Quando al mattino dovette svegliarsi, ripresero le beffe e le frasi sprezzanti delle sue compagne. E Lucia pensò: “Aspetto la sera e allora scenderò le scale, uscirò e me ne andrò. ” Poi si lasciò ricadere sul letto singhiozzando con il viso affondato nel guanciale.
“Su, in piedi! ” esortò la suora.
Lucia serrò i pugni sotto il cuscino.
“Lucia! Lucia! ” la chiamò ancora la suora.
Lucia allora si alzò. Entrò nel buio e freddo corridoio che conduceva alla grande stanza dei lavandini. Obbedienti, le bimbe si lavavano la faccia e i denti. Lucia trovò un lavandino libero. Girò il rubinetto dell’acqua. S’inchinò. Fece una piccola scodella con le mani. La mise sotto il sottile getto d’acqua e in silenzio guardò l’acqua spandersi dentro. La piccola coppa non era ancora piena quando da dietro arrivò una compagna con in mano un mezzo foglietto di carta da lettere ripiegato in due. Senza dire una parola la bambina le consegnò il foglietto e partì di corsa. Lucia svolse il foglio; vi era scritto a caratteri chiari e leggibilissimi: NON TI VOGLIAMO.
Lucia si coprì il viso, e con indicibile livore esclamò: “Ecco, voi non mi volete bene e io lo farò ancora di più... guardate dunque, guardate di cosa sono capace! ”
Tutto quello che poi seguì avvenne con tale rapidità che nessuno se ne rese conto. Rapido ricominciò anche il rituale dell’ordine quotidiano, prosaico e stabilito, una volta per sempre. Banalmente.
Sulla lapide bianca della piccola tomba erano scolpiti un piccolo angelo e la scritta: “L’oblio non vincerà il nostro affetto”