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La rosa amaranto
Il piccolo cancello, in legno verniciato di rosso, si aprì lentamente, cigolando sommessamente.
Un cigolio quasi impercettibile, leggero, quasi come un sussurro.
La stradina sterrata del viale, che si inoltrava fra filari di viti, da un lato ed una lunga siepe di rose, dall’altro, mi accolse.
Una stradina in terra scura, terra scura ed arsa dal sole del Sud, che dopo, una decina di metri, terminava davanti ad una piccola casetta rurale, ad un piano.
Percorsi lentamente il vialetto sterrato, le rose erano ancora fiorite, nonostante ottobre fosse iniziato da qualche giorno.
Le foglie del roseto stavano delicatamente sfumando verso il giallo: segno tangibile ed inequivocabile dell’autunno, stagione malinconica, che stinge il verde dell’estate ed i suoi colori, trasformandoli in tinte pastello forti di rosso e giallo.
Mi avvicinai al roseto e colsi una rosa, un bocciolo amaranto sgargiante che si ergeva su un lungo stelo.
Il delicato profumo mi avvolse, avvicinandola la viso : quel profumo mi ricordava te.
Tutto mi parlava di te, il vialetto con le rose fiorite, il vigneto con i suoi colori di verde striato di giallo, il profumo dell’uva, i colori ed i rumori di quel posto.
Mi sembrava di udire la tua voce, mi tornavano in mente gli echi lontani dell’estate appena trascorsa, i momenti vissuti qui, con te.
Una primavera odorosa d’amore, quando ti ho incontrato, un’estate calda di passione, intensa e vibrante : un’estate d’amore.
Ma ormai era autunno, autunno anche per il mio cuore.
Ricordo le tue parole, ancora : -Devo andare, non posso più restare. Addio-
Sei andata via così dalla mia vita, all’improvviso, così come eri entrata.
L’autunno mi aveva portato la tua assenza e con esso la tristezza aveva avvolto il mio cuore.
Pensavo al tuo sorriso, alle tue labbra mentre mi baciavano, alle tue mani nelle mie.
I tuoi occhi dolci mi fanno compagnia nei sogni, l’eco della tua voce in essi mi fa trasalire!
Ma ora più niente, solo l’autunno ed il tuo ricordo, sei lontana e non sò dove, svanita come nebbia nei campi al mattino, dissolta dal sole.
Lontana dal mio cuore, mentre giorno per giorno la mia sete di te non si spegne.
Ma ormai più niente, solo l’autunno.
Mi soffermai sul portone di ingresso, una vecchia porta in legno antico, ricordo che a te piaceva molto il suo colore, le venature scure che scorrevano su di essa, come vene che percorrono una mano.
Era stato il nostro posto d’amore, questa piccola casetta in campagna, che ogni sera mi accoglie, dopo una dura giornata di lavoro.
Si era trasformata, con il tuo arrivo, era piena di vita e colore.
Adesso era triste, triste come me.
Aprii la porta ed una lama di luce tagliò l’oscurità .
Percorsi lentamente la stanza e mi avvicinai alla finestra, la aprii e scostai le imposte socchiuse.
Il sole del pomeriggio, che lentamente si adagiava verso le colline in lontananza, la illuminò , dandole luce e vita.
Era una sala molto grande, con perline di legno alle pareti ed il camino in un angolo, una piccola tenda in spago e legnetti la divideva dall’angolo cottura.
Mi girai ed all’improvviso notai sul tavolo un biglietto, accuratamente piegato.
Restai per un attimo perplesso, non ricordavo di aver lasciato nulla sul tavolo, al mattino uscendo di casa.
Mi avvicinai al tavolo, presi il foglio, ed incuriosito lo aprii: un nodo alla gola mi strinse.
Sul foglio era disegnata una rosa amaranto ed un profumo intenso evaporò dal foglio.
Chiusi gli occhi, nonostante lo stupore, mentre il profumo mi avvolgeva.
Restai così, inebriato e stupito per un istante, poi riaprii lentamente gli occhi.
La tenda si mosse leggermente, una voce nota mormorò: - Ti amo, Cucciolo! -
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