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Solo
Jonas scostò la tenda da un lato e sbirciò fuori.
“Jo-nas Jo-nas Jo-nas”
La folla acclamava il suo nome. Sembravano impazziti.
Era pronto per stupirli. Era da tempo che non provava quel numero ma l’occasione lo richiedeva. Sicuramente sarebbero rimasti a bocca aperta. Rimanevano tutti a bocca aperta quando faceva il “triplo jonas incrociato”.
Era un numero che si era inventato lui anni addietro e da allora in tanti avevano cercato di copiarlo ma senza riuscirci. Era la sintesi di tutto ciò che aveva imparato durante i lunghi anni di apprendistato con leggende del settore. Tutto ciò che aveva mai appreso condensato in una singola esibizione di un minuto e mezzo.
Chiuse gli occhi e visualizzò mentalmente la routine. Doveva essere tutto scolpito perfettamente nella sua mente. Bastava la minima esitazione e il numero sarebbe stato un clamoroso fallimento.
“Sei pronto? ”, disse una voce alle sue spalle.
Era Jenna, una delle ballerine. Aveva sempre avuto una cotta per lei. D’altra parte tutti avevano una cotta per lei perché era di gran lunga la più bella, la più aggraziata e la più, diciamo, disinibita di tutto il corpo di ballo.
In tanti, tra i membri del gruppo, raccontavano di scorribande sussuali con lei, vere e proprie maratone che duravano per intere notti. Jonas non ci aveva mai provato, era troppo timido e intimidito da quello che dicevano gli altri. Però, forse anche proprio per quello, lei era particolarmente affezionata a lui e lo incoraggiava sempre quando ne aveva bisogno.
“Sì, credo di sì. Tanto è come andare in bicicletta no? ”, disse senza alzare gli occhi, “Non si scorda mai, giusto? ”
“Giusto! ” disse Jenna sorridendo teneramente. Gli diede un bacino sulla guancia. “Falli secchi campione”.
Mentre aspettava che il presentatore annunciasse il suo nome, Jonas si rese conto che gli tremavano un po’ le gambe. Era da tanto tempo che non gli succedeva. All’inizio della sua carriera succedeva sempre e non era affatto vero quello che dicevano gli altri, cioè che più sei nervoso prima di uscire sul palcoscenico, meno lo sei durante l’esibizione. Per Jonas era vero l’opposto: essere nervoso prima dell’esibizione voleva dire essere nervoso almeno il triplo durante lo show. Le gambe tremolanti erano quasi sempre sintomo di disfatta totale.
Ma non poteva tirarsi indietro. Non ora e non qui. Dopo anni di battaglie era riuscito a sconfiggere le sue paure e le sue ansie ed era finalmente diventato qualcuno. Nel suo campo era rispettato, quasi un idolo per le giovani generazioni.
Questo show era il più importante di tutta la sua carriera, nel posto più importante in cui si fosse mai esibito: Parigi.
“…. e ora, gentili signori e signore…” Stava arrivando il suo momento. L’annunciatore stava per dire il suo nome e si sarebbe trovato lì, davanti a quasi 10. 000 persone che erano venute lì per vedere lui, solo lui. Sarebbe stato solo, solo contro tutti, solo come era sempre stato.
Gli venne in mente quando era piccolo. Alle elementari e alle medie tutti lo sfottevano e lo prendevano in giro perché era goffo, scoordinato e aveva un naso gigante. E poi era povero e non aveva nessuna delle cose che i ragazzi di quell’età adorano: vestiti firmati, giocattoli, videogiochi. I videogiochi, poi, erano la sua croce. Gli piacevano ma non riuscendo mai ad allenarsi era scarsissimo e quelle poche volte che gli capitava di giocare veniva regolarmente umiliato. Al contrario di altri ragazzi poveri come lui, che magari non avevano accesso ai divertimenti materiali ma in compenso erano grossi, muscolosi, maturi e quindi ricevevano molte attenzioni almeno dalle ragazze, Jonas era piccolo e magrolino. Non andava neanche bene a scuola, non aveva alcun talento artistico e non era simpatico a nessuno degli insegnanti. Aveva imparato a vivere la sua vita in maniera apatica, come se fosse lo spettatore di un film tragicomico, oppure solo tragico.
Nel tempo aveva imparato a ridere di se stesso e ad apprezzare che gli altri ridessero di lui. Alla fine non importava se la gente rideva di te o con te: l’importante era che ridessero perché quando uno ride non può essere cattivo: non ti può menare e non ti può sfottere ulteriormente. Una risata non si compra e chiunque apprezza qualcuno che lo sa far ridere. Così questa sua capacità di far ridere era diventata un lavoro, anche piuttosto remunerativo e ora, dopo più di 20 anni di onorata carriera, era all’apice: un’esibizione al Cirque du Soleil a Parigi, che eccezionalmente aveva richiesto la sua presenza per onorare la sua lunga e nobile carriera.
