscendo la tua professionalità mi avrai già preparato il “campo”, sai, anche io sono un tuo fan…-
- Ho fatto del mio meglio… fortuna vuole che il comandante della stazione della Guardia Civil del paese sia mio zio Jorge…-
Continuò:
- Dopo onorati anni di servizio nell’Arma, in zone calde come i paesi Baschi, ha deciso di ritirarsi per gli ultimi anni prima della pensione in un paese “tranquillo”, ma non ha avuto fortuna sembra… il caso della morte del ragazzo è ancora aperto… il padre è un noto legale… e sta spendendo forze e denaro per risalire alle cause della morte del figlio. Naturalmente mio zio e nell’occhio del ciclone essendo il rappresentante delle forze dell’ordine in Villalobos.-
- Bene…questo vuol dire che avrò la sua collaborazione e libertà di movimento?-
- Lui avrebbe voluto me… anche solo come aiuto morale, ma nel mio stato non è possibile… gli ho parlato di te, del tuo mestiere e delle tue doti investigative. Avrai le informazioni che ti necessitano e libero movimento per il tuo articolo… ma nello stesso tempo ti chiedo di aiutare mio zio nelle indagini.-
- Mi conosci…partirei anche ora! Ma…-
- So che mi stai per chiedere… ecco qui, - Tirò fuori un volume che appariva molto antico- è la traduzione di un volume di uno storico arabo del tempo…qui troverai le informazioni su il signore di “Villa de oro”, “El moro” di Villalobos… è una traduzione rara… non sto a dirti di starci attento. Perché se non me lo riporti ti uccido!-
Disse lei sorridendo!
- Sei un tesoro! Se non fossi già sposata ti sposerei io!-
La serata assunse un tono più leggero… Marco tornò in albergo a tarda ora…decise allora di stare un giorno in più a Madrid per studiare il manoscritto e raccogliere più informazioni possibili prima di andare a Villalobos.
Il giorno dopo si alzò di buona ora… aveva intenzione di procurarsi i giornali e tutte la notizie riguardanti la morte misteriosa avvenuta a Villalobos. Con l’aiuto di Olga riusci’ ad avere tutto il materiale necessario.
Cominciò dal manoscritto arabo, a proposito di “El moro” diceva:
“ L’Illuminato(nella traduzione non era riportato il nome originale, probabilmente la definizione è solo la traduzione del nome) fu cavaliere e Signore di grandi virtù, abile nella guerra e nelle scienze. Per i suoi servigi il Califfo di Cordoba gli assegnò come premio il feudo della Città di Oro… affinchè la governasse con la saggezza e la determinazione che da sempre lo avevano contraddistinto”
Il manoscritto parlava anche di sua moglie:” bella come un Angelo che poteva solo venire dal paradiso di Allah.” Lui ne era perdutamente innamorato, tanto che, pur essendo concesso, non prese altre mogli.
Era riuscito a ricostruire nel piccolo feudo una città ideale come la Cordoba Moresca, nella quale cristiani, mussulmani, ed ebrei convivevano, liberi nel culto e in prosperità. Fino a la battaglia.
Il manoscritto diceva che per i due sposi fu riservata: ”morte terribile per persone cosi’ onorate e di profonda virtù” .
Marco pensava: - Come è possibile che una persona che fu di tanta virtù, diventi “fantasma” e uccida. Credo che ci sia qualcosa di meno soprannaturale a Villalobos… e sono curioso di vedere di cosa si tratta.-
Si prese una pausa, tornò al solito bar vicino alla Puerta del sol e odinò orejas, orecchie di maiale fritte, le aveva provate in passato quando viveva in Spagna e ne era ghiotto! Naturalmente con un bicchiere di Rioja Reserva.
Pensava ad Olga…e si chiedeva come avesse potuto farsi scappare una donna cosi’ bella e intelligente, con cui condivideva la passione per il proprio lavoro. Ma forse, si disse, non era il momento… o semplicemente era lui che preferiva cosi’.
Tornò in albergo, doveva ancora studiare i dettagli della morte misteriosa avvenuta 2 settimane prima, una volta finito avrebbe dormito(anche se la tentazione di vivere la movida madrilena era forte, ma era una cosa solo rimandata!), era sua intenzione alzarsi presto la mattina seguente per partire alla volta di Villalobos.
