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C'est l'amour
Jade si sfilò le mutandine, si aggrappò al palo e, ruotando, e allargò le gambe perché tutti vedessero la sua splendida fighetta, perfettamente rasata con tanto di striscetta bionda, labbra minuscole e rosa a nascondere una clitoride perfettamente proporzionata.
La figa era il suo asset principale e le permetteva di mantenersi comodamente da alcuni anni. Era anche riuscita a mettere via un bel gruzzoletto perché, al contrario delle sue colleghe, stava ben lontata dalla polvere e dalla roccia bianca.
Adorava la sua micetta; se avesse potuto avrebbe passato tutto il giorno ad accarezzarsela e a leccarsela. Invece non poteva e doveva farsela leccare da altri, preferibilmente da altre donne che erano più delicate, precise e sapevano esattamente dove mettere la lingua e come usare le labbra.
Le sue tette invece non erano particolarmente grosse. Erano piccole e sode ma non ci pensava nemmeno a farsi mettere il silicone perché adorava il suo corpo così com’era e quei poveracci dei clienti dello strip club in cui lavorava dovevano farselo andare bene così. Infatti nessuno si lamentava, anzi, in tutto il locale era la spogliarellista più gettonata per lap dance e show nel priveè.
Ogni tanto faceva anche sesso con alcuni clienti ma solo quelli che sceglieva lei e per cifre molto, molto importanti. Farsi penetrare da cazzi troppo grossi non faceva per lei; non voleva che la sua bella patatina si slargasse e si consumasse ma per fortuna i clienti del locale non erano generalmente particolarmente dotati.
Quella sera sul palco del Tigress con lei c’era una ragazza nuova, molto carina, che si chiamava Angela. Si complementavano perfettamente: Jade era bionda, liscia, con gli occhi verde chiaro mentre Angela aveva i capelli ondulati castani e gli occhi dello stesso colore. Jade aveva la pelle rosa mentre Angela era più abbronzata e scura di carnagione. Anche Angela, però, aveva una fighetta bellissima, curata e piccola come la sua, solo che la striscetta di pelo pubico, che sembrava quasi una frecciaa indicare la direzione per il paradiso, era più scura.
Mentre Jade ruotava intorno al palo Angela le si avvicinò e la prese al volo, infilandosi tra le sue gambe e simulando una penetrazione. Jade si eccitò molto e Angela se ne rese immediatamente conto. Scivolarono sul pavimento a formare un 69, leccandosi e sditalinandosi a vicenda. Non era niente che Jade non avesse fatto prima ma questa volta stava veramente godendo, non aveva bisogno di fare finta come al solito.
La lingua di Angela scavava delicatamente tra le sue labbra vaginali per giocare con la sua clitoride e lei restituiva il favore. La figa di Angela, come la sua, aveva un gusto dolcissimo e pulito, senza nessun odore, neanche il profumo da troia che usavano le altre spogliarelliste. Tutto il mondo intorno a loro due sparì. In quel momento c’erano solo loro che leccavano e godevano e ansimavano. Andarono avanti fino a che entrambe vennero contemporaneamente. Poi rimasero sdraiate sul pavimento completamente esauste per alcuni minuti, senza muoversi. Quando Jade sollevò la testa vide che intorno al palco si era formata una calca che comprendeva tutte le persone presenti al momento nel locale. Intorno a loro c’era un enorme cerchio di biglietti da uno e da cinque. Con uno sguardo rapido ed esperto Jade valutò che dovevano essere almeno 500 sacchi. Quando si staccò da Angela e si alzarono in piedi ricevettero una vera e propria ovazione, con tanto di applausi e ululati di approvazione
Entrambe istintavamente fecero un’inchino alla platea e raccolsero le bancononte, poi, ancora completamente nude e belissime, si ritirarono mano nella mano nel camerino.
Jade fu la prima a parlare: “Mamma mia. Ti chiami Angela, giusto? ”
“Sì e tu sei Jade. Ti sei divertita tanto quanto mi sono divertita io? ”
“Oh mio dio assolutamente sì! E guarda quanti soldi. ”
“Pazzesco, non ne avevo mai fatti così tanti in un colpo solo, direi che siamo un ottimo team”.
