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Neve
La neve cadeva lentamente coprendo il manto erboso e le chiome della fitta foresta con una sottile patina bianca. Gli stretti alberi, caratteristici di quella zona della Polonia, erano tanto vicini che sembravano volersi proteggere a vicenda dal freddo glaciale che, a primavera, l’Europa non riusciva ancora a scrollarsi di dosso. I soldati sovietici che avanzavano lentamente, con circospezione, quasi non si vedevano per via delle chiare divise che indossavano. Un gruppo di loro si teneva leggermente in disparte, tutti attorno a quello che doveva essere l’ufficiale di grado più alto fra loro e che in quel momento camminava avanti e indietro con l’orecchio premuto alla cornetta del telefono da campo. Dopo un po’ Il colonnello si staccò dall’apparecchio e guardò intorno con aria pensierosa.
- Voglio subito a rapporto i il capitano Petrenko, abbiamo ordini dal comando – sbottò mentre davanti a lui i soldati stavano iniziavano a inoltrarsi nella foresta lasciando profonde impronte di scarponi nella neve fresca – e muovetevi, portatelo qui subito, non abbiamo certo tempo da perdere!
Uno dei ragazzi che gli era vicino allora si guardò rapidamente intorno e subito dopo incominciò a correre in direzione del capitano, tenendosi stretto l’elmetto sulla testa che sobbalzava e rischiava di cadergli, raggiungendolo in poco tempo. Tutti conoscevano il capitano Petrenko lì al campo, nonostante la sua giovane età gli portavano il massimo rispetto più per il suo naturale carisma e la sua semplicità che per il suo grado. Il colonnello Sokolov osservò il ragazzo sussurrare gli ordini all’orecchio del capitano, che dopo aver dato l’ordine di fermarsi ai suoi uomini si diresse a passo spedito nella sua direzione.
-Capitano Ivan Petrenko a rapporto, signore- si presentò il giovane dopo essersi tolto l’elmetto bianco ed aver salutato il superiore. Il colonnello squadrò pensieroso il capitano, la pelle pallida per il freddo lasciava affiorare il rossore delle guance e i corti capelli biondi, quasi diafani, si confondevano con la pelle chiara. La divisa d’ordinanza si intravedeva a stento al di sotto di un pesante cappotto di lana marrone chiuso da grandi bottoni quasi fino al collo e indossava dei guanti di lana neri per proteggersi dal gelo, come la maggior parte dei soldati.
- Come procedono le operazioni? Il comando è ansioso di sapere se ho promosso un capitano all’altezza - disse il colonnello sorridendo mentre tendeva la mano al capitano.
- Beh, può dire al comando da parte mia che non avrebbe potuto fare una scelta migliore - rispose Ivan ricambiando il sorriso e stringendogli la mano.
il colonnello guardò i soldati che gli stavano vicino per poi scoppiare in una fragorosa risata.
- Avete sentito? Questa si che è una risposta!- ripetè divertito – allora le servirà tutto il suo senso dell’umorismo, capitano, perché fra un po’ avrà fra le mani qualcosa di parecchio rischioso. Il resto del contingente d’invasione comandato dal generale Žukov è rimasto dietro - disse indicando la strada dietro di loro, che si snodava dalle montagne innevate che si erano lasciati alle spalle ormai da qualche giorno, tenendo una cartina sgualcita con l’altra mano sulla quale gettava ogni tanto un rapido sguardo - dopo l’inizio della nostra operazione quei tedeschi hanno sentito puzza di guai e stanno organizzando una controffensiva che ci piomberà addosso come una valanga fra meno di qualche ora -
- Ma non potremmo andare in contro al contingente in arrivo, colonnello? Di certo tutti assieme non avremmo alcun problema a resistere all’offensiva e ad avanzare rapidamente verso Varsavia.
-No, non è così semplice, capitano. Il comando ci ha ordinato di non cedere questa posizione per alcun motivo al mondo e non possiamo quindi voltarci e tornare indietro lasciando ai Tedeschi tempo di riorganizzarsi e guadagnare terreno. È qui che entra in gioco lei, il suo plotone dovrebbe ingaggiare il nemico il più a lungo possibile proprio vicino questa foresta fino all’arrivo del generale Žukov. Certo il contingente in arrivo sta trasportando anche parecchi pezzi d’artiglieria e quindi dovrà andare più lento del previsto, ma entro domani sarà di certo da queste parti, credo.
Ivan strabuzzò gli occhi e guardò stupefatto il colonnello e gli altri ufficiali che gli stavano intorno
-Ma signore, con tutto il rispetto per l’abilità e le capacità dei miei uomini, soltanto il mio plotone non riuscirà mai a..
-Non dovete fare altro che resistere quanto più tempo possibile. Noi andremo incontro al generale per spianargli la strada. Non le sto chiedendo un’impresa eroica, né tantomeno un favore:sono ordini del comando - disse il colonnello quasi spazientito - allora, posso fare affidamento su di lei?.
-Ma.. ma certo colonnello, come il comando desidera- rispose Ivan con aria grave.
-Ottimo, allora vada dai suoi uomini e li faccia preparare mentre noi riproviamo a metterci in contatto con il comando e con il generale Žukov - esclamò soddisfatto il colonnello che, dopo aver congedato il capitano, ritornò a trafficare con la cornetta.
I soldati, vedendo Ivan avvicinarsi, gli vennero subito incontro -allora, capitano? buone notizie da casa? Che dice il colonnello?- iniziarono a vociare tutti scambiandosi sguardi sorridenti.
-Non tanto buone, ragazzi, non tanto buone…- sussurrò Ivan con un filo di voce, rabbrividendo per il freddo.
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- Mi è piaciuta molto bravo!

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