I giornali riportavano, a proposito del caso:” M. M.(le iniziali del ragazzo morto) è stato trovato morto ai piedi della torre di Villalobos con il cranio fratturato e numerose fratture in tutto il corpo, e con un’ampia ferita da arma da taglio all’addome. Erano in tre quella sera, e gli altri due sono stati ricoverati in forte stato confusionale, farneticavano di voci e luci…e di maledizioni, uno di loro ha subito una grave frattura scomposta al femore durante la fuga dalle rovine del castello. L’arma da taglio(secondo l’autopsia una spadone tipo quelli in uso tra XI e il XIII secolo) non è stata trovata. Gli inquirenti stanno ancora indagando su quello che è stato un omicidio, da parte di un maniaco, o, addirittura, da parte degli amici stessi della vittima…” Prima di coricarsi telefonò ad Olga per dirle di avvertire suo zio che sarebbe arrivato nel pomeriggio del giorno seguente.
- Ok, Marco- disse lei,- non ti sto a dare l’indirizzo, sia la caserma della Guardia Civil che la pensione dove alloggerai sono nella piazza (l’unica!) principale del paese.-
La mattina seguente parti’ di buon ora… era un domenica mattina, e ancora si potevano vedere in giro giovani e meno giovani ”reduci” del sabato sera Madrileno. Presto Marco imboccò la “Autovia de Toledo”, si sarebbe fermato qualche ora a Toledo(avrebbe continuato poi per strade secondarie. Villalobos non è molto distante da Toledo.), pur avendola visitata tante volte non poteva non fermarsi per vederla ancora. La amava letteralmente. La considerava la più bella città Spagnola.
Camminò molto… il solo pensare che in quelle strade per millenni erano passate genti di tutte le razze(romani, visigoti, mori…) e di tutte le confessioni e culture lo affascinava…
E, naturalmente, si recò nel suo ristorante preferito… aveva voglia di una perdiz(pernice) alla Toledana.
Lasciò Toledo subito dopo pranzo. La meseta in pieno luglio era come un deserto, caldissima e per km nessuna traccia di abitazioni, qualche solitario mulino a vento gli ricordava che stava viaggiando nella terra di Don Chisciotte. La strada era deserta…comunque Marco era affascinato da quel paesaggio molto differente dalla “sua” Toscana.
Arrivò nei pressi di Villalobos. Potè scorgerla da lontano. Su di un ansa di un fiume(sicuramente un affluente del fiume Tago) sorgeva una collina su la cui cima si potevano ammirare le vestigia di un castello, doveva essere splendido in passato. Più in alto di tutto il complesso e meglio conservata rispetto al resto sorgeva una poderosa torre. - La torre del “Moro”- penso Marco.
Il paese sembrava quasi aggrappato alla collina…quasi cercando riparo e difesa ai piedi dell’imponente castello.
L’intonaco bianco delle case(che tradiva le origini moresche) risaltava nel verde della campagna circostante.
Improvvisamente la monotonia della meseta era rotto da questo spettacolo. Marco capi’ il significato dell’antico nome “Villa de oro”.
Il paese era molto simile ad altri paesi della Castiglia e della Mancia. Le strade erano deserte…e ogni tanto si poteva vedere qualche anziana signora seduta davanti all’ingresso di casa intenta a ricamare o semplicemente a chiaccherare con qualche vicina…questo ricordava a Marco la sua infanzia spesso passata in Sicilia( regione di origine dei suoi genitori ).
Purtroppo il fenomeno dell’abbandono dei piccoli paesi da parte dei giovani è diffuso nella regione, la non lontana Madrid offre sicuramente maggiori opportunità di lavoro e di svago.
Ma Marco pensava che l’abbandono dei piccoli centri e delle tradizioni é un danno alla cultura e all’identità di una Nazione. In questo la Spagna è molto simile all’Italia purtroppo.