“… ecco a voi l’unico, l’inimitabile, l’irraggiungibile Jonaaaaaas Tooooooooobis”
Jonas fece per uscire sul palcoscenico ma le gambe non risposero. Passarono attimi di un silenzio angosciante. Non era normale. Doveva essere là fuori ma non c’era. Era bloccato dietro la tenda che copriva l’accesso alla platea. Per fortuna Jenna era ancora lì. Prese la rincorsa e lo spinse più forte che poteva.
Jonas fece un balzo in avanti. Le gambe ripresero a muoversi ma non abbastanza velocemente e si ritrovò a inciampare su se stesso per dieci metri prima di finire tristemente a terra, cadendo sulla faccia. Tutto il pubblico esplose in una fragorosa e gigantesca risata. La caduta era così realistica che la risata venne spontanea. Anche tra gli spettatori più seriosi, quelli vestiti di tutto punto in abito scuro o addirittura in smoking, si levarono risate istintive e quasi violente, di quelle che facevano tremare tutto lo stomaco.
Jonas si rialzò lentamente. Il suo sguardo triste e affranto, e il rivolo di sangue che gli scendeva dalla fronte sul naso, reso ancora più visibile dal fondo bianco che aveva sulla faccia, rendeva la scena ancora più tragica e allo stesso tempo ridicola.
Con fare stizzito si spolverò l’abito e, senza salutare, come se fosse stato offeso dalle risate del pubblico, andò verso il centro del palco. Fece un cenno al pubblico come per riconoscere la presenza degli spettatori senza conferire loro alcuna importanza. In realtà dentro si sentiva un leone.
Il triplo jonas incrociato era un salto da 15 metri in una bacinella del diametro di un metro con dentro circa 50 cm d’acqua. Non era così difficile come sembrava, l’acqua era in grado di attutire l’impatto molto più di quanto la gente credesse. Nel tragitto dal trampolino alla bacinella Jonas incrociava gambe e braccia e faceva tre capriole. L’aspetto più divertente del numero non era il salto stesso ma tutte le disavventure che gli capitavano prima di arrivare a saltare. Si rompevano i gradini della scala a pioli, si metteva a piovergli addosso da un buco nel tendone, gli elefanti irrompevano sul palco, una cavallo urinava nella bacinella, qualche altro clown provava a rubargli la scena, qualcuno dal pubblico gli si gettava addosso pregandolo di non lanciarsi. Ogni volta era qualcosa di diverso e completamente inaspettato. Era la sorpresa che faceva impazzire il pubblico. Ma perché la sorpresa fosse reale non poteva essere mai essere pianificata. Come la caduta al momento della sua entrata in scena. Anche Jonas stesso non sapeva mai cosa gli sarebbe successo ed era questo il suo genio, ciò che lo rendeva unico e lo aveva reso famoso. Se il numero fosse stato in qualche modo pianificato il pubblico se ne sarebbe reso immediatamente conto e lui sarebbe stato un clown come un altro. Ma la sua capacità di attirare la sfortuna era inimitabile e assolutamente imprevedibile. Ogni volta succedeva qualcosa, anche più di una cosa, ma nessuno poteva sapere cosa.
Jonas si avviò su per la scaletta a pioli. Niente. Tutto liscio come l’olio. Saliva i pioli, uno ad uno, aggrappandosi bene per non scivolare nel caso che uno cedesse. Il pubblico percepiva il suo terrore e rideva nervosamente. Non successe altro. Nessuna invasione di campo, nessun animale impazzito. Arrivò in cima e salì sul trampolino. Fece due saltelli per testarne la resistenza. Il pubblico trattenne il fiato. Nulla. Tutto ok. Jonas si avviò verso il bordo del trampolino. Mosse le braccia su e giù in preparazione al salto. Non successe nulla. “Chissà - pensò Jonas - stai a vedere che l’esibizione più importante di tutta la mia vita è proprio quella in cui per la prima volta non succede un bel nulla”.
Chiuse gli occhi, incrociò le braccia e saltò.
Una capriola. Nulla.
Due capriole. Nulla
Tre capriole. Nulla
E ora il gran finale. Jonas raccolse gambe ebraccia in posizione fetale per entrare nella bacinella e… thump.
Non splash ma thump.
E il pubblico, per la prima volta, non rise di Jonas.
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