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la bambola
Giulia e Paolo erano due adolescenti legati da intensa e duratura amicizia, nel corso della quale avevano condiviso un’irrefrenabile passione per la fantasia.
Insieme riuscivano a raggiungere alti livelli d’immaginazione, come un castello di sabbia che via via si arricchisce di sempre più numerose ed evolute guglie.
I loro racconti, partivano da un’idea, un episodio o un’immagine e poi si sviluppavano intrecciando ipotesi ed invenzioni sempre più azzardate e stravaganti, cercando di sorpassarsi l’uno con l’altro per l’originalità delle creazioni.
Nel passato, la loro maggiore attenzione l’avevano riposta nei giocattoli, dai quali riuscivano a trarre gli spunti migliori, per inventare storie, ora comiche ed ora drammatiche di animali, soldati, cavalieri e principesse.
Ed oggi, mentre stanno passeggiando sotto i portici, eccoli lì, affascinati dal loro recente passato: quattro vetrine colme di novità nel più esclusivo negozio di giocattoli della città.
Giulia e Paolo hanno oramai superato l’età dei giochi, ma è ancora forte in loro il fascino esercitato da quel negozio, dove, per diversi anni, avevano trascorso ore ed ore con il naso quasi appiccicato al vetro ad ammirare tutti i gingilli, pubblicizzati da giornali e televisione, comprando, solo con gli occhi, quello che i genitori non potevano permettersi di regalare loro.
Ora si sentono grandi e ostentano indifferenza davanti a quelle esposizioni di luci, colori e giochi elettronici : fino a quel giorno, solo uno sguardo veloce ha caratterizzato il loro passaggio.
Ma, questa volta, dopo un’occhiata distratta, si bloccano entrambi, perché, inaspettatamente, qualcosa di speciale ha colpito la loro attenzione: questa volta nelle vetrine, sotto una cascata di luci colorate, sono esposte un’enorme quantità di bambole.
Di tutti i tipi, di tutti i colori.
Alcune sembrano vere indossatrici appena uscite da una rivista di moda, con il loro corpo snello e slanciato.
Non tutte hanno il colorito roseo: ne spiccano, alcune di colore scuro, altre con gli occhi a mandorla, alcune bionde ed altre fulve, con le treccine o con i capelli a riccioli e tutte abbigliate con i costumi dei paesi d’origine.
Al centro della vetrina inoltre, per celebrare il centenario della gestione familiare del negozio, fa bella mostra di sé una bambola in biscuit seduta su una poltroncina di inizio novecento.
L’ incarnato è di un tenue rosa pesca, gli occhi molto grandi e tondi, di colore azzurro intenso, le ciglia disegnate con tratti leggeri contornano l’occhio e lo fanno apparire ancora più grande.
Le sopracciglia, disegnate come due archi a breve distanza l’uno dall’altro, sono perfette, senza nessuna sbavatura.
Il naso è piccolo e poco pronunciato, la bocca, a forma di cuore, colorata di rosa intenso, dona agli occhi una luce e una profondità quasi umana.
I capelli sono dei magnifici boccoli biondi che contornano il viso tondo e paffuto.
La bambola indossa un ampio abito di colore blu, con piccoli pois bianchi, collo di pizzo macramé di un bianco candido: sulla testa un cappellino di paglia di Firenze, abbellito da un nastro della stessa stoffa e fantasia dell’abito.
Regge, fra le braccia, un mazzo di fiori di campo: astre, gerbere e margherite di colori vivaci.
Certo tutta questa intensità di particolari è solamente nella mente di Gulia perché, anche se ben conservata, quella bambola doveva essere quasi centenaria ed il tempo purtroppo ne aveva sbiadito un poco i colori.
Osservandola attentamente Giulia sente di nuovo animarsi la sua fantasia e si rivolge all’amico:
”Sono sicura che quella signorina così graziosa proviene da una festa in campagna e suppongo che lì sia stata folgorata da un colpo di fulmine per un bel giovanotto: alto, biondo e con gli occhi azzurri come i suoi.
Osserva come è luminoso il suo sguardo: rivela una felicità che si può provare solo all’inizio di un sentimento che all’improvviso ti travolge e ti cambia l’esistenza.
Purtroppo però il sogno di una vita, trascorsa l’uno accanto all’altro, si infrangerà, perché un evento, disastroso per tutti, aspetterà il giovane: la Guerra.
Lui dovrà lasciarla sola, incinta del suo piccolo bambino, che così nascerà lontano dal padre.
Durante l’assenza del marito la giovane, un’intellettuale, troverà modo di realizzarsi e vincere il dolore per la lontananza del suo uomo. Scriverà racconti e romanzi, sognando di viverli accanto a lui e al loro piccolo, che nel frattempo crescerà , senza conoscere la gioia di una vera famiglia felice.
A distanza di tre anni, quando la guerra sarà finita, il giovane reduce tornerà a casa dai suoi cari.
Purtroppo però, le brutture di una guerra non sono facili da dimenticare e l’esperienza subita lo avrà trasformato per sempre: lui diventerà un uomo triste, svuotato di sentimenti, incapace di gesti d’affetto, anche i più semplici. Mai una carezza, un bacio affettuoso per quella donna che pure aveva preso il suo cuore.
Ciò nonostante, la moglie gli sarà sempre accanto, con tutto l’amore di un tempo, insieme al loro bambino che, con il suo carattere allegro e spensierato, riuscirà, pian piano, a sciogliere il ghiaccio che ha avvolto il cuore del padre. Lui riuscirà, con sollievo dei suoi cari, a superare il suo doloroso passato. ”
“ Che storia lacrimevole! ” esclama Paolo “Io credo invece che quella signorina, certamente colta ed ambiziosa, si sia sottratta alla corte troppo assillante di un uomo rozzo e volgare, impostole dal padre.
Il suo amante, approfittando della sua condizione economica molto agiata, avrebbe potuto fare di lei una donna succube: una casalinga con una nidiata di figli da accudire, una donna spenta e senza sogni.
Immaginando questo destino, lei sceglierà di rimanere per sempre zitella. Si dedicherà alla politica con ardore, tanto da diventare un personaggio pubblico amato e stimato da tutti”.
Stavano già per litigare su chi aveva ragione quando si accorsero di una targhetta posta ai piedi della poltroncina:
“Questa bambola è stata ispirata al suo fabbricante dalla storia di una giovane scrittrice, che, dopo una vita travagliata con il marito, divenne la prima suffragetta e lottò, per tutta la vita, affinché fosse dato il voto alle donne. ”
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- carina!
- Un racconto firmato: dolcezza infinita.
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