Arrivò nella piazza. Piccola ma ben proporzionata. Al centro sorgeva un pozzo, in passato era “l’acqua potabile” del paese. La chiesa, di stile indefinito ma con una forte impronta barocca, era sicuramente stata rimaneggiata durante i secoli, aveva in cima al campanile un nido di cicogna, cosa comune nella Spagna centro – meridionale. Un edificio con porticato in legno ospitava un bar dove un gruppo di anziani giocava a carte rumorosamente fra bicchieri di vino e “Tapas” varie. Nel piano superiore dello stesso si trovava l’unica pensione del paese, “Hostal El Castillo”. C’erano poi il municipio e la stazione della “Guardia Civil”, ricavati in un palazzo signorile, probabilmente del XVI secolo.
Marco parcheggiò e si diresse verso la pensione, prima di incontrare lo zio di Olga voleva farsi una doccia e sistemare le sue cose in camera. L’ingresso della pensione era al lato di quella del bar. Un piccolo corridoio portava in un bel Patio tipicamente spagnolo decorato con azulejos(mattonelle) coloratissimi e numerose piante e fiori.
Nel mezzo sorgeva una cisterna anche essa finemente decorata.
Marco notò che la temperatura li era molto gradevole…e l’odore dei fiori intenso.
Alla Reception un uomo sulla cinquantina molto cordiale disse:
- Benvenuto a Villalobos signor Locatanni, la sua stanza è la numero 103, primo piano. Se è interessato il bar funziona da ristorante a pranzo e a cena. Serviamo ottimi piatti locali, e il vino, di nostra produzione,è ottimo.-
- Non potrei andarmene senza aver provato!-
- Non se ne pentirà! So che voi italiani siete esigenti a tavola. Ma, mi creda, rimarrà soddisfatto! Ecco la chiave, buona serata e buona permanenza.-
Sali’ in camera. Una stanza essenziale ma molto ordinata. Il piccolo terrazzino dava sul patio. L’odore dei fiori entrava nella camera, la quale, pur essendo una giornata caldissima, era fresca.
Fece una doccia e si distese sul letto per rilassarsi un attimo. Ma il dio del sonno Morfeo ebbe la meglio.
Erano circa le 7. 30 della sera quando il telefono della camera squillò, Marco svegliatosi rispose, era l’uomo della reception:
- Signor Locatanni, mi scusi se la disturbo, c’è qui il maresciallo Ramirez che la cerca-
- Si… grazie! Gli dica che scendo subito!-
Marco si vesti’ in fretta e scese.
- Buonasera, lei deve essere Marco, l’amico italiano di mia nipote- disse.
Jorge Ramirez era un uomo imponente, sulla sessantina, capelli e baffi bianchissimi.
- Si. Molto piacere! Sono Marco Locatanni, mi scuso per il ritardo… ma ero un po’ stanco e mi sono addormentato…-
- Non si preoccupi! mi rendo conto che Villalobos non è una città “movimentata” come Madrid, la siesta qui è contagiosa! – disse sorridendo.- Mia nipote mi ha parlato molto bene di lei, so che è venuto qui a Villalobos per la leggenda del “Moro”. Mi ha parlato anche del suo intuito e della sua perspicacia. Se non le dispiace ceneremo qui al bar - ristorante del mio amico Luis-(l’uomo della reception)- È il posto migliore di Villalobos. Le devo parlare di alcuni sviluppi tragici a riguardo della morte al castello di cui non sarà al corrente.-
- Accetto volentieri. – Disse Marco.
- Un tavolo per due Luis.- disse rivolgendosi all’uomo della reception.
La cena fu perfetta. Marco apprezzò molto gli antipasti a base di ottimo prosciutto e formaggio “manchego”, seguiti da piatti a base di selvaggina, il vino era ottimo. Il caffè e un ottimo brandy riserva conclusero la cena.
- Posso darti del tu? Potresti essere mio figlio.- Chiese Jorge.
- Certo! Di solito non sono molto formale.-
- Bene. Saprai cosa è successo qui due settimane fa… purtroppo uno dei due ragazzi ricoverati è stato trovato impiccato in camera sua, ha usato le lenzuola per farsi il cappio.-
- Ma non era sorvegliato?- chiese Marco.