Che ne dici se ce ne andiamo via da qui per stasera? Andiamo a mangiare qualcosa qui vicino”.
“Okay, anche a me viene sempre fame dopo un orgasmo così intenso”
“Ah cavoli sei venuta anche tu? Pensavo di essere l’unica ad aver perso la testa in quel modo”.
“Oh mio dio, non sono mai venuta così forte in vita mia”.
“Neppure io. Sei stata fantastica”.
Si baciarono intensamente per quella che sembrò un eternità. La lingua di Jade si incrociava con quella di Angela e le leccava le labbra e poi le labbra le baciavano i lobi e il collo e le mani le massaggiavano i seni e le natiche e i fianchi e Angela faceva lo stesso. Erano come due facce della stessa medaglia, avvinghiate in un abbraccio erotico da cui era quasi impossibile staccarsi. Ci volle tutta la loro forza di volontà.
“Sei bellissima”, disse Jade guardando Angela diritto negli occhi castano chiaro.
“Anche tu. Credo di essermi già innamorata follemente di te”.
“Anche io… di te non di me”.
Angela rise, al sua risata fece di nuovo bagnare Jade. Gli ormoni giravano a mille. Bastava una piccola scintilla per farle venire le ginocchia deboli.
Si presero di nuovo per mano e uscirono dal locale attraverso la porta sul retro.
Andarono a mangiare del sushi nel ritorante giapponese più vicino, Hirohito. Sedute al tavolo, una di fronte all’altra, con un gomito sul tavolo e le dita delle mani che si intrecciavano in un gioco amoroso, anche più sensuale del 69 sul palco dello strip club, si raccontarono le rispettive storie.
“Me ne sono andata di casa quando avevo 16 anni. Mio padre era un violento e mia madre era diventata psicotica”, disse Angela. “Una sera mi sono svegliata all’improvviso e l’ho vista che veniva verso di me con un coltello da cucina. Non so se davvero volesse uccidermi oppure ce l’aveva in mano solo perché aveva paura che mio padre stesse venendo lui a ucciderci entrambe. Ad ogni modo non ce la facevo più a vivere in quel modo, con quella paura, e appena ne ho avuto l’occasione me ne sono andata. Per qualche tempo ha fatto dei lavoretti da niente e ho affittato una camera in una casa downtown. Poi, appena ho compiuto 18 anni, ho cominciato a spogliarmi. Da allora non sono mai stata meglio. Vivo bene, non mi drogo e ho potuto anche mettere da parte un bel po’ di risparmi. Prima o poi aprirò un locale o qualcosa del genere”.
“La mia storia non è molto diversa” le raccontò Jade. “I mei erano cocainomani e alcolizzati. Ci picchiavano, a me e alle mie due sorelle, e fin da quando era piccola mio padre mi molestava. Non mi ha mai stuprata ma mi ricordo che mi toccava in continuazione e mi baciava la fighetta. Non era poi così tremendo ma mi faceva sentire terribilmente a disagio. A sedici anni ho cominciato a uscire con uno spacciatore di cocaina e sono andata a vivere a casa sua ma anche lui dopo un po’ è andato completamente fuori di testa. Così me ne sono andata. In realtà ho cominciato a spogliarmi allora, in una bettola dove non facevano troppe domande, ma appena ho compiuto 18 anni mi sono trovata un posto qui e da allora anch’io ho messo da parte un bel gruzzoletto. Fanculo la droga, mille volte meglio i soldi e la libertà”.
“Sai”, disse Angela, “mi fanno ridere tutte quelle persone che compiangono le spogliarelliste. Se hai un minimo di testa è un lavoro fantastico”.
“Per me lo è stato sicuramente. Mi ha permesso di farmi una vita mia, senza dover dipendere da genitori violenti o findanzati stronzi. Senti, te lo chiedo senza alcun impegno: vuoi venire a stare da me stasera? ”
“Dove abiti? ”
“Non troppo lontano da qui, ad Alphabet City. Saranno cinque minuti di taxi”
“Assolutamente sì”.
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