- Si… ma i dottori gli somministravano ogni giorno dei sedativi, e pensavano che piano, piano la situazione si stesse normalizzando. Non si aspettavano un gesto cosi’ estremo.-
- E l’altro ragazzo?-
- È ancora ricoverato… la gamba è messa male… ma non è in pericolo di vita. I medici, ovviamente, non hanno voluto fargli sapere del suo amico. Tra i tre è l’unico che, a suo dire, non ha visto ciò che è accaduto nelle stanza della torre, parla di luci e voci terribili che venivano fuori da la stanza. Soprattutto le urla di Miguel… il ragazzo che è precipitato giù dalla torre. Poi sono fuggiti di corsa con Paco… il ragazzo che aveva assistito a ciò che accadeva nella stanza. Nella fuga si è procurato la frattura cadendo dalle scale che portano in cima alla torre. Ho interrogato i due. Paco, pur non avendo subito nessun danno fisico, era pallidissimo, lo sguardo perso nel vuoto… diceva che la maledizione del “Moro” lo aveva colpito e che non poteva fuggire al suo destino. Destino che, come adesso sai, si è compiuto in maniera orribile-
Continuò – Andres, l’ultimo dei tre, non mi ha dato per ora nessun elemento. Il solo pensare a quello che accaduto nella torre lo fa scoppiare in lacrime. I dottori mi hanno chiesto di lasciarlo in pace qualche giorno, ma dopo gli sviluppi di questi giorni, il suicidio di Paco e, soprattutto, la pressione del padre di Miguel (noto legale a Madrid con amicizie influenti) mi costringono ad accelerare i tempi, devo fare luce su questo caso al più presto possibile. Vuoi venire domani con me all’ospedale di Ciudad Real?-
Jorge era molto nervoso… Marco lo notò subito. Era comunque comprensibile. Un caso cosi’ complesso a pochi anni dalla pensione e in un paese dove i crimini più gravi erano le infrazioni, come le soste vietate o passare con il rosso all’unico semaforo esistente in paese…
- Certamente! I ragazzi non sono del paese, vero?-
- No. Tutti rampolli di famiglie importanti a Madrid. Alla ricerca di emozioni forti. La torre è stata spesso visita di sette, e loro di certo cercavano emozioni in un posto dove era successo qualcosa di “terribile”. Purtroppo sono diventati loro protagonisti di qualcosa veramente terribile e reale.-
- Ok Jorge. Dimmi solo l’ora. Ti aspetterò qui.-
- Ti passo a prendere domani mattina, non ti preoccupare per il conto, sei mio ospite. Quando mi deciderò di visitare l’Italia ricambierai…. Ciudad real non è molto distante, passo verso le 8 ok?-
- Allora grazie mille!… buona notte Jorge-
- Ciao Marco. A domani-
Marco andò in camera… il giorno seguente sarebbe stato intenso e interessante.
La mattina seguente si svegliò di buon ora, voleva fare alcune foto del paese prima di andare con Jorge.
Villalobos era ancora addormentata quando Marco era per le sue strade cercando scorci per le sue foto. Il sole mattutino con la sua luce dava un tocco aureo e un atmosfera particolare al paese. Si poteva vedere in quella particolare ora e situazione quella che era stata la “Città di oro”.
Jorge fu puntuale. La vettura della Guardia Civil aspettava Marco all’ingresso della pensione.
- Buongiorno Marco, dormito bene?-
- Benissimo, veramente tranquillo il paese.-
- A volte anche troppo.- Disse sorridendo Jorge, accese poi il motore e partirono verso Ciudad Real.
In circa un ora arrivarono all’ospedale di Ciudad Real. L’ingresso era letteralmente “assalito” dai cronisti di giornali e Tv. Loro si diressero verso l’ingresso del pronto soccorso, che era piantonato dalla polizia.
- Buongiorno maresciallo Ramirez. – Disse il poliziotto alla sbarra automatica all’ingresso del pronto soccorso.
- Buongiorno Antonio. Possiamo lasciare l’auto qui o ci farai la multa per divieto di sosta?- Disse sorridendo Jorge.
- Non si preoccupi maresciallo. La lasci pure, il comandante Lopez è nella camera dove è stato trovato il ragazzo che si è impiccato. La sta aspettando.-
- Ok, grazie Antonio.-
Raggiunsero la camera.
- Ciao Jorge! Come stai?-
- Insomma Carlos. E Tu?-
Carlos Lopez faceva parte del corpo della Policia Nacional, erano quasi coetanei con Jorge. Avevano collaborato spesso quando i due erano a Bilbao, nei paesi Baschi. Facevano parte di una squadra interforze antiterroristica, avevano indagato spesso insieme sulle azioni terroristiche dell’ETA.
- Non benissimo, il suicidio del ragazzo e, soprattutto, ciò che è successo a Villalobos ha creato un terremoto. I genitori dei ragazzi, e soprattutto il padre di quello che è precipitato dalla torre, hanno mosso personalità importanti.
Dicono che “cadranno molte teste” se non si risalirà al colpevole. E sinceramente vorrei che la mia restasse li dove è-
- Non dirlo a me! Anche io tengo alla mia!- Disse Jorge.
- Ti presento Marco, è un italiano, lavora come giornalista per la stessa rivista dove lavora mia nipote Olga.-
- La piccola Olga! Come sta? Sapevo che era in dolce attesa.-
- Tutto bene! Manca poco ormai… mi ha raccomandato Marco, ha intuito ed esperienza per certi casi “strani”, è stato mandato per un reportage sulla leggenda del ”Moro”. E nel frattempo mi aiuta per le indagini.-
- Molto piacere Marco.-
- Il piacere è mio signor Lopez-
- Bene- disse Jorge- cosa è accaduto?-
- Lo ha trovato il poliziotto di guardia ieri nella primissima mattinata. Il ragazzo si era coricato apparentemente tranquillo, gli erano stati somministrati i soliti calmanti e si era addormentato. Sul far dell’alba il poliziotto ha sentito un rumore all’interno, era la sedia che cascava dal tavolino, l’aveva usata il ragazzo per arrivare al lampadario a pale dove si era preparato il cappio, il poliziotto a provato a entrare immediatamente. Ma la porta era chiusa a chiave. Ha sfondato la porta con un ascia di quelle che si trovano di solito accanto agli estintori, ma ormai era troppo tardi.-
- E l’altro ragazzo? Sa qualcosa?-
- Al momento no. Però la verrà a sapere presto, l’ospedale è assalito da giornalisti e curiosi-
- Anche Villalobos era stata presa d’assalto i giorni seguenti la morte del ragazzo- Disse Jorge- ma la presenza dei ragazzi qui a Ciudad Real e, ora, il suicidio di Paco a catalizzato l’attenzione dei media.-
Continuò: - Sei riuscito ad ottenere qualche elemento in più da Andres?-
- Purtroppo niente su cui lavorare. Dice di non aver visto cosa accadeva nella stanza, è fuggito insieme a Paco quando quest’ultimo ha cominciato a gridare che presunti ”fantasmi” stavano uccidendo Miguel.-
- Carlos, ci permetti di interrogarlo?-
- Certo Jorge, pochi minuti però. I medici sono contrari e vorrebbero che riposasse. Sono riuscito a strappare a malapena un permesso per me…-
- Ok, Grazie Carlos.-
Entrarono nella stanza.
- Ciao ragazzo! Come stai? Ti ricordi di me? Sono il comandante della Guardia Civil di Villalobos.-
- Si… cosa volete da me? Ho già detto tutto ai vostri colleghi poliziotti.-
- Lo sappiamo, vogliamo solo fare due chiacchere, ti presento il mio amico Marco, è un giornalista italiano che lavora per la rivista “Mistero”-
- Marco? Marco Locatanni? Ho tutti i numeri di “Mistero” e adoro i tuoi reportage.-
- Grazie Andres. Saresti cosi’ gentile da raccontarci tutto ciò che è accaduto quella sera? Anche i particolari che possono sembrarti “pazzeschi”, ne ho viste e sentite di tutti i colori. Non sarà facile impressionarmi- disse sorridendo. –
Anche Andres abbozzò un sorriso.
- Ok. La decisione di passare la notte nella torre era un idea di Miguel e Paco, era una sorta di iniziazione per entrare a far parte di una confraternita di studenti dell’università di Madrid- I tre erano coetanei, erano al primo anno di giurisprudenza, continuò:
- Una confraternita molto simile a quelle che esistono da molti anni nei college americani, io ero un po’ perplesso, ma loro insistevano dicendo che i migliori e soprattutto le ragazze più carine ne facevano parte. La notte passata li documentata da foto era il nostro ”atto di coraggio” per avere diritto ad entrare nella confraternita.
Eravamo attrezzati come dei moderni “Acchiappa fantasmi” macchine fotografiche professionali e Paco addirittura si era procurato, grazie al padre che è un generale dell’esercito, un paio di occhiali militari all’infrarosso per vedere al buio.
- La notte era tranquilla e silenziosa, ad un certo punto sentimmo rumori che venivano dalla stanza in cima alla torre(eravamo seduti sulle scale che portavano a tale stanza), Miguel eccitatissimo fu il primo a salire le scale ed entrare nella stanza, seguito da Paco che si fermò sulla soglia. Dalla stanza cominciava ad uscire una strana luce che cambiava spesso colore, inoltre mi sembrava di sentire, proveniente da fuori, un rumore… come se fosse in corso una battaglia combattuta con spade, scudi e lance.
Dalla stanza proveniva una voce, una lingua che non conoscevo, il suono ricordava certe lingue che si parlano in nord Africa e l’arabo. Improvvisamente la voce si trasformò in qualcosa di terribile… sembrava che venisse dall’oltretomba, rimbombava in tutta la torre. Poi sentii le urla strazianti di Miguel. La luce che veniva dalla stanza era accecante, Paco si voltò e mi disse:- Lo stanno uccidendo! Scappiamo Andres, scappiamo!- Nella fuga sono caduto e poi svenuto, quando ho ripreso i sensi ero nell’ambulanza che mi stava portando qui all’ospedale.-
Continuò: - Ma ditemi, come sta Paco?- Si rivolse a Marco – Sono stato sincero con voi, Vi prego ditemi come sta-
Marco abbassò lo sguardo. Andres capi’.
- Non è possibile… anche Paco.- Cominciò a piangere e gridare. In quel istante entro il medico di guardia che ci invitò ad uscire. Un infermiera gli somministrò un calmante.
Dalla stanza il ragazzo gridava piangendo:- Morirò anche io! Il “Moro” mi ucciderà!-
Marco e Jorge salutarono Carlos, presero la macchina e partirono in direzione di Villalobos.
Jorge domandò: - Cosa ne pensi Marco?-
- Il racconto è inquietante ma poco “razionale”. Jorge, posso fare qualche domanda in paese e soprattutto avere libero accesso alla torre? Immagino che sia sotto sequestro per le indagini.-
- Certo Marco. E se vuoi sapere qualcosa di più sulla leggenda del “Moro” puoi chiedere al signor Ramon, ha quasi 95 anni, ma è in formissima. Non rinuncia mai alla sua partita pomeridiana a “Escoba” e a un buon bicchiere di vino. Sicuramente lo troveremo al bar. –
Arrivarono in paese nel primo pomeriggio, il signor Ramon era seduto al bar.
- Buonasera signor Ramon! Come sta?-
- Bene Maresciallo, e lei?-
- Non mi lamento…le presento Marco, è un giornalista italiano interessato alla leggenda del “Moro”, o pensato che nessuno più di lei poteva aiutarlo per il suo articolo.-
- Marco, devo andare in caserma. Ti lascio con il signor Ramon. Se hai bisogno di qualcosa sai come e dove trovarmi, comunque stasera non sarò a Villalobos. Sono ospite di Olga a Madrid per cena, ci vediamo domani.-
- Ok, grazie Jorge, salutami Olga.-
Jorge salutò il signor Ramon e si incamminò verso la caserma.
- Signor Ramon, stento a credere che lei abbia 95 anni. Magari potessi arrivare alla sua età in cosi’ perfetta forma…-
- Figliolo, sarà l’aria pura e la tranquillità che regna in questo paese, a parte lassù ovviamente…- Disse indicando la torre.- Sei italiano vero? Parli bene lo spagnolo. Non ho mai visitato l’Italia. Mi piacerebbe, prima di morire di visitare la cattedrale di San Pietro e vedere il Papa…ne sono cambiati tanti durante la mia vita… ma questo non me lo voglio perdere! – Disse sorridendo.
- Quando verrà in Italia sarò ben lieto di farle da guida!- Chiamò il cameriere.- Le dispiace se ordino qualcosa? Sono digiuno da stamattina! Cosa prende lei?-
- Un buon bicchiere di vino è sempre la migliore scelta figliolo!-
- Su questo siamo d’accordo!-
Marco ordinò una bottiglia di “Sangre de Toro” riserva e tapas varie.
- Ma mi dica signor Ramon, cosa sa a proposito della leggenda del “Moro”?-
- Purtroppo non è una leggenda. Il fantasma del “Moro” esiste. Nella mia lunga vita ho visto tante persone perdere il senno passando la notte li, E ho assistito almeno a tre morti apparentemente inspiegabili. Tutti sono stati trovati sulla stessa roccia ai piedi della torre nella stessa posizione e con la solita ferita all’addome. Come il ragazzo che è morto due settimane fa. Io, devo ammetterlo, non ho mai avuto il coraggio di entrare. Solo molti anni fa(quando sei giovane sei incosciente a volte), per impressionare una ragazza, decisi di visitare la torre di notte, era un lunedi’ sera, e spesso le apparizioni si verificavano in tale giorno. Esitai un po’(e feci bene credo!), ero ai piedi della torre quando sentii l’avvicinarsi come di un esercito pronto alla battaglia, una luce veniva fuori dalla stanza in cima alla torre. Preso dal terrore fuggii.-
- Lei pensa che il “Moro” sia cosi’ crudele e che uccida? Ho letto qualche cosa su di lui… e descritto come una persona saggia ed equilibrata anche da cronisti cristiani dell’epoca.-
- Io non posso dire cosa accade veramente nella stanza sulla torre… sembra che una voce terribile in lingua Mora lanci una maledizione. Di sicuro so che il “Moro” cercò l’ultima difesa in quella stanza, soprattutto voleva difendere sua moglie, si dice che era lei di una bellezza rara… ebbe la peggio. Lei fu violentata dai soldati e sgozzata davanti ai suoi occhi. Fu poi anche lui ucciso. Io mi sono fatto l’idea che il “Moro” si vendichi su gli “infedeli” (che comunque lui aveva sempre rispettato in vita) che gli hanno strappato la “Città di oro” e la sua bellissima moglie.-
- La storia è veramente triste…- Disse Marco.
Passarono qualche ora insieme, Ramon gli raccontò altri aneddoti e leggende…Marco ascoltava con l’aria di un bambino che ascolta suo nonno. Disse poi:
- Ramon, e un piacere parlare con lei… ma devo andare. Se domani sarà qui sarà un piacere bere un altro bicchiere di vino con lei!-
- Bene figliolo! Ci vediamo domani. E mi raccomando, non fare la follia di passare la notte nella torre!-
- Non si preoccupi signor Ramon! Le ho già detto che voglio arrivare alla sua età! E nella sua stessa forma!- Disse sorridendo. Aveva però mentito, era lunedi’ , sua intenzione era riposarsi qualche ora per poi prepararsi e passare la notte nella torre del “Moro”.
Aspettò che il bar fosse chiuso… era circa mezzanotte(le “apparizioni” del moro si verificavano, a detta dei testimoni, di solito nelle ultime ore della notte. )A Luis, l’uomo della reception, disse che voleva fare un servizio fotografico “notturno” di Villalobos per la rivista. Aveva infatti con se la sua macchina fotografica. E un piccolo registratore per i suoi appunti “vocali”, dato che di solito i posti e le ore in cui faceva i suoi ”reportage” non erano molto “illuminati”.
La sera era una classica serata di luglio…calda. Il cielo era bellissimo. La poca illuminazione permetteva di vedere innumerevoli stelle. La via lattea sembrava una pennellata di bianco data da qualche estroso pittore nel blu intenso della notte…
Arrivò al castello. La torre si presentava come un gigante addormentato. All’entrare, pur avendo visitato Marco posti con fama più ”terribile”, provò un brivido che gli correva lungo la schiena.
L’interno era tetro e molto buio, Marco sali’ la scalinata, in pessime condizioni notò, che portava alla stanza in cima alla torre. Si fermò su un pianerottolo all’incirca a metà scala Si sedette, accese il registratore e prese qualche appunto vocale. Poi si mise ad aspettare… si era quasi addormentato quando senti’ strani rumori. Marco aveva l’abitudine di tenere una sorta di diario- appunti dove annotava tutto… Gli appunti gli servivano successivamente per gli articoli. A proposito di quella sera vi si poteva leggere: “ Non so bene se quello che ho visto e mi è successo ieri sera sia stato reale o meno… mi sono fermato a metà circa della scalinata che portava alla torre. Ho preso qualche appunto e, siccome non succedeva niente, mi sono assopito. Ho sentito un rumore, ed è iniziato ciò che reputo sia stato un sogno o una visione: la torre non era più buia. Era calato una sorta di velo luminoso che la faceva vedere come doveva essere stata, la scala, per esempio, era rivestita di marmi luminosi ma evanescenti… si poteva vedere attraverso come era la scala veramente, cioè sconnessa… lo stessa cosa accadeva alle pareti. Un rumore di battaglia veniva da fuori… da una feritoia potevo vedere figure indistinte e luminose che lottavano fra di loro, un piccolo gruppo, abbigliato con abiti moreschi e armati di scimitarre, stava avendo la peggio. Dalla stanza proveniva un bagliore intenso, ho salito velocemente le scale e sono entrato.
All’interno vi erano altre figure luminose e indistinte… alcune giacevano in terra, apparentemente morte, erano chiaramente soldati cristiani, le armature a maglia di ferro erano quelle in uso nell’XI –XII secolo. Altre due soldati cristiani tenevano fermo un uomo riccamente vestito(il Moro?), una scimitarra era in terra, probabilmente lo avevano disarmato…
Altri due tenevano ferma una donna, abbigliata con abiti moreschi, pur essendo una figura evanescente era di una bellezza incredibile…nessuna delle figure all’interno della stanza sembrava aver notato la mia presenza. Ma ad un certo punto colui che doveva essere il “Moro” mi ha guardato dritto negli occhi, mi vedeva! Ha cominciato a parlare in una lingua sconosciuta…improvvisamente la voce divenne terribile, ero spaventato…ma il tono si abbassò, dentro di me cominciavo a capire ciò che mi voleva dire, era come se conoscessi quella lingua da secoli.
Non mi stava minacciando… mi implorava: - Ti prego cristiano! Aiutala! Non permettere che facciano del male al mio Angelo!- Non posso dire di avere visto lacrime… ma i suoi occhi erano i più tristi che avessi mai visto.
Mi gettai allora verso i soldati che tenevano la ragazza…ma era come combattere con l’aria… i miei colpi li attraversavano e loro continuavano a fare ciò che stavano facendo… non riuscivano a vedermi. Ma toccai accidentalmente la spada che brandiva uno dei soldati, il dolore fu reale, mi ero ferito la mano…e dalla ferita una goccia di sangue cascò sulle vesti della donna…Lei si accorse di me. Vidi la gratitudine nei suoi occhi.
Ma tutto cambiò ancora. La stanza era vera… le figure non erano più evanescenti ma sembravano persone reali.
Due soldati mi tenevano fermo. Stavo ora vedendo la scena dagli occhi del Moro.
I soldati hanno spogliato la donna, la hanno violentata e poi sgozzata. La disperazione e la rabbia si impadronirono di me…sentivo le lacrime che bagnavano il mio volto. Uno dei soldati che aveva ucciso la donna si rivolse verso me… e mi trafisse con la spada all’addome, il dolore fu lancinante! Poi mi gettarono dalla finestra. Il momento del volo si dilatò… sembrava infinito…mentre precipitavo la voce del Moro echeggiava dentro di me- Cristiano, il tuo coraggio e il tuo sangue hanno fatto morire il mio Angelo e me per l’ultima volta… ora la potrò seguire nel paradiso di Dio. Che Allah ti protegga sempre cristiano!- La torre, che vedevo precipitando lentamente, era tornata buia… ma dalla stanza una luce, di un bagliore e di una intensità stupenda, sembrava andare verso il cielo. Poi devo essere svenuto.”
Marco si svegliò all’alba sulla roccia ai piedi della torre dove era stato trovato il ragazzo morto. Stava bene, solo un po’ frastornato. Nessuna traccia di ferite sulla mano e nell’addome. La maglietta era però squarciata, avanti e dietro, come se fosse stato trafitto da una spada.
Da allora nulla di soprannaturale accadde più nella torre di “el Moro”.
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